Maledetti Fotografi – Intervista

Maledetti Fotografi, alias Enrico Ratto, mi intervista il 4 settembre scorso.
Un’intervista pubblica, nello splendido giardino de LaBottega di Serena del Soldato, a Marina di Pietrasanta.

Per poco più di due ore credo.
E forse si poteva allungare un filo, giusto per mettere più precisamente a fuoco alcuni elementi.
Sarei andato avanti altre due ore… perché Enrico era un interlocutore perfetto: mi è piaciuto proprio.
Ma poi va a finire che non si finisce più.
E invece una fine dev’esserci.
Nostro malgrado, è così.

Questa l’intervista

Efrem Raimondi - Maledetti Fotografi

Colgo anche l’occasione per ringraziare le persone che sono intervenute: le facce conosciute, quelle riconosciute, e quelle incrociate per la prima volta.
Soprattutto il meraviglioso gatto grigio che a un certo punto è salito sul palchetto, si è guardato attorno, e l’ha attraversato con calma.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

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14 thoughts on “Maledetti Fotografi – Intervista

  1. in realtà credo che la mia osservazione sia un po’ capziosa, che in un blog ci sta perché può alimentare il dibattito, ti sei spiegato benissimo, la matrice travalica il singolo discorso e forse travalica lo stesso autore, nel senso che matrice-linguaggio-identità sono valori simbiotici costitutivi della storia personale di ognuno di noi, non si possono né nascondere né mistificare (personalmente credo nella matrice biologica, antropologica ed individuale di qualsiasi linguaggio).

    • eh… vilma sì, non si possono nascondere. ma non è detto che si intercettino. è davvero un discorso lungo e complesso…
      in generale credo ci sia un grande deficit di lettura a meno di non trovarsi di fronte una sola cosa ripetuta enne volte. all’infinito pare sia meglio.
      io, credimi, ho delle difficoltà

  2. Le risposte tracciano il profilo del Raimondi che abbiamo imparato a conoscere dal tuo blog (e soprattutto dalle tue foto), ognuno avendo ‘imparato’ in modo diverso ed ognuno proiettando sulle tue foto un senso diverso. Va bene così, tu stesso dici “Non mi interessa assolutamente nulla di come viene recepita la fotografia che faccio”, la fotografia è arbitraria, autoreferenziale e racconta la mia storia.
    Ma dici anche “A me interessa che i percorsi tracciati dalle mie singole fotografie riconducano ad una cifra espressiva riconoscibile.” E la riconoscibilità è un’operazione indirizzata all’esterno, è un altro che ti deve riconoscere, deve vedere una tua foto e dirsi :”questa l’ha scattata Efrem Raimondi”, deve identificarti attraverso la tua cifra stilistica, la trama iconica entro la quale sviluppi la tua idea di fotografia.
    ‘non mi interessa come viene recepita la mia fotografia’ e però ‘mi interessa che si riconosca la cifra espressiva’, io ci vedo una qualche contraddizione, che forse l’intervistatore avrebbe potuto invitarti a chiarire.

    PS: una nota a margine sul divertente siparietto del gatto Gelsomino: e certo, in presenza di un Ratto era il minimo…….

    • sì vero vilma, non nego ci sia contraddizione messa così. ci voleva un po’ più di tempo forse… però nella parte audio forse è più preciso il tutto. forse.
      e forse anche l’uso del singolare FOTOGRAFIA, in entrambi i casi, non è appropriato.
      quello che intendo dire è che non mi interessa che la lettura di ogni singola fotografia coincida con le mie intenzioni. mi interessa, questo sì, che si riconosca la matrice. non so se mi sino spiegato…
      forse ci vorrebbe più spazio e tempo per parlarne. anche nella circostanza che ha riguardato il triangolo gelsomino – ratto – raimondi

  3. Belle domande e belle risposte, su alcune sui ritratti devo pensarci su, sicuramente nei visi che ho fotografato c’è un po’ di me, altrimenti non mi avrebbero preso, però penso ci sia tanto di loro, in cui forse mi sono riconosciuta.

    • sono d’accordo Ida. ho commesso un errore imperdonabile, dico davvero. a parziale discapito posso dire che l’iphone era altrove, comodamente seduto in giardino.
      ciao!

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