Due parole e una fotografia una.
Si può assumere una posizione politica e, udite udite, addiritttura etica anche non facendo reportage. Ma tu pensa…
L’adagio secondo il quale una fotografia vale più di mille parole è una frase a effetto.
Ma vuota: quale fotografia, quali parole!
Che se penso alla mia produzione nel suo insieme, raramente posso dire che sì, quella fotografia non può dare adito ad alcuna altra lettura che non sia quella.
Ma sinceramente la cosa non mi ha mai molto interessato.
Ne ho trovata una che avevo dimenticato – a volte mi chiedo dove cazzo vivo…
La mia posizione era chiarissima già allora.
E ho rifiutato una campagna per una grande pellicceria e grandi soldoni.
Ringraziato cortesemente, ma no.
Del resto come canta un caro amico musicista Ciò che conta costa sempre un po’ di più.
Così come mi rifiutai di ritrarre una nota circense vestita dalla stylist con del pelo di non so chi. Che già sei circense… che però rispetti gli animali e non ci lavori. Ecco, appunto.
Altro che dress code, ma ti pare?
Quindi la fotografai con altri capi.
Ma quel redazionale sui pellicciai era ghiotto.
Ritratto a Giuliano Ravizza, alias pellicceria Annabella, 1989.
Per la rivista Class diretta da un grande direttore: Nuccio Màdera.
Tranquillamente in banco ottico con tutta la sua staticità.
E un grandangolo a spingere.
Niente da aggiungere. Solo la fotografia.
© Efrem Raimondi. All rights reserved.
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