Pausa


La situazione è questa: dal 6 aprile mi alzo alle 6,30 am e mediamente vado a letto alle 2,30, sempre am…
In mezzo ho pochissime pause.
Questa la mia Milan Design Week: praticamente un non stop.
Fino al 15, cioè domani incluso.
Mica mi lamento, è solo che non riesco a occuparmi del blog, e questo mi dispiace.
Quando si tratta di fotografia io non bluffo mai.
Per cui un articolo – si dice post, ma a me fa schifo – a vanvera, tanto per riempire un tempo e un vuoto, non lo pubblico.
Appena riemergo farò il resoconto su questa settimana piuttosto densa. Che è l’articolo giusto da fare adesso. Quasi adesso…
Sto scrivendo direttamente dall’Università degli Studi di Milano, nel press office di Interni, che è il magazine organizzatore di tutto ciò che qua accade.
Questa è una pausa, oggi è domenica, e questa la fotografia che ho scelto, scattata alle 21,55 dell’11 aprile durante la pièce Gran serata Futurista, di Massimiliano Finazzer Flory. Aula Magna di questo splendido posto.
A presto.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Anja Niedringhaus

Ph. Angela Charlton

Ammazzare una fotografa, un fotografo, è come abbattere un aquilone…
Anja Niedringhaus è caduta così.

Non la conoscevo, ma il dolore è grande, come la rabbia.
E questo non è un post estemporaneo, perché sento una naturale vicinanza ai fotografi.
Se donne, di più. Perché doppiamente esposte.

Fuorisalone – FEEDING NEW IDEAS FOR THE CITY

Efrem Raimondi. All rights reserved.

 

Fuorisalone adesso tra una settimana. Ma io non capisco…
Ma tra i fotografi che conosco e che hanno abitudine al Web, cioè lo usano dialetticamente, è possibile che siamo in quattro gatti a occuparci di design?
Magari io un po’ saltuariamente rispetto all’abitudine degli altri tre, ma comunque tutti con l’intento di mettere al centro il linguaggio, quello fotografico, che ritengo coincidere, per essere tale, con una visione più ampia che riguarda l’idea di mondo. Per quello che è e per quello che si auspica. Anche utopico magari.
Non è solo una dichiarazione estetica, nella fotografia che mi corrisponde e che amo vedere, c’è una forte determinazione ideologica.
Che è roba ben oltre la quisquilia politica.
E che è insofferente a ogni forma di omologazione.
Insomma amo le prese di posizione. E la contraddizione.
A volte, questa fotografia ha modo di manifestarsi con precisione, senza doversi occupare necessariamente di buoni sentimenti e sfiga assortita.
E anche quando se ne occupa, non è allusiva di niente: è nuda.
Amo il design anche per questo, perché spesso è nudo… molto ben esposto. E se si deve in qualche modo difendere, coprire dagli spifferi delle tendenze, indossa un cappotto nero, lungo, chessò… un Ferré d’altri tempi, non un accappatoio da sfilata buono per il motel.
Non esiste una fotografia di design, non una di moda, non una di ritratto e nemmeno una di paesaggio: esiste una fotografia e basta.
Che è quella alla quale guardare.
Ma è possibile che dopo i grandi, tipo Aldo Ballo, Gabriele Basilico, Luigi Ghirri, la Cuchi White, solo per citarne alcuni che purtroppo non frequentano più – chiedo venia per quelli che manco ma vado di fretta – e che da soli erano in grado di generare attenzione, di far convergere giovani fotografi, ricerca critica, magazine e industria ogni volta che col design si cimentavano, possibile che si sia creato un vuoto? Possibile che ai giovani fotografi o aspiranti tali il design dica zero?
Io mi giro, ma non vedo un granché. A parte qualche eccezione mi tocca sempre guardare avanti.
È proprio così, e sono alla vigilia di questo Salone Internazionale del Mobile. Che anche quest’anno affronto con l’iPhone.
Diversamente dall’anno scorso non sarà mosso. Se non forse in qualche circostanza dettata dal caso.
Anche perché sarò stanziale, tra mura confortanti, quelle dell’Università degli Studi… la Statale di Milano.
A seguire conferenze, eventi, happening e altro che il programma offre. Sarà un reportage insomma. Forse più un backstage.
Forse non so.
Per capire bisogna cimentarsi, non sempre tutto è scritto.
E questo non è un copione.
Per INTERNI magazine, per Mondadori, con la convergenza di Expo 2015.
Tutto rigorosamente Web: Facebook, Twitter (pillole) Sito.
Come l’anno scorso, un social tris in tour de force…
Con sintesi cartacea poi, nel numero di giugno.
FEEDING NEW IDEAS FOR THE CITY, questo il tema.
Nutrire… alimentare se vogliamo.
Intanto ho iniziato con una preview, con cartoline dei lavori in corso.
Con un aperitivo. Leggero.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

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L’anno scorso
https://blog.efremraimondi.it/milan-design-week-giu-la-cler/

Calendario eventi:
http://www.interni-events.com/

Fotocamera: iPhone 4S

Aggiornamento 5 aprile, sempre e solo PREVIEW:

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Fotocamera: iPhone 4S

Lectio Magistralis. Aperitivo

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Oggi sono allo IED di Torino. Per una lectio magistralis.
Che ha l’abitudine di presentarsi in maiuscolo.
Il più delle volte a ragione, nel mio caso no.
Non è una posa, so ciò che dico: ai posteri l’ardua sentenza… solo che a me dei posteri non me ne frega niente.
Perché se mi fregasse davvero qualcosa non farei il fotografo.
Farei cose, oggi, ben più utili. E non me ne starei a rimirare il mondo e la sua fauna umana proiettata all’inferno.
Con l’aggravante della pretesa interpretativa, invece cerco di rappresentarlo questo mondo… che è poi quello che ai posteri verrà consegnato.
Per questo ci malediranno. Perché invece di stare con l’iPhone in mano e scaricare tonnellate di spazzatura iconografica, potremmo fermarci.
Mica tanto… giusto il tempo per capire dove virare.
Tecnicamente non è facile, ma almeno un impegno emotivo e uno sforzo intellettuale, li vogliamo fare?
Io non voglio scendere da questo mondo, e anzi mi fa incazzare l’ineluttabilità della morte. Forse è questo che si fotografa: la resistenza alla perversione della logica, all’ineluttabile inaccetabile.
Alla supremazia della clava. In qualsiasi forma si rappresenti.
E tanto più metti a fuoco il senso del tuo resistere, tanto più trovi il linguaggio per esprimere la tua ribellione.
C’è chi ci sguazza… se mi fregasse davvero dei posteri mirerei il mondo non dal mirino di una fotocamera.
Sono giusto trent’anni che sono fotografo. Più i due che hanno preceduto formalmente il mio ingresso in società, fanno trentadue anni che faccio fotografia.
E non sono ancora in grado di tirare una somma che è una.
Qualcosa però ho imparato… la più importante: fotografare senza guardare.
La vista è un esercizio molto più complesso che implica un’abitudine all’invisibile. A ciò che non si palesa con la fanfara.
Io credo nell’utopia. E in ciò che non si vede.
I newsmagazine fateveli voi. Che tutto guardate e sapete.
Noi siamo ciò che saremo, sai che ci frega dell’attualità!
Di ciò che si vede, della realtà sottolineata e zeppa di strass non me ne frega un cazzo.

È curioso… ‘sta storia di Internet è potente: questo post mi precede a Torino.
Ringrazio Paolo Ranzani, collega e in più docente allo IED. È a lui che devo il fatto di essere, a breve, lì.
Con di fronte dei ragazzi. Nei quali mi rifletterò: trent’anni fa ero anch’io così.
Dimenticavo… ho avuto sette maestri, nessuno di questi è più tra noi, così non faccio torto a nessuno: Luigi Raimondi – mio padre, Richard Avedon, Caravaggio, Charles Bukowski, Louis-Ferdinand Céline, Michail Bulgakov.
E Felipe, il mio gatto bianco.
Poi ho girovagato. E ogni tanto qualcosa ho trovato.
La fotografia è rivoluzionaria. In quanto discute e scompone l’ordine costituito.
È violenta. In quanto restituisce arbitrariamente.
Qualsiasi forma assuma, non è un vezzeggiativo.
A tra poco.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

z_insta

 

 

English version

This blog is born written in Italian. It is thought in Italian.
Its words – and the way I use them – are Italian.
Simply, because Italian is the language I speak and write.
Words are important; they weigh.
And language deserve a deep knowledge, in order to be effective…
In occasion of the 2nd birthday of my blog I have decided to add an English ”version” for it.
A translation would be too hard – I often use imagery – so I have chosen the form of the ABSTRACT: a few lines to summarize the blog’s topics. Starting from next one.
Gradually I will do the same with older ones.
Nonetheless, some specific post may be translated in their entirety.
As for pictures, theirs is an universal code: look at them, that’s enough. Actually: see them. No need for any translation, everyone to their own.
I felt the need to provide people that follow this blog an even small tool to make use of it.
My pleasure.

 

Upgrade – Subscribe

La novità, quella visibile al momento, è che chiunque voglia essere aggiornato in tempo reale – quasi reale… le linee sono italiane – su ciò che pubblico in questo blog, può usare la funzione SUBSCRIBE –  vedi foto.
Vi arriverà una e mail, cliccare sul link contenuto ed è fatta!
Senza quindi passare da parti terze e social vari.

Io proprio non sono né uno né l’altro: no geek e no nerd.
Quando avranno finalmente stabilito quale delle due categorie detiene lo scettro tecnologico con annessa aura asociale, io sarò esattamente come adesso: indifferente.
Non perché la tecnologia informatica mi sia estranea, ma perché io mi limito a usarla.
Cioè: tu mi dici cosa devo fare, e io eseguo. Dopo che mi hai spiegato per l’ennesima volta la trafila e i suoi indubbi vantaggi, e io ho preso appunti, io eseguo. E me la cavo.
Poi ho l’insana passione per i libretti d’istruzione, mi eccitano più dei romanzi… solo che quelli informatici usano un vocabolario che mi è proprio estraneo… quindi non so come fare. Non so cosa leggo.
Insomma, questo blog aveva bisogno di una bella manutenzione, di quella che non si vede, più un intervento strutturale, di cui qualcosa si vede e altro si vedrà.
Per questo ringrazio il webmaster Marcello Tridapali:
http://www.projethica.com/cosa-facciamo/
Al quale, proprio alla prima chiacchierata ho detto: pensa di parlare a un bambino. È così che capisco le cose.

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z_insta

L’Autobiografia grafica di Italo Lupi – Presentazione

Italo Lupi, un grande art director, un grande grafico. E un grande direttore col quale ho avuto l’onore di collaborare su vari fronti.
Domani, presso La Triennale di Milano presenta il suo libro Autobiografia grafica, Corraini edizioni. Da non perdere!
Adesso è solo una news veloce ma ci tornerò, perché Italo Lupi è persona che stimo davvero tanto. E che mi ha aiutato a cresce fotograficamente.


L’Uno – Ohè sun chì

L’Uno – Ué son qui

Milano che giro in tram…
Mi metto in fondo, proprio all’altezza della salita posteriore e resto lì a guardare.
In piedi, spalle a tutti, faccia al finestrino centrale e mi riempio gli occhi di dettagli di vita che diversamente non coglierei.
È un po’ come spiare…
Tu guardi ma nessuno ti presta attenzione, nessuno si accorge di te.
Il tram passa e mi protegge.
Sferraglia, accelera e curva, frena e scuote la statica.
Sa che sono lì. Sa tutto e mi culla.
Un solo pensiero, leggero. Che rimane sul tram.
E che ritrovo quando risalgo.
Se non sei mai salito sull’1, non sai nulla di Milano.
Se non hai mai ascoltato Jannacci, non puoi capire Milano.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Ph. Paolo Jannacci

http://www.youtube.com/watch?v=Fd9-VfAecxU

 

 

 

 

L’Uno – Marzo 2013.
iPhonephotography.
Stampa inkjet su carta Fuji Satin 270 g/mq.
40×40 cm, libera e firmata sul retro.

Prima Visione, collettiva – Galleria Bel Vedere, Milano.
Questa la nona edizione.
La prima alla quale partecipo… invitato da Chiara Spat, photo editor della rivista Grazia e membro del GRIN.
COMUNICATO STAMPA.pdf

Aggiornamento 15 gennaio
É qui che mi metto…

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

 

FORMA cambia.

Fondazione Forma chiude. Anzi no. Anzi boh.
Io spero di no. Perché Forma chiusa è solo uno spazio in meno.
L’articolo di Giovanna Gammarota per Punto di Svista e il dibattito che ne è seguito:

http://www.puntodisvista.net/2013/10/una-questione-di-forma/

Vasco, CAMBIA-MENTI

Questa cover è stata scattata il 22 maggio scorso.
Doveva essere l’aperitivo al lavoro poi fatto su fondo bianco.
Un po’ come una support band, che poi suona la star.
E infatti quelle sul bianco hanno per me un’altra densità.
E un’altra destinazione. Oltre a essere state in parte utilizzate per il video sotto.
Almeno immagino…
Perché, così mi dicono, le copertine degli album hanno criteri particolari.
Io non ho ancora capito quali.
Nel caso di Vasco Rossi poi, ho sempre pensato che la faccia, la sua riconoscibilità, non fosse per niente importante: basta il nome.
Questa volta però… questa volta però sì.
Perché è come risorto. E la faccia è al suo posto.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Di questo percorso, anzi, di quel 22 maggio ne ho parlato qui: https://blog.efremraimondi.it/?p=4052