TABULARASA – Vasco Rossi

Vasco Zone

Vuoi venire con me in America?
Era Tania Sachs al telefono… ottobre 2000. Credevo fosse uno scherzo. Ho riattaccato. Non sapevo che fosse la responsabile della comunicazione di Vasco Rossi. E che non stava scherzando per niente. Così è iniziata per me questa fantastica e complessa scorribanda iconografica nella Vasco ZONE. Non complicata… complessa. Perché fotografare Vasco non è facile. Innanzitutto sono dovuto partire per Los Angeles, io che non amo viaggiare se non in macchina… passi anche il treno se ho poco bagaglio. Finalmente posso parlare di Vasco Rossi! Era ora… ci voleva TABULARASA. Altrove l’avevo già fatto. Qui mai. Per pudore forse. Nei miei confronti… questo blog non ha un anno e come fai a parlare di Vasco se non hai ancora un anno?!
Ma adesso sono legittimato. Adesso carta canta!
Fatto a quattr’occhi (servono sempre entrambi, anche se il mirino della fotocamera ne ospita uno) con Toni Thorimbert.
Lo diciamo anche nella Prefazione, una convergenza rara. Un’esperienza, questa, che mi ha dimostrato che lavorare a un progetto comune è possibile. E adesso direi auspicabile…

Ph. Giorgio Serinelli, c/o Studio Thorimbert

Di questa avventura editoriale devo ringraziare soprattutto Toni: l’intuizione è stata sua. Ma qui non ci si nasconde. Entrambi conoscevamo le reciproche immagini about Vasco. Mica tutte. Ma le più note sì. Poi io posto su FB (chi dice che serve a un cazzo?!) una immagine, quella che chiude il libro e che avevo realizzato un mese prima. Con un Vasco visibilmente provato.  Dentro però c’è tutto il mio affetto per quest’uomo.
Che insomma, qualche giro insieme s’è fatto e qualcosa vorrà dire. Toni vede ‘sto post e pronti via mi scrive. Ci vediamo. Lui aveva la sua maquette pronta per la stampa, volendo. Io la mia. Che stava lì da un po’. Ferma in attesa di qualcosa.  Allora non sapevo di cosa. E io credo poco alla casualità dei frangenti… Mentre sfoglio la sua mi rendo immediatamente conto che la mia è monca. Cioè, intendiamoci, non era male… se passassi il tempo a guardarmi l’ombelico avrei potuto anche credere che fosse una grande storia. E chiusa lì. Ma non era così: era monca! Prima di novembre 2000, Los Angeles, non avevo niente! Manco un autografo… Vasco lo ascoltavo e basta. Vinile prima, cd poi. E questo vuoto non era però un semplice fatto cronologico, fosse stato così me ne sarei rimasto dov’ero col mio pacchetto di foto sottobraccio… no, le immagini che sfogliavo raccontavano un periodo in un modo che condividevo totalmente. Anche emotivamente.
C’è sempre un prima e un dopo. E il dopo è TABULARASA. Così il prima non aveva più lo stesso senso. Questo per me.
Qualche numero magari aiuta a capire: 27 anni di viaggio, dall’85 a oggi per quasi 200 immagini  (sequenze e dittici valgono una).
All’inizio erano quasi 400… troppe: Stefania Molteni, photo editor, ci ha messo del suo e ha contribuito a dare un ordine. Stampata al volo la nuova maquette siamo andati da Gabriella Ungarelli, Mondadori. Che ha gradito.
Tralascio i passaggi intermedi, chi se ne frega. Ora, se sfoglio questo libro mi ritornano forti certe emozioni. E una bella quantità di aneddoti, uno per ogni immagine forse. Certamente per ogni shooting e per il contorno che comporta: mica si passa tutto il tempo a cliccare!
E posso aggiungere persino di essermi fatto delle sane risate in sua compagnia. Perché Vasco è anche allegro (cinicamente allegro): non ostinatamente attaccato alla sua icona… sa scendere dal palco. A differenza di altri. Che tra l’altro il palco, quel palco, l’hanno solo visto da lontano. Un luogo speciale, e non c’è niente come starci sopra e puntare l’obiettivo sul Popolo di Vasco: meravigliose facce da randa!

Imola, 16 giugno 2001. Da TABULARASA.

