la biografia non è un animale intelligente

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La biografia non è un animale intelligente.
Non è roba seria…
Finché sei in vita almeno, che il più delle volte sei tu a fartela.
Quindi cominciamo col chiamarla autobiografia.
Inizia forse ad avere un minimo senso quando te ne vai, che se proprio se ne sente la necessità, sono altri a occuparsene.
Accada o meno non lo saprai mai.
E questo è il vero vantaggio: non avere notizie di sé…

La prima cosa che faccio quando intercetto un autore che non conosco è vederne l’opera.
La biografia dopo. Decisamente dopo. 
Quasi un fatto marginale.
Ed è più una curiosità legata alla notorietà o alla sua assenza.
Che magari non mi spiego in entrambi i casi.
Se invece me la spiego rapidamente, e basta davvero poco, non mi affanno e la mollo lì.
Perché poi di una biografia m’interesserebbero più le ombre.
Gli inciampi… le cadute secche: a muso duro sull’asfalto.
M’interesserebbero i salti nel vuoto senza paracadute.
Invece ‘sta pappa autoprodotta nella sala dei trofei – tinelli spesso – somiglia a un qualsiasi profilo Linkedin.
E mi intristisco… mi annoio: misuro l’interesse per le persone per ciò che fanno!
E per come lo fanno, che magari è un gradino sotto ma ha comunque il suo peso specifico.

Così mi si chiede una biografia. Una qualsiasi…
E non so mai cosa dire.
Una qualsiasi…
Perché non sono mai stato lineare e ho passato un sacco di tempo nei miei corridoi a perdere tempo. Che richiede impegno.
Ogni luogo è stato il pretesto per essere altrove…
Non sono mai stato dov’ero. E non ricordo niente.
E ogni persona è sempre una questione personale, non ho un altro modo di relazionarmi. Anche se ci siamo frequentati per due minuti. 
Due minuti possono essere dilatati all’infinito: che ne sai di cos’è il tempo per me?
E mi chiedi una biografia… una qualsiasi.
Ma allora la faccio completa e ti racconto tutto!
E visto che sono un fotografo metto anche le fotografie.
Che sono l’unica cosa con la quale coincido.
Cosa vuoi che dica nella decina di righe massimo che mi chiedi!
Quale valore certificherebbero?

Così mi rendo perfettamente conto che fin tanto che mi viene chiesta, è evidente che di me non si sa nulla.
Ma la vera questione è che non me ne frega un cazzo.
Perché non si tratta di partecipare a un concorso pubblico.
E la Fotografia, farla, non è una gara: zero competizione!
Se invece lo è, non partecipo: fotografo solo per me.
Anche quando ciò che produco non mi soddisfa. Non coincide.
Tutto e niente. E anche in mezzo a volte. Questo è un fotografo.
E ci mette la faccia che ha. La sua. Questo davvero sempre.
Con gli assignment e con le opere. Uguale.

Sei un tutt’uno sempre.
Se no non sei niente per me: anche se ti sorrido, somigli a una scorreggia.

Se no falla tu la mia biografia!
Qualcosa in giro si raccatta. Decisamente più delle quattro righe imbarazzanti che ho visto recentemente.
E che sono l’origine di questa tiritera.
Quattro righe talmente inaccettabili che alla fine le ho trovate convincenti.
Si chiama Paradosso d’Artista. Ed è una sindrome.

La mia biografia al momento non è data.
Di data c’è solo la nascita: 16 agosto 1958. A Legnano.
E due link: il mio sito che trascuro, e questo blog.
Nulla di esaustivo però magari aiuta chi mi interessa.
Sono ancora qui e ho altro da fare. Spero.
Alla mia biografia inesistente ci penserà poi qualcuno se lo riterrà opportuno.
Ma io non ho proprio voglia di occuparmene.
Maledetti fotografi…
Mi vengono in mente le parole di don Gallo quando andai a Genova a ritrarlo… si chiacchierava:
Dio esiste… Ma non sei tu! Perciò rilassati.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

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42 thoughts on “la biografia non è un animale intelligente

  1. Pingback: Efrem Raimondi –

  2. “Dati biografici: io sono ancora di quelli che credono, con Croce, che di un autore contano solo le opere. (Quando contano, naturalmente). Perciò dati biografici non ne do, o li do falsi, o comunque cerco sempre di cambiarli da una volta all’altra. Mi chieda pure quel che vuol sapere, e Glielo dirò. Ma non Le dirò mai la verità, di questo può star sicura.” (Italo Calvino)

  3. scelgo “stucchevolmente paradossale”: nato il 16 agosto 1958 a Legnano, Raimondi ha abbandonato giovanissimo la casa paterna per inseguire i suoi sogni, lunghi viaggi in terre lontane, di cui non abbiamo testimonianza solo perché non se ne ricorda, la fondazione di una rivista di fotografia, Isozero, che non troviamo in edicola solo perché non l’ha stampata, ecc…….

