AAA Assistente

Lucia e Giulia. © Efrem Raimondi. All rights reserved.

Via subito un equivoco: l’assistente fotografo non è un portaborse. Neanche un paggetto. E nemmeno un apprendista.
Un lavoro tosto in cui la relazione col fotografo è fondamentale.
La lacuna, la mia, è che non l’ho mai fatto. Perché quando avrei voluto non c’è stato sbocco. Ho capito poi il perché. E cioè: come puoi offrirti a un fotografo se non hai idea di cosa si sta parlando?
E io non avevo idea. Per cui mi sono arrangiato… certo mi sarei risparmiato un po’ di fatica e di sberle.
Quindi questo è solo il mio punto di vista di fotografo.
La fotografia non è un ambito esotico sospeso dove l’approssimazione trova dimora e la conoscenza è rimandabile a domani. Non c’è nessun domani, la fotografia è in tempo presente! Della tua vita puoi fare ciò che vuoi, e dilatare l’ombelico quanto ti pare, ma quando stai lavorando tutto si deve incastrare e basta.
Anche l’improvvisazione, quella roba che a volte fa la differenza.
E un assistente asseconda al volo gli umori del tuo cranio. Che a volte sono fulminei e inaspettati.  A volte sfiorano il deragliamento. E capita che abbiano un senso momentaneamente esclusivo, mio e invisibile.
Solo che può significare un ribaltamento della situazione. Subito.
Mica è facile… mica c’è il tempo di spiegare e fare disegnini.
Una palestra forse interessante per chi già sa ed è duttile, un assistente insomma. Un disastro per gli altri.
Dico un, ma è anche una assistente. Anzi, in genere preferisco. Perché le fanciulle hanno una marcia in più. E non mollano finché il lavoro è finito. Mediamente. Che quella sparuta eccezione di maschietti non s’incazzi per favore! Gli altri farebbero bene a guardarsi un po’ meno allo specchio e di più attorno, senza misurare continuamente il bigolo, che non c’è nessuna medaglietta in palio.
La capacità di monitorare il set, di avere cioè uno sguardo più ampio e percepire cosa accadrà da lì a un attimo. Ci vuole intesa, per questo preferisco un rapporto durevole, che riempia un periodo comune… che possa sfornare aneddoti e istantanee dopo vent’anni, direttamente dalla memoria. Perché è vero, un assistente è in grado di percepire in una mezz’oretta al primo incontro con chi ha a che fare, ma l’intesa, quella vera e complice, cresce col tempo. Ed è fatta anche di dettagli, di sfumature. Di manie para superstiziose che spesso i fotografi hanno. E che vanno assecondate. Senza domande, comunque prive di risposta. Poi ognuno tragga le sue conclusioni.
Strane bestie i fotografi. Almeno quelli non prodotti con lo stampino, né da party o da famigliari ben introdotti. E in questo gli assistenti sono un termometro infallibile perché a differenza di altre figure sovrintendenti, determinano sulla base del puro merito.
Che è dato da un percorso complesso, articolato, realmente creativo, da ciò che dichiari di fare a ciò che poi realmente fai.
Quello dell’assistente può essere uno stato temporaneo, scandito dal tempo che separa dal diventare fotografo. Oppure uno stato in sé concluso.
Non c’è differenza! Entrambe le condizioni non sono in funzione di un futuro più o meno prossimo, ma rispondono al presente… uno specifico che non prevede lo scatto, ma la predisposizione del resto. Di tutto il resto di competenza fotografica. Anche gli assimilabili se non c’è un responsabile di produzione.
Fare assistenza non significa presenziare per imparare o rubare il mestiere… ma mettere a disposizione il proprio bagaglio affinché un altro faccia fotografie.
Piatto piatto così si capisce meglio.
Chiaro poi che è un rapporto dialettico e non si procede col cranio blindato: gli occhi devono essere ben aperti… le orecchie tese. E lo scambio reciproco.
Io faccio prevalentemente ritratto, e questo mi permette di mettere bene a fuoco la distinzione dei ruoli credo: a un assistente chiedo di garantirmi tutto il ponderabile, con un occhio attento all’imponderabile che mi riguarda. Tutto qui.
Ho imparato molto dal rapporto coi miei assistenti. Anche oggi.
Sono le persone che ho più vicino quando lavoro.
Da qui la mia stima e riconoscenza.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

116 thoughts on “AAA Assistente

  1. volevo dire a Stefano, che l’assistente non fa la postproduzione , a meno che non gli venga chiesto in casi eccezionali. Quello della post e’ un ‘lavoro’ a se’ stante.

  2. Ops..dimenticavo , e questo e piu’ rivolto a che l’assistente lo ha fatto , ma in fondo anche al fotografo : pensate con con il digitale la figura dell’assistente sia/stia cambiando ? spesso sul set si ha una terza figura che e’ quello dell’operatore digitale. Anche lui/lei e’ dunque un assistente, dá assistenza ?!?

    • giulia diegoli ha postato qualcosa a proposito. la mia opinione è che oggi il pacchetto è unico. che poi sul set ci possano essere mansioni diverese è un’altra faccenda. e che quindi sì nicole, anche la figura dell’assistente sta cambiando. il vero clamore si avrebbe se scomparisse il digitale.

