L’idiozia della fotogenia!

PIANO AMERICANO - DUE by Efrem Raimondi - All Rights Reserved                 Piano Americano – DUE. Ottobre 2002

L’idiozia della fotogenia: bigino da combattimento sulle convenzioni del ritratto.

Mi piace ripetermelo: raramente una bella immagine è l’immagine di qualcosa di bello.
Dico ripetermelo perchè tanto poi a esserne fautori non si è mica così tanti: in una assemblea di addetti ai lavori, magari dal tono annoiato che non guasta, tutti pronti a levare la mano… ma poi, non appena ci si distrae dal trend – quella cosa che si insegue come un aperitivo o una inaugurazione, lo stesso – ecco le levate di scudi.

Finché si parla d’altro va bene, ormai tutto è stato digerito e vomitato.
Ma col ritratto no.
Soprattutto col proprio, che se non è edulcorato a puntino non lo si riconosce.

E  lo si rispedisce al mittente.
Il problema della riconoscibilità diventa un fatto di dignità, di passaporto per l’immagine: è il problema della memoria, della relazione tra noi e il ricordo di noi stessi.
Il ricordo di noi stessi… un’icona inviolabile e inalterabile. Una roba simile al look.

Primo punto sostanziale: chi se ne frega.

Non ritraggo con la demagogica presunzione di restituire una memoria che non mi appartiene: io racconto la mia storia.
E la memoria è la mia.
Con tutto il resto funziona: col paesaggio urbano e non, con la moda e lo still-life, persino col food, il formaggio svizzero e le famiglie dissestate inglesi.
Con le tentazioni pedofile.

Col reporatage, quello colto e un po’ saccente, tanto incline alla lacrima e alla miseria – rigorosamente altrui.
Si è disposti a tutto col resto, a ubriacarsi d’immagine e stracciarsi entusiasti le vesti e far finta che va tutto bene e che ci piace la minestra.
A comando ci ficchiamo in code chilometriche per la visione de La Dama con l’ermellino, quella leonardesca o di chiunque altro.
Ce ne stiamo umili in saio pronti alla rivelazione del ritratto. Sicuri che così sarà.


Secondo punto sostanziale: così non è.

Il ritratto rivela solo all’autore, che è l’unico a goderne nell’essenza.
Le popolazioni che temevano il furto dell’anima operato dalla fotografia avevano parzialmente ragione: l’anima resta dov’è, nella stessa sede, solo che è quella di un altro.
Ma non si tratta di una deriva inconsapevole: è una scelta imprescindibile per chiunque usi un linguaggio, a discapito anche delle convenzioni grammaticali e dei riti sociali.
Per questo la fotogenia è un’idiozia, un concetto vuoto, perché ha a che fare con la gradevolezza, che è puro fatto mediatico.
Il linguaggio è altrove.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Piano Americano – DUE. Ottobre 2002.
Polaroid 55. Riproduzioni RX. Le mie…

Nota: questo testo è stato la traccia di due conferenze, la prima nel 2003 a Savignano sul Rubicone in occasione del SIFEST. La seconda a Milano a Fondazione Forma in occasione di Fotografica 2009.
Inoltre: è stato qui già pubblicato nel marzo 2012.

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Ugo Mulas – Vitalità del negativo

Vitalità del negativo nell’arte italiana 1960-70 è stata una mostra sull’avanguardia italiana: 1970, Palazzo delle Esposizioni, Roma, a cura di Achille Bonito Oliva.
Ugo Mulas racconta il suo tour con delle immagini nette, semplici, potenti.

S E M – P L I – C I !
Vitalità del negativo, questo libro, è proprio questo.
E nient’altro. Provaci…
E sta tutto nell’assioma di Mario Merz:

Abbandono di uno spazio pratico
per uno spazio teorico.

Ugo Mulas - Efrem Raimondi BlogAnche se qualcuno è indotto a crederlo, non siamo per niente nel concettuale.
Perché il pensiero, qui, ha forma.

Un libro del 2010… trentasette anni dopo la scomparsa di Mulas.
Inattuale?

Meravigliosamente inattuale!
È quando la fotografia non si misura più col tempo quotidiano.

Neanche con quello storico.
È quando, leggera, sorvola sulla criticità umana e la sua pedanteria logica.

Non c’è un solo punto esclamativo… ma un rigore espressivo trasversale.
Siamo fuori dall’attualità. Proprio non riguarda questo Mulas.