Lo chiarisco a scanso di equivoci: io provengo da lì. E in quelle facce, in quella eterogeneità mi riconosco. Qualcuno di loro forse ricorderà l’instant book Intorno a Vasco, edito dalla EMI in occasione della mostra omonima che feci alla Galleria Grazia Neri, a Milano nell’aprile 2001: una sorta di diario del mio primo viaggio con Vasco a Los Angeles. Alcune di quelle fotografie sono ancora qui, in TABULARASA. Certe immagini ti accompagnano sempre. Alcune accompagnano più persone. Anche tra loro estranee. È la fotografia. Quella roba che ha la capacità di trascendere il tempo e la sua precarietà. Che regala souvenir diversi. Come certe canzoni.
Vuoi venire con me in America?
Meno male che Tania ha richiamato.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Negativo cover Rolling Stone aprile 2004. © Efrem Raimondi. All rights reserved.

Nel libro, che non è di ma su Vasco Rossi, compaiono diverse persone del suo staff con le quali nel corso di questi anni ho chiacchierato, discusso, cenato, girovagato, lavorato e anche cazzeggiato… e che qui voglio ringraziare: Floriano Fini, Guido Elmi, Danilo ”Roccia” D’Alessandro, Massimiliano ”Macho” Barbieri.
Anche Swan, regista dei live e di alcuni videoclip, col quale ho collaborato ai tempi di Siamo soli.
E Massimo Poggini, insieme in giro per Los Angeles nel 2008, pubblicando poi per Max il libro Vasco Rossi, una vita spericolata.
Grazie anche a Gabriella Ungarelli, Marta Treves, Chiara Oriani, Donata Sorrentino.
A Giacomo Callo e Marina Pezzotta che hanno realizzato la copertina… insomma un grazie a tutta la redazione Mondadori.

Tania Sachs la ringrazio in modo particolare, a lei penso come a una amica.

Le tre Cover.

Ringrazio anche le/gli assistenti che si sono alternati in questi dodici anni di collaborazione vaschiana… in primo luogo Fabio Zaccaro con me a Los Angeles la prima volta. Poi, in ordine seguendo l’impaginato di Tabularasa: ancora Fabio (Roma 2004 – Cattolica 2001), Letizia Ragno (Roma 2004 – Bologna 2009 – Pieve di Cento 2003 ), Nicole Marnati (Sinai e Sharm El Sheik 2004 – Bologna 2004), Emanuela Balbini (Bologna 2009), Giulia Diegoli (Bologna 2012).

A Los Angeles nel 2008 e in altri luoghi, senza assistenti. Spesso con una semplice compatta, che è stata motivo di ironia da parte di Floriano Fini e dello stesso Vasco. Però eravamo tutti più leggeri. E ci si poteva persino permettere di “scambiarci” le foto. Non ne ho neanche una con Vasco… incredibile! Però ho questa sotto.

Giugno 2008, Hotel Melià, Milano © Efrem Raimondi. All rights reserved.

Mai capito perché in questo paese ci siano delle remore a dichiarare il prezzo di un prodotto: TABULARASA costa € 25,00. Per tipologia e qualità di stampa appartiene a una fascia di costo decisamente maggiore. La scelta è dell’Editore, condivisa da Toni e da me. Brossura con alette, formato 25,4 x 18 cm. Pagine 252. In libreria dal 5 dicembre.

Presentazione: 17 dicembre – h. 18,30.
Libreria Mondadori, via Marghera 28, Milano.
Introduce Giovanna Calvenzi. 

                    

49 thoughts on “TABULARASA – Vasco Rossi

  1. Grazie per la dedica Efrem! Mi ha fatto un gran piacere essere venuta: una bella presentazione! Tu e Toni sembrate complementari.

  2. rimini ’85/bologna 2012
    cosa è cambiato?
    lo sguardo, diretto e fermo, un pò freddo, un pò insolente/ pensoso e vagamente interrogativo di chi non cerca (più) risposte, ma pone domande.

      • ” io racconto la mia storia. E la memoria è la mia.” ricordi?
        è normale, la visione, come la memoria, è strettamente personale, anzi, lo sarebbe se non fosse che qui il gioco si complica perché siete in due…..

