OPEN EDITION GALLERY – Perimetro

OPEN EDITION GALLERY è una iniziativa dell’associazione Perimetro.
Alla quale ho aderito pensandoci bene.
Ed è una scelta politica… una serie di immagini a un prezzo fuori mercato: 120 euro nel mio caso, perché ho scelto il solo formato 25/25 cm dei tre disponibili.

Il cui 45% va all’autore, un altro 45% all’asociazione Perimetro e il 10% a un progetto charity amministrato dalla Onlus Live in Slums che realizza progetti umanitari e di cooperazione sociale.

Non sono edizioni e non hanno tiratura. Non hanno neanche la firma.
Ma hai una stampa fine art certificata OEG Perimetro.
Di solito non è così per ciò che mi riguarda: faccio edizioni con tiratura di nove esemplari. Ma il prezzo è altro. E un destino diverso.

Qui non si finisce in galleria, ma nelle case di chiunque ami una certa fotografia.

Parlo per me: non si tratta di una selezione di secondo livello.
Non sono scarti per parlar chiaro: queste immagini mi appartengono totalmente.
Semplicemente sono stampe fuori edizione acquistabili solo con questa formula.

Ho iniziato la mia gallery con quattro immagini della serie RANDOM DOUBLE SNAPSHOT.
Random… Che però non tradurrei con casuale. Più una questione di suono: randa in milanese… randagio.
Perché in effetti di casuale non c’è niente: mi trovavo in quei luoghi perché lì, proprio lì, stavo lavorando.
Double Snapshot… cioè il prodotto di due fotogrammi distinti. Poi assemblati senza un obbligo di continuità geometrica – qui sul mio blog ne ho già parlato.

La mia selezione adesso.
A disposizione di che ne ha piacere per ancora cinquantasei giorni.
Adesso. Poi si vedrà.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

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Ritratto – Master

Ritratto. Master. Si sviluppa così:
– durata circa otto/dieci mesi.
– quattro incontri più due supplementari da verificare in corso d’opera.
Da venerdì pomeriggio – non fondamentale ma auspicabile la presenza –
alle ore 18 di domenica.
– a Milano, in studio.
– una call interlocutoria tra un incontro e l’altro.
– incontri individuali frontali e in remoto nella misura dettata dalla necessità.
– costo € 1.600,00 IVA inclusa frazionabile in quattro tranche.

Ritratto. Master: un percorso didattico molto particolare con un intento dichiarato, oltrepassare il genere.
Quindi sì, la figura umana al centro, ma con la consapevolezza che l’ambiente
nel quale ci misuriamo ha una centratura ulteriore e imprescindibile, quella fotografica.
È un altro luogo, la fotografia è un altro luogo e non restituisce una realtà mediata ma proprio un’altra realtà e la persona che si palesa di fronte a noi, davanti alla fotocamera, non è la stessa che restituiamo.
Né inseguiamo l’obiettivo di farle coincidere, sarebbe uno sforzo totalmente inutile.
Occupiamoci invece del motivo per cui siamo lì: produrre un’immagine che abbia chiaro
il segno, l’idea che della fotografia abbiamo.

Insomma anche qui, è di linguaggio che parliamo: quale il nostro nella relazione col ritratto? E perché mai dovrebbe essere altro da quello che usiamo quando miriamo l’interno di un bar in Valtellina?
Il linguaggio è uno. Modularlo è il percorso da affrontare.

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 Sconosciuta, 2014

Il ritratto è l’ambito fotografico più pregno di cliché. Vanno smontati.
Pensiamo davvero che sia una questione di anime?
Sei davvero in grado di restituire l’anima del soggetto e quindi dichiarare di avere il ritratto, quello assoluto, di quella persona lì?
Auguri.

