Appunti per un viaggio che non ricordo. Part II

Seconda parte di Appunti per un viaggio che non ricordo.
Il trip è lo stesso di Part 1. Quindi allucinazione e intangibilità spalmate su tutto il percorso.
Il periodo è solo un po’ più compresso: 1995-2002.
Perché non è vero come ho scritto non ricordo dove, che il 2000 è l’anno in cui ho riposto Polaroid… mi sono accorto essere il 2002.
To be continued? Non con questa emulsione. Morta… per me una vera sofferenza.
Ma siccome l’idea di riprendere il viaggio a dieci anni di distanza mi affascina, qualcosa, qualche strumento o supporto che supplisca lo troverò.
Basta che me ne convinca… che insomma allucinazione e intangibilità abbiano ancora un valore attuale. Per me.
Credo che tutto intorno deponga a favore.
Perché il concetto di verità istantanea espresso con la complicità di una miriade di mezzi non mi riguarda.
Salvo qualche momentanea emozione, mi fa schifo.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Link YOU TUBE:  http://www.youtube.com/watch?v=UOgdlLbJlWw

18 thoughts on “Appunti per un viaggio che non ricordo. Part II

  1. “Perché il concetto di verità istantanea espresso con la complicità di una miriade di mezzi non mi riguarda.
    Salvo qualche momentanea emozione, mi fa schifo.”

    Giuro che è partita una standing ovation.
    Mia e di Bettina.
    Bellssimo questo lavoro con polaroid Efrem.
    Conferma tra l’altro quello che ho sempre pensato…che sono nato troppo tardi.
    Ok si, posso guardare altrove, però…

    • si nasce quando capita. e si guarda quello che c’è. mentre il vedere è un’altra faccenda, non vi è dubbio. e in genere riguarda ciò che non c’è.
      bettina! abbraciala da parte mia.

  2. Bhe casualmente qui hai risposto alla mia provocazione sulle persone che volevi fotografare e anche bene, direi, perchè a parte armani, non credo di aver riconosciuto gente famosa… a parte tua moglie (credo…).
    mentre invece, io nella mia grassa ignoranza fotografica, ho scoperto da poco e da solo (nel senso che non ci avevo mai pensato) la foto sfocata con la mia reflex, fanculo l’autofocus e anche la messa a fuoco manuale, lasciare imprimere solo un segno, una traccia, nel momento in cui l’otturatore sta aperto, della luce sul supporto (e non mi pare tra l’altro di notare moltissima differenza tra pola e digitale, anche se le pola qui sono digitali, quindi l’indice si sposta). La cosa è piaciuta molto alla persona che ho fotograto e anche a me, tanto mi basta.

    • sfuocato o mosso non sono prerogativa esclusiva di un supporto o di un sistema, quindi appunto, stefano, usa ciò che più ti aggrada. che più ti dà il ritorno che ti aspetti. e sono perfettamente d’accordo che se piace a te, tanto basta. se piace anche a qualcun’altro meglio… ma non è la conditio sine qua non.
      per questa serie avevo iniziato con polaroid, e così ho continuato. rendendola di fatto una serie chiusa. poi vedremo… c’è sempre un poi vedremo. un auspicio quasi.
      però di digitale hanno solo il fatto che sono state scansite. e lo sfuocato in questione è profondamente analogico. un dettaglio solo di cronaca. niente di più.
      al momento.

      • si efrem qui si va, fortunatamente, oltre alla trita discussione analogico digitale, in effetti le foto sfocate che puoi fare tu o anche io con un supporto diverso hanno un sapore diverso, mi devo comprare una instant moderna, anche se a quanto ho capito, il risutato sarà diverso da quello che ricordo con le polaroid fatte alle feste in casa mia… però almeno non sono ciofeche fatte con un’app o rimpianti analogici che oggi hanno poca credibilità, credo, anzi ne sono sicuro perchè un fotografo che conosco, che lavora con reflex digitali, si è comprato un’hasselblad analogica per avere il medio formato, tu sei la conferma che ha capito poco di fotografia… ovvero passi da uno strumento da millemila euro a una roba economica, veramente economica, ma ottieni quello che vuoi a prescindere.

