AFIP (Associazione Fotografi Italiani Professionisti) e GRIN (Gruppo Redattori Iconografici Nazionale) hanno organizzato questo talk, presentato da Mariateresa Cerretelli e condotto da Giovanni Gastel: Blog e Fotografia.
In Triennale, Milano, sabato 28 giugno alle h. 10,00.
C’è Settimio Benedusi, c’è Renata Ferri, c’è Toni Thorimbert. E ci sono anch’io.
Sinceramente non so cosa aspettarmi… non ho idea di come sia partecipare a un Talk. Chissà se anche show…
Lo scoprirò lì.
Nel frattempo dico la mia sulla questione blog. E fotografia annessa.
Un po’ come mi viene senza pensarci troppo.
La progressiva espulsione della fotografia, cioè di un linguaggio, da parte dell’editoria periodica, a vantaggio di fotografie passepartout raccattate gratuitamente ma anche esplicitamente prodotte a prezzo stracciato, ha creato un vuoto.
Che non riguarda solo i fotografi, ma anche e soprattutto i lettori.
Che stanno emigrando in massa, come le continue dichiarazioni di crisi da parte degli editori confermano.
Ci sarebbe una soluzione, io la conosco. Ma non la dico.
Il rapido espandersi del Web, con dinamiche prima decisamente BLOB e via via sempre più selettive, del tipo trova ciò che cerchi se sai cosa vuoi, non solo ha favorito, ma quasi preteso lo sviluppo di media sempre più precisi – e il blog è un medium – in grado di affrontare una domanda di fotografia enormemente cresciuta.
Una quantità senza precedenti, dai parametri incerti, soprattutto nelle giovani generazioni.
I blog si infilano qui, e in maniera trasversale intercettano questa domanda variegata.
Verrebbe da dire che ognuno ha un suo blog di riferimento.
Più d’uno anzi.
Non esiste un format. E ogni blogger fa un po’ come gli pare secondo propensione e interessi. Ma è evidente, subito appena si sfoglia, la coincidenza tra il medium e la persona.
Insomma, anche il tuo blog è parte integrante del tuo linguaggio.
I fotografi sono stati tra i primi a capirne le potenzialità.
Perché direttamente coinvolti. Molto più coinvolti di qualsiasi redattore, giornalista, o photo editor. Anche perché la testa sul ceppo era la nostra.
Parlo di fotografi, di qualsiasi credo ma fotografi. Quelli cioè che hanno una Partita Iva o una qualsiasi posizione fiscale aperta che li identifichi come tali. La qualità, la densità delle immagini è altra faccenda. E qui c’entra zero.
Io non sono un blogger. Sono un fotografo che ha un blog.
Uno spazio che si riflette, quasi combacia, con la mia fotografia e con l’idea che ho di fotografia.
É giovane… ha poco più di due anni. Perché c’è chi ci è arrivato prima e chi dopo. E io, dopo.
E sono anche un outsider. Che è una condizione coerente con ciò che ho sempre fatto. E soprattutto col come l’ho fatto.
Per questo l’incipit suona come una dichiarazione di guerra: Questo è un blog polemico.
Molto punk. Zero glam. Very snob.
Ma è così che sono… e così è questo spazio.
In questa circostanza voglio precisare meglio: la polemica è la condizione per me vitale per attraversare e affrontare questo periodo fluido e confuso. È l’esercizio della critica.
Questo qui dentro, perché quando fotografo non esercito niente, fotografo e basta.
Non un inno alla rissa verbale, che proprio detesto: o kalashnikov o champagne.
Ma anche tutt’e due. Non nello stesso momento però.
E la fotografia è lo strumento per raccontare l’idea di mondo.
Quando ho iniziato col blog, il mio intento era mettere al centro la fotografia che mi corrispondeva. Mia o di chiunque altro. E questo è.
Infischiandomene del consenso o del dissenso mediatico: c’è in giro una giovane generazione di fotografi o aspiranti tali che è formidabile. Ma che si trova nel bel mezzo di un periodo veramente di merda. Tutti, anche noi che non siamo più ragazzotti… ma loro molto di più.
E non è solo una questione economica, anzi questa è la conseguenza, non l’origine del problema… ma soprattutto si è come in mezzo a un limbo bianco perfettamente illuminato. Anche un po’ sovraesposto a guardarlo. E non si vedono più confini. Così ti sembra di poter andare dove ti pare. E invece sei fermo sempre nello stesso punto, che anche se hai fatto un passo o sei metri, il risultato è lo stesso.
Questo è essenzialmente il motivo del mio blog: un luogo dove si cercano argini.
E non dove tutto e qualsiasi cosa è lo stesso.
Perché i distinguo sono la condizione della dialettica. E del linguaggio.
A me interessa la fotografia, le fotografie sono il mezzo per farla.
Senza menarsela troppo. Senza musi tirati e calcinacci al seguito.
Ma anche senza sembrare Marzullo.