Questo Master è altro, e non si occupa di anime. Se non dell’unica con la quale ti relazioni dalla nascita: la tua.
Il più è averne una…
Solo che va espressa: come?
Oltrepassare il genere non significa ignorare le specifiche, anche tecniche, con le quali il ritratto si misura.
Bisogna conoscerle per essere in grado di manipolarle.
Non mi dilungo sulla questione. Allego due link che spero possano essere utili per inquadrare l’ambiente di lavoro che affronteremo:

http://blog.efremraimondi.it/ritratto-quattro-regole-pero/

http://blog.efremraimondi.it/ritratto-e-retorica/

Per qualsiasi dettaglio e delucidazione, questo l’indirizzo:
isozero@efremraimondi.it
Si parte tra ottobre e novembre. Il calendario preciso è in fase di definizione.
Ma c’è comunque una prima fase preparatoria individuale.
Quanto a eventuali problematiche legate al Covid: tutte le norme sono rispettate e in caso di fermo ci comporteremo come è già stato fatto precedentemente  sia per ISOZERO che per il MASTER, che non ci siamo fermati, abbiamo rimodulato il percorso.
A presto.

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FOTOGRAFIA A DUE TEMPI – Il Libro

FOTOGRAFIA A DUE TEMPI – ISOZERO LAB, il libro, adesso sì ci siamo.
Edito da Silvana Editoriale raccoglie il lavoro fatto in ISOZERO Lab, il laboratorio che ho creato circa tre anni fa e che si pone un obiettivo preciso: ridurre la distanza tra l’intenzione, la visione, e la fotografia realmente prodotta.
Tutto il mistero/non mistero della fotografia è questo. E fa la differenza tra il piano autoriale, consapevole e ciò che è occasionale.

Questo libro è più di un quaderno: proprio la sintesi ultima, quella cercata e raggiunta di un percorso semplice e proprio per questo complesso.
Abbiamo lavorato sodo, tutti. Su soggetti anche molto diversi, consci che la priorità non sta nel soggetto ma nel linguaggio, nella capacità che abbiamo di esprimerlo.
Quindi al centro, ben visibile, il linguaggio.

E il come è tutto. Del perché non ce ne siamo poi così tanto preoccupati visto che l’intenzione era condivisa.
Anzi era la ragione della nostra condivisione.

Qui dentro:

Ventotto sguardi diversi con lo stesso obiettivo: esprimere il proprio.
Vado in ordine di impaginato: Romina Zago, Nicola Petrara, Angelo Lucini, Mariangela Loffredo, Laura Albano, Lorena Ravelli, Nicole Marnati, Simone Luchetti, Gabriella Sartori, Donata Magnini, Carla Mondino, Alda Gazzoni, Tiziana Nanni, Elisa Biagi, Lubomira Bajcarova, Mauro Bastelli, Andrea Moretti, Maurizio Callegarin, Giovanni Cecchinato, Adolfo Massazza, Iara Di Stefano, Luca Tabarrini, Alessandro Inches, Luisa Raimondi, Nicola Tito, Paolo Nava, Sophie-Anne Herin, Esther Amrein – sua anche la copertina.

Ventotto. Tutti qui dentro.
Non è la somma di lavori individuali tra loro avulsi; non è un portfolio, una galleria di progetti.
Ma il prodotto ex novo di sguardi diversi modulati su una comune idea di fotografia. Partendo da una percezione, anche solo un’intuizione a volte, e attraverso un confronto serrato ognuno ha dato forma al proprio sentire: è proprio un altro vedere.
Un’altra scala.

In attesa che parta la terza edizione – novembre 2020 – stiamo lavorando alla seconda ancora in corso. Perché il Covid non ci ha fermato, abbiamo elaborato strategie diverse
e comunque estremamente proficue.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

UPDATE 13 LUGLIO
Perché a due tempi: c’è un tempo della condivisione, della riflessione, della relazione tra tutti gli autori. E questo si è svolto a Rimini.
Poi c’è il tempo in cui sei solo e l’unica relazione a disposizione è con ciò che stai producendo. Ed è il tempo poi a tutti visibile.
La prima presentazione sarà a Rimini: 25 luglio alle ore 16.00, presso
Oxygen Lifestyle Hotel, il luogo che ha ospitato il laboratorio.