        • non ho ancora trovato una instant (e appunto non polaroid) che mi consoli della dipartita… ci spero sempre. chiara, proprio tra questi commenti, dice che mi convincerà. e neanche lei sa quanto sono predisposto al ricredermi… quanto me lo auspichi! nel frattempo però se mi convincessi a riprendere mosso e sfuocato, sempre sulla via dell’allucinazione, forse riesumerei una vecchia biottica che fu di mio padre. e che conservo come una reliquia. dico così ma davvero non so.

          • che è una strada che avevo pensato di percorrere anche io, ovvero comprare una vecchia macchina fotografica, che sò russa, però poi ho desistito per il fatto che mi sa un po’ troppo di lomo, che che mi sembra la versione analogica di instagram.

  3. Lasciandomi attraversare da questa esperienza visiva, ho l’istinto di cancellare le parole, quelle che potrei dire per spiegare i pensieri. Preferisco perdermi nelle forti sensazioni di intangibilità, nelle pieghe del linguaggio visuale, nel mistero di queste memorie, nella densa solitudine della coscienza. Tutto resta sospeso, come il piacere di questa esperienza “istantanea”…

  4. nel tuo post ci sono due temi molto ‘compromettenti’, il viaggio e il ricordo (o il non-ricordo), entrambi intesi in modo metaforico e resi in modo formale con artificio tecnico. Il titolo li anticipa entrambi.
    Accanto ad ogni viaggio realmente fatto ne esiste uno ideale della memoria nel tempo della propria vita, che sia la tua lo si capisce da certe derive intimiste, persone, un letto sfatto, i gatti, e tuttavia un viaggio in solitaria, in un altrove che preferisci evocare piuttosto che rappresentare, anche perché non te lo ricordi…… Questo dà la misura della dimensione sostanzialmente psicologica della tua ricerca tra allucinazione ed intangibilità, smarrirsi per ritrovarsi. L’immagine imprecisa, talvolta al limite della comprensione, i dettagli sommari, talvolta cancellati da esasperate sfocature, i due fotogrammi finali dove l’ombra di un gatto si smaterializza chiudendo il racconto nel nulla, forse ti stai chiedendo se ti sei perso qualcosa, sapendo che comunque non la ritroverai.
    Come nella prima puntata, la musica asseconda il senso di straniamento.
    E alla fine ci chiediamo se ci siamo persi anche noi.

    “……. Strano, vagare nella nebbia! 
Vivere è solitudine. 
Nessun essere conosce l’altro, 
ognuno è solo.”

    • sai che non lo penso come un artificio tecnico? anche se praticamente lo è. però però… non avevo un’alternativa espressiva, proprio no, mi piace pensare quindi che sia manipolazione grammaticale. però io sono parte in causa. non sono un critico. e quindi adopero strumenti limitati.
      per il resto concordo con tutto. quasi tutto… perché so che ciò che ho perso lo ritroverò se si tratta dei miei gatti.
      per il resto, vero, vago con la speranza che qualcuno si perda come me. qualche volta succede.

    • perché diletta… sai che non lo so? sul mercato ci sono delle instant emule. lontane parenti però.
      soffro molto la mancanza delle pola… me ne sono fatto una ragione. e adesso guardo altrove.
      tanto ciò che m’importa è il contenuto, non il supporto.

  5. Sempre 600 e sempre cornici tagliate? Se si continuo a nn approvarne il taglio, mi sembra sempre ne manchi una parte :)
    Un giorno di questi vedrò di convincerti a riprendere viaggio e mezzo (nn dispero), ma so che sarà una faticaccia!!

  6. Part II mi ha fatto pensare che mi ero persa qualche cosa. È infatti ho trovato anche Part 1: stupendi! Così distanti da tutto, così pieni di strana magica poetica. Polaroid o no continua!

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