Oggi…

Oggi ho sessant’anni.
Non si dovrebbe nascere in un mese così.
Chiunque ad agosto, sa perché.
Una ricorrenza in apnea dal tempo delle elementari.
Nascosta il più possibile: d
etesto le ricorrenze.

Non me ne frega un cazzo del mio compleanno!
Oggi però ho sessant’anni…
Non ci credo.

Non ho mai considerato il tempo, il suo trascorrere, un problema.
Non un motivo di discussione.
Non ci ho mai pensato. Non l’ho mai scandito.
La relazione l’ho regolata centrifugando fotografia.

E finora tutto sommato m’è andata bene.

Stabilire unilateralmente che fermare qualsiasi moto è possibile.
Almeno sospendere, rimbalzando in una realtà parallela.

Quasi parallela. Perché invece procede per fatti propri.
E a un certo punto si allontana.
Un patto per sopravvivere a tutto.
Un’illusione meravigliosa.

Già…
Di anni invece ne ho tre.
Sempre quei tre fermi alla visione folgorante di mio padre che si toglie un guanto e mi saluta agitando la mano.
È così che ho iniziato a vedere.
E quell’anello… quel rubino che mi ha accecato nella neve di quel dannato Natale, adesso è mio. Da un po’.

Da trentotto fotografo pensando a me stesso, che me ne faccio del compleanno?

Nota
INVISIBLE è il video che precede alcuni miei incontri pubblici.
Un pot-pourri, una centrifuga. Tolte le quattro o cinque che segnano un momento preciso, le altre immagini le ho letteralmente pescate qui e là, trasversalmente e con leggerezza.
Non ho pensato, altrimenti non sarei stato in grado e tanto valeva rimanere come un coglione davanti allo specchio.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

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Lectio per quindici.

Questa è un po’ diversa dalle mie abitudini: sì una lectio, ma a differenza
della solita  ora e mezza/due, dura l’intera giornata di sabato 28 ottobre.

A Bologna, presso Darkroom Gallery via Mazzini 113 d.
Per un numero limitatissimo di presenze: quindici.
Per cui occorre prenotare.

Chi ha già assistito a una mia lectio ha un’idea di cosa sarà.
Ma solo un’idea, perché si andrà molto più dentro alle questioni.
Con una interazione decisamente maggiore.
E francamente ne ho proprio voglia.

Potrei dire davvero trasversale: sia nei contenuti che nello svolgimento.
Più libera. Più diretta.
Insomma è questo: un faccia a faccia.

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedSNEAKER, 2007 © Efrem Raimondi. All rights reserved.
Per INFO e prenotazione: fotodigitalservice@virgilio.it

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Tempo e modo

Fotografa. My shadow, by Efrem Raimondi


Dunque, funziona così… quando stai scrivendo, scrivi!
Quando stai leggendo, leggi!
Quando stai guardando, guarda!
Quando stai parlando, ascolta…
E quando stai fotografando, fotografa!
Non pensare… fotografa.
È solo quando pensi, che dovresti pensare.
Tempo presente, modo gerundio.
E stop.

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Fotografi… cavalieri dalle lunghe ombre.
Photographers… The Long Riders.
My shadow, 2013

La chiamavano Nanda

 

Approfitto di alcuni commenti in ambito social riguardanti il ritratto a Fernanda Pivano pubblicato anche nel post che precede, per dire due robe due…
E che probabile anticipino una serie di articoli decisamente focalizzati sull’incontro, forte, con alcune persone. Incontri tradotti in ritratto.
Fernanda Pivano l’avevo già vista, prima di questo ritratto realizzato giovedì 30 giugno 2005, a Milano. A casa sua…

FERNANDA PIVANO by Efrem Raimondi

In ambito pubblico e uno più privato mercoledì 24 marzo 2004: certe date le registri per esteso in memoria. Quando l’ho accompagnata a Bologna, destinazione Vasco Rossi per un’intervista per Vanity Fair. E io con due compatte e un po’ di Tri-x a ritrarre l’evento.
Da questa serie ho estrapolato una sola immagine per il libro TABULARASA, fatto con Toni Thorimbert, per Mondadori.
E la stessa immagine mi è stata chiesta da RAI 2 per la serie Unici… essere Vasco Rossi. In verità un’immagine molto live, forse troppo. Non so… non ci penso. Non m’importa.

