Roberto Bolle, Étoile.

Roberto Bolle, SW 16 giugno 2012. All rights reserved.

 

Io mi dimentico.
Mi dimentico a volte della data di uscita di alcuni lavori che realizzo per i magazine… un motivo ci deve pur essere.
Questo lavoro a Roberto Bolle, per Sport Week di sabato scorso, doveva essere per me lo spunto per parlare del corpo, una volta tanto maschile.
Attraverso però un percorso variegato. Di respiro più ampio.
Rimando ad altra occasione.

Assolta la premessa, due cose su questo shooting vanno però dette… sono stato impressionato dal livello di perfezione, la sua sì, di Roberto Bolle.
Alessia Cruciani, la giornalista di Sport Week presente allo shooting, e grande appassionata di danza, mentre si predisponeva il set mi diceva che è molto impegnativo, difficile anzi, cogliere la postura esatta di quelli che io chiamo salti (ma che hanno altra e più sfumata espressione… so sorry).
Invece no, con Bolle è stato smplice, e il merito non mi appartiene… fatto tutto lui: da fermo, impressionante, su come un pistone e al momento che non saprei dire quale si apriva o chiudeva con una leggerezza e un controllo imbarazzante per noi lì, piantati a terra a guardare.
Sospeso… è stato facile, in quel momento scattavo. E un attimo dopo ritorno a terra, esattamente da dov’era decollato.
Di ogni “salto” ho fatto non più di tre scatti, e spesso era buono il primo. Così la cover.
Il resto del percorso fotografico mi appartiene di più, peccato ce ne sia solo una pallida traccia nel pubblicato.
Un’alternanza di forza e espressione… corporea e facciale, dichiarata o più intima. Ma qui non si può vedere al momento, questo il motivo del mio rimando ad altra occasione per parlare del corpo maschile.
Spero presto.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Foto ass. Giulia Diegoli.
Studio Santa Veronica. Milano, 30 aprile 2012.
Fotocamera Hasselblad H3D II-39 con ottica 80 mm.
Flash Broncolor.

29 thoughts on “Roberto Bolle, Étoile.

  1. E’ sorprendente la perfezione che si può ottenere con certi professionisti, alcuni anni fa riuscii a fare questa immagine dello spettacolo Caught di David Parson:

    http://www.london-photographic-association.com/site/lightbox1.php?type_f=3&fid=0&user_id=6993&ord_f=21

    Uno spettacolo dove il ballerino saltava al buio e una luce lampo illuminava i salti.
    Io intuii che la posa B era la foto e scattai con f16 i suoi sette balzi. Metti il negativo sotto l’ingranditore e la stampi, esposta giusta, tagliata giusta, salti perfettii.
    Magia del buio, e magia della danza!

  2. Bellissima foto, e sono convinta che tu abbia ragione. Tolta l’innegabile capacità tecnica di scattare nel momento giusto e di usare una luce azzeccatissima (180 cm il diamentro dell’octa), il resto del merito della foto è tutta di Roberto Bolle. Che non vuol dire sminuire la grandezza del fotografo, ma semplicemente inchinarsi col giusto rispetto davanti a un atleta di tale bravura. Tanto di cappello!

    • tu pensa che non ho indicato l’octa perché non ricordavo il diametro… ero anche tentato di chiedertelo. davvero. per cui grazie!
      per il resto condivido tutto… questa è così.

  3. Questa cosa che tu dici, che il fotografo quasi “raccoglie” senza fatica i frutti spontanei del soggetto mi fa tornare alla mente un libro e una questione sull’occhio del fotografo che solitamente è sempre stato associato allabilità della cattura dell’immagine. Invece (dice il libro) il vero occhio del fotografo non è tanto quello, quanto la magia che seleziona la foto che sarà data alle stampe a scapito di tutte le altre simili sullo stesso soggetto.
    Già, perchè di solito si dimentica lo sporco lavoro fatto di paccate di scatti, prove e riprove. In questo senso, la tua esperienza funge quasi da controesempio a questa tesi.

