@Vilma forse intendiamo la stessa cosa: la mancanza di compiacimento. Personalmente penso che la serie sul paesaggio non indugi e vada diritta per una strada propria che non ha modalità visiva se non quella difficile imposta. Mi inebria e mi stupisce (penso ai cimiteri e alle piante) e molto anche perché mi chiarisce che una visione paesaggistica è possibile oltre Ghirri. Finalmente!
Che poi uno ci riversa un po’ di suo, in tutte (certe) immagini. Quella sopra è meravigliosamente evocativa, per me. A Roma dicono ” famose a capi'”, ecco …
@Laudomia@Efrem – probabilmente mi sono espressa male, ciò che intendo per ‘intellettualistico’ è il contrario di casuale, inconsapevole, accidentale, così come per ‘estetizzante’ intendo ricercato, intenzionalmente sofisticato, strumentale ad un precostituito effetto. Non sono concetti necessariamente negativi, anzi, sono due parametri fondamentali per la lettura di ogni opera visiva.
Il fatto che Efrem non senta/veda/riconosca il risvolto ‘intellettualistico’ del suo lavoro è proprio perché gli viene così, senza mediazione (“di stomaco e di getto”), ma ciò non significa che non ci sia.
Un’estetica ‘poco canonica’ è comunque un’estetica, basta pensare come un fenomeno così dirompente quale la pop art costruisca la sua estetica proprio sulla negazione dell’estetica, dando vita inevitabilmente ad una estetica della non-estetica (e non è solo un gioco di parole).
Anche le foto di Efrem hanno una loro estetica, che etimologicamente significa che sono capaci di ‘dare sensazioni recepite attraverso i sensi’, ma non sono estetizzanti, cioè compiaciute e posate, tese a ricercare un effetto appunto ‘estetico’.
Mentre leggevo i commenti (pochini, come mai?) è comparso quello di Vilma e la tua risposta. Sinceramente non riscontro una posizione che non si concede all’estetica ma semmai ne riflette una poco canonica. Vero che è nettamente antinaturalistica come dice lei, Vilma, Ma non la trovo “intellettualistica”. E rimanda a altre opere che ho visto, sempre di Efrem, sul tema del paesaggio. Concessioni molto minime, su questo concordo Vilma.
In effetti credo che il grande formato (una foto di 50×33 cm è enorme!) aggiunga molto, la dimensione, ce lo ha insegnato anche la pittura, è già di per sé un elemento espressivo determinante, un quadro di Caravaggio o uno di Pollock non possono essere letti indipendentemente dal formato.
Ed è evidente come la tramatura dell’immagine (il sempreverde sulla destra) possa assumere l’aspetto di un pattern astratto, anche per il contrasto antinaturalistico con i rami spogli, cristallizzato dalla luce meccanica del flash. Lo sfondo piatto uniformemente e irrealmente nero introduce, secondo me, un tratto intellettualistico (immagino che l’aggettivo non ti piaccia) nel momento in cui azzera ogni tentativo estetizzante, come il laccio di rafia a vista, una sorta di imperfezione che ci induce ad interrogarci. Cosa che ho fatto.
@Vilma – non la sento come intellettualistica… fatta proprio di stomaco e di getto. è davvero parte integrante del mio percosrso sul paesaggio degli ultimi anni. secca. zero concessioni. non facile, me ne rendo conto. ma come sai bene, se non la sentissi mia, non la esporrei.
ed è vero, ha bisogno di altro spazio. la sua misura ideale è intorno al metro, secondo me. che non mi va neanche di esagerare.
ma il bello delle immagini, di qualsiasi ceppo, è che sono, anche, meravigliosamente soggettive.
se proprio proprio mi rimbalza sempre in testa, da un po’, certe danze macabre
si intuisce l’attento ‘labor limae’ attorno al minimo indispensabile, ma per la foto vorrei un disclaimer, ho troppe incertezze su quel nero opaco di sfondo, sul laccio verde lasciato in vista, l’accostamente tra il sempreverde e la foglia caduca……
notturna vilma. vento. rafia. flash… ha dei precedenti. tutti finalizzati al collezionismo. il cui formato minimo di stampa è 50 x 33 cm c.ca e poi più grande
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@Vilma forse intendiamo la stessa cosa: la mancanza di compiacimento. Personalmente penso che la serie sul paesaggio non indugi e vada diritta per una strada propria che non ha modalità visiva se non quella difficile imposta. Mi inebria e mi stupisce (penso ai cimiteri e alle piante) e molto anche perché mi chiarisce che una visione paesaggistica è possibile oltre Ghirri. Finalmente!