Acquisto online

FOTOGRAFIA A DUE TEMPI – ISOZERO LAB
A cura di Efrem Raimondi
Silvana Editoriale, 2020
120 pagine, illustrato, rilegatura brossura con alette

29,7 x 21 cm.
Italiano – English
€ 25.00

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OUTDOOR – INTERNI magazine

Più outdoor della notte non c’è nulla: il luogo più esterno che esista.
Che un po’ rompe le consuetudini care alla logica.

Divergenza, contraddizione a volte, che definiscono un altro equilibrio, quello caro
a ogni processo creativo.

Quando accade è di una evidenza non celabile.

Basta una piccola luce per squarciare il buio e fare della divergenza un’urgenza espressiva.
Creando una connessione tra i luoghi che ci riguardano direttamente,
proprio in quel momento, in quella porzione di spazio.

Che poi è il soggetto di questo percorso per INTERNI magazine.

                                                              Illustrazione di Sarah Mazzetti

E che ha avuto tutte le traversie Covid…
Compresa una poltrona, assente cause collaterali virus… s’è persa.
Perchè questo redazionale era previsto per il numero di aprile.
Ma salta il Salone, salta il Fuorisalone, siamo a giugno.

A fine dicembre scatto una fotografia in notturna sul mio terrazzo…

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedE penso che non mi dispiacerebbe affatto affrontare il tema per INTERNI magazine.
Non pulisco e tengo mucchi di foglie, così, come gesto propiziatorio.
A febbraio Carolina Trabattoni mi chiama dalla redazione e mi dice: outdoor.
Ecco, appunto.

Così abbiamo lavorato sul mio terrazzo – tranne per Flexform date le dimensioni del divano e la difficoltà del trasloco.

Di notte, con una lucetta da niente, fotocamera su cavalletto, Nicole e io, le foglie e un freddo tosto.
Si iniziava più o meno alle 21. Con quella luce continua cercavo quel buio, lo sezionavo.
Pausa cena veloce verso mezzanotte. Vino in misura generosa e si riprendeva.
Non potendo lavorare direttamente al computer ogni sessione la rivedevamo a monitor in casa. Fuori/dentro si finiva tra le tre e le quattro AM.
Tre notti di seguito.

Ci siamo divertiti molto: sono ritmi a me congeniali.
Anche per Strip, il mio gatto. Che faceva una dettagliata perlustrazione ogni volta che rientravamo. Chissà che film s’è fatto…

Non una volta al mese, ma ogni due rifarei.

Efrem Raimondi for INTERNI mag Grandemare Outdoor, Antonio Citterio per Flexform – Nuta, Favaretto & Partners per Gaber

Efrem Raimondi for INTERNI magDoron Hotel Outdoor, Charlotte Perriand per Cassina – Folio, Raffaello Galiotto per Nardi

Redattrice, Carolina Trabattoni.
Assistente fotografia, Nicole Marnati.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

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ISOZERO Laboratorio – 2020/2021

ISOZERO Lab è un laboratorio nato quasi tre anni fa.
Questa call è per la terza edizione.
E riguarda due percorsi distinti: uno di pura ricerca del proprio linguaggio,
quindi fotografia tout court, ISOZERO Lab 3.
L’altro, ISOZERO MASTER, sul ritratto. Alla seconda edizione.
Due luoghi distinti sì, ma con una impostazione didattica simile.
A ognuno il suo.

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedCos’è
Ecco, NON è un workshop di due giorni ma un laboratorio che si pone degli obiettivi tangibili: ridurre la distanza tra l’intenzione – ciò che vorremmo produrre – e la fotografia prodotta. Ci vuole un altro tempo, un’altra relazione.
Della durata di un anno circa. Poco meno. Dipende.
Per esempio col primo anno stiamo dando alla stampa il libro di ciò che è stato il percorso. Bello tangibile il primo QUADERNO.
Appena ci sarà consentito di muoverci, di andare in tipografia e seguire l’avviamento.
E poi sarà nel catalogo di SILVANA EDITORIALE. E nelle nostre mani.

