I gatti se ne fregano.
Della fotografia, della fotogenia, della bellezza, dell’utilità, della riverenza.
Dei media, dei social, delle gallerie e dei musei sulle cui pareti ogni tanto
transitano loro malgrado.
E malgrado ciò che ne pensiamo noi.
Di te, di me, i gatti se ne fregano.
Di me meno.
Della mia fotocamera, qualsiasi forma abbia, meno.
E non è un azzardo, non una presunzione: non pretendo nulla da loro.
Non pretendo nulla da me.
Entrambe le cose i gatti le percepiscono: zero pretese.
Quindi posso beneficiare di una dose di complicità.
Che non riguarda immediatamente la fotografia.
Ma l’accesso a una relazione.
La cui conseguenza dialettica, questa sì, riguarda la fotografia che intendiamo restituire.
E questo vale per tutto.
Qualsiasi soggetto, animato o meno.
Fosse anche un pilastro di cemento in mezzo alla campagna…
Una fanciulla biotta, in piedi davanti a me…
Una superstar qualsiasi, molto attenta ai media o una qualsiasi persona che come il gatto, se ne frega.
Tutto è uguale.
Tu no.
© Efrem Raimondi. All rights reserved.
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Si. E questo vale per tutto. Hai proprio ragione, o perlomeno condivido le tue stesse ragioni.
Questo si chiama amore incondizionato, quello libero, quello vero. Grazie Efrem!
grazie a te Luciana
Caro Efrem , non sono proprio così sicura che se ne freghino xche’ osservano tantissimo , tutto , nulla sfugge loro . Dalle mie 3 imparo tanto , e mai raggiungo la loro saggezza .
Grazie X questo spuntino mentale , xche ‘ sempre più mi rendo conto che dobbiamo nutrire il cuore ed il cervello
ma in effetti non è che se ne freghino Eliana. semplicemente credo che tutto quanto non sia per loro essenziale gli sia indifferente. della fotografia cosa gli può importare?
Per quali vie il fotografo capisce che il momento di scattare è proprio quello? Istinto? professionalità? ispirazione? “la fotografia che intendiamo restituire” è già nella mente del fotografo? Come la forma che per Michelangelo già esiste prigioniera nel blocco di pietra, così la foto esiste già come archetipo nella mente del fotografo che la riconosce e la pesca nell’indistinto panta rei del tempo?
Dove tutto è uguale e una cosa vale l’altra (“Tutto è uguale. Tu no”), è il fotografo ad essere diverso da tutti gli altri fotografi ed è questa diversità, in fondo, che vuole restituire. Ma non c’è in tutto ciò un’implicita contraddizione?
semplicemente perché lo vedi, vilma.ciò che vedi coincide con una visione più ampia. e in qualche modo quello è un tassello. che riconosci. e vale sia per una immagine come questa a Strip, che per un posato. o qualsiasi altra cosa.
in fondo sì, è come una forma, diciamo così, preesistente – senza disturbare michelangelo. ma è proprio così.
e quindi di conseguenza è ancora un sì, è l’autore a essere diverso. a essere soggetto. nell’indifferenza di tutto il resto. e la contraddizione, che esiste, è vitale.
non so se mi sono spiegato. però ci credo
Mi scrutano, e io scruto loro, uno dei due mi segue al mattino appena scendo dal letto, ogni giorno, ha una carezza ad appuntamento, in cucina mentre preparo il caffè che da inizio alla giornata. Non ne avevo avuto fino allo scorso anno, più li osservo più capisco quanto carattere abbiano.
sono tostissimi Eugenio. e fotograficamente possono insegnare molto. perché sono molto riflessivi
dovresti vedere le foto di Pat Ventura…non male
non tanto io Antonio… forse i diretti disinteressati
totalmente liberi e pieni di stile…
La prima cosa che dico è che la fotografia è splendida senza se e senza ma. La seconda è sulla chiusura: Tutto è uguale. Tu no.
Qui in cinque parole c’è tutto il senso della fotografia. Stima totale. Ciao Efrem
ciao Paolo. grazie
Certi giorni vorrei andare a scuola dai gatti.
Come sempre acuto e irresistibile, grazie Efrem.
da loro ho imparato – e imparo – molto. anche fotograficamente. per esempio sul concetto di bianco. e di nero.
grazie a te Alessandro
adesso ne ho tre, ognuno con la propria indipendenza. a volte li osservo…anticonformisti…e mi piace
Gli amati amici.
molto amici Daniele