Che donna cerchi?

Maria Cabrera by © Efrem Raimondi - All Rights ReservedMaria Cabrera, 1988 – Dolce&Gabbana © Efrem Raimondi

Che donna cerchi?
Non solo una questione fotografica, o artistica in genere…

Che donna cerchi?
Certo poi, quando la mostri, quando assume una forma soprattutto fotografica,
so perfettamente che idea ne hai – della donna dico, che tu chiami musa.

Non ho nulla contro l’idealizzazione.
Anzi, essendo la rappresentazione di una condizione intima mi interessa molto la traduzione iconica.
E siccome per essere davvero espressione non c’è casualità né può singhiozzare,
ci si aspetta un percorso, una coerenza dell’autore chiunque sia.
Questo, e non altro, diventa l’indice.
A volte il dramma…

Che donna cerchi?
Perché la fotografi?
Quanti anni ha la tua donna ideale?

La mia non ha età. E si misura con sé stessa.
Entrambi i fattori credo siano l’origine della divergenza tra il concetto di idealizzazione, cioè rappresentazione, e
standardizzazione, cioè creazione di un prodotto prêt-à-porter.
Che è l’origine dei guai di alcuni – molti – magazine femminili, ostinati in quello che mi sembra uno stato confusionale.
E anche di molta comunicazione.
Entrambi i media confortano la deriva misogina.
Che però chiamano seduzione.

Il risultato è spalmato ovunque.
Trasversalmente da lassù fino al cosiddetto photographer modalità social.
Complimenti.

Ma che razza di donna avete in testa?
Avete mai pensato seriamente che una fotografia racconta una relazione?
E posto che il soggetto è l’autore – almeno per quel che mi riguarda – traete le conseguenze da ciò che vedete.
Questo sempre.

Io cerco te è un articolo che ho qui pubblicato nel 2016.

L’ho aggiornato con altre immagini.
Donne che ho ritratto come le vedevo.
Senza idealizzare un bel niente.
Ma, credo, con una chiara idea, la stessa sempre: tu che mi stai davanti.
Chiunque tu sia per la vita che vedo.
E la vedo.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

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42 thoughts on “Che donna cerchi?

  1. …purtroppo…è proprio la relazione che sembra mancare…a molta fotografia…
    che sia di ritratti femminili o di qualunque altro soggetto fotografico…
    …la relazione…è malata…quella col paesaggio…quella col tempo…col corpo…con l’altro…col diverso e con il “presupposto” uguale…
    …una malattia che mercifica, che possiede pur non avendo nulla….che divide et impera
    …e quindi sì, la domanda è giustissima…”che donna cerchi?”….che tipo di relazione ….quale fotografia….e di conseguenzai, altra domanda in continuo movimento….chi siamo?
    Grazie Efrem, un saluto :)

    • forse non dobbiamo interrogarci troppo a lungo su chi siamo. forse. il vantaggio di qualsiasi forma espressiva, qualsiasi arte, è che coincide con sé stessa.
      e quindi non ha bisogno di interrogarsi, si esprime e basta.
      tutto l’impianto riflessivo invece ci riguarda eccome! è solo il tempo in cui si riflette che non può coincidere con il fare: quando fai, fai e basta.
      un po’ lunga da sviscerare…

      sul rapporto con le donne nel mirino… mah… trovo che la questione sia sempre la stessa: quale autenticità esprimi? la tua?

  2. “Avete mai pensato seriamente che una fotografia racconta una relazione?”
    Certo che si!!!!! Nel mio modo di fotografare sempre, sempre vi è un dialogo.
    Fotografando prevalentemente le mie figlie, mi piace scoprire i loro cambiamenti veloci ed intensi, il loro affacciarsi ad una bellezza ormai non più fanciullesca, ed è bello accorgersi che la donna che cerco è la mia prosecuzione!!!!

  3. Sai cos’è? Sulle foto non c’è nulla da dire perché parlano da sole e anche splendidamente ma invece i testi no! Una scrittura che i fotografi farebbero meglio a evitare: è arrogante e pomposa. Non vale neanche un decimo delle immagini. Un po’ uno strafare che al tuo posto, scusami Efrem, eviterei.

    • per me Daniele A. la scrittura è solo il modo di riflettere su ciò che faccio e vedo guardandomi attorno. nulla di più. non ha pretese.
      e a dire il vero neanche la mia fotografia ha pretese. non ne ha mai avute. e se certo la fotografia non è per me evitabile, sul piano della riflessione non lo è neanche la parola.
      poi sai, ognuno faccia come crede: i fotografi sono strani…

  4. Se guardiamo queste fotografie dovremmo chiederci sul serio che fine hanno fatto le riviste. Sono splendide e sono un’altra donna. Per cui lo chiedo a te Efrem: che fine hanno fatto le riviste?
    Tra l’altro qualcuna di queste le ho viste esposte alla tua mostra di Parma o ricordo male?

    • ricordi bene Annie, due di queste – includendo anche il secondo articolo – sono state esposte a parma.
      le riviste… sinceramente non so cosa dire. se non che subiscono – come tanti – un periodo di transizione.
      in pratica non determinano quasi più nulla sul piano del gusto.

  5. Caro Efrem…che dire?
    Semplicemente bravo non è mai sufficiente!
    sempre incredibilmente profondo!
    Perché non è mai solo una fotografia.
    C’è quasi di aver timore a farsi fotografare da te perché non metteresti a nudo un volto…ma l’anima.
    Ma anche se tu mettessi in rilievo ogni più piccola ruga o difetto sarebbe davvero un capolavoro…ed un onore essere fotografata da te.