ISOZERO Lab © Efrem Raimondi - All Rights Reserved          Fotografia © Esther Amrein, 2019 – Bozza di copertina

Una struttura orizzontale, solo con me al timone.
Fin dove possiamo arrivare insieme?
Insieme significa confronto serrato, intenzioni condivise, contraddittorio dialettico: nessuna ragione nessun torto, solo un confronto finalizzato.
E crescita. Perché vorrei uscire dall’equivoco che i fotografi non insegnano.
Poche balle, il curriculum ha un peso specifico: il punto è come tradurlo didatticamente.
Precisando il tiro, senza alzare la voce ma non arrossendo dico che qui si impara: metodo, grammatica, gestione, mira. E condivisione.

Al centro la semplicità – da non fraintendere, che è luogo complesso.
Accompagnata da una questione fondamentale che mi è chiara da sempre: il linguaggio.
E sottrazione. Senza la quale non c’è crescita.
Forse forse… forse bisognerebbe prima imparare a non fotografare.
Fermarsi…
Non dobbiamo coincidere nell’espressione, ognuno ha la propria.
Dobbiamo però possederne una.
Come?
Crediamo davvero di avere talento? Discipliniamolo.
Poi procediamo.

Liberare lo sguardo, renderlo leggero e invulnerabile.
Dare davvero consapevolezza all’arbitrio, il proprio.
Attraverso un percorso di puntualizzazione anche tecnica.
Usandola la tecnica per non farsi usare.
E i deficit li affronteremo NEL percorso reale di ognuno, non aprioristicamente e tutto è uguale.
Sembra uguale, ma noi lavoriamo perché non lo sia.
Per uscire dalla debolezza dell’approssimazione che se così, inevitabilmente, ha il suo riscontro nella fotografia che mostriamo. E che al di là degli effetti speciali, fuochi d’artificio e contrasti gratuiti da fine del mondo, è debole.
E si vede. Credetimi, si vede.

L’unico parametro: la fotografia è ciò che mostri, non ciò che parli.
A saper leggere le immagini si vede tutto. A non saper leggere, annaspi nelle certezze altrui. Non le tue. Proprio così.
La consapevolezza è il prodotto dell’elaborazione del dubbio, anche dell’errore.
E qui a ISOZERO si viene lasciando il paracadute a casa.
Ma con la certezza di essere in un luogo protetto.
Vale assolutamente anche per il ritratto. Col quale ci misureremo con l’intenzione dichiarata di trascendere il genere e liberarci di manierismi e cliché.

© Sophie-Anne Herin - All Rights Reserved                                                           Self Portrait, 2020 – © Sophie-Anne Herin 

Due passi indietro e uno avanti, è questo che faremo.
Col contributo saltuario e mirato d professonisti riconosciuti: art director, stampatori, curatori, storici.
L’obiettivo comune è uno solo: sapere come produrre.
Perché il come è tutto. Il cosa un dettaglio.

A chi è rivolto
Poniamoci una domanda: perché fotografiamo?
Quale la necessità, quale l’urgenza?
Non è un obbligo… diamoci una risposta.

Qui l’intento è produrre Fotografia, quella maiuscola. Che non è mai muscolare.
E le fotografie sono lo strumento che definiscono l’idea che abbiamo di fotografia.
Una visione ben più ampia che non ha nemmeno nel soggetto la sua risposta: una sedia equivale a una star o a un pezzo d’asfalto chiamato street. A un nudo o a un vaso di fiori piantato al centro della consolle anni Venti regalo della nonna…
È unicamente come TU traduci che fa la differenza.