    • di più di più vilma… proprio tra il paradossale e il surreale. ci metterei chessò, le passeggiate con michelangelo merisi? che poi si andava a vedere il milan…

  4. Borges confessa di aver desiderato di scrivere, sotto falso nome, un racconto contro sé stesso, lui che si divertiva a scrivere false critiche di romanzi mai scritti, Pessoa dice “Invidio [……] coloro dei quali si può scrivere una biografia o che possono scrivere un’autobiografia”, e si potrebbe continuare con molti altri esempi. Come vedi, non sei solo davanti all’imbarazzo di autoraccontarsi, perché l’autobiografia, come l’autoritratto, è qualcosa di assai diverso del ritratto di sé.
    Io ti darei questo consiglio: inventala.

    • ottimo consiglio vilma. un po’ come l’intervista di claude fisher…
      ma dovrebbe essere stucchevolmente paradossale. o la prendono così, o l’alternativa coi due link che mi rigiardano al momento. come del resto ho fatto di recente.
      ottimo consiglio. se non altro mi divertirei

  5. In effetti affidare a poche righe biografiche, di mera circostanza, l’indirizzamento verso la lettura dell’opera di un autore – se ho ben compreso – mi sembra un atto abbastanza inutile, se non sciocco, oserei superficiale (abbondiamo).
    Qui, però, mi si apre la solita finestra interrogativa riguardo la “comunicazione” della poetica.
    Efrem, tu giustamente dici “guarda l’opera”, li tutto è rivelato, ma se io non ho avuto il tempo o l’occasione di farmi un quadro sufficientemente ampio per poter intuire, quantomeno, chi sei, cosa dici, laddove l’opera non si presti ad una immediata “comprensione”, pensi sia fuori luogo dare una traccia mediante delle parole?
    Sarà che sono molto impaurito dalla mia ignoranza, il che penso sia anche una buona cosa, ma quando mi trovo a pensare “ma ho capito o no?” (e capita, altrochè), non capisco se è dovuto ai miei limiti culturali – opzione principe – o magari a quello spazio volutamente lasciato alla libera comprensione/interpretazione che evidentemente in qualche misura temo e quindi malamente utilizzo.
    Ci sono cose che impattano forte per le quali le parole mi sono superflue, poi mi interrogo e non so darmi una spiegazione. E non mi sento bene, mi sento povero intellettualmente.
    Magari ho solo bisogno d’affetto, oltre che di studio.
    Come sempre grazie per i tuoi semi.

    • paolo – è che in una bio, quelle che capitano a me almeno, non ti viene chiesto di esprimerti sul tuo lavoro. ma di infilare una serie di dati. più simile all’estrema sintesi di un cv.
      e anche a una estrema unzione

  6. Purtroppo è normale che anche quando ti conoscono bene, ti chiedono la biografia , ma è per non fare fatica a dover spiegare a voce ad altri chi sei , ” ti giro la sua biografia ” è la frase di circostanza e nessuno poi la leggerà mai perché ” basta la parola” anche data da chi , forse e in fondo non lo sa, e la sua conoscenza di te si rivela superficiale e frettolosa coma la società. La più bella biografia e quando qualcuno riesce a sintetizzare il tuo essere presentandoti agli altri senza scritti, dal vivo, nell’immediato di un dialogo ed è lì che vedi chi ha avuto il tempo e la voglia di conoscerti

    • eh Roberto, capisco che è normale. ciò nonostante mi disorienta… è più forte di me. anche se poi, in un modo o nell’altro sono costretto a farla. solo che davvero non so mai cosa dire

  7. La miglior biografia che abbia mai letto Efrem :D Per il resto scorrere un po’ delle tue Fotografie è un buon esercizio per indagare l’ autore, magari anche seguire il suo blog aiuta. Probabilmente ciò che rende poco attraenti le biografie, ed ancor meno le autobiografie, è che raccontano la superfice, il ruolo che si è scelto di interpretare filtrato o gravato da mille sovrastrutture cumulatesi nel tempo, negli anni. Credo che la miglior biografia dovrebbe limitarsi all’ infanzia, tutto ciò che si racconta dopo non ha nulla di interessante e genuino. Se poi resti un fanciullino a vita, allora te ne fotti delle biografie e delle autocelebrazioni, le parole non sono sufficienti a raccontare un universo.