Siamo da un’altra parte… in un luogo totalmente fotografico che si misura esclusivamente con la visione dell’autore.
Ed è visibilmente così, basta sfogliare: perché il pensiero non è il pensare.

Si pensa prima, dopo… mai durante l’azione. Che è il tempo in cui il pensiero diventa forma, espressione.
E finalmente cessa di essere una pratica onanista, un’eco concettuale… una ossessiva rottura di coglioni.

Un libro dall’alto peso specifico: ci sono due Verifiche, la 1 e la fondamentale Verifica 3 sul tempo fotografico; ci sono le riflessioni di Ugo Mulas; ci sono le note degli autori ritratti.
Insomma è proprio un libro. E un’opera modernissima.

Curato da Giuliano Sergio in collaborazione con Archivio Ugo Mulas e Incontri Internazionali d’Arte.
Un libro che nasce tra il 1971 e il ’72 quando lo stesso Mulas consegna il progetto a Graziella Leonardi Buontempo – sua la prefazione.
E poi… poi la morte, la perdita della maquette originale, vicende alterne che ne hanno impedito la pubblicazione.

Sembrava non ce l’avrebbe fatta.
Invece eccolo qua.
Ed è splendido.

Ugo Mulas - Efrem Raimondi BlogUgo Mulas - Efrem Raimondi BlogUgo Mulas - Efrem Raimondi BlogUgo Mulas - Efrem Raimondi BlogUgo Mulas - Efrem Raimondi BlogUgo Mulas - Efrem Raimondi Blog© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Ugo Mulas. Vitalità del negativo
Johan & Levi Editore, 2010.
210 pagine, illustrato, rilegato, 29 x 24,5 cm.
€ 55,00
N.B. Esistono due edizioni: italiana e inglese.

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Fotografie di ritorno

Le fotografie sono il luogo dove non sei mai stato.
E non ci tornerai mai più.
Un viaggio di sola andata.
L’unico ritorno, delle istantanee.
Più saranno avulse e più riconoscerai i tuoi compagni di viaggio.

E questa è la sola utilità che m’interessa.

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedRANDA 188b – Milano periferia, 2016. From the series INSTARANDA

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedINSTA 78b – Lago Maggiore, 2016. From the series INSTARANDA

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedRANDA 188 – Litorale adriatico, 2016. From the series INSTARANDA

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedINSTA 81 – Lago Maggiore, 2017. From the series INSTARANDA

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedRANDA 187b – Pianura Padana, 2016. From the series INSTARANDA

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedINSTA 79 – Palermo, 2017. From the series INSTARANDA

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Workshop Eccetera

© Efrem Raimondi - All Rights Reserved

Riccione, gennaio 2016. Foto ricordo WS Spazio Fotografico Coriano

Workshop… cioè laboratorio.
Serve in fotografia?
Nessuna risposta univoca è possibile. Però c’è un modo per sapere o quantomeno prevedere se a te – proprio a ognuno di noi – può servire: guardare con attenzione il lavoro del docente.

  • SERVE/NON SERVE VS M’AMA/NON M’AMA

C’era una volta… che ne proponevo uno. E uno è rimasto.
L’ho stoppato. Non mi convinceva per niente.
Anzi, io proprio non avrei partecipato.
Poi, molto poi, due anni fa Daniele Ferrero – Fondazione Fotografia Modena – mi chiama e mi propone di farne uno. Sul ritratto.
Così nasce La sede del ritratto.
Ma era da un annetto che ci pensavo.

Daniele è stato fondamentale nel darmi una mossa.
Se no può darsi che sarei ancora qui a girarci intorno.
Invece mi sono posto una domanda: Raimondi, ma tu come fai ritratto? Cosa ti ha spinto a farlo? Quale il percorso e quale lo scheletro che fa stare in piedi il tutto?
Quindi è stato semplice: ho tradotto tutto in chiave didattica.
E questo è.

A me sembra avere un valore, un peso specifico, un’utilità.
Poi però non son certo io a poterne parlare.

Eccetera… cioè conferenze e lectio magistralis – non è mia la denominazione, e certo per me non vale, anzi mi imbarazza.
Hanno un valore? Un senso? Anche qui, come si fa a generalizzare?
Le conferenze sono forse più informali e quindi anche le aspettative minori. Sbagliato…

Non vedo questa differenza tra lectio e conferenza, se non il fatto che quest’ultima può essere polifonica. Mentre la lectio magistralis è un solo. E nel caso di un fotografo credo sia necessaria la presenza del suo lavoro.
Perché non c’è niente di più intimo. E generoso.
Un fotografo, comunque si dichiari: professionista, artista, artigiano, dilettante o altro che non so proprio immaginare… per me la differenza sta in ciò che mostra, non nelle dichiarazioni. Sue o di altri.
La fotografia non esiste la mia prima in Triennale, Milano, maggio 2015.
A quasi due anni di distanza in qualcosa è cambiata, nella forma.

