A me fanno sorridere quelli che Facebook non ci penso neanche…
Perché la questione social è un capitolo particolare, con eccezioni e distinguo.
Per dire: Questo Paese, cioè questo libro nasce da un gruppo infilato in Facebook…
WE DO THE REST
Ed è un esempio di come la parola Progetto qui abbia una valenza reale e precisa.
Infatti adesso è un libro.
Che si deve alla volontà e all’intelligenza di Fulvio Bortolozzo, e che è appunto il curatore.
Venticinque autori per settantacinque fotografie.
E come recita il sottotitolo, Osservazioni fotografiche nell’Italia contemporanea. Alcune di queste non sono tanto nelle mie corde, ma questo c’entra poco. Quello che conta è che partendo da Ghirri c’è chi cerca un altro binario espressivo. Perché mica è lo stesso paese, quello di Viaggio in Italia…
Nel 1984 e in quel fondamentale libro, c’era una certa caparbietà… una volontà oltre la ragione. A tutti gli effetti ha dato la cifra a uno sguardo ottimista. E la visione del paesaggio è stata un’altra.
Oggi non è più così. E bisogna trovare una cifra espressiva che sappia superare un ottimismo inesistente. Senza cadere nella facile, e anche un po’ didascalica, iconografia delle macerie… che palle!
Non è facile.
Benedetta Falugi – Mattia Sangiorgi – Tiziana Sansica – Luca Moretti – Antonio Armentano
Nino Cannizzaro – Gaetano Pareggio – Luca Capello – Luca Migliorini – Andrea Lombardo
Mattia Parodi – Bruno Picca – Roberto Bianchi – Domenico Cipollina – Sandro Bini
Paolo Fusco – Salvatore Lembo – Mauro Thon Giudici – Carlo Corradi – Ilenio Celoria
Rodolfo Suppo – Franco Sortini – Claudia Corrent – Giancarlo Rado – Giacomo Streliotto
In Questo Paese ci sono anche i testi di: Marco Benna, Gianni Mazzesi, Anna Mola, Enrico Prada, Nello Rossi, Umberto Sartorello. Più la prefazione di Fulvio Bortolozzo.
E anche uno mio. Una breve riflessione che qui ripropongo integralmente.
Il mondo è un altro. Stupisce che ci sia un buon numero di persone che non se ne siano accorte.
E il motivo è riconducibile a un solo fatto: non sono materialmente toccate dallo sconquasso.
L’ambito fotografia è di fatto uno dei più ribaltati.
Come sempre, la medaglia ha due facce.
Nella circostanza mi interessa solo quella che ha concretamente permesso questo progetto. Che è la faccia positiva quindi.
Quella che solo la centralità della rete, del Web insomma, rende possibile.
Quella che trova nella condivisione il plus dialettico.
Usando bene il setaccio l’arricchimento è indubbio.
E infatti siamo qui.
Quando è uscito Viaggio in Italia (1984), a cura di Luigi Ghirri, quello che realmente è accaduto è che è stato tracciato un solco visuale non solo sul paesaggio italiano in quel momento, ma sul modo di rappresentare e restituire il paesaggio tout court.
In ampia scala con gli accenti sul marginale e il silenzio.
Il distacco partecipato, potremmo dire. Tutt’altro che impassibile.
Che è diventato un binario.
Nel frattempo, anche l’Italia è un’altra. E le contraddizioni aumentate: noi siamo un paese insanabile.
E mentre il tempo ghirriano è ancora ottimista, in un certo senso progressista e partecipato, qui si prende atto che non è andata così.
E l’osservazione più distaccata.
Questo Paese, cioè questa produzione, questa fotografia, si trova in un punto intermedio.
Non è facile…
E il binario ghirriano non ancora metabolizzato completamente.
Solo che in questo caso vedo alcuni prodromi per una visione che è altro. Magari ancora parallela a quel binario, ma appunto non coincidente.
Insomma mi sembra che le basi per immaginare lo scarto, qui ci siano.
Ed è uno scarto salutare. Dobbiamo convincercene.
E insistere.
Milano, novembre 2014.
© Efrem Raimondi. All rights reserved.
Preview libro
Questo Paese, blog dedicato
Camera doppia, il blog di Fulvio Bortolozzo
Ho scelto un’immagine per autore tra quelle disponibili nella preview del libro.
Sempre nella preview sono leggibili tutti i testi.
Il tutto generato da una pagina Facebook.
Ma perché soltanto tre fanciulle?
© Efrem Raimondi. All rights reserved.
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Il progetto è molto interessante però sono propensa a concordare con Vilma: mi sembra di vedere una Italia diversa più che un modo diverso di vederla. Ma grande stima per Fulvio Bortolozzo e per chi ha collaborato. Ogni tanto la rete ci regala delle belle sorprese. Ciao Efrem!
ciao Valeria!
anch’io amo il cartaceo, ma siamo rimasti in pochi.
mica vero! comunque io amo le nicchie. e anzi…
Pingback: L’altra mappa del cielo. Questo Paese | La valigia di Van Gogh
@Efrem – scusa la sintesi, con consequenzialità intendevo la lettura in chiave storica di un passaggio dal ‘distacco partecipato […..] tutt’altro che impassibile’ all’ ‘osservazione più distaccata’ che lascia ‘immaginare lo scarto’. Io ci vedo un’Italia diversa, non una diversa lettura dell’Italia, ‘una visione che è altro’ è obbligatoria, sarebbe più difficile restare all’ottimismo ghirriano che inventarsene una nuova. Anche il viaggio di Ghirri ha avuto come esito una mostra e un libro.
