Se questo di Mariangela è un ritratto, ci intendiamo.
E posso procedere.
Se non lo è, procedo comunque. Anche da solo.
Mi chiedo però cosa ci fai qui a questo master…
Sul set tutto è a posto: fondale bianco da metri 2,70; generatore flash e torcia appesa a una giraffa con un diffusore Octa; polistiroli da 3 metri col lato nero a segnare i fianchi.
Esposizione fatta e io al mio posto con la fotocamera in mano.
Tutto come dev’essere per procedere nella direzione che ho prefissato.
Poi succede che guardando in macchina vedo un’altra Mariangela.
Una traccia ineludibile.
Mi avvicino. So che sfuoco, lo vedo. Allora insito: mi avvicino mirando il fuoco minimo raggiungibile, le spalle. Cioè il margine del maglione.
E vedo bene questo splendido ovale arabo. Meglio di prima.
Lei ride e io scatto.
Fine.
Non ho altro da fare, se questo è un ritratto.
Se invece non lo è, idem: non c’è altro che possa fare.
NOTA
Durante il master di ISOZERO Lab. Sul ritratto.
Lei partecipa. Potrei quindi dire che è una mia studente – studentessa…
Così come tutte le persone che partecipano.
Sul piano formale è così.
Però non descrive bene il rapporto, con lei e con tutti.
Perché non conosco altro modo di fare fotografia se non quello di darsi senza riserve: vivo nel presente e dove mi trovo è tutto.
Il resto è altrove. In un altro tempo.
Uguale quando ritraggo uno sconosciuto, quando è un assignment, fosse anche una superstar: succede sempre qualcosa che cambia tutto.
Basta un niente a volte. E tutto parte dalla fotografia che sto facendo. Non so com’è ma davvero è lei a cambiare la relazione.
Per questo riesco a essere sempre molto diretto.
E in questo sono ricambiato.
Se questo è un ritratto…
© Efrem Raimondi. All rights reserved.
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Tu Efrem sei uno dei pochi che quando spazza, spazza: stima e rispetto
grazie per la stima Edo
Buonasera, riporto pari pari un commento scritto alla stessa Mariangela. Faccio questa premessa sul “pari pari” perchè altrimenti le parole sarebbero incomprensibili e poi perchè l’occasione mi sembra proficua per ribadire che nulla è “pari pari” e che non c’è nulla di piu diverso del simile!
“Bellissimo! Come scrive mi ricorda il mio maestro Sergio de Benedittis che nn c’ è più…era fissato x Peter handke… mi piace la sfocatura e che sia messa a fuoco la base del collo che è il punto di congiunzione tra la parte più bassa del collo.e quella più alta del tronco.. è come dire: io qui arrivò, il resto del volto, del cervello, la sede della mente e delle emozioni è qualcosa di davvero indefinibile ..per essere definita!”
buonasera carla. devo essere sincero, a tutto questo non ho pensato. non che non abbia un valore, ma semplicemente non ho pensato.
è stato più un gesto il mio, non un pensiero a monte.
Menomale!
Invece io non ci capisco niente
il punto, giorgio, è che non c’è niente da capire
Siamo in una cappa chiusi dentro a un recinto e poi succede che il recinto si spalanca: questo ritratto spazza via tutto senza nemmeno pensarci. meravigliosamente Efrem
urca! grazie aloisia… non so cosa dire
Vabbé, così però mi parte un ventricolo…
ma smettila :)
Continuo a guardare senza riuscire a trovare le parole per dire cosa mi dà: tanta roba che non riesco a descrivere, come fossi ipnotizzata
è un ottimo stato quello dell’ipnosi Angela. che appunto ci permette di non dover descrivere nulla. a volte un sollievo :)
A me piace il tuo approccio alle persone , alla fotografia ! Chi decide il ritratto siete voi due ! Un “biritratto”
È un ritratto senza se !
credo che una fotografia sia sempre il prodotto di una relazione. sempre. chi la decide davvero, Carmen, è la visione dell’autore. dipendiamo dal suo sguardo.
poi appunto sì, l’interazione ha un peso. complesso da dire in questo piccolo spazio…
che poi, sai che non ho idea se a Mariangela piace o meno? credo non l’abbia neanche vista.
già !
Grazie Efrem. Sempre.
urca! proprio sempre sempre Beatrice? :)
grazie a te.
Diretto diretto: stupendo!
convengo: diretto diretto. grazie Alba.
La forza di questo bellissimo ritratto io la vedo nella tua capacità di raccogliere il suo gesto di totale disponibilità a darsi e di trasformare il tutto in energia espressiva. Mi chiedo se questo sfuocato che racconta un’infinità di cose sia di lei ma anche di te, può annoverarsi tra i mossi che personalmente sto cercando di acquisire come mio linguaggio espressivo.
intanto grazie, Fiammetta. attenzione: lo sfuocato non è il mosso. sono due luoghi diversi e hanno con lo spazio, qualunque sia, un rapporto e un esito diverso.
se vuoi ne parleremo.
Secondo me lo sfuocato è più suggestivo del mosso, crea una deriva dei sensi, ha più margine di incertezza, esprime una volontà precisa e una gamma di possibilità che non si rivelano nel mosso, che è più definitivo. O no?
buongiorno vilma. dico solo la mia: due luoghi diversi. il mosso – dipende poi quale – altera l’idea di spazio. lo penetra materialmente. ma davvero è più complesso produrlo. lo sfuocato resta bidimensionale. e sì, forse è più preciso nel creare il tuo piano di incertezza emotiva
…e questo è solo un inizio, ma è anche un percorso che dura da anni.
Grazie,
non ho capito Tommaso però sento che mi piace ugualmente