      • bhe sul fatto che scompaia il digitale ho seri dubbi, che poi abbia modificato il workflow del lavoro non credo sia così influente. Anche se non ho ancora capito se aveva ragione Gilardi, sostenendo che il digitale è una vera riforma o se ha ragione Marra, che sostiene che non è cambiato nulla rispetto alla pellicola.
        Mentre invece il ragionamento di Nicole mi fa venire in mente una domanda stupida (tanto è fatta da me), ok l’assistente porta le borse, porta le luci, monta le luci, allestisce il fondale se serve, sostiene pannelli riflettenti e simili, in pratica allestisce il set. Dopo di che mi pare di aver capito che si occupa anche di fare la post produzione. Oltre a questo suppongo il fotografo si consulti (umiltà del fotografo) per capire se va tutto bene, infine fa ancora qualcos’altro?

          • bhe cambia tutto da appena dopo lo scatto, al risultato finale, cambiano sviluppo, ritocco, post produzione, etc. però sul significato che l’immagine fotografata e pensata dal fotografo, non vedo cambiamenti epocali. Salvo un intervento massiccio di ritocco, ma a quel punto il mio pensiero va alla grafica, non più alla fotografia.

            • cambia anche prima…
              una questione tecnica, ma non solo. anzi, il non solo è determinante. ed è ciò che mi fa pensare a un cambiamento epocale.
              ma è solo un’opinione. la valtorta a proposito ha detto cose interessanti.

            • sicuramente un combiamento epocale, come una rivoluzione industriale : nuovi strumenti,nuova teconologia, e ci si rapporta in modo diverso con la realta’.Dunque anche il processo di fotografare in un certo senso cambia.

            • Grazie, sto cercando di capire, avendo iniziato a fotografare, “purtroppo”, in digitale faccio fatica a immaginare la fotografia analogica.

  3. [nuovo post per proseguire quello di Giulia]
    Ho capito esattamente il problema, dopo un anno di reflex canon mi sono comprato la più economica delle compatte, sempre canon, si, tra una macchina manuale e una automatica o semiautomatica c’è un abisso… non in termini di qualità, siamo lì, ma in termini di usabilità, strano ma ho capito il senso di quello che hai detto…

  4. avviso ai naviganti: quando il numero degli interventi sullo stesso reply sono numerosi, a un certo punto sarebbe opportuno farne uno ex novo.

  5. Però una cosa strana la noto e cioè: con tutto il tuo gran bel parlare delle assistenti non c’è neanche un post da parte loro!

  6. Eccomi! spezzo una lancia a favore delle ragasse visto che finora non è stato fatto…scherzi a parte, secondo me in questo lavoro le ragazze che lavorano sono brave perchè hanno dovuto faticare il doppio o il triplo dei maschietti, sia da un punto di vista fisico (arrivare a fine giornata con la schiena che ti fa male perchè hai fatto finta che i broncolor verso con la batteria non fossero pesanti) sia a livello personale, perchè è visto come un lavoro maschile, da tecnici. Quindi mentre molti ragazzi ci provano per la figaggine che circonda questo ambiente (oh poi ci son le modelle!!), le ragazze che ci provano sono mediamente più motivate, e quelle che rimangono è perchè son proprio determinate a farlo.

    • vero ma non solo. credo che sia un fatto di capacità di lettura delle sfumature. di certi passaggi che attraversano zone intermedie. e che richiedono un grado di maturazione particolare. una fanciulla ci mette mediamente molto meno a capire le zone d’ombra.

    • Giulia scusami, ho una domanda per te e che sei l’unica “ragassa” che ha scritto (ma sei la Giulia della foto?) e cioè: come ci si sente a lavorare come assistente di un fotografo maschio, e ci sono delle differenze con le fotografe donne?

      • ciao Diletta si sono quella dietro :)
        tra uomini e donne è uguale, quando parliamo di lavoro/buona fotografia non ci sono differenze. Io mi sono sempre trovata bene con entrambi. Se c’è buona predisposizione da una parte e dall’altra si lavora sempre bene!!

        • Che strana foto! Siete così piccole! Efrem è un mattacchione :)
          Sei fortunata a lavorare in un ambiente “alla pari” :)

          • si è un test per misurare la profondità di campo di una foto molto più affollata.
            L’ambiente alla pari me lo sono costruito attorno con gli anni, all’inizio non era molto “alla pari” ,-)

            • Scusa la mia curiosità ma come si costruisce?? E perché all’inizio no? Cioè?

            • io sono sempre stata freelance quindi all’inizio, oltre che farmi le ossa, ovviamente prendevo tutti i lavori che mi capitavano per far cassa. ora dopo un po’ di anni mi sono creata un giro di persone di fiducia e prendo lavori nuovi solo se ne vale la pena, e posso scegliere di non lavorare con gli isterici, per esempio!

            • spesso s’, io sicuramente i fotografi isterici non me li smazzo più, e idem per i principianti parenti dell’editore :D

            • Ahahah! Povero fotografo! Grazie Giulia e scusa la curiosità, ciao!

      • hai una domanda di riserva??
        eheheh, scherzo.
        io mi sono specializzata in digitale, in realtà l’assistente “luci” oramai lo faccio solo con Efrem e un paio di altre persone che si occupano di ritratto. Per il resto lavoro come operatore digitale,che è un ambito più ristretto e più specializzato (e più remunerato, diciamolo), e per ora va bene così.
        certo vorrei un giorno “fare il salto” ma le condizioni di lavoro e contrattuali dei fotografi in questo momento mi fanno venir voglia di rimanere un “tecnico” della fotografia moooolto a lungo!