Non nella struttura.
So sorry…

Questo il calendario di entrambi gli appuntamenti fino a giugno:

Efrem Raimondi BlogA me piace girovagare. Al momento mi piace proprio.
Ho incontrato persone che diversamente non avrei conosciuto.
Quando non mi piacerà più lo dirò.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Sul workshop La sede del ritratto, c’è una premessa, questa:

Efrem Raimondi by © Giulia DiegoliGiusto per inquadrare il senso del percorso.
Chi pensa che siano cazzate fa benissimo a pensarlo.
E a continuare tranquillamente per la sua strada.
Perché da questa non otterrebbe alcun giovamento.
Chi invece riconosce un’esigenza reale, un’urgenza, ci pensi seriamente.

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Fotografia e Design


Fotografia e design. In poche parole.

Ci provo…
È un grande luogo di crescita, una vera scuola.
Ti misuri con delle specificità che hanno la necessità di una vera dialettica per diventare espressione, fotografia: l’oggetto; i materiali e la lavorazione; lo spazio, quello fisico, quello che dialoga con le proporzioni.
La luce…
Quale, come e perché cazzo il rosso del divano rosso non è rosso.

Contrariamente alla norma preferisco la luce flash. Spesso.
Perché quella realmente più duttile.
Quella che mi asseconda nel rapporto con l’insieme.
Perché anche col design è una questione di insieme e il soggetto è l’intera fotografia.
E al di là di alcune fondamentali specifiche ineludibili, trascendere il genere è la mira. Questa la vera, grande difficoltà.
Qui non si scherza, non c’è bluff: qui la conoscenza di tutti gli elementi è la condizione di lavoro.

Amo confrontarmi col design, per me un luogo di sintesi… la convergenza di molteplici elementi: persone, ricerca, creatività, e quel fondamentale collante che è l’industria.
Ho ritratto diversi architetti e designer, con alcuni di loro ho collaborato a tutte le fasi del progetto.
Andando anche in fabbrica, confrontandomi direttamente con chi il pezzo lo produceva.
Un grandissimo, ne cito uno, perché nei suoi confronti provo vero affetto, e per quanto mi ripetesse di dargli del tu proprio non ci riuscivo.
È passato tanto tempo, ero un ragazzo: Achille Castiglioni.

Avanti e indré dal suo studio alla Cassina… nel mio studio a sfogliare Polaroid.
E giù a procedere all’unisono.

ACHILLE CASTIGLIONI by Efrem Raimondi

                         Achille Castiglioni nel suo studio. Milano 1992

Non mi spiego un certo disinteresse fotografico, non capisco la superficialità di chi liquida come fotografia commerciale: se c’è un luogo dove il linguaggio è elemento di distinzione è questo.
Un linguaggio applicato.
Un linguaggio iconografico trasversale dove la dialettica area-volume consente dilatazioni e compressioni altrove impensabili.
Il rapporto con lo spazio, con qualsiasi circostante, diventa soggetto.
Persino la negazione diventa segno e il contraddittorio è elemento vitale.
Nella fotografia che si confronta col design riconosco la convergenza naturale di molteplici linguaggi, di visioni, di utopia… la risposta potente alla debolezza del sistema iconografico contemporaneo che svicola nella reiterazione, sempre uguale, e nel monologo, sempre più noioso.
Singolare… nel confronto con le aziende, con le riviste e coi designer ho sempre trovato tutti gli elementi per poter fare la fotografia che voglio.

Meno paura e più conoscenza.
Meno isteria, più sobrietà e un’eleganza leggera.