        • ricordo e confermo. vero che si complica in TABULARASA… ma in maniera molto contenuta credo. perché le convergenze mi sembrano decisamente maggiori delle divergenze.
          e l’impaginato ci ha aiutato in questo. poi ognuno di noi due, certo, ha il proprio approccio. ma anche qui il giganteggiare di vasco, per citarti, è mediato, filtrato anche fortemente in certi casi dai due autori. almeno mi sembra…

  3. (far) conoscere la storia dietro un lavoro fotografico è essenziale. Senza nulla togliere alle capacità comunicative della fotografia, aggiunge una dimensione di profondità che ti coinvolge e ti tira dentro. A me hai fatto venir voglia di ascoltare Vasco – per la prima volta!

    • bene! spero laura ti faccia venire la voglia anche di prendere TABULARASA :)
      be’ credo sia importante parlare della cucina del libro… non lo si fa poi così spesso. non so perché.
      vero forse che un fotografico necessita di più.

  4. caro efrem (& toni), avete fatto veramente un gran bel tour, un bel percorso lungo una vita…e di più…
    visto e sfogliato al volo è bellissimo, visto impilato nelle librerie è “bello”…visto con calma, con un bicchiere vicino, è stupendo!!!

  5. Ho riletto con calma il testo del post e sinceramente mi ha colpito una cosa, ovvero fatico a identificare Efrem Raimondi fan di Vasco Rossi, un po’ “tamarro”, magari ad un suo concerto con quelle “meravigliose faccie da randa”. Perchè, a parte il fotografo di successo che è diventato, scrive molto bene e dimostra sempre una sensibilità e una cultura molto piacevoli ed elevate, che cozzano decisamente con “a scanso di equivoci: io provengo da lì”. Che poi non è solo un’impressione, quante persone ricevono una telefonata dalla responsabile della comunicazione di Vasco Rossi, le riattaccano il telefono in faccia e questa richiama, e la persona in questione, in qualche modo diventa “amica” di Vasco Rossi (per come credo si possa essere amici di una rock star). Probabilmente è la differenza che passa tra il diventare un grande fotografo e restare il fotografo di matrimoni del paesino di provincia, non so.

    • l’equazione “faccia da randa” = tamarro non regge. ma poi stefano, un faccia da randa non può scrivere bene? il pubblico di vasco, credimi, è molto meno omologabile di quanto si pensi. va da sé che più sei popolare e canti in uno stadio più gente diversamente variopinta incontri…
      se ti occupi di musica takunda del XIII° secolo (o XIV°… non ricordo) filologicamente suonata con strumenti assolutamente originali può essere che il piumaggio di questa elité coincida.
      quello della telefonata non è un episodio romanzato. ma ovvio che tania sachs ha pensato che fosse caduta la linea. altrimenti io non sarei qui a parlarne: perché sia davvero “in faccia” occorre che anche dall’altra parte ce ne sia consapevolezza. se no comunque è come se la linea cadesse.
      e io non so cosa sia un fotografo di successo… non mi impressionano. spesso durano il tempo di una scorreggia. mentre mi piacciono e stimo quelli che fanno buona fotografia. stefano credimi, tutto vero. e io sono parecchio trasversale.

      • Aspetta, è vero che una faccia da randa può scrivere benissimo, come è vero che ho diversi amici “fighetti” che amano Vasco Rossi. Però il personaggio “tipo” che sta nelle prime file ad ascoltare Vasco Rossi è un po’ tamarro, già per il fatto di essere li a urlare e dimenarsi. Con questo non voglio denigrare nessuno sia chiaro, pure io ero ai murazzi a torino a pogare come un deficente a vent’anni ascoltando i csi o marlene kuntz. Però per l’impressione che ho di te (probabilmente oggi) è che non ti ci vedo lì, nelle prime file… Immaginavo invece la tua reazione sul fotografo di successo, che è comprensibile dal punto di vista umano, però devi ammettere che in Italia non ci sono molti fotografi che hanno sul loro blog 3 copertine di Rolling Stone con Vasco Rossi (e non credo nemmeno siano le uniche tre) e lo scrivo con il massimo rispetto.
        Anche il discorso tania sachs avevo capito che non è romanzato, ma se non avesse pensato fosse caduta la linea, a mio avviso, ti avrebbe contattato in modo diverso, perchè era te che voleva e non un altro…
        Come capisco che sei molto trasversale sia dai tuoi lavori, sia dalla pazienza e costanza con cui ti confronti, sempre molto seriamente, con emeriti sconosciuti qui sul tuo blog…

        • tamarraggine e/o eleganza possono accomodarsi in prima come in ultima fila. e poi i concerti rock sono un episodio a sé… una liturgia quelli di vasco.
          non insisterei però stefano su questo tema… e soprattutto credo non sia pubblicamente rilevante né interessante.
          se uno, chiunque, si prende la briga di scrivere su questo blog, non è un emerito sconosciuto.

