Bianco e Nero…
Ancora tu, che non esisti.
Ancora tu, umiliato e che però insisti.
Aggrappato al ricordo di quando giocavi da solo.
Tu, il peccato originale dal quale la fotografia dipende.
Insisto io: la matrice alla quale erroneamente deleghiamo la nostra parte nobile.
Poi arriva il maestrino… che ci dice che in natura non c’è né bianco né nero in veste assoluta.
Grazie. E chi se ne frega.
Neanche la fotografia esiste in natura, in qualsiasi veste si presenti.
Neanche l’antibiotico, e metà della popolazione mondiale sarebbe palta. Io compreso.
Quando fotografiamo esercitiamo un arbitrio. E il gesto è unilaterale.
Questo sì che è naturale.
Modulare e concedersi un po’ di tolleranza oltre l’oggettività semantica: per assoluto si intende davvero qualcosa che solo la percezione è in grado di rendere tangibile. Visibile. Un arbitrio appunto.
Ce l’hai questo arbitrio?
O stai incollato al manuale di colorimetria?
Bianco e Nero…
Non è una tecnica. Non è una religione…
È un’idea, un concetto.
Più del colore pretende rigore. Perché in una gabbia più stretta. Pena la morte della fotografia che lo ospita.
E se la pellicola, una bella pancromatica, qualche suggerimento te lo dà, e in qualche frangente ti assolve, il digitale è quantomeno allergico. Il grado… tu puoi solo intervenire sul grado di allergia.
”Ma non lo sai che c’è la Leica Monochrom?”
Lo so. Ne ho ordinato un pallet. Che a me dopo ogni shooting piace schiantare la fotocamera per terra. Come gli Who.
Il B/N non è solo bianco e nero… in mezzo c’è tutta la gamma dei grigi. Ed è esattamente qui che si manifesta più fortemente l’allergia digitale. E siccome non si sa bene come affrontarla, succede che molti tendano a disintegrare tutte le informazioni lì in mezzo. Producendo un effetto da pellicola fotomeccanica. A loro insaputa. Terribile…
Per chi non l’avesse mai fatto: acquisti una bella Neopan Fuji, 100 o 400 iso, se no una Ilford qualsiasi – non le conosco – e faccia un rullo standard 36.
Delle normali stampe prodotte da un laboratorio dedicato bastano allo scopo. Cioè vedere la differenza. Che è immediata.
Perché il nero è Nero e il bianco è Bianco.
E in mezzo i grigi. Che non sono una patina omogenea, un velo offuscante… che non servono da paciere tra due contendenti, ma costituiscono la struttura dell’immagine. Il volume.
Un’immagine coi livelli compressi, dal contrasto elevatissimo, è solo una fotografia piatta. Un esercizio grafico.
E non è che l’aggiunta di qualche filtro di provenienza Instagram o qualsiasi altra roba cambi la questione. Semmai la peggiora.
Perché uniforma ulteriormente a un trend. Che è solo una specifica momentanea simile a una scorreggia.
Poi ci sono le eccezioni. Quando davvero l’elemento cromatico è soggetto, cioè in sé definisce il linguaggio e dà senso all’immagine.
Per cui può essere che un nero inchiodato e un bianco quasi bucato siano funzionali. Sapendo bene però che di materia, lì, non ce n’è.
Per intenderci non è roba da ritratto. Per me.
Bianco e Nero ultima spiaggia… un parto digitale. Accade quando si pensa che quella roba un po’ deludente che guardiamo con tutto l’RGB schierato, sia in realtà proprio una ciofeca. Ma chissà per quale motivo la si vuole salvare. E più che un salvagente, più di un canotto, le si lancia addosso la corazzata B/N. E l’affondiamo.
Finalmente! verrebbe da dire. Ma poi ci si ripensa. E si smanetta più o meno boh. Nella stragrande maggioranza dei casi il risultato è deprimente. E lo è tanto più è accattivante.
Perché a furia di sottolineare, il file si strappa. Come una pagina.
Se una fotgrafia è insignificante, resta tale anche a pois verde e rosa. Col nero oltretomba al centro.
La fotografia nasce B/N o colore nella nostra testa. Così si ama dire.
