Fotografia e Design


Fotografia e design. In poche parole.

Ci provo…
È un grande luogo di crescita, una vera scuola.
Ti misuri con delle specificità che hanno la necessità di una vera dialettica per diventare espressione, fotografia: l’oggetto; i materiali e la lavorazione; lo spazio, quello fisico, quello che dialoga con le proporzioni.
La luce…
Quale, come e perché cazzo il rosso del divano rosso non è rosso.

Contrariamente alla norma preferisco la luce flash. Spesso.
Perché quella realmente più duttile.
Quella che mi asseconda nel rapporto con l’insieme.
Perché anche col design è una questione di insieme e il soggetto è l’intera fotografia.
E al di là di alcune fondamentali specifiche ineludibili, trascendere il genere è la mira. Questa la vera, grande difficoltà.
Qui non si scherza, non c’è bluff: qui la conoscenza di tutti gli elementi è la condizione di lavoro.

Amo confrontarmi col design, per me un luogo di sintesi… la convergenza di molteplici elementi: persone, ricerca, creatività, e quel fondamentale collante che è l’industria.
Ho ritratto diversi architetti e designer, con alcuni di loro ho collaborato a tutte le fasi del progetto.
Andando anche in fabbrica, confrontandomi direttamente con chi il pezzo lo produceva.
Un grandissimo, ne cito uno, perché nei suoi confronti provo vero affetto, e per quanto mi ripetesse di dargli del tu proprio non ci riuscivo.
È passato tanto tempo, ero un ragazzo: Achille Castiglioni.

Avanti e indré dal suo studio alla Cassina… nel mio studio a sfogliare Polaroid.
E giù a procedere all’unisono.

ACHILLE CASTIGLIONI by Efrem Raimondi

                         Achille Castiglioni nel suo studio. Milano 1992

Non mi spiego un certo disinteresse fotografico, non capisco la superficialità di chi liquida come fotografia commerciale: se c’è un luogo dove il linguaggio è elemento di distinzione è questo.
Un linguaggio applicato.
Un linguaggio iconografico trasversale dove la dialettica area-volume consente dilatazioni e compressioni altrove impensabili.
Il rapporto con lo spazio, con qualsiasi circostante, diventa soggetto.
Persino la negazione diventa segno e il contraddittorio è elemento vitale.
Nella fotografia che si confronta col design riconosco la convergenza naturale di molteplici linguaggi, di visioni, di utopia… la risposta potente alla debolezza del sistema iconografico contemporaneo che svicola nella reiterazione, sempre uguale, e nel monologo, sempre più noioso.
Singolare… nel confronto con le aziende, con le riviste e coi designer ho sempre trovato tutti gli elementi per poter fare la fotografia che voglio.

Meno paura e più conoscenza.
Meno isteria, più sobrietà e un’eleganza leggera.

© Efrem Raimondi. All Rights Reserved

Efrem Raimondi for INTERNI magINTERNI mag. 1991-  Hannes Wettstein per Baleri Italia. Valeria Magli performance

Efrem Raimondi for INTERNI magINTERNI mag. 2014 – Pedrali per Pedrali. Rossella Rasulo irriconoscibile. Ma seduta

Efrem Raimondi for ABITARE magazineABITARE mag. 1994 – Milano, Città Studi

Efrem Raimondi for FLEXFORMFlexform, 1992

© Efrem Raimondi for INTERNI mag. All Rights ReservedINTERNI mag. 1993 – Studio DDL per Zerodisegno

© Efrem Raimondi for GRAZIA CASA mag. All Rights ReservedGrazia Casa mag. 2014

Talvolta un po’ ironici non guasta…

© Efrem Raimondi for INTERNI mag. All Rights ReservedINTERNI mag. 2008. Roberto Barbieri per Zanotta – Ludovica e Roberto Palomba per Sawaya & Moroni

© Efrem Raimondi for INTERNI mag. All Rights ReservedINTERNI mag. 2015. Milano, Isozaki Tower. Vitra – Nodus – Arper – Panzeri

© Efrem Raimondi for INTERNI mag. All Rights ReservedINTERNI mag. 1989

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedFlos, 1992

© Efrem Raimondi for INTERNI mag. All Rights ReservedINTERNI mag. 1990. Roberto Pamio per Matteo Grassi – Oscar Tusquets per B.D. Ediciones

© Efrem Raimondi for Abitare mag. All Rights ReservedABITARE mag. 2000. Fernando e Humberto Campana per Edra – Ron Arad per Vitra

© Efrem Raimondi- Gaetano Pesce, Nobody's PerfectNOBODY’S PERFECT, Gaetano Pesce per Zerodisegno. 2002