  6. Mi è arrivato oggi, e l’ho già bevuto una prima volta, d’un fiato. E’ il secondo “a quattr’occhi” degli ultimi tempi, dopo “Il mio domani” di Basilico e Thorimbert (again). I complimenti sono superflui, Tabularasa è un racconto efficace, diretto, completo, attraverso un’esperienza umana di amicizia, tra fotografo e rockstar, tra fotografo e fotografo. Il tratto stilistico personale dei due non pregiudica l’unità e la consistenza narrativa della storia. Leggo anche di due protagonisti, il musicista e l’uomo, il mito forte e l’individuo fragile. L’uno icona al centro della scena, anche in assenza di pubblico, nel deserto come in una strada, l’altro in disparte, dietro la scena, dietro qualche birra, o con lo sguardo obliquo e abbassato, sotto la maschera. Non sarà stato facile fotografare Vasco, ma il ritratto risultante da questa lunga esperienza con felice esito editoriale credo sia capace di colpire e commuovere non solo i suoi infiniti fans…

    • credo nel respiro di questo libro, claudio. per cui spero che tu abbia ragione e che possa estendersi oltre. grazie!

  7. bene, il libro è arrivato. foto splendide ed una sorprendente, straordinaria convergenza di sentire dei due fotografi, narratori di un racconto intrecciato attorno ad un sottile filo emozionale. probabilmente l’incisività del personaggio ha funzionato come denominatore comune fortemente omologante, forse nello scatto, forse di più nella selezione del materiale già scattato. interessante e spiazzante il continuo avanti e indietro nel tempo, le didascalie senza il nome dell’autore, che bisogna pazientemente andarsi a cercare nelle ultime pagine, ma in realtà non ci interessa sapere chi dei due ha fatto quella foto, vasco giganteggia come unico protagonista di questo libro SU vasco.
    un libro che racconta una storia e, per come lo leggo io, anche la sua conclusione. tutta scritta lì, nelle ultime tre foto.

    • la convergenza di cui parli vilma, ha sorpreso anche noi la prima volta che abbiamo sfogliato quasi 400 fotografie… la selezione a quel punto è stata fatta unicamente pensando al ritmo narrativo. e questo non includeva affatto la necessità cronologica. anzi il contrario! ed è proprio come dici tu, in fondo non è così importante sapere chi ha fatto questa o quella… TABULARASA è un unico. questo lavoro ha in sé una serie di coincidenze… e forse è più tabula rasa di quanto pensassimo.
      se si dovessero accostare la prima immagine, di toni e l’ultima, mia, ci si accorgerebbe del cerchio. è quasi impressionante. anche perché ci sono 27 anni di distanza tra le due.
      sulle ultime tre ci sono degli anedotti. che riguardano anche la scelta e la sequenza. più che altro terzultima e penultima… l’ultima, assieme alla prima, erano state scelte immediatamente, alla prima visione. dentro tutto il resto. ma per fortuna segnano solo la chiusura di questo nostro racconto.
      perché lo voglio dire… non riguarda direttamente il soggetto fotografico… vasco rossi lo stimo e gli voglio davvero bene. che è più un fatto interpersonale. anche se sembrerebbe non dover avere a che fare col raccontare. peccato che per me non sia mai stato così.

  8. lo dico subito: non l’ho ancora visto il libro, non ho ancora avuto il tempo di andare in giro per librerie. ma quello che visto e letto mi piace molto e mi aspetto molto da te e da Thorimbert, e soprattutto da una vostra collaborazione. e mi piace il titolo “tabularasa”, secco, diretto, radicale. ma sono curioso: perché questo titolo? Tabularasa evoca un pagina bianca, da riempire, un inizio… come si lega al vostro lavoro?