    • è che in fondo in fondo l’anima è sempre quella dell’autore. chiunque sia.
      però non metto in rilievo rughe eccetera :) diciamo che che non plastifico.
      grazie Tiziana. grazie davvero

  6. Quando fotografo una donna cerco di utilizzare il mio lato femminile. Quando fotografo le persone anziane mi vedo nel futuro.

  7. Se mai decidessi di farmi ritrarre, i fotografi a cui mi affiderei si contano sulle dita di una mano… monca di tre dita… :-)

  8. Si forse dato l’ora in cui ho scritto la cosa ero stanco ( ero appena rientrato a casa da un lungo soggiorno in camera oscura) Quello che volevo dire è che tanti costruisco
    no su parole piccole foto ( per principio non uso il termine brutte) lei e questo lo ribadisco mi sembra che i suoi testi siano presenti ancora prima dello scatto, ma mi sbaglio lei mi ha appena detto il contrario, perfetto non sposta di un centimetro la stima che nutro per lei.

  9. E’ tutta suggestione le parole traggono in inganno potrebbero essere un lucido trabocchetto messo lì a completare ad agitare o forse meglio a sovrapporsi alla fotografia,ma lei è molto più intelligente sig Raimondi i suoi testi sono solo l’emulsione dove le sue foto prendono forma, si mantenga così

    • non mi è chiarissimo, Egidio…
      l’unica cosa che mi sento di dire che è il contrario: la riflessione è successiva alla fotografia per quel che mi riguarda. prima fotografo poi, a distanza anche di molto tempo, ci penso.

  10. Complimenti Efrem: bellissimo. Tutti e due i testi e poi immagini bellissime di un’altra donna, che pongono una domanda: ma perché invece sulle riviste si vede pattume? Motivo che mi ha spinta a non comprarne più e come mi piacerebbe trovare queste. Grazie di cuore. Annalisa

  11. Il problema ,a mio avviso ,e’da spostare su un piano merceologico, la rappresentazione iconografica di una donna , di una macchina,di un formaggino e’ uguale basta che venda; cosi’ fotografi anche molto bravi si piegano ad uno standard richiesto dove si trova un “gusto” consolidato con sicurezza di “vendita.”(per campare o per arricchirsi)…. Poi ci sono i “foto amatori ” molti producono schifezze, per arrivare ad emulare i sopracitati, ancora più’ condannabili perché non troveranno ne loro stessi ne tantomeno il denaro!!!! Poi ci sono i poeti… Forse anche un po’ santi…Caro Efrem, sei tra questi…comunque grazie a nome di tutte le donne… Inutile dirti che ti stimo … Lo sai!!!!!!

    • ti ringrazio Cinzia! però santo no, dai! la fotografia non produce santi :) e anche sul poeta… però capisco lo spirito. il tuo intendo. per questo ti ringrazio.
      quanto alla questione merceologica: ma poi, al netto di tutto, vendono? perché su alcuni fronti ho i miei dubbi. su quello dei periodici una risposta la dà il fatto che siano tutti in stato di crisi dichiarata. che sostanzialmente serve per mandare avanti il tutto.

  12. Per anni ho fotografato altro. E con altro intendo esattamente che non fotografavo le donne. O meglio, le fotografavo in contesti non propriamente legati a
    quell’immaginario erotico/social tanto conosciuto oggi. Non mi ci provavo neppure a chiedere ad una amica e/o modella cose tipo “posa nuda per me”
    Mancava il desiderio di farlo ma soprattutto mancavano le chiavi di lettura.
    Poi arrivò per caso l’occasione ma le chiavi no, quelle sono arrivate solo dopo tanto tempo. Solo dopo aver rivisto le prime immagini scattate una decina di anni fa ad una amica e ad averle trovate pessime non tecnicamente ma proprio a livello iconografico. Un piccolo scempio fatto di reggicalze e pose ammiccanti. Finito li.
    Allora anche io mi sono posto una domanda simile “ma come è la donna che io vorrei rivedere nelle mie immagini?” Ho cominciato a cercare di più non in loro, non nelle donne ma in me e nel mio modo di guardarle costruendo quella che tu hai definito una “relazione” (bellissimo) Non so in quale punto della strada io sia ma, continuo a camminare.
    Ci penso.
    Un abbraccio Efrem

  13. La differenza la fa sempre l’autore ovviamente . C’e da dire che più foto si vedono e più si capisce che tutti possono fare click , ma fotografi si nasce e si è , non si diventa .
    E c’e Una differenza enorme con chi fa il fotografo senza essere fotografo, si sente troppo la differenza , che è abissale .
    E non mi riferisco ai nomi celebri soltanto , ma a quel quid che fa si che una fotografia ti entri nell’anima .

    • penso sia solo una questione di proprità di linguaggio a fronte di una visione ampia. molto ampia. e quindi, volendo, è alla portata di molti. non di tutti.
      ma dipende solo da ciascuno di noi Eliana.

  14. Ou è tu – dove sei?
    È la domanda che mi faccio, che ti faccio quando fotografo.
    Quale donna cerco in te e quale vuoi donna vuoi mostrarmi. Ora.
    Non cerco quelle del frastuono, io cerco te.
    Tu unica sola, creatura di te stessa.
    Leggera.
    Effimera come il tuo battito di ciglia su quello sguardo, che mi ha tolto il respiro, che non ho colto, che inseguo ostinatamente. Perso in me.
    Come se fossi tu a scrivere con la luce, non io.
    Io cerco la tua luce: splendi per me.
    Stella.

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