La Fotografia non esiste – Report

 

La fotografia non esiste, Efrem Raimondi

In primis: ringrazio veramente tutti per la partecipazione… non me l’aspettavo.
Mi spiace davvero enormemente per coloro che non sono stati fatti entrare dalla sicurezza… un po’ rigida forse.
E so che sono tanti: con tutti mi scuso.
Ma coi Vigil del Fuoco non c’è discussione… pare che il limite di capienza fosse già oltre.

È stata una serata molto piacevole… un grazie particolare a Raul Cremona, che è stato meraviglioso in quel quarto d’ora… se ne è impossessato con grande intelligenza.
E un grazie ai colleghi dell’AFIP che hanno predisposto tecnicamente la serata.

Che altro dire… grazie!

Questa la  R E G I S T R A Z I O N E

Adesso su youtube… e mi  spiace per le seimila visualizzazione della precedente.
Che si sono perse misteriosamente.  Però io ne ho una traccia documentata. Si sa mai.

A margine: non ce la facevo più con lo spot puntato addosso… non sono abituato: un caldo!

Un po’ di backstage, opera di Giulia Gibilaro, con la quale ho il piacere di collaborare ogni tanto.

 

Raul Cremona - La fotografia non esiste. Efrem Raimondi

 

La fotografia non esiste. Efrem Raimondi

La fotografia non esiste. Efrem Raimondi

La fotografia non esiste. Efrem Raimondi

La fotografia non esiste. Efrem Raimondi

La fotografia non esiste. Efrem Raimondi

La fotografia non esiste. Efrem Raimondi

La fotografia non esiste. Efrem Raimondi

Inaspettato per me:  Giovanni Gastel mi consegna la tessera Honoris Causa dell’AFIP…
davvero mi sono commosso.

La fotografia non esiste. Efrem RaimondiLa fotografia non esiste. Efrem Raimondi

La fotografia non esiste. Efrem RaimondiLa fotografia non esiste. Efrem Raimondi

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La fotografia non esiste. Efrem Raimondi

E questa la situazione per la quale mi scuso. Anche se non c’entro, c’entro.
Persone venute dalla Toscana, da Napoli… che magari non conosco personalmente.
E anche persone con le quali ho collaborato in questi anni. Non faccio nomi, ma in questa fotografia inviatami dal mio amico Luca Bacchella, riconosco bene qualcuno.

E poi c’è questa fotografia che mi piace molto… della mia amica Ilaria Carrier Ragazzi.

© Ilaria Carrier Ragazzi. All rights reserved

Insomma è andata così. Ciao!

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28 thoughts on “La Fotografia non esiste – Report

  1. Estemporaneo, ripensando, questa lezione è stata una delle più importanti in vita mia, non sono una pivella, non sono una giovincella, ma sentire le cose che Efrem Raimondi ha detto mi ha profondamente scosso, come trovare acqua fresca dopo anni di sete. Perchè? Perchè sono 26 anni che faccio fotografia e arte e che mi scontro con troppe parole e poca fotografia, che ho abbandonato la lotta e ho fatto il mio, tenacemente, ma è importante il confronto, soprattutto con chi non racconta “favole” ma lavora con la fotografia, la fa, ci vive.
    Per cui le sue parole hanno creato un eruzione di creatività, si, perchè per me si chiama anche così.
    Tant’è che ho realizzato un video istituzionale, di comunicazione, per un progetto regionale, mettendo “solo” del mio, bypassando aspettative e paure più che lecite. La tecnica che ho usato per montare è una tecnica artistica nuova, non convenzionale che per l’arte sarebbe “quasi vecchia” e per il commerciale sarebbe follia… ha funzionato. E’ piaciuto, molto. E ammetto che la cosa mi ha sorpreso: cosa mettiamo dentro al nostro “prodotto” quando creiamo in questa maniera? Quando il “prodotto” è la sintesi della nostra ricerca, del nostro cammino fin a quel momento? Deve essere tanta roba! :-) Non è lo strano, o l’intellettuale, o l’artistico come si usa classificare, si parla di comunicazione, di immagini che raccontano, che funzionano (?)…

    Per cui grazie Efrem, perchè le tue non sono inutili, astruse e sterili elucubrazioni (come spesso vengono definite certe riflessioni) ma sono frutto di esperienza, di ricerca e sperimentazione vere ed è sperimentabile…

    Per cui thanks.