    • urca giancarlo! spero, almeno io, di essere all’altezza di ciò che ti aspetti. spesso accade che le aspettative vengano poi deluse. spero di no.
      tabularasa appunto, e non tabula rasa. un neologismo che suona bene. ma, guarda, già la prima volta che ci siamo visti, mentre si stava sfogliando foto, ma proprio così, con leggerezza, senza pensare con esattezza cosa sarebbe stato, è saltato fuori tabularasa… cioè basta… questa storia decreta uno stop. può sembrare presuntuoso, ma non era e non è così… stiamo parlando di un periodo che va dall’85 a oggi. un’epoca attraversata di corsa. anche fotograficamente, tra analogico e digitale. e più si andava avanti nel progetto più ci convincevamo che fosse il titolo giusto. mondadori non ha avuto nulla da obiettare (l’editore se vuole obietta). e poi sembra coerente anche con ciò che lo stesso vasco sta affrontando… la scala, nuovi progetti, altri percorsi insomma. questo almeno mi sembra di cogliere. però davvero si è chiusa un’epoca. per aprire a altro. alla tua pagina bianca. un’altra storia da raccontare, certo, ma un’altra. almeno mi sembra di intuire.
      ti convince?

      • A me molto, te lo volevo chiedere anche io il perchè del titolo…
        Come sono anche io molto curioso di vedere le fotografie, che a quanto ho capito (letto da qualche parte) son mischiate, ottimo esercizio…

          • mi convince molto “tabularasa”, mi piace e lo trovo molto attuale. insomma: punto e a capo, una bella pagina bianca… senza paura del vuoto, ma con la voglia di nuovi inizi, per raccontare cose nuove in modi nuovi…

            • sì Giancarlo, lapidaria, una superficie scolpita che ha il sapore dell’eternità e della memoria per dire ricomincio da una superficie intatta, pulita, tutto il resto via, un azzeramento per ripartire da capo, una lapide sul passato che sancisce un nuovo inizio, oppure …..

  9. oh raimondi… ti dico solo 4 parole chiave: piscina, a spasso, ascensore, prada.
    in mezzo c’è tutto il ns viaggio a LA!!! che spettacolo… nonostante tutto.
    ci vediamo il 17 e vorrei la firma dei 2 autori.

    • oh, zaccaro: hai dimenticato rischiare la pelle…
      come nonostante tutto? cos’è che mi sfugge? ci vediamo alla presentazione… molto bene!

  10. Vado controcorrente e faccio polemica, spero costruttiva, il libro lo prendo direttamente alla presentazione, per il gusto della sorpresa.
    E’ vero che non amo particolarmente Vasco Rossi, il motivo è legato alle persone che nel mio paesello che lo ascoltavano/idolatravano da ragazzini, però devo ammettere che alcuni testi mi piacciono molto.
    Inoltre ho cambiato decisamente idea sul personaggio grazie a Toni Thorimbert, guarda il caso, dopo aver letto un suo articolo sul suo blog…
    Di conseguenza sono davvero incuriosito di conoscere di persona, finalmente, gli autori delle fotografie, oppure verrò, ma come mi è già capitato, rimarrò defilato…

    • TABULARASA non è un libro di ma su vasco rossi. è una differenza sostanziale stefano. un racconto che attraversa davvero un’epoca. anche fotograficamente.
      in questo articolo dico un po’ di cose a riguardo del libro… dell’atmosfera nella ZONE. non è un contributo secondario per la comprensione di questo percorso editoriale.

      se vieni alla presentazione e non ti palesi mi incazzo!

      • Infatti Efrem, come ti avevo già accennato, considerando il rispetto e l’ammirazione per i fotografi coinvolti e il vostro lavoro, il personaggio ritratto è secondario, anche se sicuramente rilevante, così a naso credo sia una bella lezione di storia della fotografia contemporanea…
        Ok mi paleso, non vorrei davvero farti incazzare! mi metto il cartello al collo come negli aeroporti: “Stefano, quello che ti rompe le palle su internet”

        • be’ non esagererei… secondario vasco rossi proprio no, stefano.
          se questo libro fosse su oriano pescaseroli non sarebbe la stessa cosa. con tutto il rispetto per oriano. quello che intendo dire è che il vasco “datoci” (mi si consenta), non è il vasco restituito. la fotografia è questo. poi possiamo pensare a tutte le menate sull’essenza del soggetto, l’anima ecc. ma io la penso semplicemente come ho detto.
          lezione di storia? non ti sembra di esagerare? è un bel libro, questo lo credo davvero.

          • bhe come sai Efrem, io sono un fan tuo e di Toni, quindi scrivo esagerazioni, forse. Come è vero che sicuramente non è secondario, il personaggio, come giustamente scrivi, e gia questa è una lezione di fotografia…

  11. Bellissimo me lo sto “assaporando” pagina per pagina! sperando ogni volta che la successiva non sia l’ultima! Complimenti! Un gran bel film!

