Giardini disobbedienti – Exhibition

GIARDINI DISOBBEDIENTI è la mostra in corso a Villa Giulia, Verbania, sul tema del giardino.
Ma in realtà visitandola si vede che non è esattamente così.
E forse proprio per questo disobbedienti.
Più la visione che ogni autore/autrice ha del verde. Della relazione col mondo vegetale. Una relazione più o meno composta. E scomposta.
Un po’ tutto si mischia, perché è una relazione complessa.

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Curata da Maria Sabina Berra e Pio Tarantini.
Ventidue autori: Erminio Annunzi, Yuval Avital, Isabella Balena, BB, Matteo Cirenei, Margherita Del Piano, Carlo Garzia, Giovanni Gastel, Lydie Jean-Dit-Pannel, Studio Lariani, Gianni Maffi, Lelli e Masotti, Paola Mattioli, Paolo Minioni, Nefele B, Cristina Omenetto, Bruna Orlandi, Francesco Radino, Efrem Raimondi, Pio Tarantini, Roberto Toja, Natale Zoppis.

Il catalogo. Pubblicato in occasione della 15a manifestazione EDITORIA & GIARDINI, in collaborazione con la rivista FOTOGRAFIA E[È] CULTURA
Col patrocinio del Comune di Verbania.
Stampato – bene – da Diemme, Ghiffa.                   INFO

L’ho visitata domenica. E mi è piaciuta molto. Si può pensare che conti poco la mia opinione essendo parte in causa, e può anche essere, però ho visto delle belle opere. Tutte con una visone e nessuna menata.
Un’ottima curatela in un contesto, quello di Villa Giulia, molto affascinante.
E non proprio semplice da gestire. Invece…
L’itinerario iconografico che pubblico ha come soggetto proprio la mostra, lo spazio, la relazione.

© Efrem Raimondi - All Rights Reserved© Efrem Raimondi - All Rights Reserved© Efrem Raimondi - All Rights Reserved© Efrem Raimondi - All Rights Reserved© Efrem Raimondi - All Rights Reserved© Efrem Raimondi - All Rights Reserved© Efrem Raimondi - All Rights ReservedPer le opere non c’è che andare di persona.
E questa è la mia: Magnolia di notte, 2020. In mezzo al lockdown.
Dalla serie Do you like fiorellini?, dove un po’ tutto è per me destabilizzante.

Magnolia di notte © Efrem Raimondi - All Rights Reserved© Efrem Raimondi. All rights reserved.

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Posato versus Istantanea

Posato versus Istantanea.
Nessun versus… È di ritratto che parliamo, con la consapevolezza che il soggetto,
il perimetro dove tutto si svolge, è quello fotografico.
Quindi in realtà è di fotografia che parliamo. E il genere lo lasciamo agli affezionati della collocazione.
Nessun versus appunto: la contrapposizione è solo il prodotto di una intellettualizzazione distorta. Questo per chi le immagini le legge, le commenta, le usa, le cura e tutta quanta la fauna che ha comunque un rapporto dialettico con loro.

Però non le produce.

Per la fauna che le produce, alla quale appartengo, la contrapposizione invece rischia di essere solo l’alibi per evitare l’una o l’altra. Tradotto, una dichiarazione di cecità.

Il postulato più diffuso prevede l’istantanea avere un grado di nobiltà che il posato si sogna, perché vuoi mettere la naturalezza?
La naturalezza?
Italo Calvino nel racconto L’avventura di un fotografo Gli amori difficili, Oscar Mondadori – usa il protagonista Antonino Paraggi per dire questo:

Il gusto della foto spontanea naturale colta dal vivo uccide la spontaneità, allontana il presente. La realtà fotografata assume subito un carattere nostalgico, di gioia fuggita sulle ali del tempo, un carattere commemorativo, anche se è una foto dell’altro ieri. E la vita che vivete per fotografarla è già in partenza commemorazione di se stessa. Credere più vera l’istantanea che il ritratto in posa è un pregiudizio.

Frontali come un crash emotivo i discepoli del posato.
Che sono una minoranza tendenzialmente silenziosa.
Ma armata di ogni ben di Dio. E di certezze inscalfibili – elenco lungo 85 punti, corrispondente all’ottica presunta preposta, che evito.
La verità non sta nel mezzo. Non esiste e basta.