© Nicole Marnati - All Rights Reserved                                                       Dal video Un ring contro un TIR, 2019 © Nicole Marnati

Quindi a tutti coloro che antepongono lo sguardo al genere.
A coloro che intendono far coincidere l’intenzione col risultato, col prodotto che materialmente mostrano. Quello finito, al netto di tutto il percorso e del travaglio.
Noi ci occuperemo del percorso e del travaglio.

Professionisti – lo sono anche gli artisti – e fotoamatori, nessuna differenza.
Tanto l’eventuale accesso ha un setaccio: devo vedere reale volontà espressiva. Confortata da una cognizione operativa di massima.
E alcune nozioni le do per scontate. Quelle più dettagliate invece si affrontano in relazione al percorso individuale. E comunque subordinate all’intento espressivo.

Dulcis in fundo è rivolto a chi ha intenzione di fare qualcosa che gli faccia bene e che abbia il piacere di farlo. Che ti migliori.
Che ponga davanti a una svolta ben percepibile.
Per sé e per un obiettivo comune.
Perché come le edizioni precedenti hanno dimostrato, la condivisione quando diventa percorso reale, è un plus.

Come
Quattro incontri collettivi. Più uno da valutare alla fine.
Una skype call tra un incontro e l’altro.
ONE TO ONE frontale con me lungo l’intero percorso – non è una minaccia.
Il cui numero è variabile a seconda delle esigenze.
Perché i percorsi non sono mai uguali. Possono esserci delle similitudini, vero, ma le modalità di approccio mutano.

Luoghi
Per ISOZERO Lab gli incontri collettivi sono a Rimini.
In uno spazio molto confortevole dove abbiamo ampio margine di manovra.
Un luogo predisposto all’accoglienza.
Gli incontri frontali, quelli individuali, sono gestibili in più modi. Compreso vedersi.
La piazza è Milano.
Per ISOZERO MASTER avviene tutto a Milano.

Ovviamente data la circostanza sanitaria ci si modula di conseguenza.
Tenendo conto che si parte formalmente tra ottobre e novembre 2020.
Ma ISOZERO è già aperto. E i percorsi intrapresi stanno continuando in altra modalità.

© Efrem Raimondi - All Rights Reservedbackstage © Efrem Raimondi

Costo
Milleseicento euro frazionabili in quattro tranche. Fatturabili all’occorrenza.
N.B.  Chi è interessato e intende capire meglio, può intanto scrivermi qui: isozero@efremraimondi.it

Antefatto
Credo che i workshop abbiano in qualche modo perso la spinta originaria.
Per diversi motivi, non ultimo un certo inquinamento che fa sembrare tutto uguale.
Non è così.
Ma soprattutto non c’è soluzione di continuità: chiuso il weekend tanti saluti.
E questo, per me, per come mi relaziono, è il limite.
Perché ho incontrato anche persone realmente dotate di sguardo e forza espressiva autentica. E poi?
Poi salvo eccezioni non resta niente. Nemmeno a me.
E non mi piace.
Ma ho voglia di intercettarne ancora. Verificare se c’è davvero chi vuole alzare l’asticella. Affrontando un percorso più lungo concretamente redditizio.
E appunto più impegnativo. Vale per tutti, me incluso.

Detto tutto. Quasi tutto…
Vero, si parte a ottobre/novembre. Ma già adesso si comincia a ragionare: portarsi avanti è meglio.
Ciao!

isozero@efremraimondi.it

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

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Il Duomo di Milano


Un frastuono devastante.

Non ricordo Milano così. Non ricordo la Lombardia così.
Oltre non posso andare.
Posso solo immaginarlo il frastuono degli altri silenzi.

Qui è mutismo.

Ma c’è il Duomo.
E non so come spiegarlo ma per Milano è un riferimento.
Che tu sia credente o no la sua presenza è un conforto.


