Colore NERO

Efrem Raimondi Blog - Nero Pastoureau

 

Il colore è un concetto.
Non una verità Pantone.
Ed è un concetto variabile, a seconda dell’epoca in cui lo si percepisce e si usa.
Noi diamo per scontate troppe cose…
Un esempio per tutti: il colore blu c’era, ma i greci non lo sapevano.
Non riconoscendolo come colore, non aveva una denominazione.
E mare e cielo vengono descritti con un sacco di sfumature.
Mai col Blu.
Non lo vedevano?
È la domanda che si trova in I colori dei nostri ricordi, sempre di Michel Pastoureau, il maggior esperto al mondo di storia del colore.
Che non ha illustrazioni, che non riguarda nello specifico il Nero, ma che non si può evitare di leggere. Perché qui il colore in quanto tale è soggetto assoluto, ma relativo nel racconto della vita di ognuno di noi.
Senza neanche sforzarci tanto, pensiamo a un daltonico.

Il colore è un concetto. Non una verità Pantone. Ed è un concetto variabile, a seconda dell’epoca in cui lo si percepisce e si usa. Un esempio per tutti: il colore blu c’era, ma i greci non lo nominavano non riconoscendolo. E mare e cielo vengono descritti con un sacco di sfumature. Mai col Blu. Non lo vedevano? È la domanda che si trova in I colori dei nostri ricordi, sempre di Michel Pastoureau. Che non ha illustrazioni, che non riguarda nello specifico il Nero, ma che non si può evitare. No.

Il nero, come del resto il bianco, per quasi tre secoli sono stati vissuti come dei non colori: più o meno tra la fine del Medioevo e tutto il XVII secolo.
E un po’ oltre in realtà, se si pensa che solo all’inizio del XX secolo riprendono possesso del proprio certificato di appartenenza al comune spazio cromatico.
La loro vendetta è iniziata però nel XIX secolo ed  è stata grande: un mondo proprio, dal quale tutti gli altri colori erano esclusi… la fotografia.
Il loro sodalizio diventa un brand potente: BN… B&W.
Replicano col cinema e poi con la TV.
In fotografia continuano a sottolineare la loro differenza: BN da una parte e il COLORE dall’altra.
Separati in casa. Con punte di odio profondo, religioso si direbbe.
Il digitale ha un po’ incrinato alcune certezze creando equivoci, e certo questo bianconero RGB non avrebbe mai la denominazione BN dall’ortodossia analogica.
A ragione… ancora troppo presente la memoria e la prova di un  bianconero pieno, al di sopra di ogni sospetto e di ogni altra traccia cromatica.
Ma tranquilli, il digitale farà piazza pulita di questa memoria.
E così potremo, o potranno i posteri, occuparsi della ricerca del bianconero perduto… una sorta di nuova disciplina del tempo libero.
Per alcuni, i più fighi, una branca dell’Estetica con tanto di corso di laurea.
Rigorosamente quinquennale. Minimo.

Un bianconero digitale è invece possibile…
Basta appunto pensare al nero, e al bianco, come concetto.
Che idea hai del nero?
Pensaci quando lo esponi. E io lo sottoespongo. Perché il nero non è un grigio scuro nel quale sforzare la vista alla ricerca di una traccia del proprio passaggio.
Nel nero voglio affondare.
E quando non è soggetto, è comunque complice perfetto nel dare volume e profondità a tutta la scena. E a tutti gli altri colori.
Per questo mediamente ne aggiungo dal tre al 5% in postproduzione una volta ultimato il tutto. Appena prima di chiudere. Poi chiudo e basta.

In principio era il nero, un intero capitolo, il primo, in cui Pastoureau traccia le linee dell’intero Nero. Storia di un colore.
Che è il percorso storico di questo colore assoluto.
Dalla notte dei tempi, quando Dio dal buio pesto creò la luce, fino al nostro contemporaneo. Che c’entra poco, niente a volte, col Nero che ci ha preceduto.
Una lettura illustrata di oltre duecento pagine. Una meraviglia.
Perché si tratta del percorso millenario di un colore imprescindibile attraverso il relativismo delle epoche. E delle culture.
Anche delle superstizioni.
Un trattato insomma.
Sul Nero. Dove a volte si intrufola il Bianco.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

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© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Nero. Storia di un colore, Michel Pastoureau.
Traduzione, Monica Fiorini.
2008, PONTE ALLE GRAZIE Editore.
212 pagine, illustrato, rilegato, 23 x 23,6 cm
€ 34,00

I colori dei nostri ricordi, Michel Pastoureau.
Traduzione, Laura De Tomasi.
2011, PONTE ALLE GRAZIE Editore.
240 pagine, brossura con alette, 13,5 x 20,7 cm
€ 16,80

