La mia famiglia – Artribune

Sabato scorso sono tornato a Parma.
Per due motivi: mi faceva piacere ritrovare La mia famiglia appesa ai muri di BDC28 – sino a domani visibile a tutti.

E per incontrare Valeria Carnevali, autrice dell’articolo di Artribune.
Prima s’è vista la mostra da sola; poi abbiamo fatto un veloce tour insieme;
poi abbiamo chiacchierato.

Poi è scappata, catalogo in mano, verso un treno che rischiava di perdere.
Se l’avesse perso non mi sarebbe dispiaciuto: un bell’incontro davvero.
E perciò la ringrazio.

Artribune link

Nell’ora precedente ho chiacchierato invece con Giorgia Lanciotti, autrice dell’intervista a ParmAteneo con il contributo video di Fabio Manis, Lara Boreri, Tommaso Fonnesu.
Tutti collaboratori – nonché studenti – di questo settimanale degli studenti dell’università di Parma.
Ed è stato bello confrontarsi con loro… così giovani e splendidamente aperti.

ParmAteneo link

Per me è stato molto interessante questo doppio confronto…
E se posso dire, è bene non dare mai nulla per scontato.
Mai.

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SPAZIOFF, la mostra – Backstage

SPAZIOFF - PSPF 2018 - Efrem Raimondi BlogElisa Biagi al lavoro fotografata da Tiziana Nanni.

SPAZIOFF: l’allestimento, l’opening, la mostra…
E io zeppo di cortisone e antibiotico. Che giustamente chi se ne frega, però ero uno straccio.
Per fortuna c’è stata una grande condivisione, anche operativa, tra tutti i protagonisti, le autrici in primis.
Così me la sono cavata anch’io.

Lo dico senza alcuna presunzione… però lo dico: una gran bella mostra.
E sino all’8 aprile resta lì dov’è: Perugia, circuito espositivo PSPF, Officine Fratti.

Una mostra che va da un’altra parte. Almeno questo il mio intento curatoriale.
E non essendo un curatore forse mi entusiasmo oltre il lecito.
Del resto, fossi stato nel lecito non sarei mai stato fotografo, ergo…

Lo spazio è splendido. Una ex mensa in pieno centro storico.
Adesso un progetto operativo voluto dal Comune di Perugia: […] promozione di percorsi di rigenerazione urbana del centro storico, attraverso l’imprenditorialità giovanile e le professioni culturali e creative.
Solo due robe: è luogo di lavoro e sotto la tutela della soprintendenza alle belle arti.

Quindi allestire non è stato facilissimo: sì chiodi no trapano; mattoni e pietra non si toccano se non SOLO in quel punto lì; intonaco ok, ma sotto c’è pietra medievale, e sotto sotto un po’ di Etruria che non guasta – non ne ho idea ma il passato a volte emerge con una pernacchia che inchioda te e le tue velleità espositive…
Se non ci fosse stato Luigi Petruzzellis, materialmente risolutivo col suo super trolley pieno di tutto e soprattutto adeguato ai muri, ciao! saremmo ancora lì a deambulare attoniti.
Se non ci fosse stata la disponibilità delle persone che lì ci lavorano, in primis Elisa Pietrelli, altro ciao!

E noi ancora lì alla ricerca di un metro quadro.
Non è stato proprio così drammatico, ma a fronte di tanta vera collaborazione mi piace romanzare un po’.

SPAZIOFF - PSPF 2018 - Efrem Raimondi BlogQuesta la sintesi fotografica realizzata da un po’ tutte e tutti strada facendo.

Più una che è un momento moooolto particolare non spiegabile qui. Diciamo il mio souvenir per questo gruppo compatto che altrimenti non saprei come ringraziare diversamente.

SPAZIOFF - PSPF 2018 - Efrem Raimondi BlogLe autrici: Cinzia Aze, Elisa Biagi, Lisa Ci, Dana de Luca, Iara Di Stefano, Benedetta Falugi, Sophie-Anne Herin, Laura Lomuscio, Irene Maiellaro, Tiziana Nanni, Paola Rossi.
Diverse ma con un comune senso di liberazione che straccia trend e cliché.

Chi vuole può leggere la presentazione in un articolo precedente.
Quello che aggiungo, è che una mostra così non è la sommatoria dei singoli percorsi autoriali.
Ma ha un suo respiro e uno sguardo che la identifica.
Che mi fa dire che non è proprio una collettiva.