© Efrem Raimondi. All Rights Reserved

Efrem Raimondi for INTERNI magINTERNI mag. 1991-  Hannes Wettstein per Baleri Italia. Valeria Magli performance

Efrem Raimondi for INTERNI magINTERNI mag. 2014 – Pedrali per Pedrali. Rossella Rasulo irriconoscibile. Ma seduta

Efrem Raimondi for ABITARE magazineABITARE mag. 1994 – Milano, Città Studi

Efrem Raimondi for FLEXFORMFlexform, 1992

© Efrem Raimondi for INTERNI mag. All Rights ReservedINTERNI mag. 1993 – Studio DDL per Zerodisegno

© Efrem Raimondi for GRAZIA CASA mag. All Rights ReservedGrazia Casa mag. 2014

Talvolta un po’ ironici non guasta…

© Efrem Raimondi for INTERNI mag. All Rights ReservedINTERNI mag. 2008. Roberto Barbieri per Zanotta – Ludovica e Roberto Palomba per Sawaya & Moroni

© Efrem Raimondi for INTERNI mag. All Rights ReservedINTERNI mag. 2015. Milano, Isozaki Tower. Vitra – Nodus – Arper – Panzeri

© Efrem Raimondi for INTERNI mag. All Rights ReservedINTERNI mag. 1989

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedFlos, 1992

© Efrem Raimondi for INTERNI mag. All Rights ReservedINTERNI mag. 1990. Roberto Pamio per Matteo Grassi – Oscar Tusquets per B.D. Ediciones

© Efrem Raimondi for Abitare mag. All Rights ReservedABITARE mag. 2000. Fernando e Humberto Campana per Edra – Ron Arad per Vitra

© Efrem Raimondi- Gaetano Pesce, Nobody's PerfectNOBODY’S PERFECT, Gaetano Pesce per Zerodisegno. 2002

©Efrem Raimondi for Cassina - All Rights ReservedCASSINA, monografia RITRATTI. 1993 – 412 CAB and 413 CAB by Mario Bellini

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedGiovanni Levanti per Campeggi SRL. 2007

© Efrem Raimondi for INTERNI mag. All Rights ReservedINTERNI mag. 1994/1995. Piero Lissoni per Living

© Efrem Raimondi for INTERNI mag. All Rights ReservedINTERNI mag. Fuorisalone 2013

© Efrem Raimondi - All Rights Reserved - Baleri ItaliaBALERI Italia, 1994 – Big Calendar 1995

© Efrem Raimondi - All Rights Reserved - FLEXFORMFlexform,1988

© Efrem Riamondi for Campeggi SRL - All Rights ReservedSakura Adachi per Campeggi SRL, 2014

© Efrem Raimondi for INTERNI mag. All Rights ReservedINTERNI mag. 2016. Jean-Marie Massaud per Poltrona Frau

© Efrem Raimondi for INTERNI mag. All Rights ReservedINTERNI mag. 2005. Patricia Urquiola per B&B Italia

© Efrem Raimondi for Cassina - All Rights ReservedAchille Castiglioni per Cassina, 1992

© Efrem Raimondi for INTERNI mag. All Rights ReservedINTERNI mag. 2007, Joe Velluto per Coro – Alessandro Loschiavo per Maoli

Un appunto sull’impaginazione di un lavoro. Con alcuni magazine questo dialogo è ancora
presente. Dovrebbe essere prassi

© Efrem Raimondi for INTERNI mag. All Rights ReservedINTERNI mag. 2013. Zaha Hadid per SLAMP

© Efrem Riamondi for Campeggi SRL - All Rights ReservedPoppy, Campeggi SRL, 1993

Se l’errore è il soggetto di un intero percorso…

© Efrem Raimondi for INTERNI mag. All Rights ReservedINTERNI mag. Fuorisalone 2008

…e il backstage.

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedINTERNI mag. 2013. Backstage. Rodolfo Dordoni per Minotti

© Efrem Raimondi for INTERNI mag. All Rights ReservedINTERNI mag. 2016. Mario Ferrini per Living Divani – Marcello Ziliani per Opinion Ciatti

E poi c’è Ozzy, che mi ha accompagnato durante un reportage proprio dentro il Salone Internazionale del Mobile, tra stand e persone… caldo, rigore e confusione.
Adesso è tranquillamente a casa mia. Che è diventata anche la sua.

© Efrem Raimondi for INTERNI mag. All Rights ReservedINTERNI mag. Salone Internazionale del Mobile 2009. Reportage in Fiera. Con Ozzy

© Efrem Raimondi. All Rights Reserved

La stragrande maggioranza di questo percorso – che è una sintesi estrema – non sarebbe possibile senza la collaborazione di diverse persone. Ciascuna con un ruolo preciso.
Ma è solo attraverso un rapporto dialettico che gli intenti convergono e prendono forma.
E sostanza.
Coi magazine, il rapporto con la redattrice e la stylist è fondamentale.
Sono davvero grato a Luciana Cuomo, Nadia Lionello, Maddalena Padovani, Mia Pizzi, Diana Sung, Carolina Trabattoni.
Senza di loro molte di queste immagini non sarebbero qui.

