Antonio Marras, 2003 – Stern magazine.
From the series Double Snapshot.
Un redazionale di ritratti a diversi fashion designer.
Mi venne voglia di stropicciarli un po’.
Di stirarli…
Nessuna obiezione.
Che poi era più semplice fare che spiegare la mia intenzione.
Ed è sempre così.
Quello delle DOUBLE SNAPSHOT è un percorso iniziato nel 2000.0 a Los Angeles.
Con delle Polaroid SX-70. Quasi casualmente…
Che non riuscivo a far star dentro tutto ciò che m’interessava.
Perché il formato quadrato è sì affascinante, ma non tira da nessuna parte.
Così l’ho allungato: prima su, poi giù. Piuttosto che prima a sinistra, poi a destra se lo sviluppo è orizzontale.
Fregandomene totalmente della coincidenza delle due sezioni.
Anzi cercando la distonia.
Che arrivava naturalmente. Nessun artificio.
Dalla Polaroid al negativo il passo è stato indolore.
Così ho proseguito.
Anche col digitale. Cambia zero.
È come impossessari dello spazio che non ti appartiene.
In fondo l’unica cosa che ci riguarda direttamente è la percezione.
Il cui limite coincide col nostro.
Tornando a Antonio Marras, in corso alla Triennale di Milano la mostra Nulla dies sine linea Vita, diari e appunti di un uomo irrequieto.
Fino al 21 gennaio.
© Efrem Raimondi. All rights reserved.
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si benissimo non credevo che lo avessi fatto lì x la prima volta;-)
era un gesto così naturale allungare le immagini sdoppiandole.
eh… naturale sì. però mica si allunga l’immagine. se ne fanno due. ma fabio, ma dov’eri? :-D
ciao raimondi non pensavo che fosse stata L.A. ad ispirarti questo bisogno..! mi credi? stanza a fianco, notte insonne e voglia di fare entrare tutta l’alba dal balcone :-) viaggio fonte di “sfiga”, malessere e spazi realmente grandi!
ma non ti ricordi fabio tutto quello smanettare con la polaroid… tra sopralluoghi e immagini definitive: e lo spazio che non bastava mai.
gli incidenti dovuti al jet lag non contano :)
I love lo spezzato in 2 parti non asimmetriche !
Questo blog è bello, a ogni post, perchè ama chi ama la fotografia
Ma si, ma tanto è uguale
Ricordo benissimo questa serie e è sempre un piacere rivederla: non hanno tempo. Questa di Marras è una perfetta sintesi, un grande piacere rincontrarla inaspettatamente. E quanto ci sarebbe da dire…
Grazie!
grazie adelaide! ma diciamolo anche, o no?
I settoriali sarebbero? Scusami ma ho 24 anni :)
l’anagrafe non è una giustificazione Dario :)
scherzo dai! ma neanche troppo…
hai presente quelli di moda – ma quelli dedicati… ancor più quelli di design, di architettura – dove si occupano davvero di espressione. o me ne vengono in mente alcune riviste di food – più ficcate inevitabilmente sul piatto, ma parliamone! insomma nei fatti quei magazine che hanno un rapporto stretto con una necessità espressiva. quelle non vendute a uno/due euro e che paradossalmente hanno riscontro. personalmente oggi posso spendermi direttamente su quelle del design. e sono le uniche con le quali riesco a fare ancora fotografia. le altre è talmente saltuario per ciò che mi riguarda da sembrare un incidente
Off topic: ma una fotografia così dobbiamo vederla solo su riviste straniere? Forse sono troppo giovane per parlarne ma non vedo niente di simile in Italia. Perché? O sono io che sbaglio? Scusami Efrem ma tu che ne pensi? Ciao e grazie. Dario
una risposta facile non c’è Dario. vediamo se riesco a essere onesto almeno…
questa a Marras è una fotografia, un ritratto, del 2003… il mondo dell’editoria periodica non è più quello. per tanti motivi che non sono affrontabili nello spazio di una risposta.
ma non lo è più dovunque. e comunque succede ancora di intercettare fotografia significativa sui magazine. la vera questione, forse, è che non è più una discriminante. se però vai tra i cosiddetti settoriali – definizione priva di senso editoriale – il peso iconografico è ancora un valore. ciao!
Idem con Claudia!!!
Grazie grazie!!!
Il mio commento…le tue stesse parole:
“È come impossessari dello spazio che non ti appartiene.
In fondo l’unica cosa che ci riguarda direttamente è la percezione.
Il cui limite coincide col nostro.”
e ma così non vale claudia :)
Ciao Efrem,
guardo non leggo guardo :)
Bella.
Marras altra energia positiva come te :)
Buone Feste a Tutti.
Paolo
buone feste a te Na_Pa
Questo è una foto del 2003???? Ma è splendida! Avanti anni luce! Complimenti tanti! Ma Marras non ha detto niente mentre la facevi?
confermo Silvia, 2003.
no… Marras non ricordo abbia sollevato alcuna obiezione. ma non è tale da sollevare chissà quale perplessità. almeno credo
Tre volte bella: per le due parti e per l’insieme. C’è una semplicità e una spontaneità che stupisce in una foto così costruita. Probabilmente perché nasce una esigenza semplice e spontanea: impossessarsi dello spazio e misurarsi con un limite (come spieghi bene).
credo vada vista inevitabilmente come insieme, Giancarlo. nasce così… ancora prima di formarsi.
e indubbiamente sì, è semplice. ma un po’ come tutto il percorso che mi riguarda.
quello della spontaneità è invece un tema pericoloso…
Anche da ferma mi assale talvolta il baratro :) Con una spinta almeno posso imputare tutto a altri
Mi piace questa frattura, questo accostamento visivo di parti che fanno cose diverse all’unisono; introduce un elemento di gran forza e dinamicità
Certo la spinta si sente eccome. Una spintarella può sempre aiutare :)
eh… ma qui Sarah io parlo di baratro :)
Grazie a te Efrem!
Avevo già visto altre sue DOUBLESNAPSHOT e le ho subito trovate immediate e fresche ma anche solide. Esiste un elemento spiazzante che assomiglia a una vertigine nella quale si è inghiottiti. Questa di Marras la trovo splendida, complimenti!
ma veramente grazie Sarah… la vertigine della quale parla credo sia provocata proprio dall’alterazione dei singoli piani originari. ridotti a un solo elemento di visione si verifica in qualche modo una spinta. per dove non saprei dire
cambia zero più giusto di cosi ciao Efrem
a fare proprio i ricercatori del pelo, quasi zero… ciao max
Leggerti lascia sempre un sacco di stimoli interessanti…
molto gentile, Bruno