©Efrem Raimondi for Cassina - All Rights ReservedCASSINA, monografia RITRATTI. 1993 – 412 CAB and 413 CAB by Mario Bellini

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedGiovanni Levanti per Campeggi SRL. 2007

© Efrem Raimondi for INTERNI mag. All Rights ReservedINTERNI mag. 1994/1995. Piero Lissoni per Living

© Efrem Raimondi for INTERNI mag. All Rights ReservedINTERNI mag. Fuorisalone 2013

© Efrem Raimondi - All Rights Reserved - Baleri ItaliaBALERI Italia, 1994 – Big Calendar 1995

© Efrem Raimondi - All Rights Reserved - FLEXFORMFlexform,1988

© Efrem Riamondi for Campeggi SRL - All Rights ReservedSakura Adachi per Campeggi SRL, 2014

© Efrem Raimondi for INTERNI mag. All Rights ReservedINTERNI mag. 2016. Jean-Marie Massaud per Poltrona Frau

© Efrem Raimondi for INTERNI mag. All Rights ReservedINTERNI mag. 2005. Patricia Urquiola per B&B Italia

© Efrem Raimondi for Cassina - All Rights ReservedAchille Castiglioni per Cassina, 1992

© Efrem Raimondi for INTERNI mag. All Rights ReservedINTERNI mag. 2007, Joe Velluto per Coro – Alessandro Loschiavo per Maoli

Un appunto sull’impaginazione di un lavoro. Con alcuni magazine questo dialogo è ancora
presente. Dovrebbe essere prassi

© Efrem Raimondi for INTERNI mag. All Rights ReservedINTERNI mag. 2013. Zaha Hadid per SLAMP

© Efrem Riamondi for Campeggi SRL - All Rights ReservedPoppy, Campeggi SRL, 1993

Se l’errore è il soggetto di un intero percorso…

© Efrem Raimondi for INTERNI mag. All Rights ReservedINTERNI mag. Fuorisalone 2008

…e il backstage.

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedINTERNI mag. 2013. Backstage. Rodolfo Dordoni per Minotti

© Efrem Raimondi for INTERNI mag. All Rights ReservedINTERNI mag. 2016. Mario Ferrini per Living Divani – Marcello Ziliani per Opinion Ciatti

E poi c’è Ozzy, che mi ha accompagnato durante un reportage proprio dentro il Salone Internazionale del Mobile, tra stand e persone… caldo, rigore e confusione.
Adesso è tranquillamente a casa mia. Che è diventata anche la sua.

© Efrem Raimondi for INTERNI mag. All Rights ReservedINTERNI mag. Salone Internazionale del Mobile 2009. Reportage in Fiera. Con Ozzy

© Efrem Raimondi. All Rights Reserved

La stragrande maggioranza di questo percorso – che è una sintesi estrema – non sarebbe possibile senza la collaborazione di diverse persone. Ciascuna con un ruolo preciso.
Ma è solo attraverso un rapporto dialettico che gli intenti convergono e prendono forma.
E sostanza.
Coi magazine, il rapporto con la redattrice e la stylist è fondamentale.
Sono davvero grato a Luciana Cuomo, Nadia Lionello, Maddalena Padovani, Mia Pizzi, Diana Sung, Carolina Trabattoni.
Senza di loro molte di queste immagini non sarebbero qui.

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57 thoughts on “Fotografia e Design

  1. Grazie Efrem! Molto chiaro.
    Se ho capito bene allora il fotografo interviene al momento dello scatto e basta? Poi non rompo più: ma chi sceglie il modo di fotografare?

    • non esattamente Viviana. c’è comunque una fase di comune verifica dei pezzi. anche perché si tratta di capire dove andare a parare.
      il concept fotografico è del fotografo. e comunque anche in questo caso – non sempre ma il più delle volte sì – se ne parla preventivamente. e sul set è raro non essere accompagnati

  2. Scusa Efrem, come vengono selezionate le aziende per i redazionali delle riviste? Quale è il criterio? Vedo che hai fatto i nomi di alcune redattrici, c’entrano in qualche modo?
    Ultima domanda: le aziende hanno voce in capitolo sulla linea del servizio? Grazie!

    • Viviana… grazie a te.
      sono i pezzi che vengono selezionati, le aziende in subordine. sulla base del tema del redazionale e delle specifiche del pezzo, che non sono necessariamente solo estetiche. i contenuti tecnici, la qualità dei materiali. a volte la novità… mi è capitato di lavorare con dei protoipi persino. quasi.
      la redattrice c’entra eccome. seleziona in primis. poi ne parliamo e si entra più nel dettaglio. ma sulla scelta il suo peso è maggiore. determinante nella stragrande maggioranza dei casi.
      le aziende non intervengono mai sui redazionali. a me personalmente non è mai capitato.