Ma un’altra cosa.
E non so darle una collocazione… non trovo l’aggettivo.

Al fine, la curatela ha comportato delle scelte nette in termini espositivi: non mi interessava entrare nel dettaglio di ogni singola opera esposta. Per qualche autrice mi interessava che se ne cogliesse lo sguardo in un lampo.
Quindi anomala lungo qualche parete… come una linea leggera.
Ma indietro tre metri, ne colgo il respiro. Che qui vale più del dettaglio.
Tutto opinabile.
Ma questa è una scelta.
E due cose due le dico in questa brevissima intervista fattami da Gilles Dubroca.
Che sapeva esattamente cosa chiedere:
https://vimeo.com/260244096

SPAZIOFF - PSPF 2018 - Efrem Raimondi Blogby Benedetta Falugi

Ringrazio Antonello Turchetti per la fiducia.
Giulia Ferranti per la collaborazione.
E anche le tantissime persone che sono venute all’inaugurazione.
Ma soprattutto le autrici e ogni millimetro delle loro opere.
Sono davvero molto contento di averla curata questa mostra.
Di amarla.

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Perugia Social Photo Fest – SPAZIOFF

SPAZIOFF, 10 marzo – 8 aprile, Perugia Social Photo Fest – PSPF.
Intanto lo comunico.
Poi, c’è ancora del lavoro da fare – messaggio in codice per le autrici… segue sorriso.

Circa un anno fa Antonello Turchetti, direttore artistico del festival, mi chiese la disponibilità a seguire la cosiddetta OFF zone.
Che non è la vetrina grande, quella al centro, ma proprio per questo gode di un’autonomia affascinante. Ecco il motivo per cui ho accettato con entusiasmo.
E una certa serenità incosciente, che nel mio caso è stata fondamentale: non ho mai curato niente, non è il mio lavoro.
Però mi guardo attorno, e questo sì mi appartiene.
Poi, dettaglio non trascurabile, stimo profondamente Antonello e amo il suo rigore, quindi se mi ha fatto questa proposta avrà i suoi validi motivi… inutile che io perda tempo a indagare. Ecco.

Immediatamente ho pensato al femminile. E non è una scelta discutibile.
Perché nel tempo recente mi riconosco spesso nello sguardo restituito dalle donne.
Spesso, non vuol dire sempre. Ma è un indice preciso per ciò che mi riguarda… qualcosa mi dice che sono anch’io lì.
Non una coincidenza ma una parentela, stretta, sì.
E non so perché.
Quindi mi fiondo.
Tutto sommato è ciò che ho scritto nella presentazione di questa collettiva:
PSPF - SPAZIOFF Curated by Efrem Raimondihttp://www.perugiasocialphotofest.org/spazioff/

Undici autrici per un centinaio di opere:
Cinzia Aze, Elisa Biagi, Lisa Ci, Dana de Luca, Iara Di Stefano, Benedetta Falugi,
Sophie-Anne Herin, Laura Lomuscio, Irene Maiellaro, Tiziana Nanni, Paola Rossi.
Tutte diverse, tutte uguali con quel fil rouge che vedo: liberazione.
Chi lo vede, bene. Chi no, amen. Non è un mio problema.
Il fatto è che avrei voluto fossero cento… che ce ne sono davvero tante.
Spero di avere altre possibilità.

PSPF - SPAZIOFF Curated by Efrem Raimondi© Efrem Raimondi. All rights reserved.

© Cinzia Aze - All Rights Reserved                    Cinzia Aze – Collaze.

© Elisa Biagi - All Rights Reserved                    Elisa Biagi – Lasciapassare – Vivere il confine mobile.

© Lisa Ci - All Rights Reserved                    Lisa Ci – Ma dentro voliamo via.

© Dana de Luca - All Rights Reserved                    Dana de Luca – La petite mort.

© Iara Di Stefano - All Rights Reserved                    Iara Di Stefano – Qualcuno una volta mi ha ricordato.

© Benedetta Falugi - All Rights Reserved                    Benedetta Falugi – Diary (2009 – 2017).

© Sophie-Anne Herin - All Rigts Reserved                    Sophie-Anne Herin – La plongée.

© Laura Lomuscio - All Rights Reserved                    Laura Lomuscio – Sono dove sogno.

© Irene Maiellaro - All Rights Reserved                    Irene Maiellaro – Muoviti.