Ed è anche vero. Non sempre…
Può succedere che ci si accorga dopo. È un sentore preciso, perché perforante.
Se sei alla preview, ancora lì con la fotocamera in mano, hai un’altra chance. Grande anche, perché la consapevolezza è una discriminante.
E puoi usarla. Basta chiudere gli occhi e cambiare visione. Quindi ri-scattare.
Questo in digitale.
In pellicola anche.
Perché è vero che la matrice esclude il bianco e nero, ma è ancora più vero che è il tuo cranio a decidere cosa farne della matrice. Come usarla.
E con questa tecnologia e una buona scansione ti basterà ricalcare le intenzioni.
Ecco… magari in ripresa tenderei a essere un filo sovraesposto… mezzo diaframma, uno. Anche due, in subordine al formato e alla circostanza. E ottenere un negativo più denso. Che equivale ad avere maggiori informazioni.
Poi… poi sul digitale d’ordinanza in rete si trovano tutte le dritte per produrre un bianco e nero da un file, passando direttamente da Photoshop o da Lightroom. E ognuno dice la sua.
Personalmente penso che sia sempre meglio avere un file con più informazioni possibili.
Quindi con una estesa gamma dinamica. Come per la pellicola di cui sopra insomma.
Direi uguale… In postproduzione poi se ne riparla.
Ma in assoluto ciò che conta, ciò che determina qualsiasi azione si intenda fare, è l’idea che abbiamo di B/N.
E che idea abbiamo di fotografia.
Entrambe le cose non si improvvisano.
E non è un’astrazione. Non è un alibi per snobbare la tecnica, che tanto non è eludibile e solo conoscendola puoi decidere cosa fare, di lei e di te.
Senza questo preliminare si rischia di pirlare come una trottola. Che gira e rigira sempre sullo stesso punto. Quindi, a fine corsa, affossarsi nel grande limbo mediatico.
Bianco e Nero come concetto significa avere chiarissima la traduzione che il nostro cranio fa del passaggio dalla vista allo sguardo. Che è l’unica cosa che ci appartiene.
E distingue.
Dell’HDR non parlo neanche.
© Efrem Raimondi. All rights reserved.
L’impronta, 2014. Work. iPhone
Giacomo Agostini, 2004. Scansione da negativo colore 4,5/6
Giovanna Gentile Ferragamo, 1996. Negativo 10/12
John Siciliano, 2000. Negativo 6/7
My father, 1995. Negativo 10/12
Self portarit, 1986. Polaroid 55
Daniele Scarpa, 1999. Negativo 6/7
Elio Carmi, 1992. Polaroid 55
Platinette, 2000. Negativo 4,5/6
Trussardi monografia, 1996. Milano. Negativo 35mm
Tulipano Nero, 1992. Polaroid 55
Promenade des anglais, 1998. Nice. Polaroid 600
Gatto nero, 1999. Polaroid 600
Operaio, 1989. Polaroid 55
© Efrem Raimondi. All rights reserved
Condividi/Share
Pingback: Le domande del bianco e nero. Parte due
:-) quando ti vedrò fare il fotografo rock alla who e spaccare una macchina fotografica telo faccio io un ritratto, mi presento con land-camera polaroid!
@fabio – appena mi arriva il pallet leica ti faccio sapere. tu intanto tieniti pronto…
anche se una volta lo show lo feci. con una hasselblad da esposizione. sai quelle robe di plastica totalmente vuote…
fu splendido.
Per ca.100 anni, diciamo, la Fotografia, forzatamente quanto coscientemente BN (non mancavano i tentati di scappare) ha rappresentato certo non la verità, ma splendidi AFORISMI “sul” mondo. Con l’arrivo del compiacente Colore – inventato da musicisti, un caso? – questi Aforismi sono diventati Racconti “del” mondo (con qualche eccezione: E. Haas, P. Turner..). In sintesi quindi BN “SUL” e Colore “DEL”. Ma non è questione di mezzo, Efrem. Lo sai perfettamente. E’ DI FINE. Non problema di patologie (allergia), ma di PAZIENTI. Ci vuole…pazienza (e qui come si fa a non pensare al Grande Totò:-). SE la foto deve “andare” ad altri, la domanda diventa: BN non “con cosa”. Ma PER CHI? (dalla pagina FB di Fuji X Series Club Italia facebook (comunità di fotografi “evoluti”) per una fotina di paesaggino con nebbiolina: Bella, Bellissima, Molto bella!, · Mi piace…e senza l’ultimo modello né di macchina né di obiettivo! (Sigh)
Per questi, solo per questi ovvio, ha ragione chi dice AIUTARLI A CASA LORO..eh eh eh… PdP
@PdP – francamente anche, BN perché?
