Robert Frank – GLI AMERICANI, exhibition

 

© Efrem Raimondi - All Rights ReservedSi scrive e si legge Frank. Non Frenk…
Perché il fanciullo, novantaduenne, è svizzero di Zurigo.
E forse anche per questo all’inizio non è che THE AMERICANS sia stato tanto amato dai medesimi… che in fondo lo sappiamo, gli americani di primo acchito non amano molto lo sguardo degli altri su sé stessi.
Poi però ci ripensano, e con tempi non galileiani in genere.
A quel punto è amore. Per sempre.
E così diventi Frenk.

Questa alla galleria FORMA MERAVIGLI è una mostra potente, non eludibile: 83 fotografie vintage… alias stampa ai sali d’argento… quella bella baritata che schiocca al tocco, e il nero è nero, il bianco bianco, con in mezzo i grigi che riempiono e danno volume.
Ed è una mostra talmente baritata che anche ferma e sotto vetro, anche a tre metri si sente lo schiocco.
E si vede.
C’è da riempirsi gli occhi… tutta la testa. Il cuore. L’anima.

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Di fronte  alla copia slegata e stesa

Qua e là ci sono anche alcune sue riflessioni. Che valicano questo percorso e riguardano proprio l’idea di Fotografia che lo riguarda.
E coincidono con la Fotografia che produce.
Una direttamente da una copia originale della rivista Camera del 1959:
La produzione massificata di un fotogiornalismo privo di ispirazione e di una fotografia priva di pensiero diventa merce anonima.
L’aria si ammorba della “puzza” di fotografia
[] Non sono un pessimista, ma se guardo una rivista illustrata oggi trovo difficile parlare di un progresso della fotografia, perché la fotografia oggi viene accettata senza domande, e si ritiene che sia compresa da chiunque, persino dai bambini. Credo che solo l’integrità individuale del fotografo possa innalzarne il livello.

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In una bacheca le varie edizioni del libro, a partire dalla primissima francese
LES AMÉRICAINS del 1958.

Quello che non sapevo è che la seconda, del 1959, è italiana:
GLI AMERICANI, Milano, Il Saggiatore.

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Io ho la mia edizione. Da molti anni.
Ma vedere l’intero lavoro appeso, scorrerlo fisicamente…respirarlo: andare oltre e ritornare, fisso nel nero… perso nel gesto sospeso che si allunga, si allunga, si allunga e ti prende lo stomaco.
Tu le guardi e sei lì.
Esattamente lì sull’East River del ’54… a San Francisco nel ’56… nello sguardo di un testimone del ’55 che non c’è più tu ti rifletti, e vedi Robert Frank, lo vedi proprio: sei fuori dal tempo, sei dentro lo spazio infinito, fluido, che non certifica alcun istante e sfigura la Storia.
Come fottere il destino.
Questo ciò che c’è in mostra.
E se non la vedi puoi comunque crederci, ma se la vedi, se la vedi…

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© Efrem Raimondi - All Rights ReservedGLI AMERICANI – ROBERT FRANK
Fondazione Forma per la Fotografia – Maison Européenne de la Photographie, Parigi
Galleria FORMA MERAVIGLI

via Mervigli 5 – Milano
Fino al 19 febbraio 2017

Ufficio stampa, Laura Bianconi
stampa@formafoto.it
335 7854609

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Nota: tutte le immagini in iPhone 6.

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Baritate che ti saltano addosso…

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58 thoughts on “Robert Frank – GLI AMERICANI, exhibition

  1. Grazie per questa eccellente presentazione Sig. Raimondi.
    La necessità di andare a vedere una mostra come Americans è ben evidente anche da alcuni commenti. Potremmo definirlo il Sussidiario su cui imparare ad usare il proprio cervello fotografico. Ogni tanto aprirlo non fa male anche se si è arrivati.