Tiziana Nanni – Tenere insieme le cose.

© Paola Rossi - All Rights Reserved                     Paola Rossi – L’infinito viaggiare.

PSPF – Perugia Social Photo Fest – Opening 9 marzo 2018.

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James Nachtwey – Memoria

James Nachtwey Exhibition by © Efrem Raimondi - All Rights ReservedJames Nachtwey a Palazzo Reale, Milano, sino al 4 marzo 2018.
Una mostra che va vista.
Che non lascia indifferenti.
Che è totalmente coerente con un certo modo di intendere la fotografia dedicata al reportage.
E che mi trova solidale pur non frequentando.
Tranne per una cosa che dirò dopo. Come un dubbio…

Non ho idea di quanti modi ci siano per vedere una mostra, qualsiasi mostra.
Questa ha però intrinsechi motivi e letture che si muovono su più piani. Più che altrove.
Nessuno facile da affrontare.
Occorre un grande rigore. E coerenza.
Perché il soggetto, tutta la mostra, si regola anche sul piano estetico. E s’una idea del rapporto che questo ha con un contenuto che è tosto.
Mai e poi mai può essere trascurata l’estetica.
Anche se reportage, per me cambia nulla… non è il genere che fa la distinzione.

Solo l’opera. Solo ciò che è lì da vedere.
E questo è il mio modo di affrontare le mostre.
E tutta la fotografia a dire il vero.

Privo di patente, questo il mio rapporto.
Perché è così che leggo l’essenza dialettica di qualsiasi autore.
La misura espressiva.
Qui un equilibrio delicato.
Perché quando vedi dolore, morte, disperazione, la tentazione al rifiuto è forte.

Su due pannelli proprio all’inizio Roberto Koch – che ha curato la mostra insieme all’autore – dice: Da quarant’anni Nachtwey fotografa il dolore, la violenza, la morte e a sostenerlo nella discesa nella ”città dolente” della condizione umana è sapere che il buon fotogiornalismo può ancora incidere sull’opinione pubblica, come una prima stesura di un futuro libro di storia.

Non so se sia ancora in grado di incidere sull’opinione pubblica, davvero non lo so.
Però mi sa di no. Con rammarico.
Semmai ci sarebbe da chiedersi: e poi? Poi cosa fa l’opinione pubblica?
Ma capisco perfettamente il senso, e probabilmente l’auspicio di Koch.

Quella che è immediatamente chiara è l’onestà.
E la coerenza dello sguardo di Nachtwey lungo questi quarant’anni: Cisgiordania, Haiti, Guatemala, Libano, El Salvador, Berlino, Bosnia, Kosovo, Albania, Cecenia, Somalia, Sudan, Romania, Zaire, Ruanda, Sudafrica, Stati Uniti, Afghanistan, Iraq, Germania Est, Cecoslovacchia, Indonesia, Nepal, Vietnam, Pakistan, Zambia, India, Cambogia, Croazia, Macedonia, Grecia… un viaggio con al centro un’umanità esposta a tutto.
Compreso ciò che non vogliamo sapere. Ma che qui trova forma.

E con garbo ti viene sbattuto in faccia.
Sei qui e non puoi sottrarti…
Se decidi di venire qui, sappi che devi farci i conti.
Solo che non è come altrove, come per altri: Nachtwey è secco, pulito, diretto, essenziale e potente con quel suo bianco e nero.

Assolutamente da affrontare come una sequenza l’installazione riguardante gli ospedali militari in Iraq: 60 fotografie sapientemente addossate che ti arrivano addosso come una bomba. Uguale.
Se ti avvicini partendo dalla sala che la precede, dritto senza esitare, uguale.

James Nachtwey Exhibition by © Efrem Raimondi - All Rights ReservedJames Nachtwey Exhibition by © Efrem Raimondi - All Rights ReservedJames Nachtwey Exhibition by © Efrem Raimondi - All Rights ReservedJames Nachtwey Exhibition by © Efrem Raimondi - All Rights ReservedJames Nachtwey Exhibition by © Efrem Raimondi - All Rights ReservedJames Nachtwey Exhibition by © Efrem Raimondi - All Rights ReservedUna carneficina.
Ma sempre con questo sguardo pulito, non incline ad alcun prurito: nessuna sbavatura. Non è per nulla facile.