@Andrea – azz… interessante. ma lì così non è condito. definire meglio per favore. ci tengo
Posso allegare una foto qui? Sennò ti faccio vedere dillà l’evocativo …
non è possibile allegare foto nei commenti… passa di là giovanni
Che poi uno ci riversa un po’ di suo, in tutte (certe) immagini. Quella sopra è meravigliosamente evocativa, per me. A Roma dicono ” famose a capi'”, ecco …
evocativa giovanni?
Centellinare parole, non servono o, se concesso, servono ad altro. Meravigliosamente soggettive, le immagini. Ciao. G.
soggettive sicuro, giovanni. a volte non meravigliosamente :)
@Laudomia@Efrem – probabilmente mi sono espressa male, ciò che intendo per ‘intellettualistico’ è il contrario di casuale, inconsapevole, accidentale, così come per ‘estetizzante’ intendo ricercato, intenzionalmente sofisticato, strumentale ad un precostituito effetto. Non sono concetti necessariamente negativi, anzi, sono due parametri fondamentali per la lettura di ogni opera visiva.
Il fatto che Efrem non senta/veda/riconosca il risvolto ‘intellettualistico’ del suo lavoro è proprio perché gli viene così, senza mediazione (“di stomaco e di getto”), ma ciò non significa che non ci sia.
Un’estetica ‘poco canonica’ è comunque un’estetica, basta pensare come un fenomeno così dirompente quale la pop art costruisca la sua estetica proprio sulla negazione dell’estetica, dando vita inevitabilmente ad una estetica della non-estetica (e non è solo un gioco di parole).
Anche le foto di Efrem hanno una loro estetica, che etimologicamente significa che sono capaci di ‘dare sensazioni recepite attraverso i sensi’, ma non sono estetizzanti, cioè compiaciute e posate, tese a ricercare un effetto appunto ‘estetico’.
@Vilma – ma io mica l’ho recepito come negativo :) intellettualistico però come dicevi prima mi storce appunto lo stomaco. è più forte di me
Mentre leggevo i commenti (pochini, come mai?) è comparso quello di Vilma e la tua risposta. Sinceramente non riscontro una posizione che non si concede all’estetica ma semmai ne riflette una poco canonica. Vero che è nettamente antinaturalistica come dice lei, Vilma, Ma non la trovo “intellettualistica”. E rimanda a altre opere che ho visto, sempre di Efrem, sul tema del paesaggio. Concessioni molto minime, su questo concordo Vilma.
@Laudomia – pochini… sarà un luogo respingente :)
azz….
In effetti credo che il grande formato (una foto di 50×33 cm è enorme!) aggiunga molto, la dimensione, ce lo ha insegnato anche la pittura, è già di per sé un elemento espressivo determinante, un quadro di Caravaggio o uno di Pollock non possono essere letti indipendentemente dal formato.
Ed è evidente come la tramatura dell’immagine (il sempreverde sulla destra) possa assumere l’aspetto di un pattern astratto, anche per il contrasto antinaturalistico con i rami spogli, cristallizzato dalla luce meccanica del flash. Lo sfondo piatto uniformemente e irrealmente nero introduce, secondo me, un tratto intellettualistico (immagino che l’aggettivo non ti piaccia) nel momento in cui azzera ogni tentativo estetizzante, come il laccio di rafia a vista, una sorta di imperfezione che ci induce ad interrogarci. Cosa che ho fatto.
@Vilma – non la sento come intellettualistica… fatta proprio di stomaco e di getto. è davvero parte integrante del mio percosrso sul paesaggio degli ultimi anni. secca. zero concessioni. non facile, me ne rendo conto. ma come sai bene, se non la sentissi mia, non la esporrei.
ed è vero, ha bisogno di altro spazio. la sua misura ideale è intorno al metro, secondo me. che non mi va neanche di esagerare.
ma il bello delle immagini, di qualsiasi ceppo, è che sono, anche, meravigliosamente soggettive.
se proprio proprio mi rimbalza sempre in testa, da un po’, certe danze macabre
si intuisce l’attento ‘labor limae’ attorno al minimo indispensabile, ma per la foto vorrei un disclaimer, ho troppe incertezze su quel nero opaco di sfondo, sul laccio verde lasciato in vista, l’accostamente tra il sempreverde e la foglia caduca……
notturna vilma. vento. rafia. flash… ha dei precedenti. tutti finalizzati al collezionismo. il cui formato minimo di stampa è 50 x 33 cm c.ca e poi più grande
Non hai bisogno di altro: questa fotografia urla. Vera emozione. Grazie Efrem.
e ridurrò ulteriormente… un po’. sì. grazie a te ermanno