    • be’ marco, mi riferisco esclusivamente alla cover, a questa cover. di solito mi esprimo diversamente.
      è che qui, effettivamente, una volta impostato il set e data l’inquadratura, avevo poco da fare. se non sapere quando scattare con esattezza: un puro fatto tecnico insomma. la scelta della luce nel suo complesso è forse l’unico mio contributo.
      sull’editing si potrebbe aprire un capitolo lungo… io scatto poco. eredità di quando ho iniziato… pellicola e pochi soldi.
      poi ho cominciato a lavorare solo in banco ottico, dieci anni pieni… ancora meno scatti. una bella scuola insomma, che mi ha fatto risparmiare tempo. anche nell’editing. e anche se il digitale inevitabilmente ti porta a un aumento quantitativo di materiale, bisognerebbe controllarsi un po’. ma un buon editing a volte fa la differenza. in questo concordo.

      • In verità il mio pensiero fantasticava su una specie di “lato spirituale ” della fotografia, in cui il soggetto in modo più o meno telepatico ma non meno miracoloso ha la capacità di contribuire attivamente alla buona riuscita della foto.

        Tu dici che qui c’era poco da metterci è vero. Ma è una frase che molti sono tentati a dire troppo spesso. Si vedano i matrimoni per esempio :) Eppure c’è ancora una dignitosissima differenza tra non metterci molto e fare una buona foto e non metterci molto e fare una brutta futo.

        Trattandosi della opzione 1 mi è venuto da pensare che il Bolle è corso in soccorso: insomma, se non potevi tirare il carretto, lui ti ha aiutato a spingerlo. E questo è molto bello.

        Una precisazione: non voglio assolutamente dire che per fare una buona foto ci vuole un bel soggetto.

        • mettiamola così: a ruoli invertiti, io che zompo e bolle che fotografa, il risultato non era lo stesso.
          e non lo sarebbe stato neanche con la variabile di un altro a scattare se a zompare ero sempre io.
          questa fotografia si giustifica in quanto c’è lui, esattamente lì come lo si vede.
          su chi spinge e chi traina, a parte farmi sorridere l’idea, proprio non saprei.
          la precauzione trattandosi di te è inutile, la dò per scontata.

  4. Allora, a parte che fisicamente non gli assomiglio molto, forse sono leggermente meno teso… Scherzi a parte, come ho scritto su FB, mi incuriosisce che uno si dimentica di avere la copertina di
    SW, che, per dire, se c’è una cosa che apprezzo moltissimo di Efrem e’ la sua umiltà, ma qui si esagera… :)
    Invece una domanda piu’ tecnica, a parte fargli fare piu’ volte “il salto”, perché se non ricordo male ci mette circa un secondo ad acquisire l’immagine, i tempi sono gli stessi di una 35 mm (ma credo di si) ?

    • ecco stefano, come ho già detto a valeria e su fb a altri, avrei fatto meglio a evitare di scrivere della dimenticanza…
      ma ormai è in calce, e qui resta. questo è un lavoro fatto il 30 aprile scorso, doveva uscire il weekend X, poi spostato a quello Y, poi rimbalzato al prossimo, poi… per cui persa la presa. tutto qui. l’umiltà non c’entra, neanche l’erre moscia e strascicata.
      in realtà bolle avrà fatto non più di tre salti per figura: tre figure, nove salti c.ca quindi. evidente che stiamo parlando di uno che conosce bene il fatto suo. semmai si è trattato di verificare di volta in volta se la postura fosse corretta… sfumature ti assicuro, ma qui era solo lui che poteva dare l’ok, per me alcuni si equivalevano.
      l’acquisizione, intesa come trasmissione dei dati dal sensore alla memoria, non so quanto ci mette, ma è ininfluente: una volta che l’otturatore scatta, scatta. posso darti i dati precisi: ISO 100, f 11, T 1/400″. ma quello che contava era il tempo del lampo: c.ca 1/5.000″ credo, con una bitubo broncolor montata su un diffusore octa da 150 cm credo (non ricordo la misura precisa). ed è questo che ha quasi congelato il tutto.