  2. chiedo scusa alla signora Vilma Torselli !!!!
    vorrei la stessa educazione con Franco di Matera…..”dai,fammi vedere cosa sai fare Franco di Matera”

  3. Non parlo male di Robert Frank!!!! Ma di chi continuatamente lo propone e ripropone senza mai guardarsi in giro. Largo ai giovani! Lo ridico e non mi interessa cosa dite voi e anche Lei Signor Efrem Raimondi, anche se fa delle gran belle foto, ha delle responsabilità: cominci Lei a guardarsi in giro invece di ironizzare. La stimo ma non si fa così. Buonasera!

    • grazie per la stima Giovanni. non ironizzo, dico sul serio: il parametro è la fotografia prodotta. niente altro.cosa diavolo significa LARGO AI GIOVANI? le rivendicazioni generazionali non solo sono legittime, ma storicamente inevitabili. è cosa si mira che fa la differenza. e bisogna aver molto chiaro l’obiettivo. che non è MAI riducibile a un mero fatto generazionale. sguardo ampio e correre!
      quanto alle mie responsabilità, mi sorge solo un bel ?

  4. scusa Cristiano, dove hai letto….largo hai giovani….scritto da me !?
    penso che il lavoro di Frank sia un bel lavoro
    …ho dei dubbi sulle sue parole….posso averli !!??

  5. uno dei temi che Efrem coglie della mostra, mi pare sia un senso di atemporalità, “sei fuori dal tempo, sei dentro lo spazio infinito, fluido, che non certifica alcun istante e sfigura la Storia”: la magia della fotografia non è la capacità di sostituirsi a mille parole, ma al silenzio di cento anni.

  6. Jose e Giovanni Tuottolo, a volte si dovrebbe anche pensare prima di sparare cazzate. Largo ai giovani??? Cosa vuol dire che la fotografia ha un’età?
    E come dire la bibbia non va più letta è un vecchio libro adesso si deve leggere…Fabio volo… Non nego che possa esserci lavori interessanti anche contemporanei ma tutto ha bisogno di un po di sedimentazione per essere compreso chi ha avuto l’occasione di vedere studiare Americans ha un concetto diverso della fotografia.

  7. personalmente non parlo male del lavoro di Frank
    non capisco le sue critiche esposte in questo blog….datate 1959

    Ps: la Fotografia semplice è sempre di facile lettura….è difficile realizzarla

  8. Per statistica assolutamente personale, quindi opinabile, quelli che ho sentito lamentare di aver visto e stravisto son quelli che però han grandi difficoltà col *guardare*.
    Largo ai giovani è una roba talmente astratta (detta e stradetta) che non però non riesce mai a spiegare chi siano questi giovani.

    Peraltro, basterebbe solo qualche click a ritroso per scoprire che spesso in questo blog compaiono lavori di “giovani” autori.
    …ma tu pensa!

    Una riflessione concreta e composta, a parte il petardo? Anche opposta eh, che sarebbe meraviglioso! per dar vita ad un dibattito vero.

    Invece petardo. Che nulla centra con questo articolo e non perché bisogna necessariamente essere concordi con l’autore (dell’articolo), ma perché ci offre la sua personale visione, di e su.
    Se si viene qui a leggere, nel bene o nel male, è per questo no?
    Con tanto di possibilità di condividere anche la propria di visione, a riguardo, se lo si desidera.
    Se uno ce l’ha.

  9. Massì, estendiamo il principio, basta con questa gente nelle biblioteche, Virgilio, Balzac, Borges… e poi magari tocca anche studiare…

  10. Davvero! Ma ancora con questa menata qui!!! L’abbiamo visto e stravisto Robert Frank! Ve ne rendete conto o no??? Largo ai giovani!!! Largo alle nuove vedute!

