Appunti per un viaggio che non ricordo. Part II

Seconda parte di Appunti per un viaggio che non ricordo.
Il trip è lo stesso di Part 1. Quindi allucinazione e intangibilità spalmate su tutto il percorso.
Il periodo è solo un po’ più compresso: 1995-2002.
Perché non è vero come ho scritto non ricordo dove, che il 2000 è l’anno in cui ho riposto Polaroid… mi sono accorto essere il 2002.
To be continued? Non con questa emulsione. Morta… per me una vera sofferenza.
Ma siccome l’idea di riprendere il viaggio a dieci anni di distanza mi affascina, qualcosa, qualche strumento o supporto che supplisca lo troverò.
Basta che me ne convinca… che insomma allucinazione e intangibilità abbiano ancora un valore attuale. Per me.
Credo che tutto intorno deponga a favore.
Perché il concetto di verità istantanea espresso con la complicità di una miriade di mezzi non mi riguarda.
Salvo qualche momentanea emozione, mi fa schifo.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Link YOU TUBE:  http://www.youtube.com/watch?v=UOgdlLbJlWw

TAM TAM SCUOLA ESTREMA

Innanzitutto cos’è TAM TAM school: una scuola estrema!
Talmente estrema che sarei tentato di chiamarla SQUOLA.

È gratis. Ma non gratuita. Perché richiede impegno.
Diretta da Alessandro Guerriero nasce da una idea sua, di Alessandro Mendini e di Riccardo Dalisi.
La sede è ospitata a Milano da NABA.
Un tour qui chiarisce meglio di quanto possa fare io adesso:
http://tamtamtamblog.wordpress.com/
Per quello che mi riguarda TAM TAM  è LUCE – SCRIVENTE…
Che si traduce in un corso il cui tema è il ritratto. In fotografia. Non entro nello specifico tecnico… un po’ prematuro adesso. Ma avremo modo.
Il senso di questo percorso è da ricercarsi nella difficoltà che si ha nell’approcciarsi al ritratto. E che a volte coincide con una difficoltà dialettica, mica solo con l’altro ma anche con sé stessi. Al di là della memoria che abbiamo di noi, che spesso è statica, incapace di dialogare persino con lo specchio che fronteggiamo, esiste un intero altro mondo. Che non è estraneo e col quale non solo è necessario  ma assolutamente auspicabile dialogare.
Nel 1990 in occasione della mia personale Ritratti presso la Galleria Il Diaframma, Milano via Brera, cominciai a considerare il ritratto come autoritratto. Cioè come in realtà la riflessione, la propria, rispetto al soggetto che si aveva davanti fosse in realtà più determinante del soggetto stesso al fine dell’immagine restituita.
E quanto fosse tutto sommato deviante il postulato che vede il “buon ritratto” come l’essenza di chissà quale anima.
Non è così. Almeno per me. Che se un’amima c’è e determina è quella dell’autore.
Così come concetti consolidati, come la fotogenia, o la naturalezza, fossero in realtà vuoti dal punto di vista fotografico. Ma certamente più affini all’aspetto mediatico.
Su questi temi da allora ne ho scritto e soprattutto parlato alla nausea. A Savignano sul Rubicone in occasione del Festival della Fotografia 2003, presentai un breve scritto dal titolo L’idiozia della fotogenia. Bigino da combattimento sulle convenzioni del ritratto.
Che suscitò qualche polemica.
Tutto ciò detto per definire l’ambiente nel quale si muove il mio percorso in TAM TAM.
E cioè quindi, se la proiezione di sé sul soggetto è determinante allora occorre sapere come modularla fotograficamente… in questo la cosa più lontana dai temi concettuali.
Il percorso didattico consiste in una parte di confronto teorico che sfocia nel pratico. Cioè farsi dei ritratti. Di propria mano quindi.
E in quasi assoluto isolamento. In una condizione neutra predeterminata comune a tutti i partecipanti.
La fotocamera sarà uno specchio muto nei confronti del quale rivolgere lo sguardo, il proprio. E solo a posteriori rivelerà l’avvenuto dialogo. Confermandolo o smentendolo.
In ultimo, questa è una delle due risposte didattiche che credo possibili e per le quali ci metto la faccia. In risposta, ancora, all’articolo di questo blog La trappola didattica:
https://blog.efremraimondi.it/?p=1477

Per potervi eventualmente partecipare occorre iscriversi:
http://tamtamtamblog.wordpress.com/modulo-discrizione/

Domenica 20 gennaio le selezioni presso la Triennale di Milano, dove occorrerà presentarsi con un proprio progetto e una motivazione.

La Fuga – Vogue Pelle 30° Anniversary Issue

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Vogue Pelle 30° Anniversary Issue…
Stavo sistemando un po’ di roba nel gran casino che è il mio cranio, e che è simile all’armadio dei negativi. Quello dove ho stipato qualche chilometro di pellicola.
E mi salta fuori d’emblée La Fuga.
Perché è così che era stato pensato e realizzato questo lavoro per Vogue Pelle, numero per il 30° anniversario, settembre 2005: la fuga notturna di una bambola dimenticata.
Una calda notte d’estate. Una notte ubriaca. Una notte perfetta per fuggire.
C’è chi crede che io racconti dove mi trovo. E che questo sia la fotografia.
Non è vero.
Io racconto sempre qualcosa che non c’è. Che non è dove mi trovo. Ma che si vede.
Basta guardare a occhi chiusi e pori aperti.
Questo è per me la fotografia.
Sarei dovuto scappare anch’io quella notte.

Buon anno, fanciulle e fanciulli in fuga.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

CAOVILLA. © Efrem Raimondi. All rights reserved.

STUART WEITZMAN. © Efrem Raimondi. All rights reserved.

JMMY CHOO. © Efrem Raimondi. All rights reserved.

STUDIO POLLINI. © Efrem Raimondi. All rights reserved.

Modella: Federica.
Make up: Nancy Gallardo.
Producer: Camilla Invernizzi.
Assistenti fotografia: Emanuela Balbini, Nicole Marnati.
Location: Turci Calzature, Milano. Giugno 2005.

Sandali: CAOVILLA, STUART WEITZMAN, JMMY CHOO, STUDIO POLLINI.

Fotocamera Pentax 6/7 con SMC Pentax 55 mm.
Film Fuji NPS 160.
Flash Profoto.