Mentre ho trovato del tutto boh le parole di Wim Wenders.
Vagamente pretesche nel suo accomunare tutti: Nachtwey, i suoi soggetti, noi che siamo lì a guardare.
Oltre alla firma sul pannello, chi ci passa davanti si fermi e legga.
Dopodiché prosegua.

James Nachtwey Exhibition by © Efrem Raimondi - All Rights ReservedJames Nachtwey Exhibition by © Efrem Raimondi - All Rights ReservedJames Nachtwey Exhibition by © Efrem Raimondi - All Rights ReservedJames Nachtwey Exhibition by © Efrem Raimondi - All Rights ReservedJames Nachtwey Exhibition by © Efrem Raimondi - All Rights ReservedJames Nachtwey Exhibition by © Efrem Raimondi - All Rights ReservedJames Nachtwey Exhibition by © Efrem Raimondi - All Rights ReservedE adesso il mio dubbio.
Che riguarda gran parte del colore: tutto si muove con le priorità del bianco e nero, solo che la cromia è un’altra. Ed è come incollata.
Brillantemente incollata.
Tanto da sembrarmi un artificio.
Intendiamoci, anche qui nulla a che vedere con certe note derive da carrozzeria, però…

Insomma un dubbio.
Che in qualche modo mi fa pensare a un diverso orientamento del gusto. E che prima o poi ci vorrebbe qualcuno, un cranio vero e ben attrezzato, che affronti la questione.
Al momento resto qui col mio dubbio che è tale perché è magistrale lo sguardo di James Nachtwey. Che va be’, lo affronteremo altrove.

James Nachtwey Exhibition by © Efrem Raimondi - All Rights ReservedJames Nachtwey Exhibition by © Efrem Raimondi - All Rights ReservedJames Nachtwey Exhibition by © Efrem Raimondi - All Rights ReservedJames Nachtwey Exhibition by © Efrem Raimondi - All Rights ReservedJames Nachtwey Exhibition by © Efrem Raimondi - All Rights ReservedJames Nachtwey Exhibition by © Efrem Raimondi - All Rights Reserved© Efrem Raimondi. All rights reserved.
Nota: tutte le immagine in iPhone 6.

Memoria, James Nachtwey mostra.
Palazzo Reale, Milano 1 dicembre 2017 – 4 marzo 2018.
105 opere esposte.
Curatela: Roberto Koch, James Nachtwey,
Organizzata da: Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale, Civita, Contrasto e GAmm Giunti.
Digital Imaging Partner: Canon.
Con il supporto di: Fondazione Cariplo e Fondazione Forma per la Fotografia.

Questa la pianta della mostra data unitamente al biglietto – € 13,00.
Volendo è disponibile anche l’audioguida.

James Nachtwey Exhibition by © Efrem Raimondi - All Rights ReservedJames Nachtwey Exhibition by © Efrem Raimondi - All Rights Reserved
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Milano – Siena – Pordenone: ottobre.

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedMilano, poi Siena quindi Pordenone.
Questo mese di ottobre chiude un ciclo didattico.

Per aprirne un altro col prossimo anno.
Completamente diverso se non per un paio di eccezioni che verifecherò strada facendo.
Poi certo, si può ritenere che la didattica sia inutile. O che si equivalga.
Non è così.
E proprio perché non è così, l’intenzione, la mia, è di cambiare molto.
Ma intanto ottobre…

Parto dalla situazione più articolata: Siena: 6 – 8 ottobre.
Un tour de force organizzato in collaborazione con Lombardi Arte.
E grazie all’energia e all’impegno, serio, di Niccolò Cesarini e Stefano Fantini.
Però non ho capito cosa è successo al loro sito…

Per cui rimbalzo alla pagina Facebook:
https://www.facebook.com/lombardiartegallery/

Per lo specifico del workshop questo il link:
https://lombardiarte.com/pages/la-sede-del-ritratto-workshop-di-efrem-raimondi

E alla mail per le eventuali informazioni:
info@lombardiarte.com

Efrem Raimondi a SienaIn primis il 6 alle 18.00, con la lectio Presente Imperfetto.
Molto simile a quella tenuta con Benedetta Donato al MAXXI di Roma a giugno.
Mi accompagnerà Alessandro Pagni questa volta.
Se riesco a convincerlo.
Amo la sua scrittura e l’acutezza del pensiero.
Anche la sua garbata riservatezza. Vediamo…

La stessa sera inauguriamo PORTRAIT FOR SALE.
Una piccola mostra di 19 opere in tiratura limitata: ritratto.
Quello che mi riguarda… trasversale.
Ho mischiato un po’ le carte, per cui non anticipo nulla, almeno io.
FOR SALE perché sono decisamente in vendita.
Proprio senza girarci intorno, a fronte di stampe che sono proprio stampe.
E insisto, la carta è un’altra cosa se trattata come si deve.
Perché sa restituire matericità.
Mentre vederla non costa nulla, e chi ha piacere venga.
O vada. Sino al 22 ottobre.