    E poi comunque penso che non ci siano formule, c’è il tuo personale modo di fare le cose, seriamente, veramente…

    Buona cena!

    • @Vanessa – urca! grazie :)
      ma soprattutto mi fa piacere che il TUO percorso abbia funzionato – il video istituzionale intendo – e anche che ti sia sorpresa: si può fare!
      e comunque, si faccia. poi si vedrà. buona cena anche a te.
      ma che gentile…

  2. @Vilma
    Forse per certi autori. Non per quelli che perseguitano nella propria ossessione.
    Forse per i fruitori egocentrici. Non per quelli che desiderano vedere oltre le apparenze.

  3. Ho letto la lettera aperta che ti ha inviato dalla sua rivista Maurizio G. De Bonis, molti i punti interessanti, uno per tutti: non so cosa precisamente intendesse Gastel quando ha parlato dell’esistenza di una fotografia ‘autoriale’ né so in che termini De Bonis giudichi la domanda priva di senso, io, a riprova che ognuno è diverso da ogni altro, ne dò una mia personale interpretazione in una chiave di lettura che riduce lo spazio dell’autore a beneficio della facoltà interpretativa del fruitore, cui non spetta l’obbligo di cercare/trovare significati precostituiti e perciò condizionanti. In tal caso l’autore è in un certo senso superfluo, Roland Barthes, in piena contestazione sessantottina, ne decreta la sparizione: “l’auteur est mort  [……]  la naissance du lecteur doit se payer de la mort de l’auteur” (“La mort de l’auteur”, 1968). L’autore muore nel momento in cui cede il posto al lettore (o all’osservatore o all’ascoltatore) che riscrive il senso della sua opera, del quale l’autore cessa di essere il responsabile e il garante.
    Come può il fruitore decifrare le intenzioni dell’autore? Semplice, non può.
    “Quando il lavoro è terminato, la sua interpretazione da parte dell’autore non ha più valore di qualsiasi altra di chiunque altro… La mia intenzione è soltanto la mia intenzione, e l’opera è l’opera” scrive Paul Valéry, l’autore si costruisce a partire dalla sua opera, e non viceversa, quello che giunge al fruitore è il linguaggio, non l’autore.
    Discorso complesso che non è il caso di affrontare qui, ma mi sembra di ritrovarci un pò della tua filosofia ‘autoriale’.

    • @vilma – in parte sì… per me l’autore è tale finché fa. poi c’è l’opera che si deve bastare… ciò che si vede è. se è questo che pensi mi riguardi…
      però mi permetto di caldeggiare un “tale quale come ti pare” anche su PUNTO DI SVISTA… pensaci.

  4. volevo seguirti in streaming, e per un pò l’ho fatto, poi sono cominciati i problemi, lo schermo segnalava ad intermittenza offline, le immagini si fermavano, l’audio un disastro…. mi sono guardata la registrazione, una bellissima ‘lectio’, molto fedele al tuo blog (o è il blog ad essere fedele alla lectio?). Insomma, c’eri tu, fedele a te stesso, è quanto basta.
    Grande partecipazione, solo posti in piedi, vuoi vedere che la fotografia esiste e sta benone?
    Congratulazioni, Raimondi!

    • @vilma – grazie! non sono certo che la fotografia stia benone… credo che forse ci sia molta più gente di quanto si pensi che è alla ricerca di una fotografia che conforti. anche se con toni aspri. e questo vale anche per me. il dramma vero è stato che non c’erano più neanche posti in piedi e molte persone sono state rimbalzate dalla sicurezza.
      a margine ma non troppo: vederti mi avrebbe fatto un gran piacere :)

