nel 1963 Andy Warhol si compra una cinepresa bolex 16mm e realizza le sue prime sperimentazioni cinematografiche: mute, bianco e nero, inquadratura fissa, cinepresa ferma, niente montaggio, nel film ‘Empire’ un’inquadratura fissa sull’Empire State Building dura otto ore.
i film girati a 24 fotogrammi al secondo, ma proiettati a 16, dilatano l’azione nel tempo indefinito di una inquadratura unica, semplificando il linguaggio fino al suo grado zero.
il tuo video potrebbe durare 28 secondi o 28 ore e non cambierebbe nulla, l’idea di ‘durata’ prescinde dall’idea di ‘immagine’, abolito lo scorrere del tempo, depurata dall’azione, l’immagine rivendica il proprio potere autonomo ed iconico proprio grazie a queste privazioni, come dire “potrei utilizzare queste opportunità (il suono e il movimento) ma non lo faccio” e basto a me stessa.
questo vuol dire, secondo me, ‘essere fotografi’.
vilma – ma in effetti, quella della durata, è una riflessione che ho fatto. e poteva durare una cifra di più, che non cambiava assolutamente nulla. se non che non è nelle intenzioni sottolineare o insistere: quello che c’era da dire, trovo, si sia detto in 28 secondi. che è un numero che mi piace.
e poi l’idea di essere short mi corrisponde. forse perché, hai ragione, è pur sempre di fotografia che parlo
sono convinta che si possa dire molto con poco e nulla con molto, nel caso specifico uso quel termine, che in architettura indica l’uso del ‘béton brut’ (da cui etimologicamente deriva) per significare un linguaggio che non usa circonlocuzioni, essenziale, spoglio, ripulito, diretto, ‘a vista’ come il calcestruzzo non intonacato…..
fuori della metafora architettonica, potrebbe essere l’equivalente del termine ‘punk’
Ricordo un tuo post, intitolato ‘Back Power’, che presentava una serie di personaggi ritratti di spalle (per chi non ricordasse: http://blog.efremraimondi.it/back-photos/#comments): erano le fotografie di una mancanza, un vuoto che ognuno poteva colmare secondo la propria immaginazione.
Direi che questo video riparte da lì per andare oltre, la mancanza è più struggente perché esprime una rinuncia volontaria e consapevole alle possibilità che il media scelto permette, il suono e il movimento (appena percepibile) e paradossalmente il non-messaggio risulta più forte ed incisivo per il suo ‘brutalismo’ (passami il termine, mutuato dall’architettura).
vilma… a te passo qualsiasi termine :)
non so dire se riparte da quelle immagini questo video. non ci ho pensato. il back, in fondo, lo tratto da molto tempo… c’è qualcosa che mi ha sempre affascinato. brutalismo mi piace. non ho idea di cosa realmente rappresenti, però mi piace
Molto, molto, molto bello. Sul serio anima punk: disinvolto, semplice, potente. Raffinato. Cosa c’è da aggiungere? Grazie per questa boccata di ossigeno
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Mood of my last days …vuote da riempire o no?
Carmen – prego? scusa, non ho capito…
nel 1963 Andy Warhol si compra una cinepresa bolex 16mm e realizza le sue prime sperimentazioni cinematografiche: mute, bianco e nero, inquadratura fissa, cinepresa ferma, niente montaggio, nel film ‘Empire’ un’inquadratura fissa sull’Empire State Building dura otto ore.
i film girati a 24 fotogrammi al secondo, ma proiettati a 16, dilatano l’azione nel tempo indefinito di una inquadratura unica, semplificando il linguaggio fino al suo grado zero.
il tuo video potrebbe durare 28 secondi o 28 ore e non cambierebbe nulla, l’idea di ‘durata’ prescinde dall’idea di ‘immagine’, abolito lo scorrere del tempo, depurata dall’azione, l’immagine rivendica il proprio potere autonomo ed iconico proprio grazie a queste privazioni, come dire “potrei utilizzare queste opportunità (il suono e il movimento) ma non lo faccio” e basto a me stessa.
questo vuol dire, secondo me, ‘essere fotografi’.
vilma – ma in effetti, quella della durata, è una riflessione che ho fatto. e poteva durare una cifra di più, che non cambiava assolutamente nulla. se non che non è nelle intenzioni sottolineare o insistere: quello che c’era da dire, trovo, si sia detto in 28 secondi. che è un numero che mi piace.
e poi l’idea di essere short mi corrisponde. forse perché, hai ragione, è pur sempre di fotografia che parlo
sono convinta che si possa dire molto con poco e nulla con molto, nel caso specifico uso quel termine, che in architettura indica l’uso del ‘béton brut’ (da cui etimologicamente deriva) per significare un linguaggio che non usa circonlocuzioni, essenziale, spoglio, ripulito, diretto, ‘a vista’ come il calcestruzzo non intonacato…..
fuori della metafora architettonica, potrebbe essere l’equivalente del termine ‘punk’
vilma – proprio punk :)
Ricordo un tuo post, intitolato ‘Back Power’, che presentava una serie di personaggi ritratti di spalle (per chi non ricordasse: http://blog.efremraimondi.it/back-photos/#comments): erano le fotografie di una mancanza, un vuoto che ognuno poteva colmare secondo la propria immaginazione.
Direi che questo video riparte da lì per andare oltre, la mancanza è più struggente perché esprime una rinuncia volontaria e consapevole alle possibilità che il media scelto permette, il suono e il movimento (appena percepibile) e paradossalmente il non-messaggio risulta più forte ed incisivo per il suo ‘brutalismo’ (passami il termine, mutuato dall’architettura).
vilma… a te passo qualsiasi termine :)
non so dire se riparte da quelle immagini questo video. non ci ho pensato. il back, in fondo, lo tratto da molto tempo… c’è qualcosa che mi ha sempre affascinato. brutalismo mi piace. non ho idea di cosa realmente rappresenti, però mi piace
Non so cosa dire ma sento il bisogno di dire che è intenso e commovente. Il bisogno di dirtelo Efrem
Valeria – lo apprezzo
Molto, molto, molto bello. Sul serio anima punk: disinvolto, semplice, potente. Raffinato. Cosa c’è da aggiungere? Grazie per questa boccata di ossigeno
Diletta – grazie a te!
Bella Efrem, grazie, regali una pausa… che arriva al cuore.
Alla faccia di questa fottusissima e frenetica follia quotidiana.
Ne avevo bisogno!
Vanessa – è come stoppare… per me almeno. grazie a te!