Fernanda Pivano - Vasco Rossi by Efrem raimondi, from TABULARASA

Comunque qui adesso, pubblico anche alcune altre. Anche più live.
Ed è assurdo, perché la cosa che più mi è impressa di quella giornata è come guidavo in autostrada! A 90 all’ora in prima corsia con gli occhi ovunque, in anticipo su qualsiasi evenienza… che se fosse successo qualcosa, qualsiasi cosa, ero fottuto. Io ero fottuto.
Le orecchie invece erano unicamente dirette. Sulla traiettoria della Pivano, seduta al mio fianco.
Che raccontava dei suoi incontri con Miller, Burroughs e cosa accadeva a casa Bukowski. Come quando il grande Hank torna dall’ippodromo con un paio d’ore di ritardo perché infilato sotto le macchine nel parcheggio a cercare di stanare un gattino impaurito.
E ce la fa!
E una volta a casa, gatto in braccio, passa le due ore successive a raccontare nel dettaglio il trionfo, mentre si occupa della divina creatura e sostanzialmente se ne frega dell’apprensione di Linda, sua moglie, e degli ospiti. Pivano inclusa.
Insomma, c’era solo da ascoltare. E da guardarsi attorno: il più lungo, lento, meraviglioso viaggio Milano – Bologna che mi abbia riguardato.

Fernanda… che praticamente tutti chiamavano Nanda. E io non ci riuscivo. Che mi sembrava di darle del tu. E proprio non ci riuscivo. Mi ha anche rimproverato per questo. Giuro.
Ci sono due soli modi di dare del tu… quello che non ci pensi e fila tutto liscio e quello che ci pensi continuamente e finisci per balbettare. Francamente, in mezzo ai tanti inciampi che mi riguardano, questo preferisco evitarlo. E non che con quelli ai quali do del tu ci sia una considerazione o una stima minore… è che è diverso. I monumenti io li vedo come un bambino, sempre enormi.

Al secondo incontro privato, quello del 2005, sono andato col critico Demetrio Paparoni. Una chiacchiera tra loro.
E mentre ero lì e ascoltavo, scattavo delle snap. E mi viene in mente come ritrarla… mi è chiarissimo.
Un set montato in 5 minuti, una verifica della luce e una Pentax 67 col mio grandangolo preferito per il ritratto. E lei ride. E io scatto.
E eccoci qua. Lei sempre presente.
Seee, si occupino pure di farfalle e parvenu assortite… ma vaffanculo, la storia siamo noi!

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Fernanda Pivano by Efrem Raimondi for Vanity FairFernanda Pivano by Efrem Raimondi for Vanity FairFernanda Pivano by Efrem Raimondi for Vanity FairFernanda Pivano - Vasco Rossiby Efrem Raimondi for Vanity FairFernanda Pivano - Vasco Rossiby Efrem Raimondi for Vanity Fair

FERNANDA PIVANO by Efrem RaimondiFernanda Pivano and Efrem Raimondi

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

N.B. Nel souvenir con Fernanda Pivano, la mia espressione imbarazzata è di rigore… mai a mio agio dall’altra parte della fotocamera.

Fotocamere: Leica Minilux, Ricoh GR1s, Olympus E300, Pentax 67.
Flash: incorporato per le snap, Profoto per il posato.
Film: Fuji NPS 160, Kodak TRI-X.

Assistenti: Letizia Ragno, Nicole Marnati, Emanuela Balbini.