Era il 1984.
Non conosco la natura del dibattito all’interno del gruppo di facebook né le modalità del lavoro preparatorio al libro, ma circa la centralità e le potenzialità della rete, secondo me bisogna distinguere tra l’opportunità, innegabile, di ampliare a dismisura contatti che poco differiscono da quelli che si potrebbero avere anche con un bando di concorso, in questo caso su invito, e l’opportunità di escogitare nuove forme di comunicazione pensate per la rete. Voglio dire, dato per scontato ‘il plus dialettico’ reso possibile dal web, la fotografia, che fra tutte le forme creative è la più tecnologica, alla fine torna ad essere un prodotto cartaceo, un bel libro con belle immagini……..
@Vilma sì… in alcuni casi lo scarto è molto leggero. ed è più una diversa italia. non sono però certo che sia più difficile restare a ghirri. se non hai davvero uno sguardo altro, l’emulazione ghirriana resta un porto sicuro. qui, in alcuni vedo lo sforzo ad altro. vediamo come procede.
amo il cartaceo.
@Vilma – calvino lo sapeva bene: è sempre stato così. anche adesso si insiste che era meglio prima. anche a fronte di differenze clamorosamente migliori. ma era meglio prima. è la memoria l’imputata.
sulla consequenzialità temo di non aver capito, perdonami.
mentre sulla centralità della rete, in questo caso è stata determinante: senza non ci sarebbe stato QUESTO PAESE. mi pare almeno
“A Maurilia il viaggiatore è invitato a visitare la città e nello stesso tempo a osservare certe vecchie cartoline illustrate che la rappresentano com’era prima ……….. per non deludere gli abitanti occorre che il viaggiatore lodi la città nelle cartoline e la preferisca a quella presente…..” (Italo Calvino, “Le città invisibili”)
voglio sottolineare il rischio dell’operazione nostalgia, già dichiarata nella lettura comparata con l’opera di Ghirri.
Possiamo dire che le foto di ‘Questo Paese’ sono prevalentemente foto ‘di paesaggio’ (naturale, antropizzato, urbanizzato, al lavoro, in famiglia, in viaggio, come spiega Bortolozzo nel video di presentazione ecc.)?
Se sì, possiamo aggiungere che il paesaggio è un luogo teorico e quasi letterario, un’immagine mentale diversa per ognuno, se persino una Convenzione europea definisce il paesaggio “parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni …..componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale, nonché fondamento della loro identità”.
Il punto di partenza è lo stesso che spinge gli architetti di oggi a cercare una metodologia moderna per leggere e progettare il disegno urbano, all’origine ci sta il bisogno di ‘dare significato’ insito nell’uomo, non solo fotografo, in base alle esperienze personali che gli fanno ‘significare’ il mondo, passato attraverso il filtro della propria sensibilità e capacità d’osservazione e divenuto habitat culturale.
Curiosamente, mi pare che sia tu più fiducioso dello stesso Bortolozzo nella possibilità di una lettura consequenziale delle immagini proposte, almeno a giudicare da ciò che ho letto/visto.
La centralità della rete mi sembra poco determinante, certamente non decisiva, ma forse sono io che non capisco.
@Vilma- dico la mia appena esco dall’apnea…
@Fulvio. Ma infatti non ho dubbi sulla serietà della selezione: quindi a maggior ragione mi domando a cosa sia dovuta la scarsa presenza. Forse noi siamo piú timide nel proporci e abbiamo molte fisime. Non so spiegarmelo.
@DIletta – sorry… “solo della”. :-)
@Diletta – la selezione per il libro ha tenuto conto della solo qualità delle serie candidate: «senza distinzioni di sesso, di razza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». ;-)
onorato di questo tuo testo nel libro.
@Carlo – :)
@Efrem, su questo siamo d’accordo. In generale questo aspetto è cambiato. Prima intendevo dire che non è l’elemento principale del progetto. Però come anche tu sottolinei non lo dimenticherei perché fa parte di un’evoluzione e lo stesso Fulvio oltre che fotografo è un ottima penna e curatore. ;)
Bella storia questo progetto! E ognuno con i propri mezzi può continuare prendersene cura. La cosa curiosa è che anche i writers sono in realtà fotografi, o quasi tutti, e questo è un altro aspetto, minore se vogliamo, di questo progetto. E buon viaggio, in questo paese.
@Marco – non è poi così minore in ambito più generale che i fotografi scrivano. qualcosa è cambiato.
e che buon viaggio sia
@Diletta – io no ne ho idea. eppure nel gruppo dove tutto è nato, cioè we do the rest, di fanciulle ce ne sono…
Efrem anche io ti sono grato, Grazie
@luca – no ma davvero… di cosa? c’è solo una persona da ringraziare: fulvio.
Veramente molto interessante! Complimenti a Fulvio Bortolozzo e a tutti i fotografi.
Già: come mai solo tre donne?
La tua attenzione è stata un motivo d’orgoglio per me. Sinceramente grazie
@Antonio – è un lavoro che mi interessa molto. ti ringrazio a mia volta per la cortesia
Caro Efrem, l’altro giorno abbiamo parlato della figura del photoeditor, della forza che ha (io nessuna ormai), del potere, etc etc…
Ecco, vedendo questo post, ho capito ancora di più e ti ringrazio…
@Sara Emma – io invece non ho capito. ma ti ringrazio a mia volta
Grazie di cuore Efrem! :-)
@Fulvio – veramente un piacere. giuro