B&W: realtà e finzione ecc.

Segnalo un articolo di Vilma Torselli, per Artonweb:
Bianco e nero, la realtà della finzione.
La questione è sempre aperta… quasi un peccato originale rispetto al quale non siamo in grado di prescindere.
Questo il link:

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8 thoughts on “B&W: realtà e finzione ecc.

  1. Un articolo molto interessante, come i commenti che Vilma posta sul blog, conclude in modo molto bello, anche se la mia sensazione è stata che il b/n abbia la valenza del sogno, oltre che della nostalgia (probabilmente sono condizionato da una cosa che avevo letto a proposito del sognare in b/n). La cosa che mi domando però è, oggi ha ancora senso fotografare in b/n e se si, quando?

    • la storia delle immagini ci ha abituati a vederne l’evoluzione verso una sempre più fedele mimesi della realtà, la pittura figurativa ha sempre incorporato nel suo linguaggio espressivo i progressi tecnologici (la pittura tonale dell’olio dei fiamminghi, le regole della prospettiva del rinascimento, la camera oscura di Caravaggio ecc.) ma la pittura subisce un irreparabile trauma alla nascita della fotografia, che la realtà la riproduce meglio di chiunque e di sempre. Non a caso, l’arte visiva si inventa l’astrattismo, l’informale, il concettuale, perché l’iconografia, il racconto, la mimesi sono morti per sempre.
      L’avvento della fotografia a colori registra una inversione di tendenza, anziché venire accolta come l’innovazione che permette una maggior adesione alla realtà colorata del mondo che ci circonda, sembra rappresentare una forzatura, una aggettivazione inutile e gratuita, come se il b/n avesse già saturato l’immaginario collettivo in tutti i modi possibili, come se, per la prima volta, evoluzione tecnologica ed evoluzione del linguaggio espressivo non si muovessero in parallelo e il colore fosse una opportunità accessoria, non indispensabile, a volte disturbante. Paradossalmente siamo più propensi a ritenere artificiosa e manipolata una foto a colori (troppo spettacolare, troppo irreale, troppo falsata) piuttosto che una in b/n, che tuttavia sappiamo già nascere come falsa rappresentazione acromatica di una realtà policroma.
      Il b/n semplifica, in un certo senso, la lettura dell’immagine, poiché la gamma dei parametri di riferimento è ridotta rispetto a quelli della scala cromatica, che per questo lascia meno spazio all’elaborazione soggettiva, il b/n è un inganno dei sensi che accettiamo senza metterlo in discussione, ci piace essere ingannati perché solo così possiamo entrare in una dimensione inaccessibile alla ragione (e non è quella del sogno?).
      “Le cœur a ses raisons, que la raison ne connaît point…… C’est le cœur qui sent Dieu, et non la raison….”, bè, forse Pascal esagera, tuttavia personalmente credo che si debba evitare il più possibile di chiedersi il senso di ciò che facciamo, come dire, tornando a terra, che il ‘quando’ lo si riconosce ‘quando’ succede.

      • traducendo pascal: Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione ignora…….. è il cuore che sente dio, non la ragione

        a margine: perché non dovrebbe avere più senso fotografare in bn? anche se le dinamiche attuali hanno un po’ cambiato l’idea di bn. per esempio c’è chi vi ricorre sempre più spesso quando proprio non sa più che pesci prendere e l’immagine originale -che in digitale viene restituita in rgb – appare scialba. banale. e allora giù di bn! si distingue subito l’escamotage perché in genere accompagnato da contrasti anche grotteschi. e ingiustificati. la cui resa è comunque mediaticamente sempre più appetibile rispetto all’originale colore.

        • bene, in sostanza la mia domanda, un pochino provocatoria ha ottenuto esattamente le risposte che immaginavo, non avendo io la vostra capacità comunicativa, probabilmente non sarei risuscito a esprimermi così bene, grazie di cuore ad entrambi.

          ps per Vilma in particolare, sotto certi punti di vista dovresti integrare la tua risposta al tuo articolo, per molte persone probabilmente sarebbe un aiuto a comprendere meglio l’argomento, io per primo.

  2. ti ringrazio della segnalazione, avevamo già affrontato l’argomento in un tuo post e mi era rimasta la voglia di approfondirlo.
    ovviamente senza risolverlo.

    • è un piacere che faccio a me stesso. sì… ricordo che se n’era parlato ma non la circostanza.
      resta, vero, irrisolvibile. anche se però…

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