Volevo essere lì ieri notte.
Nel deserto di Piazza del Duomo.
Nessuno. Nessuno…

Solo degli agenti della Polizia di Stato lungo i portici a lato.
Distanti.
E io. Con un cavalletto e una fotocamera.

Visibilissimo agli agenti.
Visibilissimo al Duomo.

Ho mollato il cavalletto e questo è quanto.
Solo il Duomo e la sua faccia di adesso.

Il Duomo di Milano © Efrem Raimondi - All Rights ReservedIl Duomo di Milano: 11 marzo 2020 – H. 22:35

Il duomo di Milano
è pieno d’acqua piovana
Il duomo di Milano
è pieno d’acqua piovana,
ce l’han portata con gli ombrelli
ce l’han portata con i pianti
ce l’han portata con i pianti
per la redenzione delle puttane.
Enzo Jannacci – estratto dal brano  Il Duomo di Milano, 1970.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

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IN STUDIO

In studio non è la stessa cosa.
Ovunque non è mai la stessa cosa ma in studio di più.
Sembra un paradosso.

Anzi lo è. Perché lo spazio è dato e non muta.
Lo conosci. Conosci le luci che hai, anche quelle che eventualmente noleggi.
La luce ambiente che proviene dai finestroni è stagionale.
E rimbalza di conseguenza sulle pareti.
Quindi anche lei è un dato consolidato.
E si ripete a tal punto da non mutare mai.

Eppure in questa immutabilità dettata da un volume inalterabile, lo studio è luogo dinamico.
Ed è ciò che accade a renderlo tale: tutto uguale ma non è mai lo stesso.
Perché non è un contenitore vuoto, ci sei tu.
E lo studio, qualsiasi studio, non è indifferente alla tua presenza. Anche se non è il tuo.

Se penso alle tante persone che ho ritratto in studio, ai fiori e altri lavori, assignment o no, so e lo vedo: questo spazio è presente.
Accondiscende alla fotografia che fai.

E garbatamente si sposta. Nessuno lo vede. Tu sì.

Nell’ultimo studio che ho avuto, Milano via Orti, avevo una conoscenza in più: un ragnetto.
La prima volta che si palesò ero al telefono, alla scrivania. Vidi come un’ombra a una ventina di centimetri dalla mia faccia. Cacciai un urlo e volai indietro. Giù con la sedia.
Da terra lo vidi correre in verticale, rapidissimo, lungo il filo di ragnatela. Su fino al soffitto. Che era piuttosto alto.
Fu uno shock. Per entrambi.
Imparammo a convivere in quello spazio che era davvero underground come oggi non si può neanche immaginare: ricordo ancora la faccia di Miuccia Prada quando inaspettatamente passò a dare un’occhiata al lavoro che stavo facendo – collezione storica borse, art direction Italo Lupi. Anno Domini 1992.

Poi me ne sono andato. Da lì e da un po’ tutto. Non avevo bisogno di un mio studio, noleggiavo. Ero sempre in giro.
Ho sbagliato. Mi manca.
Chissà il ragnetto… So che ci siamo amati.

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedQuest’angolo è un mio tributo allo studio di Laura Majolino.
Saltuariamente ci lavoro e quella sedia adesso lì così fino a un paio di minuti prima mi ha ospitato.
Non è il mio studio e ha una sua identità.
Ma se la riconosci diventa parte della tua dialettica fotografica.
Come fai a non capirlo?
Nessun luogo è uguale. Lo studio di più.

Ho contato le volte che nomino lo studio: tredici. Più una fotografia.

© Efrem Raimondi. All rights reserved

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Beppe Sala – ICON DESIGN

Beppe Sala sindaco di Milano, per ICON DESIGN.
Palazzo Marino, 18 novembre 2019, sera.
Una di quelle rare volte che a priori so con assoluta precisione cosa farò: la faccia.
La faccia e basta.