          • eh beh te il computer e il cavo firewire non me li fai mai toccare :D
            intendevo assistente luci perchè quando sono digitale io sto solo al computer e al resto ci pensa l’assistente luci :)

          • è il tecnico che fa funzionare tutta la parte digitale, macchina e computer, che si occupa di acquisizione, postproduzione, backup…in pratica una specie di tecnico del suono applicato alla fotografia (questa definizione mi piace perchè aggiunge un aspetto rock n roll alla faccenda)

            • e io che mi aspettavo un lavoro esotico…
              immaginavo che efrem non fosse capace di usare bene la sua hasselblad.

              avevo fatto qualcosa del genere anni fa, per una casa editrice, bhe un po’ diverso, dall’impaginazione alla prestampa, passando per photoschiop, lo trovavo molto noioso.

            • si quello è un laltro lavoro, di prestampa, io sono operativa al momento dello scatto

            • mica solo l’hasselblad stefano! è uno sporco lavoro ma qualcuno lo deve pur fare. io metto in “fai da sola”. e lei fa.
              mica bruscolini, che credi!

            • chiedi a giulia per credere!
              comunque è più complessa una usa e getta. te l’assicuro.

            • non ne sono convinto fino in fondo, temo ci sia in mezzo lo stesso fraintendimento dei fiori.

            • forse il rimbalzo è azzeccato stefano…
              per evitare il fraintendimento: una usa e getta ha decisamente più limiti. apparentemente non devi occuparti di niente. solo che è proprio questo niente che fa la differenza.

  7. stamattina riflettevo su una cosa che avevo letto anni fa, in pratica un libro che sosteneva che le donne hanno un campo visivo maggiore degli uomini (con tutta una serie di spiegazioni che non sto ad elencare, tranne un esempio un po’ scemo che però rende bene, se io guardo in un cassetto pieno di cianfrusaglie e cerco un bottone verde ci metto due ore a trovarlo, una donna dieci secondi, ed è vero, almeno a me è sempre capitato così), ed probabilmente per questo che le assistenti sono più brave degli assistenti. Spero di non offendere la sensibilità di nessuno.

    • “perché le donne non sanno leggere le cartine e gli uomini non si fermano mai a chiedere”… c’è anche l’esempio del frigor. che noi lo apriamo e non vediamo ciò che cerchiamo. le donne lo beccano al volo.
      però non è per questo che la media femminile è qualitativamente migliore, almeno credo. posso dirti solo la mia stefano… maggiore resistenza, maggiore disponibilità, maggiore duttilità, maggiore responsabilità, minore competitività, maggiore conoscenza, maggiore puntualità, maggiore partecipazione, maggiore senso di responsabilità, maggiore… e poteri continuare. poi sorridono… noi sembriamo sempre incazzati! questo nella media. poi le eccezioni.

      • io sono incazzato o completamente assorto, sempre… si poi è vero sono distratto, sempre in ritardo, disordinatisssimmissiimo. praticamente avrei bisogno di una badante, non di un assistente, tanto è vero che le varie segretarie che ho avuto non osavano entrare nel mio ufficio…

          • sono comunque troppo egocentrico per fare l’assistente, ho sempre lavorato o da solo o con dipendenti, poi non sono donna e nemmeno giovane, tiè :)

      • e basta menarla con le donne assistenti! non è merito loro, è solo demerito dei maschi. a parte questo mi dispiace ammetterlo ma gli ultimi ragazzi che ho visto sono discontinui, dispersivi, con al testa per aria, poco seri… le ragasse generalmente no!

          • hai ragione siamo artisti…. ;-)
            è che non abbiamo uno spazio espositivo o una piattaforma di lancio per farci conoscere…
            il discorso però è che il lavoro dell’assistente è appunto un lavoro e non ci si può confondere… è una figura professionale ben precisa con una serie di compiti portati solo all’ottenimento di 1 foto, servizio fotografico etc. io non ho mai dato troppo spazio al mio ego, alla mia voglia di diventare fotografo, non ho mai dato un consiglio che non fosse utile, non ho mai espresso un parere inappropriato durante un servizio fotografico, non ho cercato mai di rubare un cliente al fotografo e soprattutto non ho mai fatto grossi errori o cagate irrimediabili, è solo che quando c’è un problema di qualunque tipo dal bulbo flash che scoppia al fondale che si incendia tutti si girano verso l’assistente e tu non puoi limarti le unghie devi gia avere la soluzione a portata di mano.

            • mi intrometto… per pura cronaca: ho il ricordo di un dorso polaroid 545 e delle sue evoluzioni per aria… :)
              tutto ciò durante uno shooting con tornatore che guardava imperterrito.

            • Quel dorso lo riparai io con una mano sola…. e con vostro stupore..

            • allora che non ci siano spazi non sono completamente daccordo, perchè a mio avviso già internet può aiutare se utilizzato bene, poi bisogna ingegnarsi, il problema secondo me è ancora un altro: troppi artisti! E pochi fotografi…
              Detto questo, la professionalità non è una cosa che hai dall’oggi al domani, sia a fare l’assistente che a fare il fotografo, personalmente dovessi fare l’assistente lo farei per rubare il mestiere al fotografo, per cercare di capire, per questo mi rendo conto che non sarei un buon assistente. Da quello che sto scoprendo in questo “ambiente” che non frequento, ma di cui mi sto documentando e informando, ci sono tanti presunti fotografi (fare il professionista spendendo 5000 euro di attrezzatura se va bene, non significa fare il professionista). Dall’altro lato, con la voglia di lavorare che c’è in giro, trovare un assistente credo sia decisamente difficile, ecco che forse le ragazze, che mediamente sono più volenterose, trovano spazio…

