UNPACKING il tema di questo redazionale per INTERNI magazine, numero doppio gennaio-febbraio.
Con gli imballaggi ormai più o meno tutti abbiamo una frequenza implementata dal Covid: le spedizioni in alcuni settori merceologici registrano anche un + 183% e siamo fermi ai dati di giugno.
Ricordo durante il lockdown, quello serio, le automibili in coda fuori dalle discariche in attesa di buttare cartone – liscio, ondulato, sagomato – polistirolo, truciolo in paglia, pluriball, polietilene espanso eccetera. Tanto eccetera.
Ecco appunto, tutto arriva in forma composta, poi però c’è da sballare – in tutti i sensi – e ognuno lo affronta a modo suo.
A volte perdo la pazienza e su alcuni imballaggi mi accanisco con rinnovato furore infantile più o meno simile a quando aprivo i regali sotto l’albero di Natale…
Qui, in questo percorso, zero furore. Anche perché il mio interesse è stato in parte concentrato sull’atto di disimballare creando una sorta di sequenza utile al dopo, a quando tutto doveva essere rispedito al mittente.
Comunque non si riesce mai a ri-imballare come nella versione originale, anche se ti impegni, anche se fai un documentario dettagliato da due terabyte.
E questa è la vera sostanza dell’imballaggio: l’originale non è riproducibile.
Se sei davvero abile, è riciclabile.
Insomma un’opera contemporanea con inclusa performance di chi l’acquista.
A volte.
Jean-Marie Massaud per Poliform – Mario Cucinella per Artemide, Calvi Brambilla per Pianca
Bobo Piccoli per FontanaArte – Odo Fioravanti per Pedrali, Giulio Cappellini e Antonio Facco per Cappellini
Jacopo Foggini per Edra – Fabrice Berrux per Bonaldo, Matteo Thun e Antonio Rodriguez per Désiréè
Draga & Aurel per Baxter – Jona Vasconcelos per Roche Bobois, Yannis Ghikas per Miniforms
Ho fotografato nello studio di Laura Majolino, uno spazio ospitale che conosco, sfruttando gli scorci.
Una volta tanto non usando luce flash ma continua a 3.200° Kelvin.
Stylist Nadia Lionello
Cover by Fernando Cobelo
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