Salone limitrofo all’ufficio del Sindaco…
Maria Cristina Didero editor at large del magazine, Marco Sammicheli che farà l’intervista, Nicole Marnati la mia assistente.
Si chiacchiera un po’ del più e del meno.
Anzi, del più. Perché io continuo a pensare alla faccia e lo dico.

Maria Cristina e Marco dal sindaco mentre Nicole e io allestiamo un set minimalissimo, povero c’è chi direbbe. Ma io continuo a pensare alla faccia e non mi serve altro.
Il radiocomando non funziona. Non si capisce perché. Va be’, uso il cavo sincro come ai vecchi tempi, nella cirsostanza non è così di impiccio.

Arriva Beppe Sala. Due chiacchiere e gli dico cosa mi farebbe piacere fare: la sua faccia. Stop.
Si accomoda sul grande divano e io comincio.
La fotografia di backstage di Marco Sammicheli – che ringrazio per la cortesia – rende bene l’idea.
Efrem Raimondi shooting by© Marco Sammicheli - All Rights Reserved

Sette minuti tra la prima e l’ultima flashata. Non mi serve altro, non saprei cosa fare. Compresa una variante di inquadratura che magari potrebbe essere utile.
Non ci credo molto ma in termini di impaginato, che ne so, è comunque un magazine ICON DESIGN, non la parete della mia cameretta.

Sento il bisogno di una faccia così.
In edicola adesso.

Beppe Sala by Efrem Raimondi for ICON DESIGN

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

UPDATE 12 gennaio
Poi succede che pubblico sul mio profilo INSTAGRAM.
E Beppe Sala commenta.
Non succede così spesso. E niente, mi ha fatto piacere.

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ISOZERO Lab. IIª edizione

Questa la call del II° ISOZERO Lab. Che inizia a ottobre.
Una serie di informazioni si trovano qui

ISOZERO LAB by Efrem RaimondiMentre adesso vorrei entrare nel dettaglio, quello ambientale, di questo particolarissimo percorso.
Quando dico che la fotografia è al centro, intendo dire che il prodotto, l’opera, è al centro.

Questo l’obiettivo: ridurre la distanza che separa l’intenzione dal risultato.
ISOZERO Lab si occupa del percorso per far sì che questo avvenga.
Su due livelli: uno individuale e uno condiviso.
Con due calendari separati. Entrambi affrontabilissimi.
Tanto che i partecipanti della prima edizione provengono da tutt’Italia più uno da Tirana.
Quindi logistica e tempo non sono un problema.

ISOZERO Lab by © Andrea Moretti - All Rights Reserved© Andrea Moretti – All Rights Reserved

Edizione finita formalmente a maggio, ma in realtà siamo alle prese con l’editing per quello che sarà il primo Quaderno. Che è la sintesi visibile di ciò che abbiamo fatto.
Personalmente sono ultra soddisfatto. Perché è stato fatto tanto e moooolto bene.
Servono motivazioni e serietà. Perché è un impegno. Per tutti e in misura ampia per me.

Due passi indietro uno avanti. Tutto comincia col sottrarre.
E poi…
Poi, a chi è rivolto?
A tutti coloro che antepongono il linguaggio al genere – che non significa perdita di identità… in questo saremo chirurgici.
A chi vuole sul serio affrontare il piano fotografico e progredire.

A chi è fuori dal trend. Qualsiasi trend.
A chi si pone il problema del rapporto tra tecnica e linguaggio.
A chi non ha tempo da perdere. Ma quando è in gioco non si risparmia.
A chi non pensa che la fotografia sia un luogo competitivo. Nesuna gara.
A chi si incontra. E si riconosce. Magari solo per un dettaglio.

Sai coglierlo quel dettaglio?

Un percorso serio. Molto serio.
Chi vuole saperne di più, o guarda il link sopra o mi scrive qui:
isozero@efremraimondi.it

Uno non esclude l’altro.
Ciao!