  8. Cazzo Raimondi, l’assistente non sarà un portaborse ma la mia protrusione discale ha la forma della cassa del banco ottico…….;-)
    Condivido quello che scrivi ma siccome “questo è un blog polemico” vado oltre la
    mia /nostra esperienza e ti butto lì La questione; è una storia che mi hanno cominciato a raccontare qualche anno fa: “…sai Clerici ci sarebbe questo lavoro ma l’assistente purtroppo non possiamo dartelo. Sai……il budget…la crisi….il Direttore pensa che….”. Questa, oltre altre puttanate, sono le cose che sempre più spesso mi sono sentito raccontare e tu prova a spiegare che l’assistente non è uno sfizio o un paggetto che ti accompagna sul set per versarti la Cola ma è parte fondamentale per la buona riuscita di un lavoro. Perché spesso, come dici tu, in un secondo devi ribaltare il set, spostare, montare, smontare qualcosa o semplicemente hai bisogno di uno scambio di idee professionale e l’assistente, oltre a te, è l’unico che in quel momento capisce che cazzo stai facendo. Probabilmente chi decide che l’assistente per quel lavoro a me non serve è qualcuno che non sa di cosa stiamo parlando e che non capisce che il “prodotto finito” sarà inevitabilmente di qualità inferiore……….già la Qualità! Ma a qualcuno gliene frega ancora qualcosa o basta che costi poco?
    (Approfitto per salutare vecchie e nuove facce incontrate in questi anni e che vedo qui riunite. Domani parto per un luogo sperduto tra i monti privo di connessione, se non rispondo non è per maleducazione ma per eremitismo)

    • eremitista!
      per forza ha la forma della cassa del banco, sempre seduto! va là clerici, che ci siamo divertiti.
      hai ragione, probabilmente chi sostiene che l’assistente sia superfluo lo immagina come un paggio. o paggia, neologismo dovuto alla sempre più diffusa presenza femminile. per fortuna. basta che costi poco è quasi un postulato. gli sprechi poi non si contano, ancora oggi.
      si chiama democrazia digitale. e i giornali son belli conci. salvo rare eccezioni.
      eremitista! che è quasi una professione di fede.

  9. [chiedo perdono se ne inizio uno nuovo, ma non mi fa più replicare]
    fiori e tramonti: allora per prima cosa tu stesso hai scritto che ci vogliono gli strumenti giusti, in secondo luogo, il fiore nero è ricerca, non ne ho mai visti di fotografati così. Sul fatto poi che la rovina non ha un grammo di nobiltà in più era parte del discorso, è assimilata completamente nell’elenco di cui fanno parte fiori e tramonti.
    Ora non dico che non bisogna fotografarli, ma credo sia una cosa più personale, non certo da postare da qualche parte chiedendo magari pareri o addirittura di farsela votare (mi viene in mente il concorso leica…).
    Un esempio cretino: tutti i siti di stock tra le avvetenze dicono di regalare i fiori alla mamma o alla fidanzata, non di fotografarli, ne è pieno il mondo…
    Detto questo anche io ho fotografato fiori, ho la fortuna di vivere in una bella casa con giardino e tanti bei fiori, ovvio che appena presa la macchina fotografica con l’obbiettivo 1.4 ho delle belle foto di rose con un bello sfocato oppure in controluce, utilità? oltre a testare l’apertura dell’obiettivo e la resistenza al flare? zero.
    Però era quello che avevo davanti e l’ho fotografato. Poi non le faccio vedere a nessuno, ma nemmeno quelle che penso abbiano un qualche significato, ma quello è un limite mio.
    Poi vedo il fiore nero e penso, cazzo uno che ha fotografato un fiore senza macchina fotografica e un bic, quello ha capito cosa è la fotografia. E’ ovvio che lo penso oggi, dopo un anno che mi arrovello il cervello tra semiotica e filosofia.
    Poi leggo i post di fabio zaccaro e capisco ancora qualcosa in più, se ci sono 10 modi di illuminare lo sfondo bianco, pensa a quanti modi ci sono di fotografare un fiore, qui viene fuori l’autorialità, il fiore nero (che per me potevi aver fotografato anche con l’hasselblad e ritocatto in post) non lo pensa uno che fa fotografie alla figlia o ai fiori o ai tramonti o alle vacanze, l’uso sociale della fotografia è diverso dall’uso che ne fai tu efrem, vuoi perchè ci devi campare, vuoi per passione (non so se il fiore nero ti abbia reso dei soldi), ma come dice giustamente fabio zaccaro, un po’ perchè tieni in mano la macchina fotografica tutto il giorno, un po’ per ricerca, i risultati sono diversi.

    • sì stefano, dopo un tot di commenti devi aprirne uno nuovo. niente di male.
      capisco quello che dici, lo condivido anche quando parli di differenze. il mio è solo un punto polemico sul fatto che si tirano in ballo sempre fiori e tramonti per indicare la fotografia banale. poi è vero, alcune lo sono anche. ma percentualmente penso davvero che lo siano molto meno di tanta merda spacciata per chissà quale rivelazione. conosco un fottio di photo editor che si sbrodolano ad ogni colpo di flash. da qui la mia maturata simpatia per fiori e tramonti.
      solo una presa di posizione a fronte di una generalizzazione banale. non è il tuo caso, ma sai bene anche tu come funziona, dai…
      zaccaro la sa lunga davvero. e infatti si rifiuta quasi di fotografare. ho visto solo un suo lavoro, bellissimo. e ho il fondato sospetto che fosse una concessione rara mostrarmelo. l’ho apprezzato molto.

      • si hai ragione, scusa, mi ha colpito in merito un commento di una giovane foto editor su facebook, la quale sosteneva che le nuove leve sanno solo fare sfocati, controluce e non hanno la minima idea di cosa sia la luce… e qui torniamo al banale.
        Bhe sul fatto che tu veda tanta merda, spacciata per chissà quale rivelazione mi fa rientrare ancora di più nel mio guscio, probabilmente le due foto che ritengo belle rientrano in quella fascia…
        Ho sbagliato io a non cogliere il tuo punto di vista, vedo anche io tanta banalità e se uno fa un po’ di ricerca viene castrato (tu stesso in alcuni tuoi lavori pubblicati hai detto che non rendevano o avevano scartato foto per te interessanti, fa parte del lavoro, credo, ma deve comunque essere frustrante).
        bhe zaccaro, per come l’hai messa mi fa venire in mente benassi (che è un personaggio lui, prima ancora di essere un bravo fotografo), non so se lo conosci.
        Capisco molto meglio, ora il tuo punto di vista…

        • sul fatto che si conosca poco la luce e cosa diavolo sia è un derivato della semplificazione del mezzo. e purtroppo è un fatto. è che non la si guarda nemmeno.
          non lo sapremo mai stefano se non le fai vedere ‘ste foto… ma non credo. mi riferisco a robetta trendy. scorregge insomma.
          benassi non lo conosco personalmente… ma vedo che sei molto bene informato stefano! altro che balle…

          • sulle mie foto, forse a settembre farò vedere qualcosa, una specie di verifica (per dirla alla Mulas).
            sulla luce personalmente ho tanto da imparare…
            sulla mia informazione e preparazione teorica sono abbastanza soddisfatto, anche se fatico a stare dietro a tutto e tutti… ma il computer mi aiuta abbastanza a tenere traccia, del resto credo la tua definizione di fotomane, al momento sia molto indicata su di me…

            • qualche post fa mi avevi definito così in riferimento al racconto di calvino…

      • eccoci qui a parlare di fiori…. io adoro le nature morte e trovo che il mondo della fotografia moderna non rende merito a quello che la natura sforna per accalappiare la nostra attenzione.
        l’era digitale ha reso possibile a chiunque di fare fotografie, video, album, book, etc… mondo binario, la pigrizia della nostra mente; vorrei vedere qualche nuovo ansel adams che pensa allo scatto in funzione della luce e non della post-produzione!
        sapere cos’è la luce e come farla funziona in ragione della tua idea e della foto che vuoi realizzare.

        • la luce? sempre più simile a un complemento d’arredo fabio.
          quanto alle nature morte (ehi! qualcuno che non le chiama still life…) credo che più di altri generi subiscano il trauma digitale, quello massificato intendo.
          ed è un vero peccato. poi credo che tu abbia ancora una volta un punto di vista privilegiato, sulla produzione intendo.

        • non fraintendete completamente il mio discorso sui fiori, però chi pubblica su flickr o facebook decine di foto tutte uguali, tranne per la specie fotografata, e chiede pareri, lo trovo un comportamento patetico, tutto qui.

      • hai ragione, la metropolitana l’ho fatta vedere a 4-5 persone in tutta la mia vita e a te le ho mostrate con infinito piacere. il mio modo di parlare con le immagini ha un che di casuale, istantaneo, la sottolineatura di un pezzetto di spazio nel tempo. io forse ho avuto la fortuna di ampliare parecchio le mie conoscenze in campo illuminotecnico e mi piace immaginare (la si può leggere anche come masturbazione mentale..) il “comportamento” della luce in diverse situazioni. mi annoia il concetto di schema luci, appiattisce l’idea di fotografia.

        • lo ricordo ancora bene quel lavoro…
          quanto agli schemi, vero che annoiano, ma una base da dove partire non guasta. se no ci si ritrova con venti punti luce. ai quali si aggiungono quelli in post.
          shakerato il tutto si ottiene un piattume diffuso. “intelligentemente” diffuso.

          • è vero e soprattutto mi sento privilegiato rispetto a molti che non capiscono un tubo e si presentano con 1 foto di Horst e 1 di Penn e ti dicono vorrei una luce un po’ con il sapore(leggi pure mood parola tanto cara “agli addetti ai lavori”) di queste immagini….ma a colori!!
            cambio discorso comunque il mio caro insegnante di tecnologia fotografica una volta ha detto alla fine del mio corso non vi giudicherò per quello che ricordate delle mie lezioni, tra 5-10 vent’anni dopo aver intrapreso il vostro percorso solo allora quello che vi sarà rimasto in testa è la vostra cultura e sarà la vita a testarvi…
            è come metabolizzare un qualcosa e ritirarlo fuori a modo proprio, con la propria voce, il proprio linguaggio.

            • con una luce un po’ così, un’espressione un po’ così che abbiamo noi quando guardiamo… il vuoto.
              ecco, un insegnante che probabilmente ha dato qualcosa. nel rapporto fotografo-assistente, che dovrebbe essere essenziale per chi fa fotografia, quella di cui ci si riempie bene la bocca almeno, cioè questa di cui ci occupiamo in questo articolo (post un cazzo!), il fotografo dovrebbe essere figura di riferimento. dico davvero. quindi qualcosa dovrebbe pur dare.

    • per quello che mi riguarda due: la conoscenza, la correttezza, la disponibilità, in primis e poi la capacità di sviscerare quello che si sta facendo. anche intellettualmente.

  10. per ampliare un pochino il discorso io credo che ci siano 3 tipi di assistenti: il free lance, l’assistente personale al seguito e quello che vuole diventare fotografo.
    sono tutti ovviamente ottimi ma è il tipo di carattere con i progetti ed ambizioni della persona che secondo me contraddistingue la tipologia. ovviamente a ogni fotografo credo faccia piacere di avere una persona che lo prende a esempio, ma è solo una minima parte di un percorso.

    • concordo fabio: l’ambizione, nell’accezione più positiva del termine, distingue la tipologia. e certo che fa piacere a un fotografo essere un riferimento…
      in che senso è una minima parte del percorso? posso intuire, ma potrei equivocare.

      • beh nel senso più stretto del termine, cioè dopo avere assimilato quelle che sono le basi conoscitive del fotografo le si deve pure elaborare o rielaborare a modo proprio! se si è curiosi magari anche approfondire, ma quella è gia ricerca.

        • tu fabio hai un punto di vista privilegiato. dovuto a te stesso intendiamoci, ma sei in grado come pochi di sviscerare mirando per bene, quindi: spiega un po’ meglio questa cosa di elaborare a modo proprio le basi del fotografo, te ne sarei davvero grato.

          • allora facciamo un esempio:
            per ottenere una foto su fondo bianco io personalmente conosco almeno una decina di modi di illuminare il set, ma alla fine è sempre una foto su fondo bianco.. se vedi un fotografo che usa 6 ombrelli per illuminare il fondo e poi vedi un altro che usa invece le padelle beauty, e poi vedi un altro ancora che usa i flash ribattuti sui polistiroli hai modo di fare in principio lo stesso tipo di foto ma a secondo del gusto in maniera lievemente differente.. e mi sono limitato a parlare del semplice limbo bianco. qual’è il limite che abbiamo nell’illuminazione? è solo matematico il fondo deve essere più luminoso del soggetto.

            • perfetto! questo è esattamente ciò che intendo per conoscenza: un’applicazione modulata a un obiettivo che non è tecnico ma espressivo. alias: il fondo è sì bianco, ma diversamente bianco.
              a ognuno la scelta.

  11. Io ne ho 31, quindi troppo tardi! Eh eh eh!!!
    Lo faccio da un po’ e saltuariamente per un paio di amici fotografi. Una situazione per me ideale, perchè loro pretendono comunque un lavoro fatto bene e c’è già di base reciproco rispetto.
    Ne ho sentite di storie Efrem…amici assistenti che venivano bidonati regolarmente o totalmente schiavizzati in maniera allucinante, il tutto magari senza prendere nemmeno una lira perchè sai…così impari il mestiere. Mi chiedo cosa ci guadagnino alcuni “fotografi” dall’instaurare un rapporto di questo tipo. Stento a credere che i risultati lavorativi possano giovarne. Ecco, questi racconti forse mi hanno un po’ allontanato dall’idea di cercare seriamente lavoro come assistente qualche anno fa. Conosco la mia indole, calma praticamente sempre, ma aggressivissima al primo accenno di sopraffazione. Ne hanno avuto conferma in uno studio milanese abbastanza conosciuto dove ero andato come assistente per qualche giorno. Certo non vuole essere una scusa. Non tutti i fotografi sono così e tu ne sei la prova e forse avrei dovuto mettermi più alla prova.

    • in effetti se ne sentono parecchie… credo che nasca tutto da un problema di fondo: l’assistente non è il fotografo. e viceversa. lapalissiano vero?
      invece in pratica non è esattamente così. succede che i ruoli si confondano. e a sbagliare in questo caso è il fotografo. il problema irrisolto è il seguente: ma se tu sei qui per imparare, perché non sei tu a pagarmi?
      io credo esistano dei tempi: quello iniziale dove il fotografo dà più di quanto riceve, seguito, ci si augura, dal periodo in cui comincia a ricevere. questo se si ha a che fare con un rapporto stabile e univoco.
      un investimento reciproco insomma. se invece il rapporto è saltuario o comunque non privilegiato, tu fotografo ti aspetti di ricevere e basta. poi a seconda del fotografo che sei, dai o meno.
      è insomma sempre un fatto di capacità relazionali e equilibrio. resta un lavoro. si sa fare o no. io ho avuto la fortuna di incontrare persone che lo sanno fare.

    • Ciao Andrea, io ho qualche anno più di te e, come te non sono di sesso femminile, quindi ancora più tagliato fuori!!! (scherzo, ma è divertente, e lo scrivo con ironia, una volta tanto sentirsi esclusi in quanto uomini).
      Quello dell’assistente schiavizzato e non pagato è un classico in quasi tutti i lavori, dai più retribuiti (avvocati, medici) agli sfigati geometri (indovinate in cosa sono diplomato…), secondo me sta alla persona fare comunque tesoro dell’esperienza, oppure se si è più fortunati trovare un Raimondi…
      Sul mettersi alla prova probabilmente hai ragione, parlo per me, che non ho il coraggio nemmeno di fare un sito internet per mostrare le mie foto, al momento sono, credo, solo una ricerca personale, quindi da non mostrare…

      • Ciao Stefano. Si, quello dello sfruttamento continuo di risorse giovani è una piaga che coinvolge tutti gli ambiti, tranne la politica pare. Che forse anche questa è l’ennesima piaga tutta italiana? Non so all’estero quali siano le condizioni di un assistente fotografo. La butto lì: sensibilmente migliori?
        Comunque non parlo solo di paga. Anzi, parlo innanzitutto di rispetto. Su quello io proprio non transigo. Avessi di fronte anche Stephen Shore, tanto per citare un fotografo che amo alla follia.

        • concordo Andrea, pare che all’estero sia un altra cosa, come concordo sul rispetto, però sai a 20 anni non sai ancora distinguere bene il rispetto dal cazziatone meritato… alla mia età e con il mio carattere, credo dovrei fare sedute yoga e meditazione zen per non andarmene dopo 3 minuti…

  12. Io invece, caro Efrem, non sono capace di lavorare con altre persone. Di più, non riesco nemmeno a fotografare se sono in missione con un amico che cerca le proprie immagini autonomamente. Vedo tanta gente che si tiene compagnia sul campo, che usa la fotografia come “scusante” aggregativa.
    Se ho questa “distrazione” non riesco a trovare quello che cerco. Sembra assurdo ma è così. In parte sarà che non lavoro in sala posa o dagli sceicchi, ma en plein air. Sarà un problema mio di relazione che mi trascino nella fotografia. Io mi sono convinto che invece la questione è che per me la fotografia è l’esperienza del fotografare e l’immagine è solo una naturale conseguenza. Questa specie di solitudine mi serve per evitare qualsiasi interferenza che possa mediare la comprensione di ciò che osservo. Non so, è come se avessi bisogno di ritrovarmi. almeno quelle poche volte che inseguo una fotografia, me lo voglio concedere.

    Al contrario ritengo di importanza capitale avere un assistente (che io vedo come la figura di un mentore) col quale condividere le esperienze, le ricerche, le idee idiote che abbia il modo di ritornarti una lettura sincera, senza sconti, dei passi che si muovono. Per il tipo di rapporto fiduciario, anche questi può essere considerato un assistente, nel senso più pieno del termine, come tu suggerisci

    • è che forse stiamo parlando di due cose diverse marco… capisco la tua posizione. anche a me capita di volere stare per fatti miei.
      tutto è in subordine al lavoro che svolgi. ma non è una scusante aggregativa, è che proprio alcune cose possono essere svolte solo in un certo modo.
      pena il fatto di non produrle. sceicchi? forse ho capito… c’è giusto un post di diletta che mi aspetta. così chiarisco.
      capisco anche la tua ricerca di solitudine. di silenzio forse anche… ma guarda che in fondo non è poi così diverso. credo si riesca a conciliare il percorso e lo stato interiore col circostante. questione di abitudine. poi concordo, anche a me piace frequentare un supermarket semi deserto piuttosto che essere spintonato continuamente.
      quanto al rapporto che auspichi con l’assistente be’, credimi, è ciò che è preferibile. almeno per me.

  13. Leggere questo articolo e confrontarlo mentalmente con quello pubblicato circa un anno fa (se non ricordo male) da Benedusi, mi è venuto quasi spontaneo, ovvio ci sono molte differenze a livello di comunicazione, Benedusi molto duro, Raimondi, meno duro, molto più diretto. In comune la serietà, nel senso del rispetto per l’assistente, che deve essere serio e preparato, come del resto lo sono loro.
    Anche se non sono del tutto convinto che non significhi non rubare il mestiere o rubare, è ovvio che fare l’assistente e diventare la fotocopia del fotografo, no, però la condivisione del quotidiano lavoro, per forza di cose porta ad assimilare. Scrive uno che vorrebbe fare il fotografo di professione, che è forse troppo vecchio per fare l’assistente (più che anagraficamente, probabilmente per formazione e carattere) e troppo fifone per mettersi in gioco come fotografo…

    • aggiungo, per distrazione mia, che vedo con piacere che la maggior parte degli assistenti ora fa il fotografo…

      • già stefano… solo fabio zaccaro non lo fa per scelta. giulia diegoli e lucia iannuccilli sono ancora giovani. anche se dovrebbero cominciare a pensarci.
        e probabilmente lo stanno facendo. in effetti però credo che per qualcuno di loro sia stato discretamente importante. lo dico senza alcuna presunzione, credimi.
        qualsiasi fotografo è comunque importante… inizialmente è una vera figura di riferimento.

        • ho visto che sono “bravini” e sono sicuramente stati infuenzati positivamente da te…
          sulle figure di riferimento ho le idee molto chiare… :)

          • le immagini pubblicate non necessariamente sono in rapporto a ciò che fanno… a loro ho chiesto una fotografia che li rappresentasse. quindi magari anche estranea.
            forse qualcuno qualcosa da me ha ricevuto, forse. in questo senso però non mi esprimo… non sono in grado.
            quali figure di riferimento?

            • efrem, efrem, mi deludi, secondo te mi sono accontentato delle foto che hai pubblicato tu? da fotomane quale sono mi sono andato a vedere i loro siti e i loro lavori, e che cavolo, un po’ di rispetto al mio duro lavoro… :))
              bhe sulle figure di riferimento, ci sono le persone prima che le foto, tu ad esempio o corrado dalcò, che fate fotografie molto diverse come stile, ma avete una grande umanità in comune (anche se corrado la esterna in modo particolare…). Poi i riferimenti, non vivendo a milano o londra o parigi o new york, non è che ne ho molti a portata di mano… per cui non posso che basarmi su libri e web, devo però ringraziare anche altri fotografi, in particolare benedusi e thorimbert, seguendo i loro blog, dove pubblicano ma non interagiscono (o lo fanno poco), ho scoperto un mondo completamente diverso da quello che mi ero immaginato, sia su esperienze che sulle letture.

            • ero qui che ti aspettavo :)
              il rapporto umano è importante, ma poi perché tutto funzioni occorre che le cose si facciano. e in fotografia non si deve avere paura: se si pensa a un percorso va fatto.
              in questo diventa fondamentale la complicità con le persone con le quali collabori.
              in effetti il bello dei blog è che sono variegati. poi alcuni, per esempio quelli che citi, hanno una bella sostanza. che non guasta.
              che mondo hai scoperto?

