Bad Boys. Bad Girls.
Bad Photography: suspected of complicity with its famous subjects, judged as infamous.
Good or bad? You can’t keep from lining. Just as you were a sport fan.
When I make portraits, I don’t care, and focus only on the person.
The face-to-face discloses almost secret, unexpected details. And before shooting I take the time I need.
Then, all becomes easier.
Nothing is taken for granted, nothing is predictable.
Of course, if a big face, a bookshelf on the background and a “ambiance” wallpaper are enough, don’t worry: I’ll get them for you.
You are easy to please though.
The mistake, TODAY, is insisting on a photography without photographer.
And everybody can notice that.
Because photographer means somebody that has his own idea, his own architecture of photography, not anybody simply making photographs.
And the more the photographer’s own idea is clear, the more is distinguished. And noticeable.
I am not interested in passing values. If anything, I would in ethics.
As I am less interested by saints, I would not choose the “good ones” side. Following this guideline, I would prefer evil spirits.
Suspects of complicity make me smile.
Nobody charges you with anything if you picture disadvantaged people; yet, yours becomes almost a praiseworthy job. No infamous people, there. And “Bad Boys” is pronounced with a hint of moving romanticism.
I feel hurted. Often this kind of photography rips out any ethics.
I’m interested in individuals.
And everyone has a first and a last name. That’s all.
Bad Boys. Ma anche Bad Girls.
Insomma BAD PHOTOGRAPHY, cioè quella fotografia sospettata di connivenza col soggetto.
Perché l’archetipo funzioni occorre che il soggetto sia famoso e infame.
Dove: famoso è un fatto riconosciuto unanimemente; infame è invece una soggettiva, e ha a che fare con una valutazione morale urlata da una parte della cosiddetta opinione pubblica direttamente in faccia alla parte avversa.
Bene/male, buoni/cattivi, solita solfa.
Vietato astenersi: gladiatori virtuali… gladiatori felicemente abbonati in poltrona.
Poi ci sono casi limite dove l’infame è solo contro tutti: unanimemente infame a pulire la cattiva coscienza del mondo.
Infame dopo, magari. Come Lucifero. E chi l’avrebbe mai detto…
Soggetti fantastici. M’interessano anche di più. M’interessa andare a vedere nel dettaglio come li avevo ritratti quand’erano arcangeli, che magari…
Però ecco, quando fotografo di tutto ciò non me ne frega niente.
Nessuna barriera morale da erigere. Libero da pregiudizi e preconfezionamenti assortiti mi occupo della persona che ho davanti.
È la persona che mi interessa, che in un face-to-face rivela lati meno appariscenti, dettagli inaspettati.
E questo è il mio punto. Qui mi fermo tutto il tempo che occorre.
Prima di scattare. Poi scattando tutto si definisce abbastanza velocemente.
A volte con chiarezza, a volte meno. Ma in un percorso così c’è da preventivarlo: nulla è scontato. Nulla è predefinito.
Se poi ti basta il mezzo busto con dietro la bella libreria a descrivere le gesta intellettuali del grande statista, piuttosto che la poltrona preferita e la tappezzeria a ramages che fa ambiente, tranquilla che te le porto a casa.
Ti accontenti di poco però.
L’errore in cui OGGI spesso si incappa, è di pretendere una fotografia senza fotografo.
E si vede.
Perché fotografo definisce una persona che ha un’idea di fotografia. Non uno che fa fotografie. E più l’idea, l’architettura, è precisa più lo riguarda. E lo identifica.
E anche questo si vede.
Annunciazione! Tutto pensato a tavolino, allineato a un diktat e appiattito al compitino da svolgere, col ritratto non funziona. Eh già…
A meno di accontentarsi di un’illustrazione. Che appunto non è fotografia.
Dite di no? Dite che è polemica sterile? Ok, chiedo scusa, non mi soffermo… il mio intento è un altro. Ciao.
Occuparsi della persona, e non del giudizio, non significa non avere un’opinione.
Ma se proprio, mi rivolgo all’etica e non alla morale contingente.
Insomma… la fotografia didascalica non fa per me.
Forse è proprio così: me ne frego della Storia.
E la fotografia non emette giudizi. Non la mia almeno.
Eppure è successo. Di essere stato redarguito per aver ritratto Tizio e Caio.
Addirittura Sempronio!
Il fatto in sé costituiva la colpa. Perché certificava la mia accondiscendenza ai valori/disvalori attribuiti all’innominabile.
Intercettato in rete:
”Ma hai visto i suoi ritratti?”
”Sì sì, c’è proprio un sacco di bella gente: Berlusconi e anche Andreotti. Una fotografia asservita. Punto e basta”.
Quando ritrassi Piersilvio Berlusconi, preventivamente e cortesemente mi venne chiesto se me la sentivo. Non in maniera così diretta naturalmente, ma la sostanza ho dedotto fosse quella.
Ero stupito: sono un fotografo, ritraggo la gente e non emetto sentenze di alcun genere. Solo regolare fattura una volta consegnato il lavoro.
Con Andreotti poi… quando venne pubblicato il trittico mi arrivarono due mail di amici di quand’eravamo giovani, belli, intelligenti e sulle barricate insieme, che mi accusavano di complicità: non si fotografa certa gente. Ti sei reso complice. Punto.
Complice??? Ma io non vedevo l’ora di ritrarre Andreotti!
Ci sta tutto… la fotografia evoca diversamente e a ognuno la sua visione.
Sulla sponda dei buoni non so scegliere… i santi mi interessano meno: se questo è il parametro preferisco ritrarre i demoni.
A qualcuno potremmo anche far indossare uno zainetto Prada, che il marketing ci tiene.
Tutto ciò non accade se l’infame non è famoso. Anzi, se non è famoso non è neanche infame. E l’accezione bad boys si tinge di romantica commozione.
È la convenzione che si riserva al disagio.
Alla fotografia del disagio nello specifico. Che assume un’aura nobile, socialmente rilevante. E nessuno ti imputa niente.
Mentre è qui che più mi scandalizzo nel vedere stracciata ogni etica.
Per me cambia niente: m’interessano le persone.
E tutte hanno un nome e un cognome. Punto.
© Efrem Raimondi. All rights reserved
Piersilvio Berlusconi, 2006. Negativo 4,5/6 cm
Giulio Andreotti, 2006. Negativo 6/7 cm
Umberto Bossi, 1996. Negativo 10/12 cm
Mario Draghi, 1996. Negativo 6/7 cm
Massimo D’Alema, 1996. Negativo 10/12 cm
Alessandra Mussolini, 2006. Digitale APS
Giulia Ligresti, 2007. Digitale APS
Noel Gallagher, 2005. Negativo 4,5/6 cm
Alex Schwazer, 2011. Digitale medio formato
Oscar Pistorius, 2011. Digitale medio formato
Zlatan Ibrahimovic, 2008. Digitale medio formato
Periferia di Legnano, 1981. Negativo 35 mm
Periferia di Legnano, 1981. Negativo 35 mm
© Efrem Raimondi. All rights reserved
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