La cifra di un ritratto si misura con i codici estetici propri dell’autore esattamente come quando si relaziona con un paesaggio urbano o lacustre, un nudo, una sedia, un matrimonio o un trancio di pizza.
Posato e Istantanea non sono codici estetici. Solo due diversi percorsi per raggiungere lo stesso obiettivo: la tua cifra espressiva.
Semmai possiamo discutere dell’autenticità di questa. Che resta l’unica istanza.

Ci sono posati decisamente più dinamici di tante istantanee.
E quando lo sono non si fanno distinguo.
Quando lo sono non pensi IL RITRATTO! Vedi una fotografia.

Nella sua interezza, non solo il faccione al centro. Ma anche la sedia in fondo nell’angolo alto a sinistra…
Il soggetto di una fotografia è la fotografia stessa. Tutto ciò che è visibile esiste e partecipa. Non è un dettaglio ininfluente.
Ciò che non c’è semplicemente non esiste.
E questo è il perimetro entro il quale ci misuriamo.
Che non è mai un luogo statico e noi passivi a cercare un margine di specchio dove rifletterci.

Non solo, ma posando si può indurre all’equivoco e far credere che ciò che si vede sia un’istantanea. Invece no, è un posato. So sorry.
Come questo ritratto a Valentino Rossi: Londra 2001, in studio, per GQ Italia.

Valentino Rossi by © Efrem Raimondi - All Rights Reserved E ha funzionato così: pausa per sistemazione set… mi giro e ho la visione di quell’angolo lì, che non è la vista, ma la sua proiezione.
Chiedo a Valentino di entrare in questa visione. Lo fa.
In mano avevo una compatta analogica, sempre con me, una Ricoh GR1S con un 28 fisso E in macchina, sguardo ficcato nel mirino, mi relaziono con lui.
Questo è ciò che non c’era ma che era visibile se lo percepivi.
Funziona così, non c’è chissà quale alchimia.
Esattamente come questa, con la sua faccia da souvenir.

Valentino Rossi by © Efrem Raimondi - All Rights ReservedDa sinistra: Michele Lupi; Fabio Zaccaro, straordinario assistente; il sottoscritto; Valentino Rossi; Anne – non ricordo il cognome, so sorry – MUA.

Nessun luogo è vuoto. Nessun luogo è dato e inchiodato al telaio di una realtà assoluta e inalienabile. Nemmeno un fondo bianco.
Dipende solo da noi e dalle nostre visioni. Come renderle visibili è il percorso che la fotografia richiede.
Del dualismo posato/istantanea chi se ne frega.

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Oggi…

Oggi ho sessant’anni.
Non si dovrebbe nascere in un mese così.
Chiunque ad agosto, sa perché.
Una ricorrenza in apnea dal tempo delle elementari.
Nascosta il più possibile: d
etesto le ricorrenze.

Non me ne frega un cazzo del mio compleanno!
Oggi però ho sessant’anni…
Non ci credo.

Non ho mai considerato il tempo, il suo trascorrere, un problema.
Non un motivo di discussione.
Non ci ho mai pensato. Non l’ho mai scandito.
La relazione l’ho regolata centrifugando fotografia.

E finora tutto sommato m’è andata bene.

Stabilire unilateralmente che fermare qualsiasi moto è possibile.
Almeno sospendere, rimbalzando in una realtà parallela.

Quasi parallela. Perché invece procede per fatti propri.
E a un certo punto si allontana.
Un patto per sopravvivere a tutto.
Un’illusione meravigliosa.

Già…
Di anni invece ne ho tre.
Sempre quei tre fermi alla visione folgorante di mio padre che si toglie un guanto e mi saluta agitando la mano.
È così che ho iniziato a vedere.
E quell’anello… quel rubino che mi ha accecato nella neve di quel dannato Natale, adesso è mio. Da un po’.

Da trentotto fotografo pensando a me stesso, che me ne faccio del compleanno?

Nota
INVISIBLE è il video che precede alcuni miei incontri pubblici.
Un pot-pourri, una centrifuga. Tolte le quattro o cinque che segnano un momento preciso, le altre immagini le ho letteralmente pescate qui e là, trasversalmente e con leggerezza.
Non ho pensato, altrimenti non sarei stato in grado e tanto valeva rimanere come un coglione davanti allo specchio.