© Efrem Raimondi. All rights reserved.
Questa la prima immagine del primo articolo di questo blog: 21 febbraio 2012.
Welcome!
© Efrem Raimondi. All rights reserved.
Nel pomeriggio il programma prevede dei portfolio reading, come da locandina.
Il blog, questo sconosciuto.
Bisogna risalire fino al ‘700 per trovare, nella raccolta delle ‘OEuvres’ di Bernard le Bovier de Fontenelle (1657 – 1757) la definizione di ciò che egli chiama ”…il luogo dove le persone amano trovarsi per conversare piacevolmente”, il Salotto letterario. Nato in Francia come mezzo per esercitare il diritto di opinione, è uno spazio di riunione, condotto e curato da un anfitrione, in cui intellettuali, studiosi, letterati si riuniscono per dibattere o conversare su argomenti di attualità legati alla cultura, alla politica, alla mondanità.
Poi viene il ‘Caffè Letterario’, punto di raccolta delle discussioni tenute in un caffè vero e proprio, gestito a Milano dal greco Demetrio, dal quale nel 1764/66 prende vita un periodico chiamato proprio ‘Il Caffè’, fondato da Pietro Verri: il giornale, poco più che un foglio culturale, diviene rapidamente riferimento per un variegato pubblico di lettori che, nello spazio del caffè e sulle pagine del giornale omonimo, diffondendo il pensiero illuminista, realizza un’intesa sociale di forma nuova, trasversale a uomini e ceti di diversa estrazione.
La carta stampata diventa il primo ‘media’ che, nella comunicazione dell’epoca, può influire sulla formazione di un’opinione pubblica, sulla cultura in generale quando non addirittura sulla politica: il giornale infatti si rivela subito veicolo agile ed efficace per stabilire contatti con gruppi organizzati portatori di istanze sociali grazie alla partecipazione e alla collaborazione dei lettori, inaugurando nuove pratiche sociali di natura sia reale che simbolica.
L’agorà greca, la piazza medievale, la corte rinascimentale, il salotto settecentesco, il caffè illuminista tracciano il percorso della vocazione sociale dell’umanità, certamente radicata nel ritorno utilitaristico che ne deriva al bene comune, ma anche alimentata da una sorta di volontariato culturale che non ha altro fine che diffondere le proprie esperienze, condividerne il senso, confrontarsi con l’opinione altrui.
Che nel momento in cui si esprime attraverso un mezzo pubblico, in quanto liberamente accessibile e privo di censure, diventa opinione pubblica.
Il blog è uno spazio sociale in cui oggi, nel villaggio globale, l’opinione pubblica si esprime aggregando tendenze del pensiero collettivo grazie ad internet che non solo ha reso possibile, ma ha dato un impulso senza precedenti ad un comportamento complesso quale la tendenza a socializzare (che ha origini biologiche in un’area neurale del cervello umano).
“ognuno ha un suo blog di riferimento” perché, in qualche modo, si riconosce nel blogger che “fa un po’ come gli pare secondo propensione e interessi” ma che comunque detiene un potere democraticamente espresso dai numeri. Intervenire su un blog, quindi, non è solo chiacchierare, ma costruire un consenso.
non ci piove, vilma. almeno per il momento.
ma se posso, a me piace distinguere sulla tipologia del consenso. che se vai in area social tout court si apre un capitolo con tante ombre
mi piace come lo definisci: un luogo dove si cercano argini.
E non dove tutto e qualsiasi cosa è lo stesso.
si!
senza presunzione, intendiamoci. l’ho anche ripetuto in triennale: senza alcuna presunzione
Ciao Efrem, ho trovato bellissima la definizione di blog come ‘estensione della tua visione’ che hai dato ieri. Ed è molto vicina al mio modo di pensare/usare il blog. Ci lavorerò sopra. Grazie.
@ Vilma. Hai perfettamente ragione: nella comunicazione/conversazione del blog gli attori sono due: il blogger e, soprattutto, il lettore. E il ruolo del lettore/commentatore ha, in rete, uno statuto molto diverso. Perché interviene direttamente sul senso/contenuto del post. Detta in altro modo: il lettore trasforma, ad ogni commento, il post in un’opera mai compiuta. Aperta, insomma. Ieri il tempo era pochino per affrontare in profondità una materia così complessa (e continuamente in divenire). Spero ci siano altre occasioni di riflessione. Il ‘Blog Day’ (una specie di convegno dei blogger di fotografia italiani, per adesso) che mi piacerebbe organizzare vuole essere una di queste occasioni. P.S. Io sono in debito con te di una risposta a un tuo commento. Non è per ‘autoreferenzialità’ più o meno compiaciuta: sono solo stato (e sono) travolto dagli eventi legati al mio trasloco. Ti prometto che onorerò il mio debito (anche perché mi obbliga a rivedere/approfondire alcune idee. Pensiero aperto, insomma). Buona domenica
in effetti enrico, a proposito, di trasloco, è possibile traghettare il proprio blog ANCHE in altri lidi. io ci sto provando…
assolutamente favorevole a un Blog Day!