    • chiaro piero che parlo di biografie un po’ usa e getta. quelle che hanno una vita breve, legata a un evento preciso e fine. roba che sviluppi appunto in poche righe.
      diversa la biografia modello libro, quella dedicata a un qualsiasi personaggio. che in certi casi può anche essere avvincente. insomma non vorrei confondere la biografia letteraria con quella culinaria

  8. per il sapere solo noi chi siamo, l’aver dei dubbi, c’ho riflettuto e credo che convivano tanti io dentro di noi, tutti i giorni. ogni giorno siamo diversi, come potrebbe allora una biografia o autobiografia rispecchiarci? non ci riconosceremmo forse in ciò che scriveremmo noi stessi? quello che si fa di tangibile parla di noi no?

  9. Lo sento che è così Efrem ! È una condizione che una volta che la si conosce impari ad ascoltarla. Serve a molte cose. Anche a fare Fotografia in quel momento.

  10. In questi giorni per motivi prifessionali legati al MIA FAIR sto leggendo molte biografie terribili anzi di più! RIDICOLE se confrontate col prodotto artistico piuttosto scandaloso.
    Tu ci sei?

    • no Fedigrafa, non ci sono. sinceramente non me ne importa nulla. al momento. domani vedremo e a quali condizioni. che per me è ciò che conta

  11. si…c’è…
    è la soglia dell’imbarazzo di stomaco…
    fino a che non si vomita si sopportano.
    p.s.
    il nome è dettame dell’ego…
    per i fotografi (ma io non lo sono) tutto si amplifica.

    chiamami come ti pare.
    tanto se mi va di risponderti ti rispondo
    se non mi va faccio altro….magari fotografo.
    ;)

  12. Ho sempre letto un certo tipo di (auto) bio come delle (auto) effige o peggio, quel che uno direbbe di sè alla cerimonia della propria dipartita… per questo, con una certa ilarità.
    Personalmente, non vorrei essere “presente” alla mia dipartita.

    Le due volte nella mia vita in cui mi è stata richiesta una bio, ho lasciato fare ad altri
    …E (con affetto) mi auguro che non siano presenti manco loro quel dì della mia dipartita…

    Sono andata fuori tema. Sorry.
    In ogni caso,
    Ho trovato gustosissimo questo tuo articolo :)))

  13. Ogni luogo è stato il pretesto per essere altrove…
    Non sono mai stato dov’ero. E non ricordo niente. Efrem chapeau !

    • gentile Fedigrafa… a me non serve. né la mia inesistente, né altre esistenti. quando le leggo è più una curiosità. solo il mio punto si vista.
      piuttosto: perché “Pertinentissimo”?

  14. mi mette ansia leggere le biografie degli altri, in particolare modo delle persone passate a miglior vita.
    poca fantasia
    finiscono tutte allo stesso modo
    perchè leggere una storia della quale già si conosce il finale?
    tanto di tutto quello che ci sta nel mezzo me ne frega un cazzo.
    (scusa il francesismo)
    sono più interessato a quello che vuoi fare e che magari non riuscirai mai a fare… quella sarà sicuramente la biografia più libera che mai leggerò…

    • valeriot variolet… comprendo ma sul nome dovremmo decidere :)

      a me il disagio cresce con quelle ancora in progress: si leggono delle robe!
      ma ci sarà una soglia di imbarazzo?

  15. Follia non è sapere che di tutti
    quei trentamila giorni che viviamo
    ne resteranno forse dieci o venti
    ben vivi alla memoria. Ma è pensare
    che per qualche disordine o disguido
    o inframettenza di diavoli scaltri,
    quei dieci o venti giorni a cui si affida
    la nostra vera storia
    non son quelli, ma altri.
    M.L. Spaziani

    Figurati scrivere una biografia…

  16. una biografia fatta da altri non rappresenta in toto la persona, un’autobiografia nemmeno. siamo uno nessuno e centomila per gli altri, solo tu sai chi sei tu

  17. “La vera vita, la vita finalmente riscoperta e illuminata, la sola
    vita, dunque, pienamente vissuta, è la letteratura.” Questo rispondeva Proust a Sainte Beuve, contestandone il pensiero secondo il quale è necessario conoscere a fondo la biografia di un autore per comprenderne e collocarne l’opera. E a questo ho pensato quando ti ho letto.

  18. Che ansia la biografia, l’unica cosa che so è quella di essere stato un figlio e ora un padre, ma perchè ho conferme di questo da parte dell’anagrafe e dagli “stati di famiglia”. Ora che sia stato un buon figlio o che io sia un buon padre questo è un altro discorso, sicuramente, purtroppo, so di non essere un fotografo… Peró fotografo… Maledette biografie…

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