TABULARASA – Vasco Rossi

Vasco Zone

Vuoi venire con me in America?
Era Tania Sachs al telefono… ottobre 2000. Credevo fosse uno scherzo. Ho riattaccato. Non sapevo che fosse la responsabile della comunicazione di Vasco Rossi. E che non stava scherzando per niente. Così è iniziata per me questa fantastica e complessa scorribanda iconografica nella Vasco ZONE. Non complicata… complessa. Perché fotografare Vasco non è facile. Innanzitutto sono dovuto partire per Los Angeles, io che non amo viaggiare se non in macchina… passi anche il treno se ho poco bagaglio. Finalmente posso parlare di Vasco Rossi! Era ora… ci voleva TABULARASA. Altrove l’avevo già fatto. Qui mai. Per pudore forse. Nei miei confronti… questo blog non ha un anno e come fai a parlare di Vasco se non hai ancora un anno?!
Ma adesso sono legittimato. Adesso carta canta!
Fatto a quattr’occhi (servono sempre entrambi, anche se il mirino della fotocamera ne ospita uno) con Toni Thorimbert.
Lo diciamo anche nella Prefazione, una convergenza rara. Un’esperienza, questa, che mi ha dimostrato che lavorare a un progetto comune è possibile. E adesso direi auspicabile…

Ph. Giorgio Serinelli, c/o Studio Thorimbert

Di questa avventura editoriale devo ringraziare soprattutto Toni: l’intuizione è stata sua. Ma qui non ci si nasconde. Entrambi conoscevamo le reciproche immagini about Vasco. Mica tutte. Ma le più note sì. Poi io posto su FB (chi dice che serve a un cazzo?!) una immagine, quella che chiude il libro e che avevo realizzato un mese prima. Con un Vasco visibilmente provato.  Dentro però c’è tutto il mio affetto per quest’uomo.
Che insomma, qualche giro insieme s’è fatto e qualcosa vorrà dire. Toni vede ‘sto post e pronti via mi scrive. Ci vediamo. Lui aveva la sua maquette pronta per la stampa, volendo. Io la mia. Che stava lì da un po’. Ferma in attesa di qualcosa.  Allora non sapevo di cosa. E io credo poco alla casualità dei frangenti… Mentre sfoglio la sua mi rendo immediatamente conto che la mia è monca. Cioè, intendiamoci, non era male… se passassi il tempo a guardarmi l’ombelico avrei potuto anche credere che fosse una grande storia. E chiusa lì. Ma non era così: era monca! Prima di novembre 2000, Los Angeles, non avevo niente! Manco un autografo… Vasco lo ascoltavo e basta. Vinile prima, cd poi. E questo vuoto non era però un semplice fatto cronologico, fosse stato così me ne sarei rimasto dov’ero col mio pacchetto di foto sottobraccio… no, le immagini che sfogliavo raccontavano un periodo in un modo che condividevo totalmente. Anche emotivamente.
C’è sempre un prima e un dopo. E il dopo è TABULARASA. Così il prima non aveva più lo stesso senso. Questo per me.
Qualche numero magari aiuta a capire: 27 anni di viaggio, dall’85 a oggi per quasi 200 immagini  (sequenze e dittici valgono una).
All’inizio erano quasi 400… troppe: Stefania Molteni, photo editor, ci ha messo del suo e ha contribuito a dare un ordine. Stampata al volo la nuova maquette siamo andati da Gabriella Ungarelli, Mondadori. Che ha gradito.
Tralascio i passaggi intermedi, chi se ne frega. Ora, se sfoglio questo libro mi ritornano forti certe emozioni. E una bella quantità di aneddoti, uno per ogni immagine forse. Certamente per ogni shooting e per il contorno che comporta: mica si passa tutto il tempo a cliccare!
E posso aggiungere persino di essermi fatto delle sane risate in sua compagnia. Perché Vasco è anche allegro (cinicamente allegro): non ostinatamente attaccato alla sua icona… sa scendere dal palco. A differenza di altri. Che tra l’altro il palco, quel palco, l’hanno solo visto da lontano. Un luogo speciale, e non c’è niente come starci sopra e puntare l’obiettivo sul Popolo di Vasco: meravigliose facce da randa!

