Polaroid VS iPhone: BLA BLA… PRRRR!

© Efrem Raimondi - All Rights reserved


Ah… dkhjoirfv dfjcnjpsam, djojqg. Che poi kchikeepmlladfgheyfff deherioss hdgskoiof! Ah… jfklwkdf djhk1ki 16 fjkwfmk djquiodpcmnb cgietcfddfj dmje, dgwl, djhfllo hgkd stf.
Ah … stgh – urca!- albfdhyuwrk!! Bla Bla PRRRR…
Bla Bla Bla. PRRRRRR.

Beatriz - Polaroid by Efrem Raimondi

Beatriz, 1997
From the series Appunti per un viaggio che non ricordo. 1989 – 2001
Polaroid SX-70. Polaroid 600 BW film.
Print 100 x 100 cm.

Laura by Efrem Raimondi, iPhone Photography

Laura, 2015
iPhone 4s. Software, Silver Efex Pro 2: only add film grain.
From the series Insta_Randa, 2007 –
Print 50×50 cm

Mariateresa by Efrem Raimondi, Polaroid

Mariateresa, 1999
Polaroid SX-70. Polaroid 600 BW film.
From the series Appunti per un viaggio che non ricordo, 1989 – 2001
Print 100×100 cm

© Efrem Raimondi. All rights reserved

Dalla Polaroid all’iPhone.
Nessuna alternativa.
Nessun messaggio.
Si continua e ciao.

Condividi/Share

Ritratto quattro regole però

Efrem Raimondi backstage - by Giulia Diegoli

Ritratto… quattro regole. Come a bigliardo.
Mi piaceva molto giocarci, all’italiana, cinque birilli.
Ho ancora la mia bella stecca due sezioni… ferma lì da una quindicina d’anni.
Comunque ero un giocatore modesto.
Malgrado conoscessi le regole.
Perché vero, non basta conoscerle per giocare bene.
Solo che se non le conosci, non giochi.
Questo per quanto concerne il bigliardo, dove le regole sono oggettive.

In fotografia no.
In fotografia sembra che possa valere tutto.
Cioè niente.
Sembra.
E certamente per fare una fotografia qualsiasi, e magari anche piacevole, può anche essere vero.
Per farla…
Rifarla è un’altra faccenda. E il culo della casualità è esaurito.
Per ovviare a questa imperdonabile latitanza, occorre conoscere quelle quattro regole oggettive.
E già basterebbe per continuare nel gioco collettivo.
Poi però si può andare oltre e alzare il livello.
Con delle regole soggettive: quelle che manipolano coscientemente le oggettive.
E che sono la struttura della tua capacità espressiva. Quindi ben più complesse. Perché le usi senza dover ricorrere ad alcun ripasso, senza passare da alcun manuale.
Eppure sono struttura visibile.
Se non conosci le prime, non passi alle seconde.
Tutto ciò vale per qualsiasi fotografia si abbia in testa.

Non sono un docente… non sono un didatta.
Sono solo un fotografo che ogni tanto esprime il proprio punto di vista in sedi a me non abituali. Ma che non mi dispiacciono affatto.
Siano conferenze, workshop, o corsi accademici… per me non cambia: senza la mia fotografia sarei muto.
E questo è il mio limite: non ho pretese universali. Non ci credo.
Io parto da me. Questo lo dico con estrema chiarezza, giusto per evitare equivoci.
E i miei workshop, quelli recenti sul ritratto, e anche i prossimi in programma, uguale.
È bene che insista: il ritratto è uno degli ambiti fotografici più soggettivi che esistano… come si potrebbe affrontarlo se non partendo da sé stessi?

Per questo le mie quattro regole sono cinque:

1 – Il ritratto è in primis fotografia: FOTOGRAFIA!
Ed è questo l’approccio col quale va affrontato. Troppo spesso si finisce
invischiati nelle specifiche di genere.
Che sostanzialmente fanno coincidere una soggettività discutibile con
l’oggettività assoluta, trasformandola in Verità.
Balle…

2 – Il soggetto del ritratto è l’autore.
Privato del suo sguardo, il ritratto cessa di essere fotografia per rientrare nei confini, stretti, del genere. Che è un fatto di costume, magari giornalisticamente rilevante ma stop: ciò di cui parlo non ha niente a che vedere con l’attualità. Della quale me ne frego.
Il ritratto che davvero mi interessa si concentra sulla relazione fotografica che intercorre tra i testimoni. E che produce una fotografia tout court che non necessita di spiegazioni.