  5. Oh sì, sono d’accordissimo. Se è vero, e per me lo è, che realtà e riproduzione della realtà sono due dimensioni differenti in termini di spazio e tempo, più che mirare a cogliere l’anima del soggetto reale è più importante dare “un’anima” alla realtà riprodotta in cui sia il soggetto stesso che l’autore si riconoscano. Questo passaggio non può avere come risultato “un’anima” indenne o legata ad una purezza levigata, va a “sporcarsi”. I suoi ritratti? Mi sono piaciuti per questo. Hanno questa idea di movimento, che ritrovo anche in tanti suoi altri scatti, che danno senso alla sfocatura perché vi resta imprigionato l’imprinting dell’autore, che diventa inevitabilmente anche del soggetto, anzi semplicemente lo fa riaffiorare perché era già lì, ma nella sua altra dimensione. L’originalità della fotografia è determinata anche da questo, o no? Nel caso dei suoi ritratti, ma questa è una mia lettura del tutto personale da non esperta e da non fotografa, il movimento si è tradotto, a dispetto della staticità che in genere richiama un ritratto, in una sorta di “irrequietezza” che non è quella della posa ma forse è legata al rapporto stesso che intercorre fra autore mezzo soggetto. Ecco vabbè questo per dire che mi sono molto piaciuti.
    grazie mille
    al prossimo delirio… :-)

  6. Denso, probabilmente più di quando scrivi!
    Al solito pieno di concetti da ripensare da soli e rigirare dentro.
    Al solito (e fortunatamente) i mie interrogativi rispetto alla fotografia si sono moltiplicati!
    Grazie :)

    • @Eugenio – prima o poi occorre porre un fermo agli interregativi e dedicarsi a qualche risposta… provare a lanciarsi senza paracadute :)
      grazie a te, veramente!

  7. Molti spunti di discussione. Certo quando sul tavolo si mettono “anima” “bellezza” “innocenza” si corrono dei rischi… Sono termini, concetti a cui si attribuisce una nobiltà che si tende a credere propria dell’arte stessa, e di conseguenza anche dell’artista. Mi è piaciuto il suo appunto sul “cogliere l’anima” del soggetto, mi piace che il viaggio condiviso fra autore e soggetto possa realizzarsi attraverso qualcosa di meno nobile ma forse più reale e più intimo qualcosa ecco direi, spero che non mi fraintenda, qualcosa che abbia a che fare con lo squallore.
    Complimenti ancora!

    • @Lisa – innanzitutto la ringrazio. poi… vero! quando si mettono sul tavolo alcuni concetti come quelli da lei citati, si corrono grossi rischi.
      e in effetti mi sono limitato a uno solo: l’anima. perché è uno dei cliché che trovo condizioni l’idea di ritratto. bellezza e innocenza, affrontarli, significherebbe aprire un dibattito talmente ampio che proprio, nella sede di questa lectio, non avrebbe avuto, a mio avviso, senso. bellezza poi… sulla fotografia poi… complesso. con rimbalzi dal difficile controllo. capisco cosa intende dire quando usa “squallore”… non credo di fraintenderla nell’aggiungere che esiste indubbiamente un arbitrio da parte dell’autore. che va accettato. altrimenti parliamo d’altro. ma questo vale per qualsiasi soggetto di cui un autore, non importa se fotografo o altro, intende occuparsi. è che il ritratto…

  8. parola scritta e parola parlata: è strano constatare che le parole che seguo da un po’ hanno una fisicità e un bell’accento milanese. bello rivedere il tuo percorso tutto insieme: è un piacere seguirti.

    • @Giancarlo – grazie! sei davvero molto generoso…
      mi diverte questa cosa che dici sull’accento milanese, ma del resto mi è impossibile prescinderne… a me gli accenti piacciono. tutti. basta che non siano baüscia termine appunto milanese per indicare un atteggiamento sbruffone

    • @giovanni – credo che coincidano… se il vedere è autentico, se è un fatto autonomo, forse quegli occhi sanno anche esprimersi. o no?

    • @Sandra – in effetti è un po’ provocatoria l’affermazione… mi andava di farla. giusto per dire che in fondo lo strumento non qualifica nulla e nessuno.
      però chiaro che certi strumenti, per certi percorsi, sono difficilmente sostituibili

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