      • per il discorso dimenticanza direi che così è un’altra cosa, molto più logica e meno naif…
        per quanto riguarda l’aspetto tecnico, sicuramente la plasticità della posa e quindi il suo valore credo sia logico che Bolla abbia un occhio più critico.
        sul discorso fotocamera invece era una piccola provocazione/presa in giro (non a te, alla macchina fotografica), ci mette 1.1 secondi ad acquisire, ovvio che una volta scattato l’otturatore, quello che è fatto è fatto (e fatto pure molto bene, per usare un gioco di parole), ma avevo letto su FB che qualcuno aveva scritto che era bella anche se avevi usato la raffica e la cosa mi ha fatto sorridere, per due motivi, vabbè il primo è la lavatrice che lo rende praticamente impossibile, il secondo è che conoscendo un minimo le tue idee sulla fotografia sarebbe quasi un sacrilegio dal tuo punto di vista (credo e spero…).
        Poi c’è il discorso flash, col quale personalmente sto bisticciando, ma è un’altro sport…

        • guarda stefano che ho insospettati lati naif… ingenui per dirla chiara. per questo ci poteva stare.
          la lavatrice! mi piace il nomignolo, non l’avevo mai sentito riferito all’hasselblad. ma ci può stare.
          in realtà non ho nulla contro la cosiddetta raffica, se ci vuole si usi pure. il purismo astratto non mi appartiene. solo è una cosa diversa. e come dici, impossibile con la lavatrice.
          il flash è sì un altro sport, ma molto facile da praticare. questione di abitudine e conoscenza di tre regole tre.
          resta la luce più duttile. ma solo la mia opinione.

          • non avendo tu la sfortuna di conoscermi personalmente e di riflesso io, non posso che credere alle tue parole sul fatto che tu sia ingenuo, ma suppongo solo su certe cose.
            Bhe definire lavatrice una macchina fotografica che costa come un automobile è un misto di invidia (quella sana) e presa in giro per le dimensioni generali della macchina, che già la mia reflex stupida mi pesa…
            sulla raffica, essendo una persona che ritengo intelligente, non credo tu potessi odiarla, è solo un modo “particolare” di fare fotografie, credo che per lo sport sia quasi indispensabile.

            • l’ingenuità parziale… può essere.
              uso la lavatrice per una questione di formato. il 35 mm l’ho usato raramente col ritratto, o comunque col posato. anche se devo dire che uno dei ritratti che amo di più è con una vecchia nikon, una FE.

  5. Ahahah! Tu ti dimentichi? Dici davvero?
    L’ho vista sabato sera a cena da amici, e sono andata subito a vedere a firma di chi: c’era qualcosa di famigliare in quella copertina. Io non sono rimasta sorpresa, ma i miei amici ecome appena ho dichiarato di conoscere l’autore della fotografia! Credo che qualcuno si farà vivo.
    “Su come un pistone” rende bene l’idea. E anche “sospeso”.
    Bellissima “facile” immagine, complimenti vivissimi.

    • sarebbe stato opportuno non dire niente… dico davvero valeria, mi è capitato di dimenticare. non c’è alcuna posa, anche perché non capisco di che.
      se qualcuno si farà vivo sarà benvenuto. e grazie per i complimenti. sempre graditi.

  6. Non fosse per la potenza controllata che esprime, sarebbe una posa statuaria. Ma è in volo, ed è un concentrato di armonia, leggerezza e dinamicità… Perfetta per una cover.
    Credo di comprendere bene come il resto del percorso fotografico possa risultare persino più interessante, nelle pieghe tra tra la maschera e la persona dell’Étoile.
    Sempre tantissimi complimenti a te ed ai tuoi lavori !!!

    • grazie per i complimenti claudio.
      in effetti sembrava fare tutto con estrema naturalezza… sospeso ti piazzava ‘sta roba. che appunto è cover.
      il resto… be’, non è male.

  7. Stupenda! Vista in giro, e non so perché mi ricordava qualcosa che ti riguardava Efrem. Perfetta, mi dispiace non poter vedere le altre che dici.
    Sul fatto che sia stato facile mi fai ridere!
    Comunque un bel vedere!

    • ti assicuro diletta che almeno per la cover io mi sono limitato all’impostazione… luce e inquadratura. il resto è opera di bolle. per questo è stato facile. nel resto del percorso ho sgobbato di più,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *