Ci sono facce che riconosci.
Le hai incrociate da qualche parte chissà dove e chissà quando.
E in qualche modo si sono sedimentate.
Te ne accorgi che è così perché quando le rivedi riemerge la prima immagine.
Quella che avevi fotografato solo mnemonicamente.
Questo è il mio tarlo: dare luce alle facce che memorizzo.
Che non sono tante… perché le facce di cui parlo corrispondono a dei topos figurativi. Riconoscibili anche per strada, anche in coda in tangenziale, anche alla luce fioca dell’intervallo al cinema.
Ne cerco lo sguardo. E quando lo trovo vorrei fermarlo fotograficamente all’istante.
Così com’è.
Si può lasciar perdere tutto il resto, tutto il contorno… che te ne fai dei capelli, che te ne fai delle orecchie, che te ne fai degli zigomi, che te ne fai? Che tanto è conforme all’epoca e tutto sommato intercambiabile.
Non lo sguardo. Il vero identikit, il tuo respiro.
E che viene infatti coperto o pixellato a tutela dell’identità.
Il resto è carrozzeria, più o meno metallizzata.
Solo che è raro si possa fermare fotograficamente uno sguardo, lì dove si incrocia.
Ci pensa la memoria a immagazzinare. E siccome la memoria, per essere tale, è un fatto dinamico, si ripresenta sempre all’appuntamento.
Non ha importanza che ti restituisca con precisione luogo e ora della registrazione, è la visione che conta.
Con Sebastiano Filocamo è andata esattamente così… io l’avevo già visto.
E il suo sguardo già incrociato.
Ed è clamoroso, perché il fatto che sia attore e che le probabilità di averlo visto mediato dal mezzo, cinema o teatro l’è istess, fossero molto alte, non mi ha neanche scalfito: ero e resto certo di averlo incrociato.
E comunque quando mi è stato davanti non ci ho pensato due volte… l’ho fotografato per come lo ricordavo. Per come la memoria me lo aveva restituito.
Il fatto che immagine memorizzata e immagine restituita coincidano, è liberatorio.
Perché finalmente uno sguardo ha trovato la sua faccia.
E io ho un tarlo in meno.
Antefatto.
Così: maggio 2012, tramite FB – ancora – ci conosciamo; quella faccia mi ricorda uno sguardo, o viceversa; so che deve uscire il film Tutti i rumori del mare, opera di Federico Brugia con Sebastiano protagonista; gli chiedo di ritrarlo; luglio 2012, cortesemente accetta, viene da me, tiro su un fondo bianco in tela da 1,50 x 2, impugno la fotocamera, luce ambiente, inquadro e scatto. Fine.
Poi… vado alla prima di Tutti i rumori del mare, e mi piace davvero.
Annoto che sono proprio contento di avere ritratto Sebastiano Filocamo.
Flash back: ma l’ho visto in Una pura formalità!!! Film di Giuseppe Tornatore.
Boh…
Che però però… dal mio punto di vista sono riuscito a ricongiungere uno sguardo memorizzato con la faccia di una persona. Stop.
© Efrem Raimondi. All rights reserved.
© Efrem Raimondi. All rights reserved.
Fotocamera Hasselblad H3D II-39 con 80/2,8 + Extension tube 13 mm per la prima immagine.
Luce ambiente.
il sorriso etrusco è quello dell’apollo di veio, la sua derivazione è greca, ma conserva una sorta di primitività, uno spirito dionisiaco sotto la sua perfezione apollinea che ci rimanda alla notte dei tempi.
lo sguardo di filocamo è uno sguardo etrusco.
in una faccia di un improbabile milanese di più probabile origine siciliana.
l’ora e il luogo non contano, ma forse si può azzardare che quello sguardo lo hai incrociato su qualche stradina scavata nel tufo, in quanche antico anfiteatro, in un’altra vita, naturalmente.
etrusco. concordo. ed è ciò che mi è passato per la mente.
in un’altra vita non saprei, ma anche questa ci può stare: che forse la memoria abbia capacità di sopravviverci?
La prima foto in particolare è uno dei miei/tuoi ritratti preferiti. Mi piace come la luce naturale diffusa e riflessa racconta i volti e trova la luce in fondo allo sguardo. E’ una luce carezzevole, che per contrasto racconta un volto vissuto meglio di qualsiasi luce sparata o contrastata. Secondo me.
in effetti è così che mi è stata restituita, al “naturale”. io ho solo applicato. nutro un certo affetto anch’io per questo ritratto. ma ti garantisco che siamo in pochi. non è così amato…
di primo acchito me ne stupisco, poi pensandoci meglio mi pare torni con lo “spirito del tempo”.
Ritratti energetici! E poi questo post sullo sguardo è molto coinvolgente e dolce. Sebastiano Filocamo sembra un conquistadores portoghese: il fatto che sia un attore ti ha aiutato?
indubbiamente non è trascurabile il fatto che sebastiano filocamo sia un attore… nel suo caso è stato un vantaggio. ma non è scontato
è certo uno sguardo di quelli che restano dentro.
ma gli hai fatto due foto ad occhi chiusi……
sguardo interiore :)
Uno sguardo che ti colpisce non si dimentica mai. Si può lasciar perdere tutto il resto…
quanti sguardi ci sono, percentualmente, che ti colpiscono?
bella domanda!
come dici tu ci pensa la memoria ad immagazzinare…
in percentuale non saprei, non riesco a quantificare in numero…
Se si dimentica tutto il resto…pochi ma tosti
Le facce le ricordo tutte, ma non sono sguardi…
col tempo invece ho imparato a selezionare… la memoria si difende e usa il setaccio
Grazie. Sempre belle e importanti riflessioni. Grazie.
a te paolo
Meravigliose fotografie e ancora tanta roba. Non ho visto Tutti I rumori del mare: voglio vederlo. Grazie Efrem
non so dirti se riesci a trovarlo ancora sul circuito delle sale… c’è però, credo, un dvd
Articolo bellissimo, Efrem. Grazie.
a te enrico