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Imperfetto

Imperfetto.
L’unico tempo declinabile se si vuol dire qualcosa.
Di tuo, di intimo.
Che si veda proprio bene come sei ridotto…
Che ti renda riconoscibile, in primis a te stesso… come guardarsi allo specchio,
consapevoli che mente. Sempre.
Ma questa menzogna è tutto quello che hai.
In sé, è credibile?
E perché lo è?
Altro che masturbazione, siamo proprio ai preliminari.

Imperfetto…
Quale il tuo grado di imperfezione?
Riconoscerlo, metterlo al centro, declinarlo.
Se non è così, straccia tutto.

E se sei in grado, ricomincia.

Scusa Raimondi, ma cosa stai dicendo?
Nulla. Assolutamente nulla di pubblica utilità. Fisso solo i miei canoni.
Al netto di qualsiasi pretesa universale.
Sai che mi frega dell’universalità della fotografia?
Zero.
Senza neanche il bisogno del punto esclamativo…

Di imperfezione si vive.
Di perfezione si muore.

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Redazionale per AMICA mag.
Ranco – Lago Maggiore, 2002. Relais et Chateaux Il Sole di Ranco.
Styling Mirella Moretti.
Assistente fotografia Fabio Zaccaro.
Polaroid 690 SL – film Polaroid 600.

A margine.
Se proprio dovessi usare una didascalia, come fosse un tattoo, un hashtag su tutto sarebbe #fotografiaimperfetta.
Una per una, #imperfectphoto.
Che è il certificato di una relazione, il marchio di una reale esistenza.
Di lacrime e sangue. Senza alcuno sforzo.
Poi sì, c’è chi sostiene che il talento non esiste…

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Il paesaggio…

Il paesaggio col quale ci relazioniamo è contaminato.
Solo in questo modo lo raggiungiamo…
Due gradi di contaminazione: l’uomo, come genere che occupa e subordina qualsiasi vita altrui, sassi compresi, e tu che arrivi dopo, cioè adesso.

E con quella bella espressione innocente ti guardi attorno alla spasmodica ricerca di stupore, alias, la tua redenzione.
Proprio la tua e degli altri chi se ne frega.
Che razza di paesaggio…

Quindi tu, uomo fotocamerato, che relazione cerchi col paesaggio che ti si para davanti?
E che urla anche quando c’è il cielo azzurro con le nuvolette…
Posso solo parlare per me, del mio senso di colpa e della mia impotenza.

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedRANDA 253 – La Maddalena, 2018.

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedINSTA 100 – Lago Maggiore, 2018.

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Distante

Si può fare di più.
Non sempre. Non per obbligo.
La tentazione invece è fare di meno.
Anzi nulla.
Quasi nulla, dai.
Distante
Limitarsi a guardare e cogliere il minimo indispensabile.
Ma proprio INDISPENSABILE.
Insomma sottrarre. E vedere l’effetto che fa.

Quanto a questa fotografia, questa volta sì ha un messaggio.
Che però è sempre lo stesso di tutte le mie: ?

Ecco, prendere le distanze. Questo l’auspicio.
Con i miei più sinceri auguri di un 2018 sereno.
E leggero.

Prendere le distanze
Ciao!

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedRanda 233 – Lago Maggiore, dicembre 2017.

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INVISIBILE

Invisibile.
La fotografia che m’interessa.
Qui la mia.
Ma anche quella di altri. Che un comune denominatore esiste.
Questo slideshow è una sintesi estrema di un percorso che ho iniziato da bambino.
E che solo a un certo punto è diventato visibile. Più o meno trentacinque anni fa.
Una selezione random per un tempo sostenibile: 3:10.
Quasi random…
Tolte quelle tre o quattro immagini, per il resto sono andato a pescare qui e là, trasversalmente con molta leggerezza. E tranquillità.
Non troppo pensata, altrimenti mi sarebbe stato impossibile.
Ma filologica sì.
È uno strumento. Che mi serve per presentare le lectio.
Non una mostra – dove mi irriterebbe persino il battito delle ciglia presenti – quindi la traccia musicale è funzionale. No te gusta? Press OFF.

