iDyssey – Stefano De Luigi


Che cos’è la condivisione?
Accettare senza alcuna remora e distinguo un soggetto che è altro, e rendere pubblico questo tuo stato.
Quando è giusta?
Quando sai che il patrimonio espressivo in questione ti riguarda.
Non è importante che il linguaggio coincida, ognuno ha il proprio.
Ciò che conta è il patrimonio. In qualche modo la matrice.
E questa sì, è un differenziale.

Conosco Stefano De Luigi da quando entrambi eravamo in Contrasto.
Lo stimo molto. Per il suo lavoro e per la persona che è.
Eppure non ci siamo visti tantissime volte. La matrice, appunto.
Nel suo lavoro io riconosco qualcosa che appartiene anche a me.
E voglio condividerlo.
Cominciando con un suo video, parte integrante di questo percorso, iDyssey, e prodotto dal New Yorker… tutto iPhone.

Stefano De Luigi - Efrem Raimondi Blog

iDyssey, sarà in mostra a Parigi il 30 ottobre.
Questo il link con tutte le informazioni, per chi, a sua volta, voglia condividerlo e sostenerlo.

Stefano De Luigi - Efrem Raimondi Blog

Vero… noi fotografi siamo individualisti. Ma non ciechi.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

13 thoughts on “iDyssey – Stefano De Luigi

  1. @Efrem, ti ringrazio. Lo dicevo come forma retorica, da un lato e dall’altro invece come attenzione, nel senso che quando incontri un autore di qualità non è mai facile, nel senso genuino del termine, fare domande che riescano a far emergere il senso del suo lavoro, ad indagare i diversi piani su cui si costruisce il lavoro del fotografo.
    Marco

  2. @Vilma. FANTASTICI!!! grazie. davvero un lavoro sulla allucinazione: 1990????!!!!! mi viene da ridere se penso a ciò che vediamo adesso. 1990-2002 se ho capito bene… Efrem!

  3. @Vilma. ho avuto la stessa visione: il proff di greco! Con quella specie di aura che hanno solo i proff di greco e chi altro se no? :-) Ma cos’è “il viaggio che non ricordi”? Non credo di aver capito di cosa stiate parlando…
    @Efrem. grazie per avere condiviso questo progetto: bella l’immagine di condivisione che dai.

  4. Con Stefano è possibile aprire l’orizzonte. Lo conosco un pò meglio da Blanco, che credo sia uno di quei libri dove puoi dire che le cose in fotografie non sono mai definite. E, curiosità, sarà uno dei prossimi che intervisteremo (per Phom). Non sarà facile.
    Grazie Efrem,
    Marco

  5. Una emozione pura! Grande fascino! Non conoscevo Stefano De Luigi: grazie di cuore Efrem! E si vede che tu hai cuore :-)

  6. bellissima, affascinante, evocativa questa odissea, un racconto unitario che passa attraverso molte fratture, un rimando continuo tra diversità, le lingue, le persone, il colore e il bianco e nero, paesaggi antichi e moderne navi, l’iPhone/omero che racconta con linguaggio nuovo una storia così remota, tutto accomunando in un un senso incombente di eternità.
    pensa che mi è tornata in mente la lettura del mio professore di liceo che ci declamava l’odissea in greco……..
    concordo sull’idea di condivisione, il tuo viaggio che non ricordi è la metafora sovrapponibile di questo viaggio compiuto da un personaggio che non è mai esistito ripreso da un fotografo che non c’era.

    • @ vilma – sì, ha il potere di evocare le letture liceali. e di aggiungere pathos iconografico… gran bel lavoro.
      sul mio viaggio, ti giuro, non ci avevo pensato. evidentemente le matrici non hanno necessità di memoria per relazionarsi

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