mi piace la matafora dell’aforisma. ma anche il colore se n’è servito. che alla fine è appunto una questione di autori. intesi come persone che hanno coscienza di ciò che fanno. e lo fanno.
fotografo! dov’è il fotografo? fotografo… è stato immenso il principe.
@Giovanni – “il bianco e nero è più carico di sensi” scrive Jean Baudrillard.
Se sia vero e in tal caso perché, è tutto da discutere.
Caro Efrem, concordo su tutto ciò che scrivi sull’immagine fotografica, e concordo soprattutto su ciò che fai (con straordinaria consapevolezza, rigore e qualità) con l’immagine fotografica. Ma il mondo è a colori, e nell’impossibilità della sua rappresentazione, ogni interprete (ogni nostro sguardo è un atto di interpretazione) sceglie quale filtro adottare. Il tuo filtro, consente a te, come Autore di leggere e farci leggere le tua realtà. Apparentemente il B/N semplifica (riduce i dati) in verità svela, scopre, lascia vedere un numero di dati concentrati. La sua condensazione è la sua forza. Ma anche il colore ha una sua straordinaria capacità narrativa, è che spesso il segnale, le onde tra i 340 e i 780, sono troppe e ci frastornano. Personalmente tutto ciò che ha a che vedere con la percezione cromatica, lo trovo straordinario. Ma mai come le tue fotografie. Ciao. E
@elio – grazie!
era un po’ che pensavo di pubblicare qui, sul mio blog, il tuo ritratto. e questo post è stato perfetto per farlo.
ma anch’io penso che anche il colore.
anzi mi dai l’occasione per dire che in realtà questa piccola riflessione non è versus il colore. ma versus un certo B/N che proprio non riesco neanche a guardare.
lunga e complessa la questione. ciao elio… che regalo mi hai fatto. ciao
Mea Culpa! … è vero .. Cmq, il mio senso di subcorporeo è relativo all’innesco di sensazioni non direttamente fisiche ma inconsce, sottopelle, sicuramente … ecco più spirituali.. La fotografia innesca la vista, ma quando “certe” fotografie, per armonia o inventiva o contenuto, colpiscono anche la testa in qualche remoto posto e aprono connessioni ad altri sensi, ricordi, o creano quel loop di godimento tra occhio e cuore, che non te ne stacchi, ecco.. forse è quello che intendo. Ma è difficile per me spiegarlo bene a parole e penso, forse, sia solo personale.
@Giovanni – un filo contorto, per me almeno, ma è chiarissimo il senso generale. ciao!
Posso venire da te prima che schianti le Leica per terra? Bellissimo! Quanto ho riso :-)
@Efrem. Potevi fregartene. Per citarne una: Vanessa Beecroft. Mi sembra perfetta in quanto esempio digitale: un signor digitale!
Ottimo punto di partenza per me questo articolo, mi ci identificato a tratti e mi aiuta a riflettere su un punto nonostante la mia natura da principiante sono fermamente d’accordo HDR mai sopportato
@Alessandro – mi fa piacere che possa esserti utile. in effetti spero sempre che serva anche a qualcosa questo blog. per cui grazie!
ma su quale punto ti aiuta a riflettere?
