Il Duomo di Milano


Un frastuono devastante.

Non ricordo Milano così. Non ricordo la Lombardia così.
Oltre non posso andare.
Posso solo immaginarlo il frastuono degli altri silenzi.

Qui è mutismo.

Ma c’è il Duomo.
E non so come spiegarlo ma per Milano è un riferimento.
Che tu sia credente o no la sua presenza è un conforto.


Volevo essere lì ieri notte.
Nel deserto di Piazza del Duomo.
Nessuno. Nessuno…

Solo degli agenti della Polizia di Stato lungo i portici a lato.
Distanti.
E io. Con un cavalletto e una fotocamera.

Visibilissimo agli agenti.
Visibilissimo al Duomo.

Ho mollato il cavalletto e questo è quanto.
Solo il Duomo e la sua faccia di adesso.

Il Duomo di Milano © Efrem Raimondi - All Rights ReservedIl Duomo di Milano: 11 marzo 2020 – H. 22:35

Il duomo di Milano
è pieno d’acqua piovana
Il duomo di Milano
è pieno d’acqua piovana,
ce l’han portata con gli ombrelli
ce l’han portata con i pianti
ce l’han portata con i pianti
per la redenzione delle puttane.
Enzo Jannacci – estratto dal brano  Il Duomo di Milano, 1970.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Condividi/Share

Enzo Mari – postmedia books

Enzo Mari o della qualità politica dell’oggetto 1953-1973, di Alessio Fransoni,
è il libro pubblicato a giugno di quest’anno da Postmedia Books.
Ho appena cominciato a leggerlo, mi sto orientando.
E mi sto orientando bene. Per chi di design vive è un obbligo.
Per chi di comunicazione visiva, pure.

Io no, nessun obbligo. Solo un piacere.
E se non fosse che l’immagine di copertina è un mio ritratto a Enzo Mari, probabilmente solo per una casualità fortunata l’avrei incontrato.
È infilato in una nicchia, cioè il mio luogo di adozione. Quindi la probabilità di incontrarlo indipendentemente dalla copertina c’era.
Comunque non è andata così.

Ma così: mi scrive a inizio giugno Gianni Romano che oltre a essere davvero tante cose, oltre a essere trasversale, è publisher presso l’editore Postmedia Books.
E mi chiede di questo ritratto. Che ha visto sul mio sito suppongo.
O da qualche altra parte: originariamente era un assignment per INTERNI magazine.
Ne parliamo in generale. E nel dettaglio della grafica di copertina, mandandomi un esempio.
Mi piace. Molto. Minimal, semplice: non c’è bisogno di strillare.

Enzo Mari by Efrem Raimondi - postmedia books -All Rights Reserved

Non è un’istantanea ma un posato, anche se per me non c’è alcuna differenza, nessuna nobiltà precostituita dell’una a scapito dell’altra.
Ho chiesto a Enzo Mari di abbassare leggermente il viso. Non era molto convinto.
Architetto, mi faccia una cortesia… mi segua, so esattamente cosa sto facendo.
E così è stato. Se avesse declinato non avrei insistito. Non avrei forzato di un secondo né il suo né il mio tempo.
Non è il mio lavoro convincere.

Non lo faccio mai. Con nessuno.
Per il semplice motivo che non si fa, non si forza oltre la soglia lecita. Che sì è variabile, ma il limite è immediatamente percepibile. E ognuno ha il suo.
In fondo la vera relazione in un ritratto è data da questa dialettica.

Ringrazio Gianni Romano di avermi scritto.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Enzo Mari o della qualità politica dell’oggetto (1953-1973)
di Alessio Fransoni.
postmedia books 2019
Illustrato 15 x 21 cm.
192 pagine. Brossura
€ 19,00

Condividi/Share

Angela Vettese, per esempio

Angela Vettese by me © Efrem Raimondi - All Rights Reserved

 

Angela Vettese, per esempio…
Ritratto del 1998. Per la rivista Class. O per Ladies, non ricordo.
Non ricordo neanche di chi sia il makeup… mi spiace.
So che il direttore era Paolo Pietroni. Dal quale ho imparato molto.
Perché i magazine, non solo italiani, erano luoghi di crescita.
E se avevi la fortuna di collaborare con un magazine alla cui testa c’era un direttore così, se avevi talento, lo educavi e crescevi.
Non è un amarcord questo. Solo una constatazione.