  3. titoli o didascalie

    come mai scegli !?……Achille Castiglioni nel suo studio. Milano 1992
    ….”nel suo studio”….è una necessità fotografica !?

  4. e siccome sono il garante di questo luogo, lo sono anche per le persone che hanno il piacere di intervenire.
    questo il motivo per cui l’ultimo commento di Matteo G. non lo pubblico.
    torni a scuola, lo riscriva e poi forse ne riparliamo.

  5. Signora Vilma Torselli….questo chiarimento doveva farlo magari tempo fa e non certo a me !!!
    ….buona Luce

    • allora facciamo così, la chiudo io che sono il padrone di casa.
      qui nessuno deve permettersi di dettare i tempi della dialettica. né dei contenuti, che come è storicamente noto possono essere anche ipercritici.
      purché non diventi pretesto per altro. qualsiasi altro: il soggetto è sempre molto chiaro. ognuno lo moduli come crede, ma resta quello.
      e il tono NON può essere quello dell’acredine. stop

  6. Matteo, ciò che volevo dire citando “la” Sontag, è che qualunque “pezzo di mondo” può essere soggetto di fotografia, anche un semplice vaso di fiori, se la tua intenzione è fotografare un semplice vaso di fiori.
    Certo, se tu volessi invece fotografare l’inaccessibile torre di Isozaki capisco che la cosa possa essere frustrante, in tal caso, però, il problema non è il soggetto della foto, ma le irreali aspirazioni del fotografo!
    La frase della Sontag, nel contesto generale e nella mia interpretazione, voleva dire che ogni realtà fotografata ha una sua dignità, il linguaggio, se ce l’hai e se è autentico e inconfondibile, parla al di sopra del tema.

  7. Egregio signor José Altuna, riconosco che ‘la Sontag’ non è una dizione elegante, ma parlando di personaggi universalmente noti ci può stare, non scandalizza nessuno se dico ‘il Manzoni’, ‘il Leopardi’, e mi permetto di citare, direttamente dall’Accademia della Crusca: “….sull’uso dell’articolo con il cognome: l’articolo, in questo caso, sembra conferire un certo distacco, per cui la persona citata per cognome, appunto, viene così collocata lontano da chi parla o scrive (sia nel tempo che come lontananza psicologica, quindi in situazioni fortemente formali come ad esempio in tribunale: “si senta ora la testimonianza del Galluzzi”). Si può mantenere l’articolo con cognomi di persone illustri lontane nel tempo (il Manzoni, il Galilei)……”, quindi mi passi ‘la Sontag’, a lei ben nota, mi pare.
    Diversamente, per persone non note (me e lei), l’articolo potrebbe sembrare un po’ dispregiativo, ricordo che Efrem aveva criticato che qualcuno (forse lei?), mi avesse individuato come “la Vilma”.
    Chiarito questo quesito ozioso e formale, se crede, signor Altuna, torniamo a parlare di fotografia.

    • è molto diverso Josè… il cognome è una roba, il nome un’altra.fosse solo il suono, stride. se fosse stato LA TORSELLI non avrei battuto ciglio. però non è che dobbiamo star qui a perderci in simili puttanate…

      comunque ho qui davanti la risposta di vilma. per un problema mio non sono in grado di pubblicarla adesso. spero a breve

    • se devi fare una domanda, falla direttamente all’interessato. in questo caso interessata. questo evita il triangolo.
      ma a parte questo, quante sontag conosci?

  8. Il fatto é che è facile essere in una situazione e decidere cosa fare ma se la situazione non ce l’ho non posso farci niente Vilma! Perché non posso inventare. Non so cosa c’entra la Sontag

  9. Matteo, scusa, al di là di ogni polemica, con la massima buona fede, ti chiedo: in che modo la torre di Isozaki dovrebbe decretare la riuscita o la bellezza di una foto più di quanto faccia un vaso di fiori?
    Se, come scrive la Sontag, “ogni fotografia è un pezzo di mondo”, l’importante è capire (e a questo punto si parla di linguaggio e non di racconto) “di quale pezzo di mondo si tratti.”
    Si può scegliere proprio quel pezzo di mondo (una torre o un fiore non fa differenza) per dipanare due racconti diversi impiegando lo stesso linguaggio, quello che differenzia un autore da un altro e che fa in modo che la foto scattata gli appartenga.

