Ritratto e Identità

L’elemento identificativo per eccelenza è la faccia. VisoVolto, in italiano gentile.
Se dovessimo pensare il ritratto come codice identificativo potremmo fermarci qui. Riabilitando magari anche la fototessera.

L’identità invece è altro, cioè un sistema identitario consapevole, e tutto concorre a comporlo.
È roba tua, ma anche il passepartout sociale che permette l’accesso a un gruppo piuttosto che a un altro.

Cosa succede se a Vasco Rossi nego il viso?
© Efrem Raimondi - All Rights Reserved

E se la negazione la sottolineo?
© Efrem Raimondi - All Rights Reserved

Cosa succede? Niente.
La misura resta invariata: faccio fotografia. Che è un altro luogo, per nulla oggettivo.
Senza alcuna ansia si procede in una realtà mutata.

E mutante.
Vasco Rossi mi perdonerà se lo uso in questo contesto, ma è perfetto.

L’ho ritratto per quattordici anni: sai che importanza ha avuto il piano identificativo?
Zero.
Quello identitario? Molta.
La relazione iconografica che riconosco è solo questa: cosa intercetto dell’identità di quest’uomo? Cosa mi riguarda? Cosa vedo?

Fosse anche un lembo, è tutto. E da qui si procede.

Ma vale per tutti e per tutto. Anche davanti a un laghetto dolomitico, con la paperetta e la bambina che annega perché l’acqua è gelida e ha appena ingoiato una teglia di lasagne di mamma sua, anche qui, cosa vedi?
Nulla che ti riguarda? Lascia stare.
Passa oltre senza rimpianti.
E soprattutto smettila di ossessionarti con ‘sta menata del ritratto…
È tutto molto semplice.

Dedicato a chi guardandosi allo specchio non si riconosce. E si cerca altrove.

Entrambe le immagini sono state realizzate nel maggio 2013: stesso shooting a Pieve di Cento, dove Vasco Rossi e i musicisti provavano.

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INTERNI magazine – Mirror & Mirroring

Efrem Raimondi for INTERNI mag.

Interni magazine, adesso in edicola.
Il soggetto è davvero lo specchio.
O meglio, lo specchiare.

Altre volte l’ho affrontato ‘sto specchio… e per un redazionale ha problematiche diverse dal semplice andare in giro per campi, o dovunque sia.
Perché è duplice: c’è un’azione, lo specchiare, e c’è l’oggetto formalmente composto e in sé finito.

Le sedute…
Le sedute assistono mute. Tutto sommato composte.

Fotografare design… ci tornerò. Con precisione.
Perché è un ambito complesso fotograficamente educativo.
A partire dalla specificità dei materiali, dal rapporto con la luce, dalla relazione con lo spazio qualunque esso sia.
E poi c’è il rapporto con le aziende, coi designer, con la produzione industriale. Una certa concretezza che disciplina e mi affascina.
Un percorso che mi ha insegnato molto.
Insomma ne riparleremo.

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Efrem Raimondi for INTERNI mag.

Efrem Raimondi for INTERNI mag.

Efrem Raimondi for INTERNI mag.Stylist Nadia Lionello
Assistente Nicole Marnati

Efrem Raimondi for INTERNI magazine

Specchi:
Galileo by Mario Ferrarini per Living Divani,
Shimmer by Patricia Urquiola per Glas Italia,
Christine by H.Xhixha & D.O. Benini – Luca Gonzo per Fiam,
New Perspective Mirror by Alain Gilles per Bonaldo,
Archipelago by Fredrikson Stallard per Driade,
Stone by Sante Cantori per Cantori.

Sedute:
Mammamia by Marcello Ziliani per Opinion Ciatti,
Winston by Rodolfo Dordoni per Minotti,
Rapa by Studio Mentsen per Zillo Aldo & C,
Lido Out by This Weber per Very Wood,
Odette by Carlo Trevisani per Al Da Frè,
Clipperton by Marc Sadler per Gaber.

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