DO NOT DISTURB – Exhibition

DO NOT DISTURB è una mostra collettiva che vede la presenza di dieci autori.
Con nove ho il piacere di condividere uno spazio strepitoso: Palazzo Bottigella Gandini, centro Pavia.

Alfio Antognetti, Stefano Bressani, Lorenzo Brivio, Elena Carozzi, Valentina Giovando, Irada Pallanca, Graziano Perotti, R.E.M.I.D.A., Giovanni Sesia.
Il decimo sono io, che mi sono infilato in un corridoio perfetto per il lavoro che espongo.

Mariangela Calisti by © Efrem Raimondi - All Rights Reserved

                                 Il corridoio: ritratto a Mariangela Calisti, 2018.

SUPERNOVA GALLERY ha rivolto la mira al linguaggio puro indipendentemente dal media usato per esprimerlo.
E questo, almeno per me, è una novità. Perché è un confronto sullo stesso tema con autori che usano di tutto.
Non è una sfida, è uno stimolo.
E ho proprio voglia di confrontarmi col lavoro degli altri.
Perché il linguaggio è tutto.
Mi fai vedere per favore come ti esprimi?

Torno al mio corridoio.
Potevo scegliere una stanza enorme, alta, splendida – immaginiamoci un palazzo del ’400 – ma quel corridoio…
Insomma che Mariangela e Ginevra Calisti – loro la curatela – mi hanno assecondato.
O io ho assecondato loro, boh.

Undici opere. Polaroid dalla serie Appunti per un viaggio che non ricordo.
Che è esattamente un lavoro sul disturbo e sull’essere disturbati.
Quindi più che DO NOT, è assolutamente DISTURB.

Mariateresa 99 by © Efrem Raimondi - All Rights ReservedMariateresa 99, 1999.

Ho aggiunto anche un brevissimo video che andrà in loop.
Dal 14 settembre al 5 ottobre.
Opening il 13.

 

Questo il comunicato stampa, col testo critico di Mauro Querci.

Zero compromessi, ci vediamo a Pavia.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

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21 thoughts on “DO NOT DISTURB – Exhibition

          • “L’artista non vede, guarda” dice, credo, Apollinaire e, aggiungerei, restituisce ciò che ha guardato nel linguaggio che gli è proprio, il suo, “al netto di qualsiasi pretesa universale.”.
            Punto (dirai tu).
            Anche il tuo, come tutti i linguaggi, si avvale di un sistema di simboli, segni, immagini in cui convergono il tuo vissuto, quello che hai visto, quello che hai fatto, quello che ricordi e quello che non ricordi, i viaggi che hai fatto e quelli che non hai fatto o che farai….. un substrato ricco e complesso che ti identifica come essere umano prima che fotografo, che io chiamo ‘cultura’ (quella accademica è un optional) e che nel tuo caso non può prescindere dal fatto che tu sappia guardare. Cosa che pochi sanno fare.

  1. Grande la sfida che hai accettato nel percorrere, attraverso il percorrere un corridoio, una serie di appuntamenti visivi che sicuramente saranno stimolanti; percorrere per apprezzare e fare propio il messaggio che darai ai vedenti , in soldoni, un ambiente normalmente ostico che valorizzerai

  2. Vero, molto interessante, purtroppo sarò in un altrove molto distante per poterla vedere :( . Però la cosa m’incuriosisce, intendo il tema e quindi la mostra. Magari più in là, a mostra conclusa spero ne parlerai ancora…

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