            • innanzi tutto un mondo strapieno, nel senso che ci sono una marea di fotografi (ingenuamente pensavo molti meno…).
              Ma questo è relativo, mentre ho scoperto che c’è una grande professionalità e una grande cultura dietro a una “bella fotografia”. (per la cronaca serve a niente la hasselblad da millemila euro se non hai nulla da dire).
              Come ho scoperto tutta la letteratura che sta dietro la fotografia (molto pensati come letture tra l’altro), ma che non c’entrano nulla con gli aspetti tecnici (anche perchè oggi con la più misera delle macchinette digitali sfido chiunque a sbagliare tecnicamente la foto, l’ho comprata apposta per una verifica personale, possedendo prima una costosa reflex). (e qui lo scrivo pubblicamente, il buon efrem mi ha anche suggerito dei libri in privato, un’occasione in più per ringraziarlo, se posso)

            • ah un’altra cosa importantissima, sul fatto che le cose si facciano: chi ha la fortuna di avere delle commissioni, ha qualcosa da fare. Gli altri, come me, no, quindi o ti metti a fare foto a fiori, tramonti, vecchi con rete sul molo, modella pagata in perizoma, fabbrica dismessa, magari con modella in perizoma (giusto per citare alcuni clichè) oppure studi e fai ricerca personale su quello che credi di aver capito sulla fotografia.

            • sì stefano, ma i libri che ti avevo suggerito li avevi già letti tutti! il che mi ha fatto solo piacere.però dimostra che poi non sono così tanto buono…
              sempre pensato che la fotocamera dev’essere adeguata a ciò che fai. punto e basta. un qualsiasi mezzo può assecondare o no. dipende da noi.
              ti ricordi IL FIORE E’ NERO? http://blog.efremraimondi.it/?p=1354

            • fiori e tramonti credo sia un condizionamento di benedusi. il fiore nero non ha nulla a che vedere con i fiori che si vedono in giro, fatti con l’obiettivo macro f2.8, parlerei di ricerca artistica (così per fare il dispettoso).
              Sui mezzi concordo che bisogna utilizzare quello che serve, ma non guadagnando nulla con la fotografia diventa già molto dispendiosa così…
              Si di libri ne ho letti anche molti altri sull’argomento non tecnico, sai uno ne cita un’altro, curioso come sono lo leggo…

            • non avrà molto a che fare stefano, ma è un fiore…
              perdonami insisto: ci si accanisce un po’ troppo coi fiori e i tramonti. una foto in una rovina non ha di per sé un grammo di nobiltà in più.

    • quello che accade, stefano, in genere a un assistente fisso, uno cioè che lavora con un solo fotografo, è che inevitabilmente assorbe molto.
      ma ha più a che fare con il modo di immaginare la fotografia. che si traduce in fatto nel momento in cui a sua volta si cimenta. questo per un certo periodo. poi per sua fortuna, se ha maturato qualcosa, apre le ali e spicca il suo volo. per gli assistenti turnisti, quelli cioè che lavorano con diversi fotografi, il discorso è certamente diverso. non saprei dire cosa è meglio. bisognerebbe chiederlo a loro.
      non ho letto l’articolo di settimio… mi spiace. però immagino la correttezza.
      no no… anche l’età è un fatto importante per iniziare a fare l’assistente: il prima possibile. iniziare dopo i 30 mi sembra improbabile…

      • quella dei turnisti mi mancava davvero…
        il buon Settimio è stato aspramente criticato nel suo blog, sia per i toni, molto duri, appunto, sia per i modi, abbastanza da stronzo.
        immaginavo fosse fondamentale l’età, un po’ come fare un percorso didattico (intendo universitario), anche se ho provato a seguire un corso, mi sono divertito, ma non ho imparato nulla.

        • li ho chiamati turnisti per semplificare… si tratta di assistenti che lavorano con vari fotografi. mediamente si parte da una conoscenza tecnica e una capacità di adeguamento alle situazioni piuttosto alta.
          alcuni lavorano anche per grossi studi di proprietà delle case editrici. o convenzionati con loro.
          a questo punto vado a cercarmi l’articolo di settimio…
          per imparare praticamente non c’è luogo migliore di uno studio e del rapporto coi fotografi. credo però estremamente importante tutto il resto del percorso. che con la pratica ha meno a che fare. ma è comunque formativo.

  14. Mi sono sempre domandata cosa faccia esattamente un assistente, e ho sempre immaginato che fosse qualcuno appassionato di fotografia che volesse imparare a fotografare. Questo articolo mi fa pensare altro invece: una persona professionalmente molto preparata! E non sapevo che ci fossero tante donne a farlo, e questo mi piace davvero tanto. Anche pensando a quello che dici sulla tua prefernza, è vero, noi abbiamo una marcia in più e meno male che qualcuno si accorge!

    • è una domanda comune diletta… poi ci sono dei casi limite: tempo fa a sharm el sheik per un lavoro, ospiti di un imperatore, questo ha passato metà serata a tediare la mia assistente per capire cosa esattamente facesse. più naturalmente essendo fanciulla aggiungendo insinuazioni varie che puoi ben immaginare…
      sulla marcia in più non ho dubbi. questo in generale.

      • Un imperatore? Posso immaginare i commenti ai quali ti riferisci, a noi donne capita spesso: prima di tutto proprietà di qualcuno o se no preda.

        • era per dire diletta! un signore molto facoltoso e importante, diciamo così. con un atteggiamento un filo eccessivo per i miei gusti.

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