L’attualità è un’altra. Non so neanche bene quale.

Ma è un’altra. Con la quale bisogna fare i conti.
E decidere cosa fare.
Questo ritratto è perfetto per parlarne.

E il tema è uno solo: la pelle.
Del rapporto tra posato e non, ne parlerò prossimamente.

Quindi la pelle.
Che qui c’è. E si vede.
Non che non ci sia della postproduzione, ma è leggera: desiderosa di rispettare qualsiasi elemento partecipi alla definizione del mio intento. Che è sempre lo stesso: fare una fotografia che coincida con l’idea che ho di fotografia.
Che sia un ritratto o una landscape per me non fa alcuna differenza.


Se però è della figura che parliamo, una specifica esiste: la pelle.

E non è un dettaglio marginale.
Non si tratta di mera informazione, ma di un punto estetico non sottraibile.

Perché dà volume. E la stessa luce ha una relazione diversa a seconda.
Questa immagine di Angela Vettese è pellicola.
La fotocamera un banco ottico.
Cosa cambia rispetto a una produzione digitale?
Poco se si ha idea di cosa si sta facendo.
Tutto se si è subordinati al mezzo e non si ha la minima idea degli strumenti, tutti quanti, coi quali ci stiamo misurando.
Già il digitale è naturalmente piatto – nasce così, non è colpa sua, semmai nostra – e se insistiamo con la pialla…

Questa immagine ha anche un’altra storia: mi ero dimenticato di averla fatta – proprio fatta, la fotografia non si preleva, si produce, e prima di te ciò che mostri non c’era.
Da nessuna parte, sappiti regolare.
Solo che stavo lavorando al nuovo sito – vedi articolo precedente se ne hai voglia – e quindi ero ficcato nel mio archivio.
In realtà alla ricerca di un’altra immagine. Un ritratto anche quella.
E improvvisamente da una cartella salta fuori lei, Angela Vettese, questa Angela Vettese. Che sì ricordavo di aver ritratto – impossibile dimenticarsene, grande personalità – ma il contorno era sfumato.
Insomma l’ho scansita e adesso, in questo momento, è sia nella portrait gallery sia nella zona archivio.

Me lo son chiesto: ma come diavolo ho fatto a dimenticarmene?

A breve parte il mio master sul ritratto. Che non ho sostanzialmente neanche comunicato…
E questo sarà un tema.
Angela Vettese, per esempio.

Angela Vettese by me © Efrem Raimondi - All Rights Reserved© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Condividi/Share

Oggi…

Oggi ho sessant’anni.
Non si dovrebbe nascere in un mese così.
Chiunque ad agosto, sa perché.
Una ricorrenza in apnea dal tempo delle elementari.
Nascosta il più possibile: d
etesto le ricorrenze.

Non me ne frega un cazzo del mio compleanno!
Oggi però ho sessant’anni…
Non ci credo.

Non ho mai considerato il tempo, il suo trascorrere, un problema.
Non un motivo di discussione.
Non ci ho mai pensato. Non l’ho mai scandito.
La relazione l’ho regolata centrifugando fotografia.

E finora tutto sommato m’è andata bene.

Stabilire unilateralmente che fermare qualsiasi moto è possibile.
Almeno sospendere, rimbalzando in una realtà parallela.

Quasi parallela. Perché invece procede per fatti propri.
E a un certo punto si allontana.
Un patto per sopravvivere a tutto.
Un’illusione meravigliosa.

Già…
Di anni invece ne ho tre.
Sempre quei tre fermi alla visione folgorante di mio padre che si toglie un guanto e mi saluta agitando la mano.
È così che ho iniziato a vedere.
E quell’anello… quel rubino che mi ha accecato nella neve di quel dannato Natale, adesso è mio. Da un po’.