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29 thoughts on “Colore NERO

  1. Caro Efrem, molto interessante questo post e sicuramente da leggere i libri di cui parli. Un po’ come per i suoni ( ricordo le ricerche di Tomatis in proposito) sicuramente anche gli occhi di ciascuno di noi percepiscono i colori in modo molto personale : io per esempio ho un diverso bilanciamento del bianco per occhio, con il risultato di vedere quello che ho davanti più “caldo” a sinistra e più “freddo” a destra. Ho un plug in incorporato… buffo, vero?
    Il b&n direttamente in fotocamera digitale è un po’ una schifezza, secondo me, per cui fotografo a colori e poi “converto” in PP. Dico sempre che a colori è come io vedo (ovviamente sempre a modo mio) ma in b&n è come “sento”, cosa che per me è assai diversa. Il nero lo sottoespongo anch’io e insieme al bianco ( e agli altri colori, a dire il vero) lo considero più un pensiero, un po’ come la fotografia che per me è meditazione. Poi il discorso sarebbe lungo, troppo, e allora mi fermo qui. E cercherò quei libri. Grazie per aver riproposto l’articolo.

    • cara Riyueren, anche i miei occhi non vedono allo stesso modo. ma credo sia comune. è l’uso contemporaneo che traduce in quell’equilibrio al quale non solo ci abituiamo, ma proprio diventa il parametro. il nostro intendo.
      sul bn diretto in produzione in effetti la pellicola è un’altra cosa. però recentemente ho usato una fotocamera monocromatica che mi ha stupito.
      ma appunto la differenza poi la faciamo noi. e l’idea che abbiamo del colore. soprattutto del nero e del bianco. quindi…

      e hai ragione, si sente in bn. così come si sente a colori. e non è lo stesso percorso.
      entrambi i libri in questione colpiscono nel segno. i colori dei nostri ricordi, lo fa in un modo decisamente particolare.
      ciao!

  2. Se non è una versione nuova del libro io lo comprai già nel 2008 e sono assolutamente d’accordo su quanto scritto dal lei, gentile Efrem Raimondi. Infatti ne ho fatto un segno importante nel mio lavoro di fotografo, il più importante forse.
    Grazie comunque delle sue considerazioni su questo colore.
    Vasco Ascolini, fotografo.

    • buongiorno Vasco… questa che ho in mano de “Nero. Storia di un colore” è del 2008 come la sua. non mi risultano edizioni successive. anche perché esendo comunque un volume dai contenuti belli densi…
      la ringrazio per il suo commento e per la concordanza. mi fa davvero piacere. efrem

  3. Devo essere un fotografo di …Frontiera :) amo il momento in cui una foto, si appresta a diventare nera ma lascia ancora intravedere la sua forma…si potrebbe chiamare “il raggio nero” :)

  4. No Efrem, in realtà il bianco respinge ed il nero attrae il calore.
    I colori sono stati d’animo e il bianco e nero la sensibilità, bianco poco sensibile nero molto sensibile, i grigi la ragione.
    Una fotografia in bianco e nero è una mediazione fra la sensibilità e la ragione.
    Una fotografia a colori è una immagine per cui hai già dato una valenza di stato d’animo.
    Come al solito arrivo fino ad un certo punto e poi mi fermo….
    Grazie a te.

  5. Intanto prendo il primo, perché poi vorrei mettere nero su bianco. ;) grazie sai! (Ci vediamo il 15 ottobre a Martignacco)

  6. Grazie di cuore Efrem.
    Io ho sempre considerato i colori come fonte di calore.
    Vilma grazie anche a te ti leggo volentieri sempre, poi non tutto capisco ma questa è un’altra storia.

  7. grazie li prendo.
    e il cibo? pane nero nero di seppia riso nero…ma sarà nero?
    mangiamo colore io mai nero. ma non c”entra una coppa lippa vero? :-D

  8. Grazie anche per le indicazioni bibliografiche. Acquisterò.
    :)
    (le tue riflessioni arrivano, per me, sempre al momento giusto!)

  9. dunque : per i giapponesi non esiste il verde , per loro è una sfumatura del blu ( e come dargli torto ! )

    • l’unico verde che in giappone non esiste, che io sappia federica, è quello semaforico. cioè, è verde ma lo chiamano blu solo per una questione mnemonica legata al passato

  10. D’accordissimo sull’incipit: Il colore è un concetto. Aggiungerei: il nero di più.
    E non è mica un caso che, nel 1915, Malevic esegua il suo ‘quadrato nero su fondo bianco’. Che poi proprio quadrato non era, con quei lati non esattamente paralleli, e neanche nero lo era, risultando da una miscela di colori dove il nero non c’era. Proprio per dirci che, minimalismo a parte, le cose non sono mai come sembrano.
    Quanto al bianconero digitale, ho capito dalle tue brevi parole perché quello delle mie foto è ‘na fetecchia.

  11. Sono perfettamente d’accordo con Te. :-) (non parliamo poi del B&N dal colore….) PdP x
    Aleksandr Rodchenko

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