Un aperitivo, proprio quando stai ancora cercando dove sederti.
Come dei flash.
Spero che dovunque ti trovi, ti fermi e guardi.
Uno slideshow che dia il senso di ciò che si vedrà a breve.
Tutte le parole del mondo vengono dopo. Molto dopo.
Chiaro?

Don’t stay…

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Tempo e Luogo

© Efrem Raimondi - All Rights reserved
Tempo e luogo…

Questo tempo presente che ne ha uno alle spalle.
E questo luogo, sempre lo stesso, al quale consegnare tutto ciò che hai di più intimo.
A volte indicibile.
Sempre esprimibile.
La fotografia, che mi ha salvato la vita…

La fotografia, che può salvare la vita.
Così tu, fanciulla con la fotocamera che mi guardi attonita, smetti di pensare.
Molla tutto e seguimi un attimo: il tempo di questa pagina inutile.
E visto quanto efficace sia stato per l’intero pianeta l’elogio dell’utilità, dammi retta, riabilita l’inutilità.
Per me un contraddittorio vitale.
Après.

Una duplice relazione col tempo: quello umano, che in fotografia è uno spazio emotivo, mnemonico. Culturale.
E quello tecnico, l’esposizione: una misura spaziotemporale… Espressione fisica che si relaziona con la capacità o meno di accedere a tutto ciò che è nostra intenzione mostrare.
Questi due tempi hanno una dialettica stretta.

Ma oggi, proprio oggi che l’estate per me finisce, oggi è solo memoria.
E tu lì attonita…

La fotografia ha una relazione vitale col tempo.
Forse per questo sono fotografo… l’idea di bloccare questo trascorrere che a un certo punto, adesso, trovo orrendo.
Di sconfiggere la morte. Congelando tutto.
E c’è stato un periodo, una ventina d’anni frenetici, in cui ci ho creduto.

Era un’illusione meravigliosa e reale.
Non pensare…
Io non penso.

Quando si fotografa conta solo il presente.
Quello stretto.
Quello dettato dall’otturatore.
Come un metronomo e tu all’unisono.
Non pensare…
Il tempo del pensiero è prima.

E dopo.
Questo dopo, adesso, fa i conti con chi ho ritratto e non c’è più.
Questo dopo, adesso, fa i conti con le mie vite interrotte.
Tutte, oltre l’antropocentrica idea di specie.
Della quale non solo me ne fotto, ma è proprio il nemico da abbattere.
Spaccare lo specchio nel quale ci riflettiamo è una necessità vitale.
Après 2…


Questo dopo, adesso, fa i conti con ciò che produco ed è certo, non produrrò più.

E vale per tutti.
Anche per te.
Abbiamo un solo tempo: la fotografia che facciamo.
L’unico appiglio è ciò che congeliamo.
E se ha respiro, avrà autonomia e vita.

Se no che crepi con noi.
E con questo si può chiudere la relazione con l’attualità.

Ma sai che cazzo me n’è mai fregato dell’attualità?

Un tempo dilatato…
Un tempo relativo…
Un tempo che inculi la Storia. E i suoi dattilografi.
Una visione che sorprenda l’anima.
Un’overdose.
Come un rallenty…
Come la potenza del silenzio di Benjamin.
Come il pugno di Lenin.
Come l’allucinazione di Céline.
Come la polvere di Bulgakov.

Come il gatto bianco di Bukowski.

Un tempo per vivere…
Senza trucchi mediatici: facci solo vedere cos’hai da dire.

Mostralo…
È la fotografia.
Usala.
Questo è il tempo.

Il mio. Il tuo. Il nostro.
Non l’abbiamo scelto.
Ma possiamo manipolarlo.
Facciamolo.

Acquisisci la grammatica che ti assista, e butta la rivistina trendy e paracula… non ne riconosco una.
Maledetti fotografi. Benedetta inattualità.

E tu attonita…

C’è anche il LUOGO.
E questo non è banalmente un escamotage.
Ma uno spazio che conforta.
Uno spazio deputato, preciso, circoscritto, riconoscibile dove mettere tutto ciò che ci riguarda e ha forma.
Non è un concetto, è proprio un luogo reale.
Uno spazio autonomo.
Dove il tuo essere attonita cessa.
E sei nuda.

