SELF PORTRAIT

Self Portrait… Autoritratto…
Ne ho fatti tre, più un altro forse. Ci devo pensare.
In un arco di quarant’anni.
Uno mi è stato chiesto da Giorgio Bonomi per uno un studio appunto sull’autoritratto.
Che non so se e in cosa sfocerà.


L’autoritratto è un luogo a sé. Che non celebra nulla per quello che mi riguarda.
E il piano della riconoscibilità non riguarda la specularità. Ma una condizione che intendo rendere visibile.

Esattamente come se fosse ciò che è: una fotografia.
E lo spettro è mooolto più ampio, altro che uno specchio appeso in bagno.
Basta guardarsi bene negli occhi. E se vuoi, se puoi, se ce la fai, precipitare.

E restituirsi giusto al punto di stop che decidi.
Lì si conclude la corsa.

Non è un selfie, tu non ti vedi. Ti percepisci.

Adesso, proprio ora, lo uso anche come pretesto per arrivare a altro.

ISOZERO Lab è il mio laboratorio, un luogo didattico che in questo momento ha due percorsi distinti: uno trasversalissimo sullo sviluppo e la produzione, reale, concreta, di una idea di fotografia.
L’altro è un master sul ritratto. Oltre l’argine stretto del genere.
Ma c’è piombato addosso ‘sto cazzo di virus…
Tutto sospeso?
Per niente.

In remoto con tutti i mezzi possibili siamo andati avanti.
E a entrambi i percorsi ho piazzato così d’emblée l’autoritratto.
Un ponte che non avevo previsto.
Efficacissimo.
Soprattutto per chi intende misurarsi col ritratto.
Che è luogo tosto.
Ma anche chi no, chi del ritratto non gliene importa nulla: ha fatto un salto pazzesco e ha spalancato gli occhi.

Ecco a cosa serve l’autoritratto a noi che fotografiamo: smetterla con le deleghe e guardarsi bene in faccia.
A volte è un istante. Un puntino perso chissà dove.
Ma lo hai visto. Ed è tutto.

© Efrem Raimondi - Self Portrait, COVID 19 - All Right ReservedSelf Portrait 18 aprile 2020
Questo resta, questo è di adesso. Di oggi. Ed è così.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

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About Pola

Beniamino,1999  © Efrem Raimondi. All rights reserved.

Morta. No, è risorta! No no… sepolta.
Le notizie alterne sul marchio Polaroid coincidevano con l’umore col quale mi recavo in pellegrinaggio a guardare la mia SX-70, riposta con cura in cassaforte.
A me della Polaroid piace persino il dorso 545, che è un tocco di ghisa.
Ma io sono un feticista. E non ammetto repliche.
La foto subito! Anzi… quasi subito. Che è ciò che la distingue concettualmente dal digitale.
E che ha a che fare con la magia dell’immagine rivelata.
Come trovarsi in una camera oscura portatile, che prima c’è solo il bianco, e poi qualcosa emerge. Piano, fino a diventare totalmente risolto, splendidamente visibile.
In quel lasso di tempo tu sei sospeso e lo sguardo è fisso su quei centimetri: cosa conta di più? Visto da fuori sembri un pirla con quel pezzo di acetato tra le mani sul ciglio della strada… mentre tu te la godi.
Ed è bellissimo perdersi in quel poco tempo che ti separa dal nulla al tutto assaporando il qualcosa. Perché ti trovi lì con quella roba in mano esattamente per questo: la Polaroid, a differenza del resto, respira con te. Solo in questo è instant.
In quanto a easy art è solo una mistificazione. Un po’ come ‘sta menata delle Lomo e del loro intrinseco potere espressivo.
Cosa c’è di easy? Semplicemente perché chiunque abbia una velleità possa bombardarci di robetta?
Un conto è il piacere, unico, che la Polaroid mette a disposizione di chiunque, tutti in fila sul ciglio della strada, un’altra roba è cosa questo piacere restituisce. E questo vale per qualsiasi mezzo.
Creatività… parola idiota nel suo essere generica, sembra il passepartout per il marketing culturale, generalmente affiliato a un’azienda. O viceversa.
La Polaroid è roba seria e complessa nella sua semplicità.
E estremamente selettiva nella sua rigidità. Altro che easy!
L’ho usata in tutti i modi: come test e come definivo, col grande formato e con la serie 600. E appunto con la SX-70.
Ho collezioni, percorsi brevi, singole sparse. Tutte nel mio cassetto… prima o poi le tirerò fuori. Forse forse è una minaccia e questo solo un aperitivo.
Da Appunti per un viaggio che non ricordo.
Un racconto nostalgico vista la scomparsa della pellicola originale.
Ciò che vedo in giro, salvo rare eccezioni, non mi esalta.
In attesa che qualcuno mi aiuti a ricaricare la mia SX-70.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

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Fotocamere Polaroid: SX-70 e 690 SLR.
Film Polaroid SX-70 e 600.