Allora, è vero che anche io ho un brivido lungo la schiena quando qualcuno esordisce con la frase incriminata “Adooooro il bianco e nero”. Questo per far trasparire una qualcerta conoscenza della materia e erroneamente pensare che il bianco e nero sia superiore alla fotografia a colori, non so in che razza di malata competizione. Ecco allora si, sono d’accordo…. Per cui anche l’utilizzo dell’ultima spiaggia per salvare una brutta fotografia, mi trova d’accordo, ma fondamentalmente chi lo fa si rivolge alla categoria di persone di cui sopra .… Sconsolante …Fin qui il concetto dell’articolo poteva starci … ma secondo il mio umile parere di onesto lavorante e nulla più … accatastare tutto il concetto del bianco e nero insieme a 150 di storia di fotografia dentro ad un tortino al cioccolato, mi ha procurato lo stesso brivido alla schiena della frase incriminata, o di una foto all’ultima spiaggia .… insomma .. mi è arrivato un brutto messaggio .. troppo generalizzato..
Il tuo approccio, anche il tuo articolo, stride con tutto questo, perché effettivamente la tua fotografia e la tua comunicazione sono riposte in un livello subcorporeo, quasi a rendere trasversali gli organi sensoriali. Logico che nel processo ci sia una grande parte di casualità, ma potrebbe essere non vero dato che la peculiarità del fotografo sta proprio nel rendere sua quella casualità. E ribadisco che non voglio che il mio sia un giudizio, perché io non posso giudicare niente e nessuno, è solo il messaggio come mi arriva, ed entrambi siete due eccezionali fotografi, ai quali io posso solo che ispirarmi.
Cmunque alla fine mi sono detto … dai! secondo me, era acido quel tortino..
@giovanni – però forse non è questo il luogo deputato per queste tue osservazioni… anche perché condivido l’essenza del post di settimio benedusi. che ha semplicemente usato un paradosso, secondo me.
del mio posso dire, in aggiunta e molto banalmente, che non mi piace la disinvoltura e certa superficialità con le quali si affronta il B/N. molto semplicemente, mi scandalizzo. ma davvero!
però una cosa ti prego di dirmela: ma in che senso livello subcorporeo? sono davvero curioso. giuro.
un testo sulla fotografia…raggruppa in un unico testo queste verita’.poi,da leggere prima ancora di prendere tra le mani la fotocomera.
questi sono i “workshop” di cui rincorrere!!che invidia!!
Pingback: Bianco e Nero tra tortini al cioccolato e formalità
grazie per la citazione giovanni! ma non è una risposta… è proprio un percorso altro. e la prossimità temporale è una casualità. anche se certo, ho letto il post di settimio benedusi. e ne condivido l’essenza. tu che ne pensi?
@Fra Ri – quelle che mi interessavano davvero, un paio, le ho pubblicate molto recentemente… non mi andava di rifarlo in tempi così stretti. magari potevo fregarmene invece… o no?
@Raoul – :)
B/N: tutto in un solo post. Parole ma le immagini! Quanto condensato caro Efrem. A questo riguardo come mai non hai postato ritratti recenti?
…grande!
@PdP – ma in realtà, bianco, nero e grigi assortiti possono benissimo trovare forma e espressione anche col digitale… basta controllare il grado di allergia. o no?
Il Nero ed il Bianco, due vecchi amici (io li conoscevo bene) non vanno più molto d’accordo. Prima uscivano spesso insieme e, nelle serate migliori, riuscivano anche a fare qualcosa di buono. Ma cosa può dividere una lunga amicizia se non Lei, La Matrice? (come hai… svelato, spione). E la Loro unione non è più la stessa. Si sono “montati il capo”. O forse non vogliono stare più al loro posto. Perché “la gente” ora non ha la puzza al naso. Li frequenta sfacciatamente senza neppure chiedersi PERCHE? Ormai il perché non interessa più a nessuno. Sennò non si starebbe come si sta (???!!?). E la mia Monochrom passa ore e ore dallo psicanalista. Non riesce a consolarsi di…non riuscire a far foto a colori. E del fatto che io la tradisco sempre di più ormai con delle sue sorelle più vecchie che però ricordano TUTTO ben adagiato in un nastro d’argento (questa è tua Efrem, se non ricordo male). Ma, lo ammetto, anche io comincio ad avere dei problemi: come si fa a raccontare “cose” a gente che sa tutto e vive senza PERCHE’? PdP PS: che cavolo è HDR???/ (sghignazz)