Il 7 e l’8 il workshop La sede del ritratto.
Che è un percorso tosto. E prevede disponibilità: da parte mia e dei partecipanti.
Il ritratto al centro. Ma l’impegno è quello di trascendere il genere.
Di evitare i cliché. Di impossessarsi del dubbio e non di esserne in balìa.

Stesso workshop a Pordenone il 21 e 22 ottobre.
Organizzato con DUE PIANI.
Qui sotto tutte le info

Efrem Raimondi a PordenoneLo scorso novembre ero in Friuli e sono passato a trovare Leonardo Fabris, deus ex machina di questo spazio davvero gradevole: bello lo spazio, belle le persone.
Quindi eccomi qui.
Le premesse sono sempre le stesse per quello che riguarda i partecipanti: non è necessario coincidere con la mia visione del ritratto.

Ma resettare sì, ed essere disponibili a mettersi in gioco pure.
Un workshop non è ”Aperitivo con”.
E l’impegno, sottolineo ancora, è reciproco.
Massimo 16 partecipanti.

Quindi Milano. A partire dal 3 ottobre.
Che ho lasciato in fondo perché qui il discorso comincia a mutare: 10 incontri, uno alla settimana – il martedì dalle 20 alle 22 – sino a gennaio 2018:
http://www.bottegaimmagine.it/ritratto-efrem-raimondi/

Organizzato con Bottega Immagine dopo una chiacchierata con Stefano Bernardoni, che la dirige.
Un percorso mutuato dall’esperienza del workshop sul ritratto, solo più spinto.
Proprio andando a cercare il dettaglio.
E le contraddizioni.
Con al centro la figura umana avendo chiaro che tutto dipende da noi: niente alibi, e la consapevolezza di ciò che facciamo è fondamentale.

Efrem Raimondi a MilanoNon partiremo da zero, ma se dovessimo accorgerci di qualche lacuna ”grammaticale”, abbiamo il tempo per affrontarla.
Pensando sempre, e questo è l’obiettivo, che qualsiasi strumento abbiamo a disposizione è subordinato all’uso che vogliamo farne.
Questo è un corso didattico che ci permette di affrontare con maggiore disponibilità sia il cosa che il come.
Sul perché tralascio. Ne parleremo in aula.
E ci lavoremo. Perché proprio si lavorerà.
Di cranio e di mani. Anche di gambe, che valgono sempre di più di qualsiasi obiettivo.

Questo al momento è quanto. E mi sembra abbastanza.
Poi si vedrà.
Tutti gli aggiornamenti sul calendario, nel menù alla voce WORKSHOP ECCETERA.

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Ugo Mulas – Vitalità del negativo

Vitalità del negativo nell’arte italiana 1960-70 è stata una mostra sull’avanguardia italiana: 1970, Palazzo delle Esposizioni, Roma, a cura di Achille Bonito Oliva.
Ugo Mulas racconta il suo tour con delle immagini nette, semplici, potenti.

S E M – P L I – C I !
Vitalità del negativo, questo libro, è proprio questo.
E nient’altro. Provaci…
E sta tutto nell’assioma di Mario Merz:

Abbandono di uno spazio pratico
per uno spazio teorico.

Ugo Mulas - Efrem Raimondi BlogAnche se qualcuno è indotto a crederlo, non siamo per niente nel concettuale.
Perché il pensiero, qui, ha forma.

Un libro del 2010… trentasette anni dopo la scomparsa di Mulas.
Inattuale?

Meravigliosamente inattuale!
È quando la fotografia non si misura più col tempo quotidiano.

Neanche con quello storico.
È quando, leggera, sorvola sulla criticità umana e la sua pedanteria logica.

Non c’è un solo punto esclamativo… ma un rigore espressivo trasversale.
Siamo fuori dall’attualità. Proprio non riguarda questo Mulas.

