TAM TAM SCUOLA ESTREMA

Innanzitutto cos’è TAM TAM school: una scuola estrema!
Talmente estrema che sarei tentato di chiamarla SQUOLA.

È gratis. Ma non gratuita. Perché richiede impegno.
Diretta da Alessandro Guerriero nasce da una idea sua, di Alessandro Mendini e di Riccardo Dalisi.
La sede è ospitata a Milano da NABA.
Un tour qui chiarisce meglio di quanto possa fare io adesso:
http://tamtamtamblog.wordpress.com/
Per quello che mi riguarda TAM TAM  è LUCE – SCRIVENTE…
Che si traduce in un corso il cui tema è il ritratto. In fotografia. Non entro nello specifico tecnico… un po’ prematuro adesso. Ma avremo modo.
Il senso di questo percorso è da ricercarsi nella difficoltà che si ha nell’approcciarsi al ritratto. E che a volte coincide con una difficoltà dialettica, mica solo con l’altro ma anche con sé stessi. Al di là della memoria che abbiamo di noi, che spesso è statica, incapace di dialogare persino con lo specchio che fronteggiamo, esiste un intero altro mondo. Che non è estraneo e col quale non solo è necessario  ma assolutamente auspicabile dialogare.
Nel 1990 in occasione della mia personale Ritratti presso la Galleria Il Diaframma, Milano via Brera, cominciai a considerare il ritratto come autoritratto. Cioè come in realtà la riflessione, la propria, rispetto al soggetto che si aveva davanti fosse in realtà più determinante del soggetto stesso al fine dell’immagine restituita.
E quanto fosse tutto sommato deviante il postulato che vede il “buon ritratto” come l’essenza di chissà quale anima.
Non è così. Almeno per me. Che se un’amima c’è e determina è quella dell’autore.
Così come concetti consolidati, come la fotogenia, o la naturalezza, fossero in realtà vuoti dal punto di vista fotografico. Ma certamente più affini all’aspetto mediatico.
Su questi temi da allora ne ho scritto e soprattutto parlato alla nausea. A Savignano sul Rubicone in occasione del Festival della Fotografia 2003, presentai un breve scritto dal titolo L’idiozia della fotogenia. Bigino da combattimento sulle convenzioni del ritratto.
Che suscitò qualche polemica.
Tutto ciò detto per definire l’ambiente nel quale si muove il mio percorso in TAM TAM.
E cioè quindi, se la proiezione di sé sul soggetto è determinante allora occorre sapere come modularla fotograficamente… in questo la cosa più lontana dai temi concettuali.
Il percorso didattico consiste in una parte di confronto teorico che sfocia nel pratico. Cioè farsi dei ritratti. Di propria mano quindi.
E in quasi assoluto isolamento. In una condizione neutra predeterminata comune a tutti i partecipanti.
La fotocamera sarà uno specchio muto nei confronti del quale rivolgere lo sguardo, il proprio. E solo a posteriori rivelerà l’avvenuto dialogo. Confermandolo o smentendolo.
In ultimo, questa è una delle due risposte didattiche che credo possibili e per le quali ci metto la faccia. In risposta, ancora, all’articolo di questo blog La trappola didattica:
http://blog.efremraimondi.it/?p=1477

Per potervi eventualmente partecipare occorre iscriversi:
http://tamtamtamblog.wordpress.com/modulo-discrizione/

Domenica 20 gennaio le selezioni presso la Triennale di Milano, dove occorrerà presentarsi con un proprio progetto e una motivazione.

12 thoughts on “TAM TAM SCUOLA ESTREMA

  1. Un’idea bella e nuova, controcorrente per tanti aspetti ma sicuramente non improvvisata. Lo si capisce dalla qualità dei Maestri.
    Complimenti dunque a chi l’ha avuta e a quelli che, te compreso, vi hanno aderito permettendone la realizzazione.
    Seguo il tuo blog sin dal primo post, con interesse, anche se non ho mai inserito commenti. Questa volta però, per quanto forse inutile dal punto di vista pratico, voglio esprimerti pubblicamente il mio apprezzamento per la tua partecipazione nel progetto della SCUOLA (o anche SQUOLA) ESTREMA.
    Finiti i complimenti, ora buon lavoro a te e ai tuoi allievi.