3 – La fotogenia è un’idiozia.
Un concetto vuoto che ha solo a che fare con la gradevolezza.
Cioè un fatto esclusivamente mediatico. Quello che l’autore restituisce è una immagine altra. Tutta quanta bordi inclusi… che segnano il limite tra ciò che c’è ed è visibile, e ciò che viene escluso. E che quindi non esiste.
Una fotografia che non ha nemmeno l’urgenza di confrontarsi con la riconoscibilità.

4 – Sottrazione.
Andare senza tentennamenti all’essenza di ciò che per te rappresenta la cifra di quell’immagine. Fosse anche un dettaglio apparentemente marginale: fa’ che diventi soggetto. E tutto il resto scompare. Via!
Non devi condensare tutta la storia di quella persona: basta un frammento… il ritratto non è un riassunto.

5 – Il ritratto è tale quando il soggetto ha la coscienza di essere ritratto.
Esiste cioè una reale partecipazione. Fosse anche durante un bombardamento.
Non ne determina la cifra, a questa ci devi pensare tu.
Ma la consapevolezza, fosse anche un istante, che si è in un’altra dimensione nella quale avviene un’interruzione del normale procedere, deve esserci. Perché fare ritratto, farlo davvero, non è mica una roba normale. E certe consuetudini, anche morali, si stracciano.

Poi ci sono una serie di questioni che si modulano all’occorrenza: ottiche, luce, postproduzione e via dicendo con tutto l’apparato strumentale.
Che partecipa indubbiamente… ho un’idea molto precisa a riguardo. Ne ho già scritto. Ma tutto ciò è solo in subordine.
Per ciò che mi riguarda, finisce qui.

© Efrem Raimondi. All rights reserved

Backstage – Gentleman mag. Fotografia Giulia Diegoli

Condividi/Share

Workshop Ritratto Report – Modena

Efrem Raimondi Workshop

Facciamo che sia proprio io, in prima persona, a parlarne… così usciamo dall’equivoco della forma preconfezionata che mi vorrebbe distaccato.
Quando c’è stato da dire che non funzionava, l’ho detto. E anzi proprio ho smesso di farne. E rifiutato gli inviti.
Ci ho riflettuto due anni. Nei quali me ne sono stato zitto e fermo.
La sede del ritratto, organizzato da Fondazione Fotografia Modena, era il primo test di questo workshop che ho messo in piedi.
E ha funzionato!
Perché si possa chiamare workshop, ci dev’essere anche una parte pratica.
Realmente operativa.
Se no chiamiamola CONFERENZA. Oppure APERITIVO CON…
Che non c’è nulla di male. Ma è un’altra cosa.
Quindi sì… quindi Workshop.

Sarò stato fortunato nel trovare in Daniele Ferrero, dell’Ufficio Didattica della Fondazione, un prezioso interfaccia…
Sarò stato fortunato a trovare Claudio Cazzara, Davide De Dea, Francesca Ferrari, Alice Figus, Elena Guidi, Joseph Nemeth, Daniele Paladini, Nicola Petrara, Giacomo Ramaccini, Mauro Zorer, decisamente motivati e partecipi…
Sarà fortuna appunto… bene: non ho nulla contro la fortuna!

Sono stati tre giorni intensi. E decisamente condivisi.
Non so come altro immaginare il mio rapporto con la fotografia: quando ne parlo e quando la faccio.
Ed è anche per questo che, mi si scusi, sono così diretto.

Abbiamo anche avuto il tempo, in una pausa pranzo, di vedere la mostra di Hiroshi Sugimoto, sempre nelle sale della Fondazione Fotografia Modena – fino al 7 giugno, andateci – e lì farci un’iphonata di gruppo. Io dietro.

Efrem Raimondi Workshop

E poi e poi… non mi era MAI successo. E sono diciannove anni che mostro, espongo, pubblico il ritratto a mio padre… questo
Non mi è mai successo di piangerne in pubblico. Qui sì. Non so perché.
È successo. Non accadrà più.
Ma questo è il potere della fotografia, che a volte, quando meno te l’aspetti, e sei ben vaccinato, PAM! ti arriva un’asciata da dietro.
Dice che è un po’ troppo intimo questo passaggio, troppo personale per scriverne… ne prendo atto.
Chi voleva un report, è servito.
Del resto è noto… i punk sono figure anacronistiche e romantiche.