Da trentotto fotografo pensando a me stesso, che me ne faccio del compleanno?

Nota
INVISIBLE è il video che precede alcuni miei incontri pubblici.
Un pot-pourri, una centrifuga. Tolte le quattro o cinque che segnano un momento preciso, le altre immagini le ho letteralmente pescate qui e là, trasversalmente e con leggerezza.
Non ho pensato, altrimenti non sarei stato in grado e tanto valeva rimanere come un coglione davanti allo specchio.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Condividi/Share

Bianca dorme

Bianca dorme.
Faccia in giù che non so come fa.
Braccio avanti saldamente in mano il cerchietto.
Braccio indietro abbandonato a sé stesso.
Coperta a metà.
Prendo l’iPhone.
Quasi in pianta.
Scatto.

Fine.
Forse sarà un suo souvenir…

Di certo è il mio.
Non c’è altro da aggiungere.

Ma di cosa ancora dobbiamo parlare?

Bianca dorme © Efrem Raimondi - All Rights Reserved

Bianca dorme, gennaio 2018

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Condividi/Share

I Gatti se ne fregano

I gatti se ne fregano.
Della fotografia, della fotogenia, della bellezza, dell’utilità, della riverenza.
Dei media, dei social, delle gallerie e dei musei sulle cui pareti ogni tanto
transitano loro malgrado.

E malgrado ciò che ne pensiamo noi.

Di te, di me, i gatti se ne fregano.
Di me meno.
Della mia fotocamera, qualsiasi forma abbia, meno.
E non è un azzardo, non una presunzione: non pretendo nulla da loro.
Non pretendo nulla da me.

Entrambe le cose i gatti le percepiscono: zero pretese.
Quindi posso beneficiare di una dose di complicità.
Che non riguarda immediatamente la fotografia.
Ma l’accesso a una relazione.
La cui conseguenza dialettica, questa sì, riguarda la fotografia che intendiamo restituire.

E questo vale per tutto.
Qualsiasi soggetto, animato o meno.
Fosse anche un pilastro di cemento in mezzo alla campagna…
Una fanciulla biotta, in piedi davanti a me…
Una superstar qualsiasi, molto attenta ai media o una qualsiasi persona che come il gatto, se ne frega.

Tutto è uguale.
Tu no.

Strip by © Efrem Raimondi - All Rights ReservedStrip, 2017.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Condividi/Share

La pianta – Self portrait

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedTra questa pianta e me,
c’è una relazione.
Questa.

Tra questo muro e me,
tra questi tubi e me,
tra queste due finestre e me,
e anche tra quel poco di erba che spunta,
e me,
c’è una relazione.
Questa.

Nessun messaggio.
Nessuna spiegazione.
Tra questo angolo di Sicilia e me,
c’è una relazione.
Questa.

Non c’è un perché.
Non c’è un risvolto.
C’è solo questa fotografia.

Che dichiara un’appartenenza.

E tutto finisce qui.
In questo rettangolo.

© Efrem Raimondi - All Rights Reserved    INSTA 88. From the series INSTARANDA – Palermo, giugno 2017

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

update – 20 giugno
Questo articolo ha anche – ha avuto – la funzione di test.
Da una parte una fotografia, dall’altra un testo.
Leggendo qua e là commenti vari via social,
mi sembra emergere una difficoltà di lettura dell’una e dell’altro.
Una difficoltà a stabilire una reale relazione tra due percorsi distinti.
Guardiamo, certo, ma cosa vediamo?
Come avere una visione parziale… ma come possiamo tradurre poi in fotografia l’invisibile?
Che è il vero elemento distintivo di un fotografo.

Credo che è da qui che dovremmo partire.
Io anche.
E ne parleremo l’1 luglio a Torino. Eccome se ne parleremo…

Condividi/Share

Maestro… #myfather #andme

Ci vuole sempre un maestro.
Una maestra.

Qualcuno che ti abbagli…
Qualcuna di cui innamorarti.

Per ciò che sono…
Per ciò che fanno…
Per ciò che danno.
Una dote per sempre, sino all’infinito.
Sei pronto?
Adesso tocca a te.
Non pensare, adesso fotografa.
E vediamo cosa restituisci.