  12. Non ho più un sito web, spero di non venir discriminato e non pubblicato per questo. Lavoro immenso, profondo, oserei dire “eterno”. Amo chi ha la costanza di seguire un progetto per così tanti anni, chi ha voglia di continuare a confrontarsi con se stesso, con il suo passato per costruire una storia dolce, a tratti tenera, sicuramente umanamente sincera di un icona come Vasco (lui non leggerà mai questo post quindi non me ne vorrà per l’aggettivo). Dalla testardagine di due grandi, non può che nascere un grande lavoro. Onore

  13. Bellissimo il libro! Certo che Vasco è Vasco ma tu e Toni avete realizzato una storia davvero emozionante, da lacrime.
    Una grande emozione sfogliarlo. Poi mi riprendo e dirò cose più intelligenti. Intanto BRAVI!!!!

      • Spiritosone! Piuttosto chissà Vasco che dicono non stia bene, sfogliare questo emozionantissimo libro: quanti ricordi!
        Adesso sono più lucida e non piango più e voglio dirti che l’emozione è davvero forte grazie alle vostre fotografie alle quali chi ama Vasco può attingere pensando a sé e magari a quello che stava facendo in quel momento. Per esempio le date dei concerti sono importanti: IO C’ERO lo si può dire! E anche tutte quelle in giro in America e nel Deserto del Sinai: tutte insomma! Siete stati splendidi narratori, grazie! E questo però dovrebbe valere anche per chi vuole guardare uno splendido libro fotografico. Adesso lo riguardo, ciao Efrem

        • tutto vero quello che dici… è il potere della fotografia. che proprio essendo statica, viaggi tu. guardandola.a volte funziona.
          mi fa molto piacere che ti emozioni. ciao valeria.

  14. Olè! Appena tornato da Bologna, dove stamattina, come avrai notato, ho acquistato TABULARASA. :) Me lo volevo gustare in treno, durante il ritorno. Forse perchè si trattava del racconto di un uomo e l’atmosfera del treno con quel rumore di sottofondo mi sembrava perfetta. Adesso…non so se sia merito anche del treno, ma quello che non mi aspettavo e che invece si è verificato è stato un fortissimo senso di empatia. O qualcosa che le somiglia molto. Detto come sai da un non fan. Nel senso che Conosco il Vasco musicista e le sue vicende in maniera un po’ superficiale, anche a causa del mio percorso. Ma di questo ne abbiamo già parlato. Arrivato a metà libro, ma la sensazione era palpabile da subito, ho pensato al gran godimento che avrebbe provato un vero fan di Vasco guardando 27 anni di foto. E’ il racconto davvero straordinario di una icona, unica in Italia in ambito musicale. Piaccia o non piaccia. Un libro per fan e non fan. Quindi complimenti davvero a te e Toni. Quattro occhi, due sguardi, ben percepibili, ma come scritto anche nel libro “…con un linguaggio diretto e senza orpelli”.

    • notato notato andrea… che dire, hai detto giù molto tu. toni e io abbiamo lavorato in simbiosi. e credo si veda.
      poi davvero, si tratta di un lavoro che attraversa un epoca: dalla pellicola al digitale. in mezzo c’è davvero tanta tanta roba.
      noi siamo molto soddisfatti. anche del lavoro di mondadori. ci si augura che sia apprezzato.

      • Io non l’ho visto in treno ma a casa con calma. Sono andata questa mattina dal mio libraio e devo dirti che mi ha un pochino stupito vedere una pigna di una decina di Tabularasa per terra! Sul pavimento intendo! Vicino a uno scaffale. Che oltretutto era pure scomodo prenderne uno da sfogliare. Non lo trovi strano?

  15. La sensazione che mi ha dato, ruvidezza copertina compresa, è identica a quando sfoglio le mie vecchie e preistoriche Smemoranda di scuola, quelle alte 5/10 cm, dove su ogni pagina c’è una storia diversa, dove su ogni pagina c’è un ricordo. Le immagini del libro, anche se x me non sono ricordi, hanno quel sapore.

    • vero paolo… c’è un po’ questo sapore. dato anche dal fatto che parliamo, toni e io, di 27 anni.
      buona parte delle immagini sono in pellicola, tu pensa!

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