Questo workshop inoltre mi ha fatto capire due cose: la fotografia che mi piace coincide con le persone che mi piacciono.
Anche se non le conosco, so esattamente che è così.
E poi, che il ritratto è tale solo quando il soggetto ha la coscienza di essere ritratto.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Le immagini che pubblico sono di backstage realizzate dalle fanciulle e dai fanciulli di cui sopra.
Non metto credit. Volontariamente. Spero che gli autori capiscano perché.
Del resto ci siamo conosciuti no?

Efrem Raimondi Workshop

Efrem Raimondi Workshop

Efrem Raimondi Workshop

Efrem Raimondi Workshop

Efrem Raimondi Workshop

Efrem Raimondi Workshop

Efrem Raimondi WorkshopEfrem Raimondi WorkshopEfrem Raimondi Workshop

Efrem Raimondi WorkshopEfrem Raimondi Workshop

Efrem Raimondi WorkshopEfrem Raimondi WorkshopEfrem Raimondi Workshop

Efrem Raimondi Workshop

Efrem Raimondi Workshop

© All Rights Reserved.

Condividi/Share

Ritratto con contorno – Fuorisalone 2015

Philippe Starck 2015 by Efrem Raimondi

Ciao! Io riparto…
Con una fotografia molto semplice. E ben al centro.
Senza possibilità di equivoco.
Prodotto di un percorso preciso: le conferenze che si sono svolte durante il FuorisaloneMilan Design Week insomma.
In calce il link dei primi d’aprile, che inquadra il tutto.
E così ho proseguito. In maniera sempre più decisa.
Dividendo seccamente il ritratto dalla conferenza.
Leggero… meravigliosamente leggero.
Veloce… meravigliosamente veloce: media a ritratto 45 secondi.
E conferenze in iPhone.
Credo sia necessario cominciare ad asciugarsi.
Facendolo tutti, magazine in primis, potremmo riprendere il bandolo della matassa.
E ricominciare ad occuparci di fotografia.
E meno di fotografie passepartout.
Perché è innegabile, qualcosa si è interrotto.
Forse davvero riflettendo di più e chiacchierando di meno, qualcosa può cambiare.
Non è indispensabile avere chissà quali robe e girare carichi come i muli dell’Adamello…

Stracciare certe abitudini è salutare.
Almeno dove è possibile, si proceda.
Perché si può fare fotografia anche con molto poco.
Questa una selezione necessariamente stringata di tutto il lavoro per INTERNI magazine: 84 ritratti e 140 immagini di conferenza.
Tra Expo Gate, Università Statale, Orto Botanico, Audi Lab, Biblioteca Nazionale Braidense.

Mai sottovalutare nulla! E mettersi in gioco come fossimo al primo scatto.
Ma perché snobbare le conferenze?

© Efrem Raimondi. All rights reserved

Patricia Viel 2015 by Efrem RaimondiPatricia Viel

Britt Moran 2015 by Efrem Raimondi

Britt Moran

Stefano Giovannoni 2015 by Efrem Raimondi

Stefano Giovannoni

Piero Lissoni 2015 by Efrem Raimondi

Piero Lissoni

Kengo Kuma 2015 by Efrem Raimondi

Kengo Kuma

Bernard Khoury 2015 by Efrem Raimondi

Bernard Khoury

Felice Limosani 2015 by Efrem Raimondi

Felice Limosani

Moritz Waldemeyer 2015 by Efrem Raimondi  Moritz Waldemeyer

Francesco Morace 2015 by Efrem Raimondi

Francesco Morace

Alessandro Mendini 2015 by Efrem Raimondi

Alessandro Mendini

Philippe Starck 2015 by Efrem Raimondi

Philippe Starck

Gli unici due COLORE…

Anna Lindgren 2015 by Efrem Raimondi

Anna Lindgren

Sofia Lagerkvist 2015 by Efrem Raimondi

Sofia Lagerkvist

E poi appunto quattro immagini delle conferenze…

Daniel Libeskind - talk - by Efrem Raimondi

Daniel Libeskind. Talk

JacopoFoggini e RomeoGigli - talk - by Efrem Raimondi

Jacopo Foggini e Romeo Gigli. Talk

Efrem Raimondi iPhonephotography.