Siamo da un’altra parte… in un luogo totalmente fotografico che si misura esclusivamente con la visione dell’autore.
Ed è visibilmente così, basta sfogliare: perché il pensiero non è il pensare.

Si pensa prima, dopo… mai durante l’azione. Che è il tempo in cui il pensiero diventa forma, espressione.
E finalmente cessa di essere una pratica onanista, un’eco concettuale… una ossessiva rottura di coglioni.

Un libro dall’alto peso specifico: ci sono due Verifiche, la 1 e la fondamentale Verifica 3 sul tempo fotografico; ci sono le riflessioni di Ugo Mulas; ci sono le note degli autori ritratti.
Insomma è proprio un libro. E un’opera modernissima.

Curato da Giuliano Sergio in collaborazione con Archivio Ugo Mulas e Incontri Internazionali d’Arte.
Un libro che nasce tra il 1971 e il ’72 quando lo stesso Mulas consegna il progetto a Graziella Leonardi Buontempo – sua la prefazione.
E poi… poi la morte, la perdita della maquette originale, vicende alterne che ne hanno impedito la pubblicazione.

Sembrava non ce l’avrebbe fatta.
Invece eccolo qua.
Ed è splendido.

Ugo Mulas - Efrem Raimondi BlogUgo Mulas - Efrem Raimondi BlogUgo Mulas - Efrem Raimondi BlogUgo Mulas - Efrem Raimondi BlogUgo Mulas - Efrem Raimondi BlogUgo Mulas - Efrem Raimondi Blog© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Ugo Mulas. Vitalità del negativo
Johan & Levi Editore, 2010.
210 pagine, illustrato, rilegato, 29 x 24,5 cm.
€ 55,00
N.B. Esistono due edizioni: italiana e inglese.

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Robert Frank – GLI AMERICANI, exhibition

 

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedSi scrive e si legge Frank. Non Frenk…
Perché il fanciullo, novantaduenne, è svizzero di Zurigo.
E forse anche per questo all’inizio non è che THE AMERICANS sia stato tanto amato dai medesimi… che in fondo lo sappiamo, gli americani di primo acchito non amano molto lo sguardo degli altri su sé stessi.
Poi però ci ripensano, e con tempi non galileiani in genere.
A quel punto è amore. Per sempre.
E così diventi Frenk.

Questa alla galleria FORMA MERAVIGLI è una mostra potente, non eludibile: 83 fotografie vintage… alias stampa ai sali d’argento… quella bella baritata che schiocca al tocco, e il nero è nero, il bianco bianco, con in mezzo i grigi che riempiono e danno volume.
Ed è una mostra talmente baritata che anche ferma e sotto vetro, anche a tre metri si sente lo schiocco.
E si vede.
C’è da riempirsi gli occhi… tutta la testa. Il cuore. L’anima.

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Di fronte  alla copia slegata e stesa

Qua e là ci sono anche alcune sue riflessioni. Che valicano questo percorso e riguardano proprio l’idea di Fotografia che lo riguarda.
E coincidono con la Fotografia che produce.
Una direttamente da una copia originale della rivista Camera del 1959:
La produzione massificata di un fotogiornalismo privo di ispirazione e di una fotografia priva di pensiero diventa merce anonima.
L’aria si ammorba della “puzza” di fotografia
[] Non sono un pessimista, ma se guardo una rivista illustrata oggi trovo difficile parlare di un progresso della fotografia, perché la fotografia oggi viene accettata senza domande, e si ritiene che sia compresa da chiunque, persino dai bambini. Credo che solo l’integrità individuale del fotografo possa innalzarne il livello.

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In una bacheca le varie edizioni del libro, a partire dalla primissima francese
LES AMÉRICAINS del 1958.

Quello che non sapevo è che la seconda, del 1959, è italiana:
GLI AMERICANI, Milano, Il Saggiatore.

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Io ho la mia edizione. Da molti anni.
Ma vedere l’intero lavoro appeso, scorrerlo fisicamente…respirarlo: andare oltre e ritornare, fisso nel nero… perso nel gesto sospeso che si allunga, si allunga, si allunga e ti prende lo stomaco.
Tu le guardi e sei lì.
Esattamente lì sull’East River del ’54… a San Francisco nel ’56… nello sguardo di un testimone del ’55 che non c’è più tu ti rifletti, e vedi Robert Frank, lo vedi proprio: sei fuori dal tempo, sei dentro lo spazio infinito, fluido, che non certifica alcun istante e sfigura la Storia.
Come fottere il destino.
Questo ciò che c’è in mostra.
E se non la vedi puoi comunque crederci, ma se la vedi, se la vedi…

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© Efrem Raimondi - All Rights ReservedGLI AMERICANI – ROBERT FRANK
Fondazione Forma per la Fotografia – Maison Européenne de la Photographie, Parigi
Galleria FORMA MERAVIGLI

via Mervigli 5 – Milano
Fino al 19 febbraio 2017

Ufficio stampa, Laura Bianconi
stampa@formafoto.it
335 7854609

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Nota: tutte le immagini in iPhone 6.