    • di una fotografia estemporanea. destrutturata. che non ha uno scheletro. priva di percezione. priva di una visione più ampia che attraverso il linguaggio è riconducibile all’autore. chiunque sia. priva di rappresentazione.
      e questo lo penso io. ma credo di avvicinarmi molto all’idea che Robert Frank ha della Fotografia. e mi è facile crederlo… mi basta guardare la sua produzione- e la sua faccia.

      accettata senza domande… ancora io dato che non mi è possibile che dedurre: si riferisce al fruitore, all’utilizzatore. non al lettore. quindi il dito è puntato lì, sui magazine. non escludo che ci sia di mezzo l’equivoco, demagogico, sul valore indipendente e immediato di qualsiasi fotografia… dal basta che respiri al basta che si veda, per essere brutale. leggere una fotografia, soprattutto se semplice, richiede grande ricchezza di sfumature. e la sua è una fotografia molto semplice. particolarmente complessa.
      è quando parla di integrità, cioè di coerenza espressiva e visione ampia, che decreta lo stop. qui ci si ferma.

      tutto ciò detto ha valore per me. per robert frank, per i dettagli, sarebbe meglio rivolgersi direttamente a lui. questo se non è chiaro cosa stiamo guardando

    • ma chi José? chi puzza di snobismo? frank, io, tutt’e due… chi? e per via di cosa nello specifico?
      ma anziché continuare a girare intorno senza dire nulla, ma dì qualcosa… che dopo un po, snob sì snob no, mi rompo le balle

  11. dopo una presentazione di tal fatta , emotivamente coinvolgente, non si potrà mancare seppur questo genere non mi si addice, ma la cultura non deve essere settoriale e chiusa in parametri predefiniti, della serie…si può sempre avere un ripensamento…

    dimenticavo di chiederti, ma il tipico cartello…vietato fotografare…che tanto imperversa alle mostre di fotografia ( !!!) lo hai superato o non era esposto ?

    • siamo oltre il genere in questo caso Roberto: valla a vedere, poi se vorrai ne riparleremo.

      nessun cartello. ma tra l’altro se non ricordo male c’è un decreto legge… di un paio d’anni fa che supera il divieto abolendolo. almeno nei musei. dovrebbe riguardare anche le gallerie… non so con precisione.

    • più o meno modulate sono le stesse delle quali non faccio mistero da una trentina d’anni. qui sopra da quando il giro è iniziato: febbraio 2012.
      se produci una certa fotografia è perché ti riguarda intimamente. e intellettualmente non puoi che essere conseguente.
      poi ognuno è libero di pensare, e se ci riesce procedere, come gli pare.
      tu piuttosto, hai una risposta ai tuoi quesiti?

  12. Credo che una visita sia doverosa per chiunque , e credo che i talenti evocati in provincia debbano fare ugualmente un pellegrinaggio a questa mostra, l’anima non può che trarne giovamento.

  13. Ho letto il testo critico e guardato con attenzione le tue foto della e sulla mostra scoprendo una nuova dimensione della immagini mostra. Complimenti

  14. Una mostra da non perdere assolutamente anche se si conosce benissimo questo lavoro ,è un gran piacere rivederlo.

    • non so Graziano se hai avuto modo di vederlo stampato. a me è capitato a ny ma disordinatamente. e vederlo qua, tutto in stampa, ossigena lo sguardo. proprio esci pulito

  15. Che c’entra? Non parlo di me! Su su non divagare: hai capito benissimo caro Efrem Raimondi! Uno sforzo per una visitina nella “provincia” fotografica mai eh? Ti informo che è piena di talenti. Robert Frank, ancora Robert Frank: siamo nel 2016 lo sai o no?

    • non so che anno sia Franco da Matera… però so che ce n’è ancora un bisogno vitale. di robert frank e di altri.
      la provincia non è un parametro. non lo è la metropoli. lo è il lavoro che si produce. fatti un giro in questo spazio e troverai lavori di giovnai autori e autrici. anche meno giovani. perché pure dell’anagrafe mi frega poco

  16. Toh un fotografo che si degna di fare visita e recensione: con tanto di foto!!
    Sempre solo grandi nomi eh Efrem? Mai che ti scappi una visitina altrove. Vabbeh, stammi bene

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