Non trovo le parole che mi mettano al riparo da una denuncia…
Non trovo le parole pubbliche.
Quelle private le ho trovate istantaneamente dopo aver visto il calendario Lavazza 2015.
Firmato da Steve McCurry…
GUARDA LA PHOTOSTORY… E IO L’HO GUARDATA!
Come posso urlare che l’ho guardata?
BIM BUM BAM: parlo o non parlo?
Mettiamola così: imbarazzante.
E l’imbarazzo diventa nausea: non un solo operatore culturale, non un solo giornalista, non un critico o un didatta… non ho trovato nessuno che abbia proferito neanche una minima riserva, uno starnuto, su tutta questa operazione che, mi sembra evidente, riguarda anche la Super Mostra Oltre lo sguardo, 30 ottobre – 6 aprile, Villa Reale di Monza, € 13,50…
Qualcuno ci sarà, immagino e spero, ma io non l’ho trovato.
Mea culpa.
O forse è troppo presto. Che certe icone hanno bisogno di sedimentare bene prima che qualcuno di autorevole si esprima. Mica che poi si fa la fine di Modigliani e le sue teste annegate. Che poi scopri che McCurry non esiste.
O forse…
C’è una regola non scritta, ma è come un tattoo inciso nel cervello: non si sparla del lavoro di un collega… non si sparla del lavoro di un fotografo universalmente grande… non si sparla del potere.
Non si sparla della fama: o la si sostiene o si tace.
E infatti io non ne sparlo.
Però non balbetto e con chiarezza dico: ma porca puttana!
L’onestà intellettuale dev’essere un patrimonio inalienabile per chi con l’intelletto lavora.
E giustamente, per questo, guadagna.
Passi un fotografo, che noi siamo privi di patente critica… noi si fa foto, una roba che chiunque è in grado di fare. Già.
Non quelle di McCurry naturalmente. Già.
E sarei stato tranquillamente al mio posto anch’io, tanto sono parole al vento.
Parole senza peso specifico.
Sono fotografo: sai che cazzo me ne faccio delle parole?
Quelle pubbliche no, ma quelle private te le tiro addosso.
Quelle pubbliche le farcisco di eufemismo. A tutela.
Si può essere indignati?
Dal comunicato stampa della mostra:
1 – In ogni scatto di Steve McCurry è racchiuso un complesso universo di esperienze ed emozioni. Per questo non è solo uno dei più grandi maestri della fotografia del nostro tempo, ma è un punto di riferimento per un larghissimo pubblico, soprattutto di giovani, che nelle sue fotografie riconoscono un modo di guardare il nostro tempo e, in un certo senso, “si riconoscono”.
E probabilmente è così. Infatti si vedono una cifra di epigoni. Questo nei social network e compagnia bella, perché sui magazine o in qualsiasi altro luogo, concorsi a parte, se non sei l’originale certificato, malgrado la disperazione trovano le risorse per riderti in faccia.
2 – Ho imparato a essere paziente. Se aspetti abbastanza, le persone dimenticano la macchina fotografica e la loro anima comincia a librarsi verso di te.
Non so se la traduzione è fedele, ma è attribuita allo stesso McCurry.
3 – … una nuova mostra, per presentare il suo lavoro in una nuova prospettiva, che, a partire dai suoi inimitabili ritratti, si spinge “oltre lo sguardo”, alla ricerca di una dimensione quasi metafisica dello spazio e dell’umanità che lo attraversa o lo sospende con la sua assenza. Oltre le porte e le finestre, oltre le cortine e le sbarre, oltre il dolore e la paura.
Poi c’è: il filo rosso delle sue passioni, la sua voglia di condividere, le sue ”massime”.
E io al minimo…
Una fonte inesauribile questo comunicato. Con qualche virgolettato di troppo. Che in realtà mi suona come una presa di distanza:
http://www.arte.it/calendario-arte/milano/mostra-steve-mccurry-oltre-lo-sguardo-10986
Oltre a questo io non ho trovato niente.
O forse…
Mi viene il sospetto che si taccia perché magari sì, non si sparla eccetera, che insomma è innegabile il successone planetario, ma proprio non si riesce a stracciarsi le vesti e sferzare l’etere di entusiasmo. Più terra a terra, manco la fibra ottica. Della carta non ne parliamo, che quella come noto, canta. E spesso resta.
Già.
Così allora passo e chiudo: mi sembra una fotografia commerciale di grande fortuna.
Una lingua volgare.
Una fotografia da carrozzeria.
Vado avanti coi miei gattini e i miei tramonti.
Ogni tanto un fiorellino.
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