Audi City Lab. Talk

Biblioteca Braidense by Efrem Raimondi

Biblioteca Braidense. Talk

© Efrem Raimondi. All rights reserved

Questo il link al post del 3 aprile:
https://blog.efremraimondi.it/energy-creativity/

Il tutto con questi strumenti minimi: uno zainetto, una reflex, un lampeggiatore di quelli dedicati, un diffusore di plastica – costo 20 € – un cavo sincro TTL che permette mobilità alla luce, uno smartphone. Nel caso mi sono portato dietro anche un fondalino bianco, in tela, 150 x 200 cm. Ben arrotolato.

R0017123

Più io. Da solo.
Come si deduce dall’immagine gentilmente concessami da Danilo Signorello, giornalista di INTERNI  magazine.

Efrem Raimondi in solitaria

Condividi/Share

Photo… No Message

Photo... NO Message! by Efrem RaimondiPiù vado avanti più mi è chiaro di non aver capito niente.
Ma il punto è: in fotografia, cosa c’è da capire?!
Quando guardiamo, la vediamo o no ‘sta foto che ci sta davanti?

Ci piace? Sì/No.
Ci riguarda? Sì/No.
Intercettiamo uno sguardo autentico? Sì/No.
Lo riconosciamo? Sì/No.
Sì/No e basta.
Mica c’è da convincersi.
O convincere.

Si poteva fare così piuttosto che cosà… scusa: ma cosa stai guardando?
Piuttosto fermati un attimo. Soprattutto se ciò che vedi ti appare semplice.
O abbiamo sempre bisogno di strass tutti sbarluccicanti e un titolone che li incornicia?
Condiamo via con un filo di rancore, che ormai non guasta neanche più, tale è il livello di competizione quotidiano su ogni immagine prodotta, fosse anche una scorreggia.
Fosse in rete o appesa al MOMA, lo stesso.
Stoppare un attimo. Guardare oltre l’immediatezza trendy.
Questa sì una scorreggia. Quasi sempre.

La fotografia NON è competitiva.
Consapevole, produce fotografie ignare che sono libere di girovagare.
Alcune per sempre. Altre neanche partono.
Proprio non la riguarda la competizione… mica è una gara a chi ce l’ha più lungo.
Anche se a volte sembrerebbe.
C’è una fotografia che aiuta e conforta. Quella che parla al nostro posto.
Che prima di vederla non conoscevamo.
Così funziona. E non c’è niente da capire.
Nulla da aggiungere o sottrarre: ciò che si vede è.
Perché?
E chi se ne frega del perché!
Il perché è prima di farla. Una volta che ce l’abbiamo davanti, quella è. Punto.
Sì/No.

E adesso riparto. Che ho un workshop tosto.
Una sfida direi.
E poi ho questi ritratti da ultimare…
Quasi quasi mi bevo un chinotto.

© Efrem Raimondi. All rights reserved

Condividi/Share

Phone Photography – Video Update

Phone Photography… la mostra.
Tutt’ora in corso a Bibbiena.
Della quale ho parlato qui:
https://blog.efremraimondi.it/phone-photography-mostra/

Nel frattempo ho ricevuto da Claudio Pastrone che ne è il curatore insieme a Giovanna Calvenzi, questo video a 360° che mi riguarda.
Per questo lo ringrazio.

update

 

Condividi/Share

La Fotografia non esiste – Report

 

La fotografia non esiste, Efrem Raimondi

In primis: ringrazio veramente tutti per la partecipazione… non me l’aspettavo.
Mi spiace davvero enormemente per coloro che non sono stati fatti entrare dalla sicurezza… un po’ rigida forse.
E so che sono tanti: con tutti mi scuso.
Ma coi Vigil del Fuoco non c’è discussione… pare che il limite di capienza fosse già oltre.

È stata una serata molto piacevole… un grazie particolare a Raul Cremona, che è stato meraviglioso in quel quarto d’ora… se ne è impossessato con grande intelligenza.
E un grazie ai colleghi dell’AFIP che hanno predisposto tecnicamente la serata.

Che altro dire… grazie!

Questa la  R E G I S T R A Z I O N E

Adesso su youtube… e mi  spiace per le seimila visualizzazione della precedente.
Che si sono perse misteriosamente.  Però io ne ho una traccia documentata. Si sa mai.

A margine: non ce la facevo più con lo spot puntato addosso… non sono abituato: un caldo!

Un po’ di backstage, opera di Giulia Gibilaro, con la quale ho il piacere di collaborare ogni tanto.