  10. Mi sembra chiaro che se non si è professionisti alcuni luoghi non sono accessibili, persone note non ne parliamo ecc. Però è un lavoro devi farlo al meglio, sei pagato e ci devono essere collaborazioni a tutti i livelli. Per gli altri non è che la fotografia sia meno importante (sempre senza prendersi sul serio eh), un viso in un vicolo può essere la TUA foto bellissima non serve il divo. Banalità forse. Il lavoro di un professionista serve agli altri per capire un metodo, un percorso, non per risolvere un problema.

  11. Non fare lo spiritoso Efrem che hai capito benissimo! Sono d’accordo con José Altuna e perché mai sarebbe drammatico? Forse perché dico la verità e ti brucia. Tu puoi fotografare dalla torre e parlare e noi dobbiamo ascoltare e fare complimenti: ma che bello! Ma lo sai che ho provato a fotografare dentro la Isozaki? E sai cosa mi hanno detto? Che senza un motivo non potevo! Come si fa se hai un progetto e non gli appoggi? E tu ci fai vedere le tue belle fotografie! Ah ah ah! Vorrei vederti a fotografare i vasi di fiori poi ne riparliamo. Con rispetto, Matteo

    • sei poco informato Matteo G.amo i vasi di fiori. ci dialogo – molto saltuariamente – più o meno da fine ’80.
      però fai una roba: anziché continuare a dirmi di scendere dalla torre – perdi tempo, energie e soprattutto non ti è utile – prova tu a uscirci. evidentemente è un luogo ossessionante che non ti fa bene. naturalmente con rispetto.

  12. Fotografie molto potenti: con ognuna ci intavoli una discussione che potrebbe andare avanti per ore… difficile staccarsene. Le due parole che mi vengono in mente (trasversalmente per tutte) sono dialettica e sintesi. Grande ammirazione Efrem!

  13. se non ho capito male….Matteo G. intende dire che dovresti scendere dal Isozaki Tower e farci vedere immagini più “democratiche”.
    …magari sbaglio

  14. Certo che occorre guardare le fotografie, Efrem! Non è però sempre una passeggiata come le tue: così è fin troppo facile. Torna sulla terra va, senza tutta quell’assistenza e quei posti. Isozaki! C’è da ridere per non piangere: ma chi può permettersi dì andare lì e fotografare impunemente? Se non hai gli appoggi stai a casa e fotografi il vaso di fiori. Con rispetto, Matteo

  15. Hai ragione nel cercare caro Efrem, ma così non si rischia di mal interpretare il lavoro dell’artista , inserendo variabili che non sono sotto il suo “controllo ” quale “propietario” dell’opera ? È un pensiero al limite, lo ammetto, in fin dei conti l’importante è la valorizzazione al meglio del “prodotto ” per l’azienda committente, e quindi si deve cercare in tutte le attività il meglio della propria preparazione, ma in una situazione “pura” penso si debba essere più asettici possibili e con la regia guidata da chi ha pensato l’opera. Il fotografo dovrebbe diventare come lo scalpellino di Pietrasanta , ottimo esecutore, che modella il marmo sulle linee dei bozzetti creati dall’artista che lo segue passo a passo . Quelle che vedo sono altre opere originali prodotte dal fotografo nella sua libertà interpretativa e creativa, nuovi, ed alle volte spettacolari, soggetti

    • la fotografia alla quale penso Roberto, e che a volte mi succede di produrre, è un’altra roba e restituisce ciò che non è visibile. un’opera ex novo per capirci. quindi l’artefice è il fotografo. lui l’artista. e se è davvero tale non nega la dialettica, anzi la sostiene. solo che fa altro. comunque sia la fotografia della quale parlo è qui. basta vederla e decidere se è così o no. non c’è niente di meglio che guardarla e leggerla

  16. Sperimentazione (nell’accezione più nobile!!) e coraggio… elementi che sempre più scarseggiano negli editori! Uno sguardo in continua evoluzione e sempre molto lucido! Grazie di condividere con tutti noi questi tuoi percorsi

    • guarda Virgilio, son qui e ti rispondo subito. intanto grazie! poi, gli editori… qui bisogna capire di cosa, periodici o libri? ma anche entrambi volendo.
      credo che il marketing abbia monopolizzato pesantemente l’editoria italiana. con pessimi risultati in larga misura. e le debite eccezioni che resistono.
      ma hai idea di cosa deve significare lavorare oggi in una casa editrice dove un marketing discutibile – vorrei dire altro visto i risultati che ottiene e son sempre in stato di crisi – detta il tempo?
      un giorno pubblicherò alcuni redazionali di qualche anno fa. quello che si vede oggi scompare