Imola, 16 giugno 2001. Da TABULARASA.

Lo chiarisco a scanso di equivoci: io provengo da lì. E in quelle facce, in quella eterogeneità mi riconosco. Qualcuno di loro forse ricorderà l’instant book Intorno a Vasco, edito dalla EMI in occasione della mostra omonima che feci alla Galleria Grazia Neri, a Milano nell’aprile 2001: una sorta di diario del mio primo viaggio con Vasco a Los Angeles. Alcune di quelle fotografie sono ancora qui, in TABULARASA. Certe immagini ti accompagnano sempre. Alcune accompagnano più persone. Anche tra loro estranee. È la fotografia. Quella roba che ha la capacità di trascendere il tempo e la sua precarietà. Che regala souvenir diversi. Come certe canzoni.
Vuoi venire con me in America?
Meno male che Tania ha richiamato.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Negativo cover Rolling Stone aprile 2004. © Efrem Raimondi. All rights reserved.

Nel libro, che non è di ma su Vasco Rossi, compaiono diverse persone del suo staff con le quali nel corso di questi anni ho chiacchierato, discusso, cenato, girovagato, lavorato e anche cazzeggiato… e che qui voglio ringraziare: Floriano Fini, Guido Elmi, Danilo ”Roccia” D’Alessandro, Massimiliano ”Macho” Barbieri.
Anche Swan, regista dei live e di alcuni videoclip, col quale ho collaborato ai tempi di Siamo soli.
E Massimo Poggini, insieme in giro per Los Angeles nel 2008, pubblicando poi per Max il libro Vasco Rossi, una vita spericolata.
Grazie anche a Gabriella Ungarelli, Marta Treves, Chiara Oriani, Donata Sorrentino.
A Giacomo Callo e Marina Pezzotta che hanno realizzato la copertina… insomma un grazie a tutta la redazione Mondadori.

Tania Sachs la ringrazio in modo particolare, a lei penso come a una amica.

Le tre Cover.

Ringrazio anche le/gli assistenti che si sono alternati in questi dodici anni di collaborazione vaschiana… in primo luogo Fabio Zaccaro con me a Los Angeles la prima volta. Poi, in ordine seguendo l’impaginato di Tabularasa: ancora Fabio (Roma 2004 – Cattolica 2001), Letizia Ragno (Roma 2004 – Bologna 2009 – Pieve di Cento 2003 ), Nicole Marnati (Sinai e Sharm El Sheik 2004 – Bologna 2004), Emanuela Balbini (Bologna 2009), Giulia Diegoli (Bologna 2012).

A Los Angeles nel 2008 e in altri luoghi, senza assistenti. Spesso con una semplice compatta, che è stata motivo di ironia da parte di Floriano Fini e dello stesso Vasco. Però eravamo tutti più leggeri. E ci si poteva persino permettere di “scambiarci” le foto. Non ne ho neanche una con Vasco… incredibile! Però ho questa sotto.

Giugno 2008, Hotel Melià, Milano © Efrem Raimondi. All rights reserved.

Mai capito perché in questo paese ci siano delle remore a dichiarare il prezzo di un prodotto: TABULARASA costa € 25,00. Per tipologia e qualità di stampa appartiene a una fascia di costo decisamente maggiore. La scelta è dell’Editore, condivisa da Toni e da me. Brossura con alette, formato 25,4 x 18 cm. Pagine 252. In libreria dal 5 dicembre.

Presentazione: 17 dicembre – h. 18,30.
Libreria Mondadori, via Marghera 28, Milano.
Introduce Giovanna Calvenzi.