Ciao! Io riparto…
Con una fotografia molto semplice. E ben al centro.
Senza possibilità di equivoco.
Prodotto di un percorso preciso: le conferenze che si sono svolte durante il Fuorisalone… Milan Design Week insomma.
In calce il link dei primi d’aprile, che inquadra il tutto.
E così ho proseguito. In maniera sempre più decisa.
Dividendo seccamente il ritratto dalla conferenza.
Leggero… meravigliosamente leggero.
Veloce… meravigliosamente veloce: media a ritratto 45 secondi.
E conferenze in iPhone.
Credo sia necessario cominciare ad asciugarsi.
Facendolo tutti, magazine in primis, potremmo riprendere il bandolo della matassa.
E ricominciare ad occuparci di fotografia.
E meno di fotografie passepartout.
Perché è innegabile, qualcosa si è interrotto.
Forse davvero riflettendo di più e chiacchierando di meno, qualcosa può cambiare.
Non è indispensabile avere chissà quali robe e girare carichi come i muli dell’Adamello…
Stracciare certe abitudini è salutare.
Almeno dove è possibile, si proceda.
Perché si può fare fotografia anche con molto poco.
Questa una selezione necessariamente stringata di tutto il lavoro per INTERNI magazine: 84 ritratti e 140 immagini di conferenza.
Tra Expo Gate, Università Statale, Orto Botanico, Audi Lab, Biblioteca Nazionale Braidense.
Mai sottovalutare nulla! E mettersi in gioco come fossimo al primo scatto.
Ma perché snobbare le conferenze?
© Efrem Raimondi. All rights reserved
Britt Moran
Stefano Giovannoni
Piero Lissoni
Kengo Kuma
Bernard Khoury
Felice Limosani
Francesco Morace
Alessandro Mendini
Philippe Starck
Gli unici due COLORE…
Anna Lindgren
Sofia Lagerkvist
E poi appunto quattro immagini delle conferenze…
Daniel Libeskind. Talk
Jacopo Foggini e Romeo Gigli. Talk
Audi City Lab. Talk
Biblioteca Braidense. Talk
© Efrem Raimondi. All rights reserved
Questo il link al post del 3 aprile:
https://blog.efremraimondi.it/energy-creativity/
Il tutto con questi strumenti minimi: uno zainetto, una reflex, un lampeggiatore di quelli dedicati, un diffusore di plastica – costo 20 € – un cavo sincro TTL che permette mobilità alla luce, uno smartphone. Nel caso mi sono portato dietro anche un fondalino bianco, in tela, 150 x 200 cm. Ben arrotolato.
Più io. Da solo.
Come si deduce dall’immagine gentilmente concessami da Danilo Signorello, giornalista di INTERNI magazine.
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concordo completamente con te efrem, quando sostieni che è “necessario cominciare ad asciugarsi”, facendo fotografia. ma questa è una regola che vale un po’ per tutto nel lavoro come nella vita.
grazie per questo tuffo in un recente passato, ricco di incontri e di occasioni condivise insieme su diversi “set” prima, durante la design week e anche oltre
danilo – grazie per questa tua visita!
@Efrem
– sintetico, di qua il ritratto, di là la conferenza, non facciamo confusione!
– semplice, non un sola concessione al superfluo, solo un fondalino bianco, niente contesto, poco colore.
– asciutto, come dici anche tu, assorbito ciò che non serve con una bella spugna, niente colature, niente ammiccamenti.
– oggetto/soggetto del ritratto: dipende dal punto di vista, forse tu fotografi un oggetto che crede in assoluta buona fede di essere soggetto. Lasciamo a ciascuno la propria illusione!
chiarissima vilma.
“Qual è il soggetto del ritratto? Nessun altro se non il soggetto stesso, assolutamente. Dov’è che il soggetto stesso può trovare la sua verità e la sua realtà effettiva? Da nessun’altra parte se non nel ritratto.”
Lo scrive Jean-Luc Nancy, che non è un fotografo, è un filosofo, per di più decostruttivista, ma mi pare che centri il bersaglio.
“Un sé in se e per sé, questo è il compito unico ed esclusivo del ritratto”, dove, secondo me, “sé” si puo leggere applicato sia al fotografo che al fotografato.
Sintetico, semplice, asciutto.
@vilma – mmmmmm… ci sarebbe da parlarne. sul soggetto del ritratto intendo. tanto che preferirei chiamarlo oggetto del ritratto. così, tanto per non sucitare l’ira di qualcuno :)
sintetico-semplice-asciutto è riferito a questo lavoro?
Sono stupefatto della bravura.
@Irzio – un po’ imbarazzato, io, ma grazie!
Efrem, in meno di un minuto hai concentrato 40 anni di esperienza come fotografo, i tuoi ritratti sono delle sublimazioni dell’empatia che riesci a creare in maniera magistrale. Chapeau
@Matteo – grazie! è un duro lavoro ma qualcuno lo deve fare :)
anche se in realtà sono un po’ meno di quarant’anni ;)
Grande intuito e composizione.
Proprio come diceva Picasso :”A quattro anni dipingevo come Raffaello, poi ho impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino”
@Carlo – picasso era un genio e poteva dire ciò che voleva. e persino ciò che non voleva…
Bello, utile, importante!
Abbiamo realizzato, con uno dei miei collettivi, reportage (eventi, festival, concerti) con smartphone in SocialTeam, contava raccontare, saper raccontare, il mezzo aveva tanti limiti, ma il limite era interessante, a volte è diventato “mezzo” utilissimo… Dovevi usare tutto ciò che c’era e cercare la luce…
@Vanessa – il limite è sempre uno stato interessante… bella questa cosa del cercare la luce!
Chapeau. E hai ragione. Tornare alle radici nn è semplificazione e basta.anzi…perché il tutto funziona solo se la “semplificazione” è sintesi. E la sintesi la sa fare bene solo chi conosce e ha digerito contenuto e forma. Tu, , bravo.
@Claudio – intanto grazie! poi… è un lavoro sulla liberazione. in primis di sé stessi. se lo facessimo…
“Forse davvero riflettendo di più e chiacchierando di meno, qualcosa può cambiare.
Non è indispensabile avere chissà quali robe e girare carichi come i muli dell’Adamello”…
usare di più la testa fa miracoli!
@tittiscotti – non basta la testa per i miracoli :)
45 secondi? Devo crederti Efrem. Comunque sia molto bello
@Ricky – mica vero… puoi anche non credermi. comunque sia, grazie
bellissimi! bravo Efrem.
grazie Titti! sei sempre molto gentile