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About Cropping


io croppo
tu croppi
egli croppa
noi croppiamo
voi croppate
essi croppano.

soprattutto voi e essi.

 

© Efrem Raimondi - All Rights Reserved

Pola, Croazia 2010.

Note a margine.
Coniugare il verbo è il mio unico contributo alla causa ideologica…
lo spunto mi è stato dato da alcuni commenti a un articolo di Sara Munari sul suo blog, Croppare le fotografie, perché?

Personalmente amo il taglio in macchina. E lo cerco sempre.
Non è un vezzo d’epoca analogica… uguale in digitale.
Ha il suo perché. E un gran peso specifico. Per strada o in studio, lo stesso.
Ma se c’è da tagliare dopo, in fase di editing, taglio.
E non ho alcun senso di colpa.
Alla fin fine conta sempre ciò che restituisci.
Questa è la fotografia che ti appartiene.
Ciò che non c’è non la riguarda. E non esiste.
Inutile quindi disquisire sulle intenzioni.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

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Ossidabile


Ossidabile. L’unica condizione per fare fotografia.

Ossidabile… Esposto. Perturbabile. Permeabile.
Come altro dovrei essere?
Gli agenti ossidanti non mi piacciono proprio tutti.
Di certi ossidi ne farei volentieri a meno…
Ma tutti concorrono a definire il grado di ossidazione.
Che è fondamentale, perché è l’indice di una relazione con l’esterno.
E con l’estraneo.
Che può essere anche avverso. Ma inevitabile.
Le risposte e le precauzioni stanno nella permeabilità.
La permeabilità è tutto lo sguardo che restituisci.
Tautologico: la fotografia sta nell’esposizione.
Quindi se vuoi dire davvero qualcosa ossidati, esponiti.

In sintesi: gli impermeabili non servono a un cazzo.

Buon anno, l’auspicio è che sia sereno!
E buona ossidazione.

Magari un sorriso, anche così…

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Randa 189 – Milano, semaforo. From the series INSTARANDA

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INTERNI magazine – Mirror & Mirroring

Efrem Raimondi for INTERNI mag.

Interni magazine, adesso in edicola.
Il soggetto è davvero lo specchio.
O meglio, lo specchiare.

Altre volte l’ho affrontato ‘sto specchio… e per un redazionale ha problematiche diverse dal semplice andare in giro per campi, o dovunque sia.
Perché è duplice: c’è un’azione, lo specchiare, e c’è l’oggetto formalmente composto e in sé finito.

Le sedute…
Le sedute assistono mute. Tutto sommato composte.

Fotografare design… ci tornerò. Con precisione.
Perché è un ambito complesso fotograficamente educativo.
A partire dalla specificità dei materiali, dal rapporto con la luce, dalla relazione con lo spazio qualunque esso sia.
E poi c’è il rapporto con le aziende, coi designer, con la produzione industriale. Una certa concretezza che disciplina e mi affascina.
Un percorso che mi ha insegnato molto.
Insomma ne riparleremo.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Efrem Raimondi for INTERNI mag.

Efrem Raimondi for INTERNI mag.

Efrem Raimondi for INTERNI mag.Stylist Nadia Lionello
Assistente Nicole Marnati

Efrem Raimondi for INTERNI magazine

Specchi:
Galileo by Mario Ferrarini per Living Divani,
Shimmer by Patricia Urquiola per Glas Italia,
Christine by H.Xhixha & D.O. Benini – Luca Gonzo per Fiam,
New Perspective Mirror by Alain Gilles per Bonaldo,
Archipelago by Fredrikson Stallard per Driade,
Stone by Sante Cantori per Cantori.

Sedute:
Mammamia by Marcello Ziliani per Opinion Ciatti,
Winston by Rodolfo Dordoni per Minotti,
Rapa by Studio Mentsen per Zillo Aldo & C,
Lido Out by This Weber per Very Wood,
Odette by Carlo Trevisani per Al Da Frè,
Clipperton by Marc Sadler per Gaber.

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Antonio Marras – DOUBLE SNAPSHOT

Antonio Marras by Efrem Raimondi

Antonio Marras, 2003 – Stern magazine.
From the series Double Snapshot.

Un redazionale di ritratti a diversi fashion designer.
Mi venne voglia di stropicciarli un po’.

Di stirarli…
Nessuna obiezione.
Che poi era più semplice fare che spiegare la mia intenzione.
Ed è sempre così.