 

Raul Cremona - La fotografia non esiste. Efrem Raimondi

 

La fotografia non esiste. Efrem Raimondi

La fotografia non esiste. Efrem Raimondi

La fotografia non esiste. Efrem Raimondi

La fotografia non esiste. Efrem Raimondi

La fotografia non esiste. Efrem Raimondi

La fotografia non esiste. Efrem Raimondi

La fotografia non esiste. Efrem Raimondi

Inaspettato per me:  Giovanni Gastel mi consegna la tessera Honoris Causa dell’AFIP…
davvero mi sono commosso.

La fotografia non esiste. Efrem RaimondiLa fotografia non esiste. Efrem Raimondi

La fotografia non esiste. Efrem RaimondiLa fotografia non esiste. Efrem Raimondi

_44A6768

 

La fotografia non esiste. Efrem Raimondi

E questa la situazione per la quale mi scuso. Anche se non c’entro, c’entro.
Persone venute dalla Toscana, da Napoli… che magari non conosco personalmente.
E anche persone con le quali ho collaborato in questi anni. Non faccio nomi, ma in questa fotografia inviatami dal mio amico Luca Bacchella, riconosco bene qualcuno.

E poi c’è questa fotografia che mi piace molto… della mia amica Ilaria Carrier Ragazzi.

© Ilaria Carrier Ragazzi. All rights reserved

Insomma è andata così. Ciao!

Condividi/Share

Workshop – Ritratto – 2 incontri

MIO PADRE E IO ©Efrem Raimondi

Be’ insomma… mio padre e io.
Fotografati da mia madre.
Sarà il 1962… ’63. Nell’ordine che ha lasciato mio padre, incredibilmente non trovo la data.
Il mio primo workshop.

Due incontri al momento:
La sede del ritratto,
Modena, Fondazione Fotografia Modena, 22-23-24 maggio:

cover

 

Il mio ritratto sei tu,
Venezia, La Casa dei Tre Oci, 20-21 giugno:

VENEZIA

 

Al di là dei due differenti titoli, la struttura è la stessa.
E risponde alla domanda: qual’è l’origine, la matrice del ritratto che mi appartiene? Dove diavolo risiede? Come faccio a individuarla e quindi a modularla con le persone che ritraggo?
Ed è proprio una domanda sola.
Con una sola risposta: il ritratto è luogo di sintesi… crocevia di tutto il quotidiano che ci riguarda. E nel quale ci riflettiamo.
C’è un percorso da fare: prima come se parlassimo di fotografia… poi dentro nello specifico.
E si lavorerà anche.
No modelle, no modelli… non me ne abbiano, ma nella circostanza tutto inter nos.
Le info si trovano nei due link sopra.
¡Hasta Luego!

A margine: sulla questione workshop ne ho parlato specificatamente qui: https://blog.efremraimondi.it/workshop-mi-fido-di-adesso/

Condividi/Share

Mestiere Fotografo

Sandra Weber by Efrem Raimondi

 

 

View from room #858…
Sgommamenti, figa e limousine. Tutto vero.
Tutto inebriante all’inizio. Una vita accelerata.
Ma questo cosa c’entra?
Poi comunque, dopo un po’, chi se ne frega.
Poi c’è una cosa che ha peso specifico, poi c’è il mestiere…
Presente il binomio Arti & Mestieri?
Non sono separabili.
Proprio così: N O N   S O N O   S E P A R A B I L I !
E ci vuole talento per entrambi.
Indipendentemente dal fatto che sia artista – reportagista – ritrattista – fashionista – stillaifista e tutto quanto ista… cambia niente.
Le etichette non cambiano mai la sostanza della questione.
Se ne hanno la presunzione, sono solo patacche. Proprio uguali a quelle sulla canotta mentre armeggi al barbecue.
La cifra di un fotografo non risiede nella singola immagine, ma nella capacità di reiterare il gesto modulandolo alla circostanza.
Fino all’ultimo respiro.
Anche quando non si scatta. Soprattutto quando non si scatta…

Le voci del binomio sono chiare: l’Arte ha a che fare con l’idea di fotografia che hai, il Mestiere con le fotografie che fai, e che ti permettono di registrare con sempre maggiore precisione il senso del fotografare. Il tuo. Quella roba che t’appartiene e che intendi manifestare.
Per farlo, per continuare a farlo nel tempo, occorre conoscenza.
Senza la quale puoi passeggiare impunemente in un tumblr qualsiasi. E disquisire della tua meravigliosa Fotuscoss, costata una cifra, in un qualsiasi forum.
Ma basta.
E soprattutto non dispensare consigli su come avresti, tu, fatto quella fotografia lì. Che è di un altro. E saprà bene cosa intendeva fare: perché manipolargliela? Se proprio ci tieni, falla tu.
Anzi, rifalla senza proferire verbo.