Il luogo che ha evitato mi sfasciassi…
E patologie permettendo, c’è ancora spazio.
Le fotografie, ognuna di loro…

Voglio che le cose, le persone e tutto quanto, non camminino con me.
Altrimenti non sarei sopravvissuto.
Deposito…
Se non sollecitato, non ci penso.

Le hai fatte? Hanno forma? Bene!
Lasciale.

Il latino ha una parola meravigliosa: REPOSITORIUM.
Che è un luogo fisico. Reale.

Dove depositare oggetti anche preziosi.
Anche sé stessi. Noi.
Decantazione.
Quiete.
Lì tutto. Demoni compresi.
Anche l’inconfessabile, la presunzione, l’arbitrio… lì tutto è ammesso.
L’archivio della tua vita.

E tu ricominci a respirare il presente.
Che non c’è altro luogo.

Come un tattoo:
Omnia bona mea mecum porto.

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Il Gesto

Laura by Efrem Raimondi - All Rights Reserved    Laura – Lago Maggiore, 2014


Tu sei lì.
Io qui…
Una distanza ponderata.
Una distanza necessaria.
Stesso tempo, stesso spazio.
Stesso niente…

Vediamo orizzonti diversi: il tuo si ferma alla mia fotocamera, più che una linea un punto.
Il mio non ha traguardo.
E quando ti guardo, non ha ancora una forma.

Aspetto te.
Aspetto un gesto.
Un segno minimo estraneo a questo tempo.
Che dia forma al mio spazio.
E tu sei il centro.
Ti sembro distratto?
Mi vedi girato?
Tu resti il centro.

Basta l’ombra, basta l’accenno di un gesto interrotto.
Ti sembra irripetibile in questo tempo che ci riguarda?
Ma io mi ci aggrappo.
E gli do la forma che questo spazio non comprendeva prima di noi.

Tu sei lì.
Io da qui non mi muovo.
Io non penso.
Ma stavolta scatto.

Come si fa un ritratto?

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Alessandro Zanardi by Efrem Raimondi - All Rights ReservedAlessandro Zanardi – Milano, 2007 – Studi Mondadori

Questo articolo l’ho già pubblicato nel 2014.
In vista dei prossimi appuntamenti pubblici, workshop e lectio, lo ripubblico.
Perché ci sono questioni, intorno alla fotografia, che ritengo sostanziali.
Certamente sbagliandomi.

Non c’è nulla di male nel non volersi occupare del ritratto, ma se proprio ce ne facciamo carico va detto che non può essere preso come un esercizio stilistico.
E sia come viene…
Sia come al momento capita…
Sia in balia del circostante. Del soggetto soprattutto.

Se così, non se ne esce. E non si restituisce nulla che sia poco più che formale.

Una pratica notarile a volte. 
E non c’è software che presti soccorso.

Il rischio maggiore è la staticità. Che non riguarda l’immobilità del soggetto e i fraintendimenti sul posato: ci sono posati più dinamici di una corsa campestre!

Il ritratto riguarda l’interezza della persona.

Della quale ci occupiamo magari solo attraverso un dettaglio.
Spesso il più marginale… quello che non si pondera a priori.


Ma succede che proprio la marginalità diventi soggetto.

Cifra esplicita bastante a sé stessa.
E a tutto quanto.

Il soggetto di una fotografia è la fotografia stessa in tutta la sua interezza.
Per come la restituisci.
Per tutto il perimetro che la delimita.

Perché sì… e non c’è un altro perché.

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Fotografie di ritorno

Le fotografie sono il luogo dove non sei mai stato.
E non ci tornerai mai più.
Un viaggio di sola andata.
L’unico ritorno, delle istantanee.
Più saranno avulse e più riconoscerai i tuoi compagni di viaggio.

E questa è la sola utilità che m’interessa.

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedRANDA 188b – Milano periferia, 2016. From the series INSTARANDA

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedINSTA 78b – Lago Maggiore, 2016. From the series INSTARANDA

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedRANDA 188 – Litorale adriatico, 2016. From the series INSTARANDA

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedINSTA 81 – Lago Maggiore, 2017. From the series INSTARANDA

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedRANDA 187b – Pianura Padana, 2016. From the series INSTARANDA

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedINSTA 79 – Palermo, 2017. From the series INSTARANDA

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

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