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

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Cosa cambia una fotografia

Cosa cambia realmente una fotografia?
Il mondo? No.
Alcune fotografie certamente hanno scosso, orientato e disorientato.
Ma siamo in un ambito strettamente legato all’informazione.
Quella che ha a che fare col fotogiornalismo e col mito del reportage.
Che in alcune circostanze, per alcuni autori, la mitologia ha un suo motivo.
E malgrado ciò, anche limitatamente all’Italia, cosa cambia?

Qualcosa che cambi tutto. Definitivamente.
E nulla è più come prima. È di questo che parlo.

Quello che realmente può cambiare una fotografia, è l’autore.
Ma dev’essere proprio quella fotografia lì.
Che non è mai casuale. Mai.

E infatti è accompagnata da altre fotografie. Che hanno una relazione ma anche una vita autonoma.
Per incidere sulla propria consapevolezza non ci si trova mai davanti a un caso isolato: serve un corpus, cioè una serie di immagini con lo stesso peso specifico.
Sottolineato: lo stesso peso espressivo.

E chi se ne frega, giusto?
Sbagliato.
Sfogliare un archivio, qualsiasi archivio…
Quello che scaturisce sul piano emotivo non è così prevedibile.
E infatti eccomi ancora qua.
Ma al centro c’è ciò che vedi. Tutto il resto viene dopo. Anche la riflessione viene dopo.
L’elemento fondante è l’opera. Quella fotografia lì che mostri o che nascondi al netto della volontà mediatica e/o del riconoscimento che cerchi. O eviti.
Non ha alcuna importanza: se non hai in mano niente che ti scuota, il riconoscimento e il successo, sono l’ultimo dei tuoi problemi.

Quindi occupiamoci del prodotto.

Cosa cambia una fotografia?
Quale fotografia?
Quando te ne accorgi?
Ma il bello di tutto ciò è che non può essere una riflessione allo specchio: con ciò che ci circonda una relazione dev’esserci.
Capiterà di guardarsi attorno?
È fondamentale. Perché questo è il parametro.
Poi decidi come ti pare.

A me è successo proprio così.
Altrimenti non sarei stato un fotografo.

Tre le fotografie che mi hanno cambiato la vita.
Nella loro unità e nel corpus iconografico al quale appartengono.

Quindi è tutto il malloppo che conta.
Però queste tre come una matrice.

Novembre 1980, Irpinia terremotata.

© Efrem Raimondi, 1980 - All Rights ReservedPerché ha chiarito defininitivamente il mio rapporto con l’esposizione e la sua manipolazione.
E perché mi ha insegnato a guardare al soggetto come a un tutt’uno: il soggetto è tutto ciò che si vede entro il perimetro.
Non c’è frazione.
Non ho più fatto reportage. Se non di altro tipo – disimpegnato, direi con un sorriso…

Settembre 1985, Fuorisalone, quello del Salone del Mobile, che allora si svolgeva appunto a settembre.

© Efrem Raimondi, 1985 - All Rights ReservedQuel lavoro era – ed è – composto da un centinaio di immagini.
Senza alcuna presunzione: ha cambiato INTERNI magazine nel documentare il Fuorisalone.
Ero un incosciente, e se non ci fosse stata Dorothea Balluff alla guida di quella rivista, quel lavoro sarebbe rimasto nel mio cassetto. O nel suo.
Il mio inizio con INTERNI si deve materialmente a questo lavoro. Che non c’entra niente. Ma c’entra tutto. Esattamente come questa baby sitter col suo bambino.

E questa. Che mi ha segnato profondamente. Per questo non è in evidenza.
Febbraio 1981, centro ANFFAS di Legnano.

© Efrem Raimondi 1981 - All Rights ReservedLei, proprio lei, mi ha fatto capire un sacco di cose sul rapporto spaziotemporale, sulla manipolazione del tempo fotografico e della relazione con quello reale.

Poi sì, è ora che esca dal tunnel di questo archivio.
Sinceramente? Non  pensavo mi avrebbe così coinvolto.
E non se ne parla più.

Ciao!

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

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