Persino la capacità di improvvisare è subordinata alla conoscenza.
Perché quando è solo con l’improvvisazione che riesci a ricondurre il tutto a un parametro iconografico, e succede, è solo attraverso la conoscenza che lo ottieni.
La fotografia, in qualsiasi declinazione si presenti, è disciplina.
Ferrea.
Non ammette sconti. E nemmeno parole o titoloni al seguito cambiano qualcosa: ciò che si vede è.
Questo è il mestiere. Ed è una cosa che non si smette mai di apprendere.
Attraverso il one–to–one che faccio con alcuni fotografi e fotoamatori che hanno davvero voglia di mettersi in gioco, verifico anche il mio grado di conoscenza. E mi accorgo che non basta mai.
Senza diventare ossessivi modello Antonino Paraggi, il protagonista de L’avventura di un fotografo, in Gli amori difficili, Italo Calvino edito Oscar Mondadori, che va assolutamente letto – c’è tutto, più di un manuale – al netto appunto di fenomeni patologici, la conoscenza è l’unico elemento che consente all’intuizione di diventare espressione.
Dobbiamo immaginare il Mestiere come il passepartout per il linguaggio che ci riguarda.
È applicazione, lavoro vero e non un ripostiglio di trucchi assortiti pronti per l’occasione.
Non ci sono trucchi in fotografia. Non c’è la Fotuscoss.
Mettiamola così: il mestiere è il versante utile di una fotografia che può anche permettersi di essere inutile.

Ma il Mestiere è anche mestiere… lo sappiamo bene noi, fotografi italiani. Lo sappiamo più di ogni altro al mondo.
E adesso volo basso, sorry…
Perché non si tratta solo di preventivi, mediazioni, e tutto l’ambaradam connesso a qualsiasi professione: qualcuno ha idea del livello di burocratica confusione in cui versano lo stato di fotografo e la fotografia in Italia? Che quando lavoro all’estero, qualsiasi estero, mi sembra di essere su un altro pianeta. Mentre lì è la normalità.
Un solo esempio: quando ho iniziato, con la P.IVA e tutto il nécessaire, anno 1983, per professare legittimamente dovevo avere una licenza. Potevo scegliere tra ambulante o studio.
Ambulante mi dava la possibilità di avere anche uno studio.
Il contrario no. Per cui ho deambulato. Dentro e fuori lo studio.
La mia licenza, che non trovo se no l’avrei postata, prevedeva tutta una serie di divieti e restrizioni. Tipo no fotografia in Piazza Duomo, San Marco, Colosseo eccetera più ovviamente tutti gli obiettivi militari, stazioni ferroviarie incluse. Avevo inoltre l’obbligo, qualora avessi deambulato oltre la provincia di Milano, di recarmi al commissariato di polizia del posto dove mi trovavo e esibire la mia licenza. Solo previo nullaosta, certificato da timbro, avrei potuto fotografare. Ero un fanciullo… l’ho fatto, ingenuamente, solo la prima volta, a Urbino.
Poi viste le facce degli ignari poliziotti, me ne sono sempre fregato.

L’unico vero vantaggio che la mia licenza prevedeva era di allevare piccioni e fare fotocopie. Giuro. Quando lo raccontavo fuori da questi confini si sganasciavano dalle risate.
A proposito di mestiere…
Per non parlare della fiscalità. E che la nostra non ha ancora recepito completamente il concetto di diritto d’autore.
E noi fotografi italiani con le nostre associazioni, insistiamo col dire che un Albo non serve?
Non è la soluzione migliore. Ma a me sembra l’unica per cominciare a mettere dei punti fermi. Meglio se fermissimi.

Volato basso abbastanza.
Rifiondiamoci filosoficamente nel binomio Arti & Mestieri.
Ognuno alla fine come gli pare.
Liberi tutti.

© Efrem Raimondi. All rights reserved

La fotografia pubblicata è un’iPhonata durante la conferenza tenuta da Sandra Weber e organizzata da INTERNI magazine e Audi. Adesso, durante il Fuorisalone 2015.

Condividi/Share