Mi spiegherai cosa c’è dietro quel tuo ANCHE. Per il Blog Day ti considero già a bordo. A presto.
che comincio a pensare il blog come elemento autonomo, non necessariamente legato a faccende squisitamente fotografiche.
ma questo in effetti lo faccio da un po’. solo la consapevolezza è maggiore adesso. vedi il post INVETTIVA”.
on board!
@Enrico. La tua interpretazione di ciò che intendevo dire è perfetta, con il suo contributo “il lettore trasforma, ad ogni commento, il post in un’opera mai compiuta”, un work in progress che si sviluppa in modo rizomatico al di là delle intenzioni del blogger, il quale deve essere consapevole e rispettoso delle ‘regole’ della forma comunicativa che ha scelto (altrimenti è meglio che si faccia un sito).
Secondo me, Efrem è l’unico dei blogger presenti ieri che segue questo concetto.
Il tema della relazionalità si lega, secondo me, a quello dell’autorialità di cui ho appena scritto partendo, casualmente, da una intevista a Gastel. La morte dell’autore, come ne scrive Barthes già nel ’68, nell’epoca del blog e della condivisione vuol dire in realtà la nascita dei co-autori e ci obbligherà ad un sovvertimento dei nostri criteri di giudizio nella direzione di una estetica della relazione.
P.S. ……. riconoscendo al blogger la capacità/autorità di guidare la dicussione entro i propri binari e compatibilmente alle proprie intenzioni (voglio dire, non preoccuparti se non mi hai risposto una volta!)
ciao.
parli di critica, dialettica, linguaggio, tutti termini che mi piacciono, tutte attività che, per svolgerle, bisogna essere in due. tirando le mie personali conclusioni sull’incontro di questa mattina alla triennale sul tema ‘Blog e Fotografia’, mi sembra che uno dei due non ci fosse (o se c’era dormiva).
se credo di aver capito perché ciascuno dei relatori abbia sentito il bisogno di fare un blog, forma di comunicazione interattiva sotto forma di giornale di bordo, anziché un sito, non ho invece assolutamente capito cosa se ne faccia il blogger dei commenti dei suoi lettori, se gliene importa qualcosa, se li legge, se gli interessano, se li condivide, se ne trae spunto………
il discorso non vale per te che, nei fatti, dai puntuali riscontri a chi ti scrive, ma per altri (presenti e non presenti) il blog è sostanzialmente uno spazio autoreferenziale dove parlare di sé e “leggersi addosso”.
Giuseppe Granieri (“Blog generation”, 2009) scrive che i blog “non sono giornalismo” e neppure “un genere letterario”, sono luoghi in cui i contenuti si trasformano in “infrastruttura di discussione” grazie allo sviluppo di “una tecnologia che consente la pubblicazione immediata dei contenuti” e quindi l’apertura di dibattiti in tempo reale dove la condivisione di informazioni e saperi crea occasioni di crescita civile, sociale, culturale.
il che non confligge con il fatto che quello spazio rifletta il suo autore e faccia parte del suo personale linguaggio. anzi.
innanzitutto grazie per essere venuta vilma.
intendi dire che non si è detto dei lettori? e dei loro eventauli commenti? sì, forse era il caso di parlarne ben più dell’accenno che è stato fatto. ma poi sai com’è, basta una parola e si devia.
be’, credo che molto dipenda dai commenti. a me personalmente importa eccome! se una persona scrive e mi interpella direttamente, rispondo. e in alcuni casi sono anche spunto di riflessione. ma è anche corrispondente alla struttura di questo mio blog. però non penso proprio che i relatori di oggi, anzi i loro blog, siano spazi autoreferenziali dove parlarsi addosso. tanto che sono molto seguiti. ognuno con soggettività molto precise.
è vero, hai ragione… sono luoghi, i blog, che riflettono molto dell’autore. per ciò che mi riguarda in qualche modo sto sperimentando anche percorsi autonomi… ok la fotografia, ma il soggetto vero sta diventando il linguaggio tout court. estempraneamente
spero tanto sia possibile rivederla poi on line come le passate lezioni dato che,purtroppo,non potrò essere presente.sarà sicuramente un gran bel confronto tra fotografi che stimo molto
purtroppo no marco… c’è stato un problema. sorry…
Bellissimo testo, Efrem. Illuminante. Dovrei farcela a passare sabato mattina. Ciao
me lo auguro! sarebbe un gran piacere enrico. anche perché tre fotografi, tra loro diversi, e una photo editor, tutti impegnati sul fronte blog anche qui diversamente, mi sembra un’ottima occasione di confronto
Non posso mancare! E sono molto curiosa :-)
Ci sarò!
tu sei una persona chiara
mi piace! sei molto gentile giovanni…
Spero di esserci sabato,
sei il benvenuto