  17. Efrem, casualità oggi ha voluto che mentre tu pubblicavi il tuo articolo, io, per una mia ricerca, fossi intenta a consultare l'”Enciclopedia pratica per fotografare” curata da Quintavalle nel 1979. Volumi preziosi, su cui trovano spazio i primi lavori di fotografi italiani che ebbero un ruolo decisivo negli anni a venire.
    Bene, alla voce “Costume di casa”, sono inserite le immagini di Carrieri dedicate agli oggetti di design.
    Come sai, sono in linea con te per quanto concerne lo sdoganamento della fotografia dai generi (e dalle ancora più dannose “maniere”) e la necessità di conoscere i materiali, necessità che davvero accomuna la fotografia al design. Quindi questo articolo ti conferma e mi consola.
    Consolazione magra, però. Magra poiché di generi si chiacchiera ancora molto e di materiali si parla sempre meno.
    Magra, perché se un’opera del 1979 era attenta a questi aspetti, c’è da chiedersi cosa sia successo dopo. Dove sia finito quel confronto appassionato e serio sulla fotografia che animava perfino i circoli di provincia.
    Dove si siano smarriti il senso critico, l’apertura mentale, il desiderio di contaminazione culturale.
    Io e tanti altri sulle tue parole ci stiamo comodi come su un divano ben disegnato, ma bisogna alzare le chiappe, perché se vien sonno…

    • dunque dunque Laura…
      quand’ero ragazzo non si parlava di generi. ma di specializzazione. la domanda più ricorrente era “in cosa sei specializzato?” quindi cambiano i termini ma una certa sostanza resta. ora però attenzione, ci sono ambiti in cui una conoscenza specifica è richiesta. il vero problema credo riguardi proprio la tanto acclamata accessibilità. ma questo si che è un bluff! questa sì che è pura demagogia.
      sono un fotografo. e uso la fotografia. e in questo articolo ce ne sono volutamente tante – che poi son poche. è dalla fotografia che viene prodotta che dobbiamo ripartire. solo che al di là dei grandi proclami, dello sbandieramento della democrazia finalmente raggiunta e che tutti click click, qui c’è il problema che non si sa più neanche leggerla.
      ma lo sai che se dico che fotografo ANCHE il design mi guardano come se fossi un boh? ma si prendessero la briga di guardare le immagini invece di scorreggiare.
      altro che mai come adesso la fotografia è una figata.
      piaciuto?

  18. Qui non si scherza, non c’è bluff: qui la conoscenza di tutti gli elementi è la condizione di lavoro…quest è a mio avviso il miglior complimento per chi pera in questo settore, oltre che il confrontarsi con qualcosa che è già passato per la creatività di un artista, saperlo interpretare e valorizzare ad uso di chi non può toccarlo e vederlo dal vivo, senza stravolgere il messaggio estetico/funzionale dell’oggetto , diventa una vera “impresa ” qualitativa per chi l’affronta.

    • non è proprio questo che faccio Roberto… nel senso che mi interessa una fotografia in grado di restituire altro. ben oltre la semplice interpretazione. non è detto che sia in grado di farlo, ma l’auspicio, la tensione insomma è questa. è una strada non subordinata. dialettica ma in grado a volte di andare decisamente altrove. i fotografi che mi piacciono fanno questo: creano altro, qualcosa che prima non c’era

  19. Sono magnifiche.
    Mai pensato che le foto dei cataloghi , e di alcuni cataloghi in particolare fossero
    Di serie b…..

    • qua c’è molto redazionale, magazine quindi, Eliana. e lo sai benissimo cosa sono e hanno rappresentato le riviste di design: tra le pochissime che hanno davvero fatto fotografia.
      a INTERNI è passata gente tipo ghirri, basilico, castella, la white eccetera. abitare idem. domus idem. casabella? vogliamo parlarne? lotus?
      insomma solo gli idioti sono felici di non saperlo.ma non è un nostro problema :)

  20. io ci vedo delle fotografia di una sintesi estrema; c’è solo quello che serve a rendere bello e interessante sia l ‘immagine che il prodotto . tutto si amalgama e diventa Fotografia. A cominciare dal ritratto di Castiglioni che ti inchioda lì e non mi voleva far continuare la lettura. Poi ci sono ritornato.
    bello. ma proprio Bello. Il Bello.

  21. Che dire, un lavoro pieno di novità creativa, con la giusta dose di umorismo dove possibile.
    Grande Efrem
    Complimenti

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