Vasco Rossi e questa fotografia

Vasco Rossi e io ci conosciamo bene.
Anche se sono tre/quattro anni che non ci vediamo resta che ci conosciamo bene.
E non potrebbe essere diversamente visto come ci siamo dati fotograficamente per quattordici anni.
Sempre fotograficamente, la sintesi di questo percorso è condensato in TABULARASA, il libro fatto con Toni Thorimbert nel 2012: insieme abbiamo percorso ventisette anni con Vasco.

Che non è poco. E soprattutto è raro che ci sia un epilogo editoriale di questo genere.

A coloro che quando il libro è uscito mi scrivevano che non l’avrebbero preso perché non amavano Vasco Rossi rispondo adesso: e chi se ne frega!
Che il punto, l’equivoco, è sempre lo stesso: il soggetto è la fotografia prodotta, non la soggettività di chi o cosa è presente.
Ma è così difficile da capire?

E veniamo al dunque, questa fotografia:

Vasco Rossi by © Efrem Raimondi - All Rights ReservedCerto che è un ritratto. Ma indipendentemente se bella o brutta, è una fotografia – dell’utilità o meno non me ne occupo, mi fa sempre pensare al tizio che regala un minipimer al compleanno della moglie.
Una fotografia quindi. Cioè qualcosa che prima non c’era, non esisteva.
Lascia stare se è anche un ritratto, non è il punto.
Se è alle specifiche di genere che ti attacchi, questa fotografia non solo non la farai mai, ma neanche la immagini. Perché è tutta sbagliata.
E invece è di visioni che ci nutriamo. Come le traduciamo il differenziale.

Quasi due ore sotto la doccia. Un’enorme cabina: io da una parte con tanto di accappatoio e cappuccio a coprirmi dagli schizzi più asciugamano sulla fotocamera; Vasco di fronte perfettamente vestito e docciato. Stivali inclusi.
Grande collaborazione e pazienza – lui; grande tenacia il sottoscritto – mi si conceda il personalismo.
Di questo percorso ci sono altre immagini ovviamente, ma questa maschera è per me un’altra cosa proprio perché coincide con la visione originaria. Quella che avevo avuto due mesi prima.
Sai che mi frega del ritratto…

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Roma, Hotel Hilton Cavalieri – Gennaio 2004.
Assistenti fotografia: Fabio Zaccaro e Letizia Ragno.

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29 thoughts on “Vasco Rossi e questa fotografia

  1. Conosco questa immagine e conosco il lavoro. Ne abbiamo discusso a lungo… ai tempi.
    Sorprendente era e sorprendente rimane… che è un grande risultato.

  2. E invece è di visioni che ci nutriamo… ma visto che la tua è antecedente e non la conosciamo, come possiamo averne una vedendo solo il risultato della tua ?

  3. La visione. Dici bene Efrem. A riordinare ciò che il mondo ci offre è la nostra personale visione. Un filtro che applichiamo al mondo e che separa ciò che è importante da ciò che è superfluo. E’ il valore aggiunto del tuo sguardo che cerca sempre una immagine possibile, non stereotipata. Quello che hai fatto è stato spostare lo sguardo in altre direzioni. E’ stata una scoperta, capace di dare un brivido a chi osserva. Qualcosa a cui dare un senso e da interpretare con la nostra personalità. Una foto che è unica. E per questo ti ringrazio.

    • ti ringrazio io Danilo per la gentilezza.
      il punto sta nell’essere il più ossidabili possibili. contaminati. esposti. altro che inossidabili…

  4. E comunque “sei fantastico quando sei assorto”, perchè un ritratto è sempre un autoritratto, oggettivamente coincide. Un caro saluto Efrem :)

  5. Stavo proprio in questi giorni pensando alla differenza tra fotografia nella sua totalità e il soggetto fotografato (o i soggetti); non ne sono venuta a capo più di tanto .
    Anche se non sono una fan di Vasco , la foto e’ bella tosta come sempre .

    • è che il soggetto per me è uno: la fotografia stessa. ciò che interviene all’interno e come ne determina il peso. ma il soggetto vero è lei: la fotografia. sembra un dettaglio da poco sottolinearlo, ma credo che invece…

  6. Non metto in dubbio che tu volessi proprio fare una foto di Vasco sotto la doccia, se quella era la visione che rincorrevi non potevi far altro che fotografarla, trasformandola nell’oggetto sotto i nostri occhi, una fotografia. Che incidentalmente potrebbe essere un ritratto. Ma perché proprio sotto la doccia, nelle condizioni più proibitive per una macchina fotografica nonché per due persone perfettamente vestite per di più con gli stivali? E’ una scelta talmente ‘soggettiva’ e in un certo senso, come dici, sbagliata che viene da chiederti perché ritenevi che fosse l’unico modo per….. Per cosa?

    • buonasera vilma. in primis perché la visione originaria era proprio di una maschera. questa maschera nera. e quindi mi serviva acqua. che avesse una certa fluidità e una data velocità – quindi regolabile. e poteva essere tra l’altro con solo una tipologia di luce. che mi permettesse anche un micromosso. insomma non avevo alternativa alla doccia e coi mie assistenti l’abbiamo provata e riprovata. poi, ma proprio poi, la giustificazione narritava – se così vogliamo chiamarla – dell’intero percorso sta in un pretesto: il rientro dopo una notte… diciamo intensa? di una rockstar – o di qualsiasi altra persona che straccia una convenzione: quale l’urgenza? ficcarsi così come sei sotto la doccia. a me è successo e non sono una rockstar. più di una volta. anche se in altra epoca devo ammettere.
      ma alla fine, che importanza ha? la matrice di tutto è questa immagine. io non ho fatto altro che usare strumenti e tecnica a disposizione per produrla. non secondariamente, con la complicità di chi sotto la doccia ci è stato per davvero.
      non era facile ma non avevo una alternativa. tutto qui.

  7. È stato un onore conoscere te e un amore smisurato per Vasco! La fotografia?!? Per me è un capolavoro!!!!

  8. Non sono una fan di Vasco Rossi ma lo sono delle tue fotografie e questa è sublime. Già, è così difficile da capire?

  9. Mi colpisce di tabularasa l’incipit “odio essere fotograto”
    Mi colpisce il tuo rapporto con lui. Solo tu, solo Toni potevate infilarvi così in profondità come queste gocce.
    Una doccia fredda.
    In fondo è di visioni che ci nutriamo.

    • be’ quel libro lì è davvero roba seria ;)
      attraversare 27 anni significa anche affrontare il costume e i suoi cambiamenti. mettere insieme tutto è stato più semplice del previsto.

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