Quello delle DOUBLE SNAPSHOT è un percorso iniziato nel 2000.0 a Los Angeles.
Con delle Polaroid SX-70. Quasi casualmente…
Che non riuscivo a far star dentro tutto ciò che m’interessava.
Perché il formato quadrato è sì affascinante, ma non tira da nessuna parte.

Così l’ho allungato: prima su, poi giù. Piuttosto che prima a sinistra, poi a destra se lo sviluppo è orizzontale.
Fregandomene totalmente della coincidenza delle due sezioni.
Anzi cercando la distonia.

Che arrivava naturalmente. Nessun artificio.

Dalla Polaroid al negativo il passo è stato indolore.
Così ho proseguito.
Anche col digitale. Cambia zero.

È come impossessari dello spazio che non ti appartiene.
In fondo l’unica cosa che ci riguarda direttamente è la percezione.

Il cui limite coincide col nostro.

Tornando a  Antonio Marras, in corso alla Triennale di Milano la mostra Nulla dies sine linea Vita, diari e appunti di un uomo irrequieto.
Fino al 21 gennaio.

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Robert Frank – GLI AMERICANI, exhibition

 

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedSi scrive e si legge Frank. Non Frenk…
Perché il fanciullo, novantaduenne, è svizzero di Zurigo.
E forse anche per questo all’inizio non è che THE AMERICANS sia stato tanto amato dai medesimi… che in fondo lo sappiamo, gli americani di primo acchito non amano molto lo sguardo degli altri su sé stessi.
Poi però ci ripensano, e con tempi non galileiani in genere.
A quel punto è amore. Per sempre.
E così diventi Frenk.

Questa alla galleria FORMA MERAVIGLI è una mostra potente, non eludibile: 83 fotografie vintage… alias stampa ai sali d’argento… quella bella baritata che schiocca al tocco, e il nero è nero, il bianco bianco, con in mezzo i grigi che riempiono e danno volume.
Ed è una mostra talmente baritata che anche ferma e sotto vetro, anche a tre metri si sente lo schiocco.
E si vede.
C’è da riempirsi gli occhi… tutta la testa. Il cuore. L’anima.

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Di fronte  alla copia slegata e stesa

Qua e là ci sono anche alcune sue riflessioni. Che valicano questo percorso e riguardano proprio l’idea di Fotografia che lo riguarda.
E coincidono con la Fotografia che produce.
Una direttamente da una copia originale della rivista Camera del 1959:
La produzione massificata di un fotogiornalismo privo di ispirazione e di una fotografia priva di pensiero diventa merce anonima.
L’aria si ammorba della “puzza” di fotografia
[] Non sono un pessimista, ma se guardo una rivista illustrata oggi trovo difficile parlare di un progresso della fotografia, perché la fotografia oggi viene accettata senza domande, e si ritiene che sia compresa da chiunque, persino dai bambini. Credo che solo l’integrità individuale del fotografo possa innalzarne il livello.

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© Efrem Raimondi - Blog

In una bacheca le varie edizioni del libro, a partire dalla primissima francese
LES AMÉRICAINS del 1958.

Quello che non sapevo è che la seconda, del 1959, è italiana:
GLI AMERICANI, Milano, Il Saggiatore.

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Io ho la mia edizione. Da molti anni.
Ma vedere l’intero lavoro appeso, scorrerlo fisicamente…respirarlo: andare oltre e ritornare, fisso nel nero… perso nel gesto sospeso che si allunga, si allunga, si allunga e ti prende lo stomaco.
Tu le guardi e sei lì.
Esattamente lì sull’East River del ’54… a San Francisco nel ’56… nello sguardo di un testimone del ’55 che non c’è più tu ti rifletti, e vedi Robert Frank, lo vedi proprio: sei fuori dal tempo, sei dentro lo spazio infinito, fluido, che non certifica alcun istante e sfigura la Storia.
Come fottere il destino.
Questo ciò che c’è in mostra.
E se non la vedi puoi comunque crederci, ma se la vedi, se la vedi…

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© Efrem Raimondi - All Rights ReservedGLI AMERICANI – ROBERT FRANK
Fondazione Forma per la Fotografia – Maison Européenne de la Photographie, Parigi
Galleria FORMA MERAVIGLI

via Mervigli 5 – Milano
Fino al 19 febbraio 2017

Ufficio stampa, Laura Bianconi
stampa@formafoto.it
335 7854609

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Nota: tutte le immagini in iPhone 6.

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Baritate che ti saltano addosso…

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