Più outdoor della notte non c’è nulla: il luogo più esterno che esista.
Che un po’ rompe le consuetudini care alla logica.
Divergenza, contraddizione a volte, che definiscono un altro equilibrio, quello caro
a ogni processo creativo.
Quando accade è di una evidenza non celabile.
Basta una piccola luce per squarciare il buio e fare della divergenza un’urgenza espressiva.
Creando una connessione tra i luoghi che ci riguardano direttamente,
proprio in quel momento, in quella porzione di spazio.
Che poi è il soggetto di questo percorso per INTERNI magazine.
Illustrazione di Sarah Mazzetti
E che ha avuto tutte le traversie Covid…
Compresa una poltrona, assente cause collaterali virus… s’è persa.
Perchè questo redazionale era previsto per il numero di aprile.
Ma salta il Salone, salta il Fuorisalone, siamo a giugno.
A fine dicembre scatto una fotografia in notturna sul mio terrazzo…
E penso che non mi dispiacerebbe affatto affrontare il tema per INTERNI magazine.
Non pulisco e tengo mucchi di foglie, così, come gesto propiziatorio.
A febbraio Carolina Trabattoni mi chiama dalla redazione e mi dice: outdoor.
Ecco, appunto.
Così abbiamo lavorato sul mio terrazzo – tranne per Flexform date le dimensioni del divano e la difficoltà del trasloco.
Di notte, con una lucetta da niente, fotocamera su cavalletto, Nicole e io, le foglie e un freddo tosto.
Si iniziava più o meno alle 21. Con quella luce continua cercavo quel buio, lo sezionavo.
Pausa cena veloce verso mezzanotte. Vino in misura generosa e si riprendeva.
Non potendo lavorare direttamente al computer ogni sessione la rivedevamo a monitor in casa. Fuori/dentro si finiva tra le tre e le quattro AM.
Tre notti di seguito.
Ci siamo divertiti molto: sono ritmi a me congeniali.
Anche per Strip, il mio gatto. Che faceva una dettagliata perlustrazione ogni volta che rientravamo. Chissà che film s’è fatto…
Non una volta al mese, ma ogni due rifarei.
Grandemare Outdoor, Antonio Citterio per Flexform – Nuta, Favaretto & Partners per Gaber
Doron Hotel Outdoor, Charlotte Perriand per Cassina – Folio, Raffaello Galiotto per Nardi
Redattrice, Carolina Trabattoni.
Assistente fotografia, Nicole Marnati.
© Efrem Raimondi. All rights reserved.
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Ringrazio ogni volta che incontro lavori così. Sempre più raramente ma è così bello incontrarli. Ecco perché ti ringrazio Efrem Raimondi: grazie! Nadia
grazie a te nadia
Scusa Efrem, ma che fine ha fatto la poltrona?
Lavoro splendido.
sinceramente? non ne ho la più pallida idea. so solo che è mancata
Bellissimo! Tutto è congelato in un solo istante come fosse irripetibile. Bellissimo.
grazie Ginevra
Nella notte hai aspettato la luce per far emergere la bellezza Compliments!
la luce arriva quando meno te l’aspetti. se non arriva la vai a cercare :)
grazie Carolina
Che tenerezza le sedie cellofanate, un tempo conservavano il rivestimento di plastica a garanzia del fatto che l’uso non le aveva rovinate ed erano ancora “come nuove”. Chissà perché o per chi.
ma il rivestimento, vilma, lo conservavi altrove o le sedie lo indossavano?
il “come nuove” ci ha attraversato un po’ in tanti credo. e sì, è un po’ tenero
in realtà io il rivestimento di cellofan lo strappavo via subito, non sono mai stata per le cose nuove e neanche per quelle troppo durature, voglio vedere il tempo che passa, che lascia i suoi segni, le ferite, i danni….. un pò come le tue sedie, che sono nuove ma che ammiccano all’imperfezione del pavimento pieno di foglie secche, disordinato, sporco, amorevolmente coperte di cellofan……..
come sei drastica col mio pavimento :)
Non ce l’ho col pavimento, anzi, intravvedo alcune parti colorate, forse dipinte, mi incuriosisce. Il tema dell’insieme è la provvisorietà, sono provvisorie le sedie sommariamente coperte, sono provvisorie le foglie, pronte a volare alla prima ventata, provvisorio il set (perché proprio di notte?). E c’é pure un mistero, una poltrona persa, forse in ostaggio di qualche malintenzionato, forse arrivata per sbaglio ad un’altra destinazione……
è una provviorità in qualche modo congelata. in sé immutabile. ed è proprio la notte a isolarla dalla vera precarietà del confronto. per questo la notte. che pulisce. spazza via la pesantezza del superfluo.
poi va be’, c’è il fatto che è un luogo che amo. non c’è logica. quanto alla poltrona sì, resta un mistero. chissà dov’è andata a finire…
comunque no sporco :)
Un set sorprendente,naturale con le foglie ammucchiate ad arte e un respiro silenzioso notturno illuminato da una lucina…,quella giusta…
mi piace confrontarmi con la notte, Maria. un luogo che mi è affine. insomma una relazione extratrmporale
Sfogliando la rivista vedo la prima immagine, il divano e penso questo è Efrem poi guardo e leggo il piccolo e importante testo..ecco li
quel divano ci ha costretti a cambiare set, anzi, a spostare il set: ci siamo portati dietro qualche sacco di foglie.
è grande grande. e come diavolo lo si portava sul mio terrazzo?
eccomi qui :)