Quello che sto facendo da una settima è sfogliare la mia vita: 12 hard disk da 1TB aperti in contemporanea.
Più uno: io. Cioè quello che mi fa perdere un sacco di tempo.
E ho un sito da rifare.
Non sono solo, non potrei farcela e non ho le competenze per affrontare un sito ex novo.
Però l’editing è affar mio.
Ed è davvero come sfogliare la propria vita.
Quindi mentre sono infilato in questo archivio – che non è esauirto in 12 HD – mi viene in mente quella fotografia là per quel lavoro là.
Proprio quella.
E non la trovo.
Ho pensato all’intervento di Laura Manione, sull’archivio, a ISOZERO Lab – il mio laboratorio didattico sul quale ritornerò visto che a ottobre si riparte – e a quanto mi sarebbe stato utile organizzarne uno digitale un po’ più efficace dell’attuale.
Non l’ho mai fatto col criterio che richiederebbe e ne pago le conseguenze.
Comunque quella fotografia là è sempre nel mio archivio mentale.
E preme.
Per poi scoprire che non l’ho mai scansita!
E mentre la cerco analogicamente, ne saltano fuori altre.
Un disastro…
Erano nella mia memoria, ma depositate sotto. Anche molto sotto.
E forse alcune sarebbe stato meglio non riemergessero.
Che davvero è di vita che parlo. Ed è una storia complessa da affrontare.
La fotografia è per me essenzialmente un luogo.
Un ripostiglio. Più nobile in latino: repositorium.
Il luogo dove depositare le cose più care. Le più preziose.
E in fondo, anche la memoria lavora così: conserva e poi restituisce.
Anche la matrice solida funziona così: la pellicola conserva.
E poi d’emblée ti spara in faccia tutto anche dopo un secolo.
Cazzo…
Ho trovato quella che cercavo: una poltrona fotografata per Sawaya & Moroni nell’88.
E poi fuori le altre, come quella dell’87 per Egon von Furtsnberg/GAP che non ricordavo di aver scattato anche in BN.
O per Sportmax/GAP, 1989. Con pelliccia rigorosamente sintetica.
Che il pelo degli altri io non lo fotografo…
Per me tutto è la stessa cosa.
Insomma la storia è questa: si aggiorna a oggi ma i conti si fanno con tutto il percorso.
In fotografia, sempre
E l’opera è al centro. Talmente al centro che mi sono convinto che la fotografia che mi piace è prodotta da persone che mi piacciono.
In fondo è così: mi piace/non mi piace.
E la tua visione, quella che mostri, muove la mia memoria. O no.
Tutto o niente.
Un solo hard disk: tu.
Sfogliare un archivio però…
Non so quando, ma avrò un nuovo sito.
Nel frattempo è dura.
© Efrem Raimondi. All rights reserved.
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