IDEA e IDEE

Ci sono due fotografi, mica di più.
E per fotografo intendo una persona che usa coscientemente la fotografia.
Indipendentemente dalla destinazione d’uso.

Uno che produce idee… che su queste lavora e ne elabora di continuo.
Un ventaglio. E le idee sparse a rinfrescare.
Un altro che ne ha una sola.

Sempre quella.
Sempre lo stesso arbitrio e il linguaggio al centro.

Lapidario. Ma davvero non c’è altro.
E si vede.

Vasco Rossi by EfremRaimondi - All Rights ReservedVasco Rossi, 22 maggio 2013 – 19:30

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

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48 thoughts on “IDEA e IDEE

  1. Abbiamo sempre bisogno dell’uno, dell’identità, dell’unicità originale, originaria archetipica. L’idea.
    Come fossimo persi, senza bussola. Solo l’ ago.
    Le idee possono essere un luogo, vero, l’altrove necessario. Quanto l’alterità, di cui dimentichiamo l’ebrezza.

    P..s. Consiglio libro: Tempo fuori luogo (Time out of sight) di Philip K. Dick

  2. L’idea è il messaggio.
    E, per forza, dev’essere uno.
    Lungo il tuo percorso, attraverso i tuoi racconti.
    Puoi cambiar stile, evolvere il tuo linguaggio, crescere e imparare -e quindi voler utilizzare- nuovi codici comunicativi per raccontarlo, per raccontarti.

    E poi sì, hai ragione, c’è chi di idee ne produce infinite, e ancora e ancora.

    • non so se l’idea è il messaggio Tomaso. nel senso che prima dovrei capire cosa diavolo sia davvero il messaggio. non scherzo: sai che non l’ho ancora capito?
      però non è grave, si riesce a produrre coerentemente, lungo la stessa idea. che poi è quello ch cerco di fare. e che mi piace riconoscere in altri.
      se devo essere proprio sincero, e diretto, non ho mai saputo cosa farmene invece delle idee. non lo so… proprio non lo so.
      ma c’è appunto chi ci riesce benissmo. facendo però un’altra cosa. essendo proprio in un altro luogo rispetto al mio.
      e anche questo, non è grave.

  3. Non ho idee ascolto il ” ventaglio di cazzate che penso” . Mi lascio andare e provo a fotografare, poi guardo che ho combinato. A volte capisco a volte no, sento però che viene da me ma non so’ ne da dove ne perché. Mha….. grazie Efrem.
    P.S. Vasco mi garba perché ha un linguaggio che capisco.

  4. Condivido entrambe le versioni dell’essere fotografo, le idee che formano lo sguardo sono a monte, forse archetipiche, forse ricordi, forse bisogni.
    Mi permetto di inserire un link a due mie foto, che amo appaiare, perchè credo siano sostanzialmente una:

    http://www.k-note.it/image/97286779551

    A sinistra da un reportage sulla lebbra in Cina, a destra da una campagna sul gioiello in Italia, gli antipodi, un unico sguardo. La dignità, credo.

    • basta averne coscienza Fabiano.
      poi: penso che le idee non siano semplicemente il plurale di idea. ma proprio un altro luogo. e l’idea, invece, l’archetipo dal quale scaturisce, o può scaturire, uno sguardo riconoscibile anche agli altri.

  5. Non mi pare corretto Efrem. E in ogni caso – metto da parte il fatto che averla firmata sarebbe un regalo ulteriore – ti avrei prima chiesto il permesso.

    • vado nel dettaglio NNNNAAAA… la produzione di stampe che mi riguarda è regolata da una sola tipologia: edizioni, in genere 9 + 2 P.A.
      tutte con certificato di autenticità. tutte fine art. e questo da qualche anno.che mi impedisce di fare altrimenti.
      può indubbiamente essere discutibile, ma se è di una stampa originale che parliamo è così. ed è un discorso di tutela, non solo di mercato.
      poi certo non posso impedire che immagini reperibili in rete vengano autonomamente stampate. ma è altra roba, priva di valore.

    • non è detto donato… più che manierismo direi una maniera per produrre immagini che comunque hanno un senso in sé compiuto.
      guarda che sto sempre parlando di un fotografo che ha cognizione di ciò che fa.
      certamente l’autorialità, almeno dal mio punto di vista, sta dall’altra parte

  6. No, non c’è altro, Nella fotografia come nella vita. C’è chi ogni giorno trova piacere e si mette in gioco continuamente. Così nella fotografia. Spesso quelle che vengono alla luce, o meglio, sono illuminate dalla luce, sono inguardabili schifezze. A volte però una fotografia si trasforma in qualcosa di unico. Essa racconta tutto di noi e tutto quello che noi vorremmo raccontare. Per questa sola immagine, per una sola, vale la fatica di rischiare, di inventare, di fallire, di smarrirsi lungo le pareti di un labirinto contorto. L’unico modo però che conosco (conosciamo) per guardare avanti.
    Beppe
    ps la tua fotografia mi intriga assai. Lo schermo come luogo sul quale dilatare tempo e immagini ma, nel suo contrario, un muro bianco che impedisce di guardare oltre.

    • però beppe il bivio al quale faccio riferimento è un altro. ancora prima della fotografia stessa.

      interessante lettura la tua sulla mia fotografia. io sto col muro bianco che impedisce

  7. Volevo anche dirti che se fosse possibile acquistarla, anche 10×15 stampata al minilab, potrei anche fare la pazzia.
    ;D

  8. Un giorno Jacopo Benassi su Facebook ha scritto che le idee rovinano le cose, tolgono freschezza. Aveva ed ha ragione.
    L’ossessiva ricerca delle idee mi fa venire in mente l’artista contemporaneo. E penso che peggio dell’artista oggi giorno ci sia solo chi vuol fare l’artista (o chi crede di esserlo).
    La fotografia di Vasco Rossi (che per me è un’icona vivente) è bellissima a prescindere da Vasco Rossi, anche se dietro il telo bianco ci fosse stato il suo manager o il suo tecnico delle luci. Vorrei averla fatta io.

    • certo che benassi aveva ragione, NNNNAAA. ma non solo: ne sei subalterno.
      e alla fine rischi di coincidere con la figura dell’artista, o supposto tale, che descrivi. e qui si aprirebbe un capitolo tutto suo sul contemporaneo. che evito al momento.
      e grazie per l’attestato sulla fotografia in questione.

    • cioè Gianfranco se ho capito bene non ti piace perché ti sta sulle palle l’oggetto della foto?
      a me non cambia niente, però ti invito, molto garbatamente, a riflettere su ciò che hai scritto. vedi tu.

  9. Il primo gruppo sembra essere figlio di Cartesio, x il quale pensare l’idea significa avere delle idee. Mentre il secondo sembra avere una visione neoplatonica: pensare l’idea significa “essere” nell’idea. Io direi che sono parti dello stesso fotografo, quello le cui idee lo muovono e attivano. Tralasciando chi le idee non ne ha affatto e non sa a quale finestra affacciarsi. Io penso che per i fotografi valga la teoria di Leibnitz. Egli affermava che delle idee non si ha una coscienza chiara, viaggiano nell’inconscio. A volte ci si rende conto dopo aver avuto molte idee che in realtà se ne ha una sola. Non credo tu abbia avuto una sola idea, non credo tu ne abbia di diverse. Nel tuo caso parlerei di idea come modello, una finestra sul Se. Il tuo, in tutte le tue immagini.

    • un po’ ci sta tutto donato.
      però però… però se penso all’idea, riesco a farlo solo al singolare. cioè appunto una sola dalla quale si dipana il linguaggio della sua rappresentazione.
      forse un po’ più platonica intesa come visione del mondo insomma, se proprio vogliamo finire lì.
      più semplicemente per quello che mi riguarda è il distinguere tra chi parte dal sé e chi parte dalle cose e vi si immerge.
      dura da dire…

    • grazie per il dirompente gian maria. dirompente? ma soprattutto, enignatico?
      in effetti forse un filo enigmatico… però a ben guardare…
      insomma mi vien da dire boh :)

  10. si è vero: intendersi sulle parole.
    e poi spero che il mio linguaggio…se ne ho uno…boh…si evolva con me.
    non è semplice…

    • non è facile lubi. ma è semplicisimo. il linguaggio, per essere davvero espressione, è rappresentativo. cioè è davvero roba tua. e a ognuno il suo.
      quindi lavoraci. tutto qui

  11. Il linguaggio al centro, concordo anche se credo non sia semplice da spiegare a parole. Lapidario perché si segue un solo percorso? E chi potrebbe dirci che é quello sbagliato? Oppure perché in fondo é il fotografo che decide il suo linguaggio e da esso non si discosta? Quale è il tuo fil rouge Efrem ( ti do del tu)? Il linguaggio si evolve con noi, l’idea credo rimanga al centro, o no?

    • il linguaggio evolve assolutamente con noi Pietro. ed è il centro se riteniamo che è attraverso di lui che intendiamo esprimerci e quindi esporci. e non è che lo si decide… è a sua volta un prodotto. e strumento poi. semmai è col ventaglio di idee che decidi quale usare, e una potrebbe valere l’altra. l’idea invece, bella singolare, bella sostanziale, è la visione generale ed è certamente imprescindibile.
      a mio avviso confligge con la forma plurale però. cioè, mi piace l’idea non le idee. che spesso si riducono a escamotage.

  12. forse faccio confusione tra portare avanti un progetto e avere più di un’idea. se segui un progetto, quello è. ma dopo ce ne può essere un altro giusto? un bisogno

    • non si tratta di progetti lubi. si tratta di un unico percorso. tutto filato.
      qual’è il fil rouge che unisce tutto? a questo si deve rispondere. la chiave sta nella proprietà di linguaggio. non si va avanti a colpi di ideone

    • assolutamente nel secondo fotografo. l’idea è una. proprio una visione del mondo. che attraverso il linguaggio si modula. non sono mai andato a caccia di idee lubi. non è il mio percorso

  13. bella domanda…
    difficile sai? per adesso ho un progetto solo, un’idea sola. conclusa quella ovvio la chiudo e poi…vorrei avere tante vite, come Lisetta Carmi

  14. La foto mi piace moltissimo: è allo stesso tempo un vuoto e un pieno, un’affermazione e una negazione. Un momento di assoluta sospensione…

    • grazie Giancarlo.
      e in effetti è un po’ tutto considerando il periodo in cui è stata fatta… molto particolare per i noti problemi di salute di vasco rossi

  15. io mi riconosco nel ventaglio di idee.. solo che uso la fotografia spesso incoscientemente. vorrei proprio regolare un po’ l’incoscienza, ma non troppo.

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