Garfagnana Fotografia report

Efrem Raimondi in Garfagnana

 

La prima cosa che mi viene in mente è di ringraziare.
Un tranquillo, movimentato weekend a Castelnuovo di Garfagnana.
Un weekend di piacevole duro lavoro… che fotografare al confronto è uno scherzo.
Ma a me piacciono le situazioni dense. E meno, anzi per niente, le liquide… che somigliano a quelle circostanze in cui stringi delle mani molli, che scivolano via.
Se ti fermassi un attimo…
Una nota di attenzione per chi va in Garfagnana: non fidatevi delle bottiglie di minerale gassata, che hanno tentazioni suicide e vi si scaraventano addosso.
A me è successo più o meno a metà percorso della lectio magistralis. Che ho proseguito bagnato.
Non era una performance.
Le bottiglie di naturale invece non fanno niente e stanno al loro posto.
Lectio magistralis a parte, dove sembra abbia sostenuto l’inesistenza della fotografia, la cosa davvero interessante è stata la lettura portfolio.
Che non faccio spesso. Perché credo che alla lettura dovrebbe conseguire “fare il portfolio”. Dico sul serio.
Che è un lavoro, un lavoro vero e tosto. Perché ti dà in mano uno strumento che prima non avevi.
E impegna gli attori ben oltre la mezz’ora preposta… deadline invece ragionevole, e a volte generosa, nelle circostanze pubbliche. Com’è appunto questa del Portfolio dell’Ariosto, inserita nel circuito di Portfolio Italia. Che quest’anno ha assegnato il primo premio assoluto al lavoro Res(p)e(c)t di Sergio Carlesso e Nazzareno Berton.

Efrem Raimondi, lectio magistralis

La verità? Mi ha fatto un grande piacere!
Perché ho visto il lavoro di persone che non conosco. E che nella circostanza mi affidavano le loro foto: ci vuole coraggio!
E già questo è apprezzabile, visto che dalla mia lettura non dipende concretamente nulla. Forse. Dipende.
Ho visto anche il lavoro di persone che invece conosco mediate dalla rete… dai social o dal mio blog. E qui il mio piacere raddoppia perché, che ci si creda o no, vedersi è un modo comunque più ricco di interloquire. Che il sorriso è una roba, gli emoticon boh.
Ho visto solo persone interessanti e intelligentemente interessate, forse ho culo.
E poi ho visto anche qualche lavoro decisamente bello.
E comunque nell’insieme e nell’eterogeneità, di un livello medio che riconcilia la vista dall’impunità democratica dei social: la fotografia non è democratica.
Può esserlo un premio, la sua assegnazione, ma non la fotografia, che si misura con altri parametri.
L’unica cosa che ho visto solo raramente, è il rigore.
E non si scappa… è un fatto di disciplina: se stai presentando un portfolio esistono regole alle quali attenersi.
Anche nel fotografare c’è disciplina, e si riscontra in ciò che si vede, fosse anche allucinazione, che per darsi, ha bisogno di argini.
Comprenderlo è un passo successivo all’entusiasmo del mezzo espressivo, ma prima si comprende e prima si è in grado di esprimersi compiutamente. E forse è questo il vero contributo che una lettura può dare. In questa circostanza per me è stata la regola.
Non so se ci sono riuscito, non so se ne ho la capacità, ma questo è il mio sforzo.
Poi ho visto delle mostre, tutte interessanti. Ne cito una sola, perché testimonia la possibilità di fare del reportage senza toni melodrammatici. E in più, essendo un lavoro a sedici mani, è evidente la presenza di un editing accurato. Mi riferisco a  Prete Nostro, un percorso sui preti della Garfagnana, un lavoro a cura del Circolo Fotocine Garfagnana, che  è l’organizzatore di tutta la manifestazione Garfagnana Fotografia.

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Un circolo tosto, di gente che ama la fotografia e si dà da fare senza menarla. Presieduto da Pietro Guidugli con un risultato davvero eccellente: i miei complimenti!
La mia presenza qui la devo però essenzialmente a una persona, membro del circolo: Stefania Adami, che ringrazio di cuore.

E poi ho rivisto Stefano De Luigi, al quale è stato assegnato il premio Rodolfo Pucci.
C’era una sua mostra esposta, e poi ha fatto una preziosa lecture sul suo lavoro e le trasformazioni in atto, anche tecnologiche, che inevitabilmente sono direttamente relazionabili anche a un mutamento del linguaggio. Presentato, come sempre magistralmente, da Giovanna Calvenzi.
Stefano è un fotografo che stimo molto, e nei confronti del quale nutro un sincero affetto: era un paio d’anni che non ci si vedeva… anche questo è un motivo di ringraziamento nei confronti dell’organizzazione.

Stefano De Luigi by Efrem Raimondi

Non ho altro da dire. Solo da aggiungere la foto sotto, di Simone Letari, che ben descrive l’atmosfera: ehi! si può anche ridere.

E che ‘sta estate abbia una svolta.

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