È andata così.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

my father and me © Efrem Raimondi - All Rights Reserved    Mio padre e io fotografati da mia madre, giugno 1962.

Il maestro è nell’anima,
e dentro all’anima per sempre resterà.
Paolo Conte.

Condividi/Share

Ritratto: Figura e Presunzione

CAT POWER by Efrem Raimondi - All Rights ReservedCat Power, 2012 – Rolling Stone IT.

Non basta una figura perché sia ritratto…
Occorre che sia visibile una presunzione.
Che un arbitrio venga esercitato.
Non diversamente da qualsiasi altro luogo fotografico.
Quale la tua presunzione?
Prima ne prendi atto e prima ritrai.
Spiacente, è una regola.
Ferrea.

A margine: non c’è alcun obbligo di partecipazione delle mani.
Nel dubbio, segarle.
Tanto, comunque, si lavora in ambiente anestitizzato: nessun dolore, nessuno spasmo, nessuna smorfia.
Nessun dogma.
Nessun dorma.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Condividi/Share

Ugo Mulas – Vitalità del negativo

Vitalità del negativo nell’arte italiana 1960-70 è stata una mostra sull’avanguardia italiana: 1970, Palazzo delle Esposizioni, Roma, a cura di Achille Bonito Oliva.
Ugo Mulas racconta il suo tour con delle immagini nette, semplici, potenti.

S E M – P L I – C I !
Vitalità del negativo, questo libro, è proprio questo.
E nient’altro. Provaci…
E sta tutto nell’assioma di Mario Merz:

Abbandono di uno spazio pratico
per uno spazio teorico.

Ugo Mulas - Efrem Raimondi BlogAnche se qualcuno è indotto a crederlo, non siamo per niente nel concettuale.
Perché il pensiero, qui, ha forma.

Un libro del 2010… trentasette anni dopo la scomparsa di Mulas.
Inattuale?

Meravigliosamente inattuale!
È quando la fotografia non si misura più col tempo quotidiano.

Neanche con quello storico.
È quando, leggera, sorvola sulla criticità umana e la sua pedanteria logica.

Non c’è un solo punto esclamativo… ma un rigore espressivo trasversale.
Siamo fuori dall’attualità. Proprio non riguarda questo Mulas.

Siamo da un’altra parte… in un luogo totalmente fotografico che si misura esclusivamente con la visione dell’autore.
Ed è visibilmente così, basta sfogliare: perché il pensiero non è il pensare.

Si pensa prima, dopo… mai durante l’azione. Che è il tempo in cui il pensiero diventa forma, espressione.
E finalmente cessa di essere una pratica onanista, un’eco concettuale… una ossessiva rottura di coglioni.

Un libro dall’alto peso specifico: ci sono due Verifiche, la 1 e la fondamentale Verifica 3 sul tempo fotografico; ci sono le riflessioni di Ugo Mulas; ci sono le note degli autori ritratti.
Insomma è proprio un libro. E un’opera modernissima.

Curato da Giuliano Sergio in collaborazione con Archivio Ugo Mulas e Incontri Internazionali d’Arte.
Un libro che nasce tra il 1971 e il ’72 quando lo stesso Mulas consegna il progetto a Graziella Leonardi Buontempo – sua la prefazione.
E poi… poi la morte, la perdita della maquette originale, vicende alterne che ne hanno impedito la pubblicazione.

Sembrava non ce l’avrebbe fatta.
Invece eccolo qua.
Ed è splendido.

Ugo Mulas - Efrem Raimondi BlogUgo Mulas - Efrem Raimondi BlogUgo Mulas - Efrem Raimondi BlogUgo Mulas - Efrem Raimondi BlogUgo Mulas - Efrem Raimondi BlogUgo Mulas - Efrem Raimondi Blog© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Ugo Mulas. Vitalità del negativo
Johan & Levi Editore, 2010.
210 pagine, illustrato, rilegato, 29 x 24,5 cm.
€ 55,00
N.B. Esistono due edizioni: italiana e inglese.

Condividi/Share