  2. alle varie domande che mi arrivano privatamente e che riguardano, tutte, la selezione, dico una sola roba, determinante… un invito quindi a non sottovalutare l’elemento motivazionale: conta molto di più la coscienza della conoscenza.

  3. “la proiezione del sé è determinante per il ritratto”, sì, nella misura in cui si cerca ciò che si vuole trovare (“io non cerco – diceva Picasso – io trovo”), ed in questo caso l’autoreferenzialità è inevitabile, direi necessaria, la ricerca non è cieca, sai da subito che troverai te stesso.
    Bè, ma non solo in un ritratto, anche in un paesaggio, in una natura morta, in un oggetto qualunque, dove non hai l’obbligo di dove fingere di cercare l’anima e puoi tranquillamente fingere di credere che “è l’oggetto che ci guarda, l’oggetto che ci pensa”, noi ne siamo copiatori imparziali.
    Però, io credo, quando fotografi un essere vivente, che davanti a te avrà più o meno rivelate sensazioni (timore, timidezza, vanità ecc.), finirai per trovare un te stesso che, in qualche modo, ne è contaminato, in una modalità circolare di reciproche influenze.
    Un pò come succede in fisica quantistica, dove le particelle subatomiche della materia, sotto forma di onda energetica, acquisiscono diverse e precise caratteristiche solo quando ‘qualcuno’ le osserva.
    Voglio dire, se vale in assoluto quello che dici, ogni ritratto non è il ritratto del soggetto che posa, ma neanche quello del fotografo che scatta, è il prodotto terzo di una situazione ambigua estremamente labile, influenzata a sua volta da parametri aleatori quali empatia, intimità, simpatia, conoscenza ecc.
    Un salto nel buio?

    • in effetti, per quel che mi riguarda, vale per qualsiasi cosa… animata o no. bipede, quadrupe o svolazzante. insomma per tutto. e in genere è fatto acquisito.
      solo per il ritratto pare che no. questo il senso della mia, discutibile ovviamente, affermazione. e io la tiro… la tiro a dismisura. quasi al punto di rottura.
      perché vero, hai ragione vilma, il prodotto è terzo. inevitabilmente terzo.
      ci vuole il salto nel buio per trovare la luce. se no è un eterno limbo. o no?

    • con esattezza non so ancora dire, diletta. né dell’uno né dell’altro. ma dopo le selezioni sarà tutto più chiaro.
      ciò che è certo è che non saranno orari serali.

  4. Molto interessante, non per il fatto che è gratuito, ma per il tema trattato. La domanda che mi viene spontanea è se si parla di autoritratto, che genere di progetto si può portare?
    Per la motivazione è molto più semplice, invece…

    • l’autoritratto è il percorso per arrivare al ritratto… ma il progetto da portare è indipendente: qualcosa in cui si crede!
      non sottovaluterei invece il tema della motivazione… perché fondamentale. e ha a che fare con l’idea che si ha della fotografia.

      • possiamo discutere, se vogliamo, di cosa penso della fotografia dopo tre anni di muta frequentazione di libri e documentazione su internet, ma credo esuli dal contesto e sia più utile portare la mia idea al colloquio.
        Mentre sul concetto di autoritratto e ritratto, credo ne avessimo discusso da qualche parte, o qui sul blog o su fb o su mail e anche io ero arrivato all’idea che fare un ritratto c’è molto dell’autoritratto, ma anche qui entriamo in un percorso minato e probabilmente lungo…
        grazie per la disponibilità Efrem

        • l’idea di fotografia che si ha è ciò che mi interessa.
          certo stefano… ne avevamo già parlato. credo in questo spazio. grazie a te per l’interesse.

          • Leggendo i nominativi sul sito per l’iscrizione ho notato alcuni nomi noti qui sul blog, una specie di esame/rimpatriata, molto bello…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *