il Potere davanti

Il potere logora chi non ce l’ha. Celeberrimo Andreotti.
La miseria invece logora solo chi la vive.
Giulia Ligresti e Anna Maria Cancellieri, una vicenda di questi giorni, nella quale non entro. Non per ritrosia. Solo che questo non è luogo.
Però riguardare il ritratto che ho fatto a Giulia Ligresti mi dà lo spunto per una riflessione, stavolta scritta, sul rapporto tra fotografia e Potere. E il cartello opposto, fotografia e Miseria.
Altre due citazioni, sorry…
Di Helmut Newton: Per me il massimo è stata Margaret Thatcher: che cosa c’è di più sexy del potere? e ancora Mi piace fotografare le persone che amo, la gente che ammiro, il famoso e specialmente il famigerato.
Non sono semplici provocazioni, queste di Newton, e che per lui fossero sacrosante non c’è motivo di dubitarne.
Se le indosso, me le adatto così: il potere, fotografarlo, è affascinante. Anche sexy, dipende. A patto di essere onesti e restituire una immagine che ti appartenga. Nella quale riconoscerti.
Il che preclude, nel mio modestissimo caso, l’ammiccamento.
Perciò sei esposto, molto più esposto che in qualsiasi altro ambito ci si cimenti fotocamera in mano. Guerre a parte. Forse.
Il potere di cui parlo è maiuscolo, cioè politico, economico, finanziario.
Quello da cui tutto dipende, anche i direttori dei giornali. Anche direttori e sovrintendenti delle varie istituzioni culturali. Oggi più che mai.
E quando si piazza davanti all’obiettivo di un fotografo, lo fa sempre con grande cognizione di causa.
Anche quando decide di evitare. Mi è successo… mi è successo di essere stato cortesemente rifiutato da un potente molto potente. Esplicitamente rifiutato: mi ha fatto molto piacere. Perché onesto nei miei confronti. Oltre che nei propri. Così non si generano equivoci.
Fotografare il potere non è agevole. E non ti dà alcuna gloria.
Anzi a volte finisci all’indice perché ti viene imputata una qualche complicità. A differenza della fotografia della miseria – altrui  miseria – con l’impianto umanitario e sociale… che ha vinto tutti i più grandi worldpress. Piena di boria bianconera new style, con un che di retrò che commuove e affascina.
Ah sì? A me la fotografia affascinante fa schifo!
Moralista e demagogica, formato cartolina nei dispenser dei bookshop trova la sua destinazione finale.
Miseria che fa cassa.
Miseria comoda.
Miseria photoshoppata.
Miseria passepartout infilata in qualche fashion magazine in cerca di consenso intellettuale.
Miseria sterile e miserabili disarmati…
La fotografia ha un’etica. E se ne frega della morale.
E fotografare non significa emettere giudizi universali.
Io fotograferei chiunque, anche il Diavolo se ne avessi l’occasione.
Che così, epidermicamente, mi invoglia più di tanti santi, miti e boriosi.
Che poi, non è che sto parlando di immaginette da mettere nel portafoglio o buone per la campagna elettorale: alcune di queste immagini hanno visto la luce solo grazie al sostegno del magazine che le aveva esplicitamente commissionate.
È di Capital edito RCS che sto parlando, direzione Mario Fortini.
L’intenzione era vedere la forma antropologica del potere.
Non bastava la sagoma, volevo il dettaglio… volevo capire se la specie di appartenenza era la stessa: com’è fatto il potere?
E se davvero lo si vuole fotografare, va guardato bene in faccia.
Dritto negli occhi.
E magari da molto vicino.
Senza timore reverenziale. Ma senza preconcetti.
I preconcetti, o anche più comprensibilmente le divergenze ideologiche o etiche, emergono in chi poi le fotografie le guarda.
E il giudizio a riguardo è immediatamente condizionato a seconda della sponda di appartenenza.
Credo che il fotografo possa andare oltre questa immediatezza.
Non ci deve restituire uno stereotipo… non una classifica di buoni e cattivi.
Non una didascalia.
Non una caricatura.
Non un’omelia.
Ci dia ciò che vede. È questo che si pretende da un fotografo.
Tutto qui. A patto di avere un magazine complice.
Quindi non subalterno. Io non ne trovo più.
Paolo Sorrentino ha fatto un ritratto forte, diretto e onesto di un uomo di potere. E Il divo è lì da vedere. E rivedere.
Un manuale da prendere alla lettera per chi fotograficamente col potere si relaziona.
A meno di essere delle veline.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.


© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Indice:
Giulia Ligresti, 2007 – First magazine
Massimo D’Alema, 1996 – Capital magazine
Gianfranco Fini, 1996 – Capital magazine
Guidalberto Guidi, 1997 – Capital magazine
Biagio Agnes, 1996 – Capital magazine
Pier Silvio Berlusconi, 2006 – Men’s Health magazine
Giulio Andreotti, 2006 – Grazia magazine
Giulio Andreotti, 2006 – Grazia magazine
Mario Draghi, 1996 – Capital magazine
Cesare Geronzi, 1997 – Capital magazine
Franco Bernabé, 1997 – Capital magazine
Lamberto Dini, 1996 – Capital magazine
Enrico Micheli, 1996 – Capital magazine
Umberto Bossi, 1996 – Capital magazine
Walter Veltroni, 1996 – Capital magazine

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

18 thoughts on “il Potere davanti

  1. Ciao Efrem,
    fin qui tutto bene. Diceva un tale cadendo dal decimo piano. Bel pezzo, poliedrico: dallo scagliarti contro la miseria esposta per tornaconto personale (e sai come la penso) alla superficie dell’Io che nel caso del potere è super-io.
    A seguito di chi ha esposto la miseria per ego, economico o narcisistico, noto che ora siamo arrivati alla Guerra dei Cloni. Tutti sempre più uguali a raschiare il fondo di un barile, malgrado loro, ormai, pieno di vita. E i concorsi ne sono pieni. Cloni che continuano a ripetere/affermare (potere dell’assertività, ci sono volumi scritti) il personal branding, ovunque, anche nelle ong. Quando perfino la Nutella inizia il de-branding. Smettetela per favore, il mondo è pieno di IO:

    http://www.worldometers.info/world-population/

    Sappiamo che la “tua” (ovvio, non la tua di Efrem ma del fotografo di cui il mondo, ignorante, sta attendendo le foto) visione del mondo è unica, ma ci hai rotto i C……: go and get a proper job.
    Venendo al soggetto, al potere: povera Giulia, mi fa più tenerezza che soggezione, non può non essere che una bella e triste giovane donna. Peccato, uno spreco.
    Il potere è ciò che serve a chi non si è accorto che deve morire:

    http://youtu.be/AI96e1vGvpk

    Possiamo parlane finché vogliamo ma non se ne esce. Se ti accorgi che la vita è bella, ed è davvero bella, ti rendi anche conto che non servono sovrastrutture a legittimare la volontà di essere felici. Il potere ed il denaro sono una codifica di un sistema di valori che ormai trovo (e sono fortunato) desueto, vecchio, obsoleto.
    Spero, e con me molti: allo sfascio.
    Ci troviamo a dover dare una personalità alla luce per esprimere l’invisibile, o quello che alcuni vorrebbero fosse visibile ma non lo è, quando di fronte ad una luce normale, diafana, di lettura, molti sarebbero spaventati pezzi di carne. Incapaci di sorridere. Scusa la domanda. ma a te piace questo mondo o va cambiato?
    Quando torniamo a far sorridere la gente? Cosa ci vuole?
    Un saluto.

    • è certamente una domanda retorica la tua… come può piacere questo sistema? convince solo i manager. ma proprio i più idioti.
      quanto a far sorridere credo che sia difficile se non sorridiamo neanche noi. io, malgrado tutto, ci riesco ancora. perché poi, sai com’è, crescendo vedi meglio le sfumature. anche in fotografia.
      impressionante world population… annichilente. non lo conoscevo.
      un caro saluto a te, fabiano.

  2. Caro Efrem
    i magazine complici non esistono più! non è che non li trovi.
    Non sono sinceri. Sono omologati. Sono noiosi.
    (tranne alcuni di arte)
    E sai la colpa di chi è? (oltre di chi non paga e tu ne sai qualcosa e io ne so qualcosa).
    Di tutti quelli che si son affidati a una cerchia ristretta di persone privandosi della curiosità di scoprire altro.
    Nicchie.
    Nepotismo.
    La bravura non conta. Conta essere amico di. Essere dentro.
    Io sto odiando il mio lavoro ogni giorno di più.

    • capisco la tua amarezza. e lo sfogo.
      la confusione è tanta come non ne avevo mai vista. e i motivi sono molteplici. oltre il nepotismo intendo.

      a proposito della rivista patinata che simpaticamente mi deve dei quattrini da un anno e mezzo… magari a breve ne scrivo. la mia avvocato (avvocatessa) ha proceduto in altra sede.

      • Per la rivista patinata hai il mio pieno appoggio.
        Magari potrebbe servire un avvocato anche a me a breve.
        Almeno riprendo a vivere e vedo di inventarmio qualcosa di diverso. Lontano dal nepotismo. Tanto non son mai stata brava a leccare i fondo schiena. E non sono figlia di nessuno.

    • interessante titti questa cosa del nudo. non ci avevo pensato. però concordo. queste persone sono un po’ nude. e forse questo è il motivo del gran rifiuto che ebbi in un caso.
      interessante davvero la tua osservazione.

  3. La prima cosa che noto è che c’è una sola donna! L’Italia è maschilista e non ci piove: figuriamoci nei centri di potere! Mi piace molto il ritratto alla Ligresti. Ma altrettanto gli altri sia quelli da vicino sia quello di Dini, che è davvero lontano: come in una piramide, un monumento funebre! Certo Efrem se vedo queste immagini del potere sono d’accordo, ci vuole coraggio a farle. Ma non è quello che normalmente si vede. L’hai solo accennato, puoi spiegarti meglio per gentilezza? Ciao!

    • vero diletta… una sola fanciulla. in realtà, in questo percorso, quello targato capital almeno, c’è anche emma marcegaglia. che non ho messo per motivi di coerenza espressiva… un mosso. che qui non era il caso.
      però pur raddoppiando si arriva a due. stop- è così. le cose cambiano rapidamente ovunque. non in italia.
      quanto al coraggio e a ciò che normalmente si vede, nel mio caso non si tratta poi di un coraggio così grande: la volontà di perseguire uno scopo ti anestetizza la mente :)
      non si vede normalmente… sinceramente: ma chi ha voglia, soprattutto oggi, di imbarcarsi in una storia così problematica come l’antropologia del potere? che poi sarebbe davvero interessante. almeno credo.

      • Vista la monotonia e il basso spessore raggiunto farebbero bene a occuparsene e farebbero bene a usare fotografie cosí!

  4. Personalmente trovo bellissima la foto di Giulia Ligresti, l’avevo già notata sul tuo sito: una donna un pò enigmatica, non certo allegra, scarna, abiti e trucco vagamente datati, una Lauren Bacall del terzo millennio (magia del bianco e nero!) senza il suo Bogart ma con la sua immancabile sigaretta tra le dita, niente gioielli per una ‘figlia di’ che potrebbe ricoprirsene, e niente di più lontano dallo stereotipo, il potere senza le sue apparenze, una scelta insolita, alla luce di ciò che oggi sappiamo.
    A parte questa foto, rigoroso impianto simmetrico, figura perfettamente inquadrata, sfondo bianco che ritaglia con precisione la silhouette nera, quasi tutte le altre utilizzano punti di vista insoliti (primi piani esasperati, lineamenti deformati, riprese dal basso, tagli obliqui), mi colpisce il contrasto tra Mario Draghi (minimalismo e noncuranza, il calorifero come sfondo) e Lamberto Dini, perso in un’ambientazione solenne ed esagerata. E il messaggio arriva, chiaro e forte.
    Anche se, mi dirai, non c’è messaggio, c’è solo ciò che hai visto. Appunto.

    p.s.: a parte la Ligresti, in questa carrellata di potenti neanche una donna…….

    • il percorso “obliquo” di cui parli, è stato dettato dalla voglia di avvicinarmi molto. la serie dei primissimi piani è tutta in banco ottico. volutamente. anche per non dare riferimenti a persone che per abitudine hanno tutto sotto controllo. e a certe vicinanze i piani vengono restituiti in un modo visivo al quale l’occhio è poco abituato. per dovere di cronaca devo dire che questa è una sintesi estrema di un percorso durato un anno e mezzo. poi mi hanno cacciato. garbatamente, ma non ho più fatto una cover + una story sul tema. e non è dipeso dal direttore.
      lo dice anche diletta, vedo… una sola donna.

      • mi viene in mente a proposito di stranezza di alcune foto, la battuta di lello arena a troisi in scusate il ritardo: tonino! ma come sei strano visto da così vicino!

        • effetti ottici:
          “……..quando stavo con lei, la baciavo, e quando aprivo gli occhi la trovavo con gli occhi aperti! E poi mi diceva: Tonino, ma come sei strano visto cosi da vicino.. strano, che significa strano? dì quello che pensi; Tonino come sei brutto, almeno è sincerità..”

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