Dal frastagliato mondo delle biografie non è sempre facile estrapolare.
Anche perché in grande diffusione, quasi una moda: qui tutti a fare bio… o meglio, autobio. Che smania! Come se il mondo non aspettasse che la tua.
Alcune però meritano. Eccone due. Non recentissime e che molti hanno certamente già letto. Quindi questa nota è per chi no.
E comunque mi faceva piacere sottolinearle.
Ci sono cose che nessuno vedrebbe se io non le fotografassi.
Questa Diane Arbus, ebrea newyorkese.
Una biografia di Patricia Bosworth, anche lei newyorkese.
In Italia pubblicata nel 2006 da Rizzoli. 346 pagine che scorrono molto bene. E che non hanno niente a che vedere con Fur: un ritratto immaginario di Diane Arbus, il film ciofeca uscito lo stesso anno…un ritratto molto immaginario appiattito solo su una splendida Nicole Kidman. Che però c’entra zero con la Arbus, la sua vita e questa splendida biografia.
Ho alcuni buoni amici che sono, come si dice, fotografi fine art.
… Ammiro la costanza, ma spesso trovo le loro foto noiose.
Questo Helmut Newton, ebreo berlinese.
E ancora:
Io fotografo le persone che amo e ammiro, la gente famosa, e specialmente gli infami (estrapolata da altro contesto… ma ne valeva la pena).
Helmut Newton-Autobiografia, pubblicata nel 2004 da Contrasto. 295 pagine. Corredata da una serie di fotografie della sua collezione privata (molto interessanti), più poche altre, del suo stranoto lavoro. Come dice lo stesso Newton … il racconto dei miei successi, grandi o piccoli che siano, non interessa nessuno. Mi interessava solo raccontare in che modo ci sono arrivato.
E se ne scoprono di cose. Molto utili anche…la prima: che non sempre è tutto e subito!
Due autori che amo. Per motivi diversi.Forse opposti.
Le due fotografie qui sopra non c’entrano con le rispettive biografie, le pubblico perché trovo raccontino bene entrambi.
Sotto invece una dedica alla quale tengo, proprio in cima alla mia copia dell’autobiografia di Newton. Della moglie June, alias Alice Springs, fotografa a sua volta.
Che come scrive, eccezionalmente fattami per Helmut. L’eccezionalità la devo, credo, a comuni conoscenze in quel di Cap Ferrat, luogo incantevole che un tempo bazzicavo. Com’era tutto più leggero…
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