Donne sulla Donna – 2

Donne e Donna - Efrem Raimondi blog

 

Donne sulla donna, seconda…
Visto che c’è il precedente della prima, e la questione è esattamente la stessa, e cioè che credo esista una specificità dello sguardo femminile quando il soggetto è donna, e che diverge dalla rappresentazione maschile media, risparmio spazio e tempo e per il preambolo rimbalzo al link in calce.

Dodici autrici la prima, questa volta la metà… perché è un lavoro tosto cari miei!
Credetemi sulla parola.

Sophie Anne Herin – Manuela Marchetti – Claudia Margaroli – Sara Munari – Tiziana Nanni – Patrizia Savarese.
Ognuna con cinque immagini. E a ognuna le stesse domande:

Donne e Donna - Efrem Raimondi blog

Non c’è alcuna logica nella scelta che faccio.
Nel proporre questa minuscola finestra invece sì.
C’è solo che si tratta di donne che fotografano la donna.
Non solo la donna… ma in questo caso è la discriminante.

C’è poi il fatto che fotografano in modo diverso. Anche distante.
Ma io vedo un filo rosso che le accomuna: e lo si coglie o no.
Ho un’idea di Fotografia.
Che non è solo la mia, cioè quella che faccio.
Ma tutta quella che mi riguarda.
E la perseguo fino all’ultimo respiro.
Tutto qui.

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SOPHIE ANNE HERIN
Digital camera – B&W negative film

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From the series Attorno ad un manque, 2010

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From the series Periferico, 2009

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From the series Nothing, 2013

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untitle, 2014

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MANUELA MARCHETTI
From the series Baby Dull, 2015
Digital camera

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CLAUDIA MARGAROLI
From the series   s h i f t , 2013 -2015
Digital camera

è quel momento in cui impercettibilmente qualcosa cambia.
in cui l’immobilità diventa riconoscibile.
e pezzi e frammenti recuperano vita

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SARA MUNARI
From the series Sonia. Una parrucca bellissima, 2013 – 2015
Digital camera

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TIZIANA NANNI
From the series La Bellezza, 2010 – 2015
Digital camera

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PATRIZIA SAVARESE
Color negative film

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From the series Acquarelli, 2002

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From the series Acquatica, 2003
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Precedente e preambolo:   Donne sulla Donna – 1

Continua…

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13 thoughts on “Donne sulla Donna – 2

  1. Articolo davvero interessante, unitamente alla prima parte. La donna vista dalla donna ci restituisce una visione diversa rispetto ai ‘canoni’ della fotografia maschile. Forse a ciò contribuisce anche un approccio diverso volto a scoprire e vedere la fotografia con occhi ‘nuovi’, occhi che magari cercano quel dettaglio o quel qualcosa in più che nasce dal sapere di trovarsi davanti a due donne, il soggetto e la fotografa.

  2. Indagare l’ universo donna presuppone una grande capacità polmonare :) Scherzi a parte quello che più mi conforta è che le donne stesse comincino a trovare differenze nel modo di fotografare le donne da parte di un autore dell’ altro sesso. Non siamo tutti uguali, per fortuna o per disgrazia, e questo prescinde dal genere perchè sono le diverse sensibilità che si esprimono nella scelta della rappresentazione fotografica. Quando c’è questo valore aggiunto le differenze scompaiono quasi, forse percettibili ma difficili da individuare. L’ unica grande differenza che ci distingue è la dimestichezza coi sentimenti, questa si che è dura da recuperare. Mi piace questo tuo indagare, Efrem.

    • piero – indago sì! lo faccio per me. perché mi conforta. e visto che credo che la fotografia possa anche confortare, eccomi qui, pubblicamente.

  3. Ho una propensione personale per il ‘non detto’, il ‘non finito’, gli abbozzi e gli sfilacciamenti incompiuti lontano dalle certezze, il che orienta le mie preferenze, tuttavia credo che queste immagini acquisiscano un valore aggiunto nella sintesi di una lettura, forse non la più logica (“non c’è alcuna logica nella scelta che faccio”), guidata dal filo rosso che tu ci indichi: distanze e diversità mettono in luce la complessità del femminile, donne che fotografano donne, un cortocircuito emozionale alimentato dalle differenze linguistiche che rimandano ad altre differenze, psicologiche, culturali, morali, umane, spesso e troppo sbrigativamente definite ‘di genere’.
    Per dire che le donne sono tutto questo (e anche di più).

    • vilma – centrato. infatti credo – a torto? – che la semplice complessità di queste ma anche delle immagini del precedente tour, sia il leitmotiv che m’interessa.
      e che mi riguarda molto. e poi: dritte al sodo! senza un tentennamento. col dubbio negli occhi. ma senza un tentennamento. le amo per questo

  4. Mentre sulle domande più personali com’è naturale ognuna ha le proprie visioni, mi sembra che in diverse risposte, tra questo e il precedente post, evidenzino un immaginario mediatico povero e appiattito su stereotipi, su ciò che si ritiene sia il riferimento di uno standardizzato desiderio maschile, e al contempo si dice che ci sono anche uomini che sanno produrre visioni fuori dal coro. Poi è vero anche quello che rileva Sara Munari, c’è anche una tendenza al mescolamento dei generi (lo zampino del famigerato Gender? ;-) ), ma ho l’impressione che riguardi più la foto di moda e certi mags non italiani., mentre l’iconografia dei media mainstream (penso a certi portali ad ampia diffusione, ma anche alle riviste) è ancora molto conservatrice. Poi possiamo trovare normale che sia così e decidere che non ci riguarda: ma di fatto ci riguarda comunque in quanto quel prodotto è assorbito quotidianamente dalla maggioranza delle persone, costruendo più o meno direttamente il loro immaginario, i modelli pubblicitari etc .etc. in un circolo vizioso su cui la fotografia autoriale non ha molto il potere di incidere (salvo furbate alla Toscani o T. Richardson, che se c’è un dio della fotografia ce ne scampi e liberi).

  5. L’intento è quello di evidenziare la differenza, la sensibilità e l’attenzione che sono frutto di una condizione comune. Inoltre penso di capire cosa intende dire laura a. Anche se leggo contraddizione tra le risposte delle autrici

  6. mi piacciono molto, tutte – poi alcune, com’è normale, mi “risuonano” più di altre.
    Finalmente oggi ho avuto anche il tempo di leggere le risposte. Mentre su alcuni punti le posizioni si differenziano a seconda del sentire individuale, nel commentare l’immaginario “dominante” mi pare che emergano mediamente alcune costanti, suffragate dalla testimonianza-esperienza di Patrizia Savarese che ha vissuto direttamente certi contesti.

  7. Forse mi piace più della prima selezione e comunque percepisco il senso di continuità. E si capisce bene il tuo intento! Complimenti a te Efrem e alle autrici.

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