INTERNI magazine – Dicembre 2017

Efrem Raimondi for INTERNI magazine
INTERNI magazine 677 – Dicembre 2017, cioè adesso.

Sofas at work è un lavoro il cui soggetto è il divano.
Gli imbottiti, tutti, ho sempre amato ritrarli. E non so dire se prediligo la poltrona al divano o viceversa.
Ma sono due percorsi fotografici molto diversi.
Anche per come occupano lo spazio.
Anche per come ti guardano.

Si tende a credere che trattandosi di oggetti non siano dialettici: fermi lì dove li mettiamo e mai una reazione.
Non è così.
Tanto per cominciare è ormai assodato che hanno una memoria…
Poi, per me, è come ritrarre qualsiasi altro. O altra.
Io non distinguo. Sul mio piano non c’è distinzione.
E la relazione è solo diversamente modulata.

Potrei anche parlare di omologazione e divergenza.
Di uno spazio comune dove esercitare una distonia vitale.
Proprio perché questo lavoro, per me, nasce da questo.
Potrei insistere. Ma non lo faccio.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Efrem Raimondi for INTERNI magazineEfrem Raimondi for INTERNI magazineEfrem Raimondi for INTERNI magazineEfrem Raimondi for INTERNI magazine© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Camden by Rodolfo Dordoni per Molteni&C
SAKé by Piero Lissoni per B&B Italia

Lovely day by Marc Sadler per Désirée
Jacques by Rodolfo Dordoni per Minotti

206 8 Cube by Piero Lissoni per Cassina
Modernista by Dashi Levien per Moroso

Adda by Antonio Citterio per Flexform
Loom by David Lopez Quincoces per Potocco.

Cover by Olimpia Zagnoli

Stylist: Nadia Lionello.
Assistenti fotografia: Nicole Marnati e Giulia Gibilaro.
Studio: M8STUDIOS

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27 thoughts on “INTERNI magazine – Dicembre 2017

  1. Gentile Efrem, ho letto con molta attenzione il tuo BLOG (spero si dica così, io sono un analfabeta dei nuovi linguaggi e forse mi viene perdonato per la mia ormai tarda età e limitata cultura).Mi limito al paragrafo del tuo discorso relativamente da “Si tende a credere”…fino a “diversamente modulata”.
    Sono assolutamente in accordo con te che gli oggetti in generale, sia divani o poltrone oppure bottiglie o matite etc abbiano un loro carattere,e se mi permetti, in senso laico, anche un’anima. Provocatoria e dispettosa, pronta alla sfida. Il tuo BLOG è affascinante e spero di avere “estrapolato” il cuore di questa tua riflessione. Sono contento di avere un certo conforto da un fotografo come te e ti ringrazio di averne fatto partecipi tutta una serie di fotografi ( io per primo) che raramente in “provincia” possono discutere di questi argomenti. Buon lavoro e grazie.

    • ti ringrazio Vaco, sei molto gentile. e apprezzo la gentilezza. molto.
      concordo assolutamente che certi oggetti – forse tutti – abbiano anche un’anima: se no la memooria da cosa verrebbe?
      quanto alla provincia non credo che nessuno di noi, tu e io inclusi, ce ne preoccupiamo… la fotografia viaggia e si infila ovunque. anche quando le porte son chiuse trova il modo per volare.
      grazie ancora

  2. sintetico ed elegante come cio che hai ritratto. Che non è facile come tutte le sintesi.

    vado a comprarlo, poi me lo scarabocchi con una X . ;-)

    • perché è un luogo dove occorre anche una gran conoscenza tecnica. poi, per uscire dal genere, un proprietà di linguaggio. le due cose abbinate creano un certo imbarazzo.
      in più c’è il fatto, l’equivoco, che sia fotografia commerciale. trascurando il fatto che poi è sempre l’autore a fare la differenza.
      ed è paradossale Viola, perché se c’è un luogo dove produrre fotografia che ti faccia anche crescere, questo è il design.
      basta che si sappia cosa diavolo fare.

      comunque qui, forse lo dico meglio: https://blog.efremraimondi.it/fotografia-e-design/
      ciao!

  3. Interessante quella che io leggo come una svolta grafica del tuo linguaggio, molto coerente con la grafica della copertina e con il titolo, “human technology” .
    E interessanti le presenze umane, anonime (di nessuna si vede il viso) e un po’ irreali sia nelle pose che nei colori, vagamente robotizzate.
    O no?

    • non saprei vilma. alcuni toni grafici li ho sempre graditi… davvero non saprei.
      il rapporto con la copertina è casuale: l’ho vista in edicola.
      non saprei se robotizzate… forse anche. l’intento era di massificare, uniformare, omologare. quindi sì, forse la deriva robotizzata ci sta.
      poi davvero, certe cose vengono facendole.

  4. Se potessi, comprerei diverse tue foto degli oggetti di design, sappilo!
    Come fotografi tu il design e i designers nessuno. Punto!

    Uh! Nella galleria con la quale collaboro è in corso una mostra su Levanti… difficile non pensarti ogni volta che vado.
    Pure la mia mamma ha ri-scoperto le tue foto, sul tuo sito :D

    • be’ Iole, un accordo lo possiamo trovare, sappilo :)

      giovanni levanti mi è caro. ho ritratto sia lui che diversi suoi pezzi. se lo incroci salutamelo tanto.
      e salutami anche tua mamma.
      a te un grazie e un abbraccio.

  5. Bella la scelta di rendere anonime le persone anche nell’abbigliamento per far risaltare l’eleganza e personalità dei divani. Non collocare i divani in ambienti li rende di tutti. Comunque la figura femminile seduta con l’ombrello color arancio mi piace tantissimo, foto elegante a mio parere.

  6. Lavoro splendido da qualsiasi parte si veda: non è per niente facile raggiungere un livello di sintesi espressiva di questo tipo. Complimenti Efrem.

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