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Baritate che ti saltano addosso…

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TOGETHERSTRONGER STEP FORWARD

toghetherstronger

Togetherstronger Step Forward è una mostra che si terrà a Palermo il 20 ottobre presso Église.
Si tratta di un evento per la raccolta fondi a favore della popolazione vittima dell’ultimo terremoto, quello del 24 agosto in Centro Italia.

Con la collaborazione congiunta del Perugia Social Photo Fest e Église.
Molti gli autori che hanno donato una propria opera e che viene venduta a cento euro. Tutte quante… nessuna asta, nessuna distinzione: cento euro.

La vendita continua fino all’11 novembre. Anche on line.
Per tutte le informazioni e i dettagli:   
https://blogeglise.wordpress.com/2016/10/11/togetherstronger-step-forward/

E questa è la mia, Trussardi novantasei.
35 x 23 cm su carta 40/30 Hahneműhle Fine Art Rag Pearl 320 gr.
Stampa destinata a TOGETHERSTRONGER,  non numerata firmata sul retro.

trussardi novantasei by Efrem Raimondi

   © Efrem Raimondi. All rights reserved.

Buona partecipazione e diamoci dentro.
Ciao!

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Self-Portrait. Mostra + Lectio

Efrem Raimondi - exhibition

Self-Portrait, mostra…
Self-Portrait, rigorosamente singolare.
Perché risponde esattamente all’idea che ho di ritratto e al rapporto che si crea tra la figura – umano, gatto, fiore e tutto quanto davanti alla fotocamera – e l’autore.
E cioè la consapevolezza che la dialettica fotografica restituisce, sempre, l’immagine riflessa dell’autore.
Che è il vero soggetto della fotografia.
In questo caso il sottoscritto. Ma cambia poco… uso lo stesso paramentro anche per il lavoro degli altri.
Perché non è necessario sposare questa tesi, né erigere o spianare muri ideologici, o religiosi vista certa veemenza non appena accenno: l’autore, quando c’è, si vede e determina il peso specifico dell’immagine restituita.
E autore, non ha alcuna necessità maiuscola.
Me ne frego delle maiuscole.
M’interessa ciò che vedo.
Questo è per me il soggetto col quale qualunque fruitore si misura.
Indipendentemente dalla destinazione d’uso della singola fotografia: qualsiasi luogo è lo stesso.
Non è lo stesso… ma è lo stesso: proviamo ad astrarci dal contesto e occupiamoci di ciò che vediamo.

Discutibile. Vero. Amen: it’s only my opinion…

Venti ritratti per questa mostra anomala.
Una selezione durissima e mirata.
Nata dalla curiosità, e dall’intelligenza mi vien da dire, dello studio legale R&P Legal.
Inizialmente non capivo bene questo interesse: un fotografo e uno studio legale… una mostra…
Insomma un po’ fuori da certi canoni.
Poi ho aderito totalmente: oltre ai luoghi, esistono le persone e la loro capacità di relazione col circostante.
Per questo parlo di intelligenza.
Ho sempre creduto nella trasversalità e i cliché mi hanno sempre infastidito. Non ne ho mai fatto mistero.
Questa era un’ottima occasione per sottolinearlo ulteriormente.
Ma se esistono le condizioni, ma esponi dove vuoi!

INVITO

Poi il 16 giugno La fotografia non esiste, che è un po’ la replica della lectio magistralis tenuta l’anno scorso in Triennale a Milano.
Sempre a cura di R&P Legal e col patrocinio del Comune di Busto Arsizio.
Museo del Tessile – via Volta, 6 – h. 18,30.

Per informazioni: busto@replegal.it

Ora, nel mio caso di magistrale non c’è nulla.
Mi limito a dire la mia. Con la fotografia che mi riguarda.
Spero davvero che ci si veda e volendo ci si confronti.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

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