INTERNI magazine – Mirror & Mirroring

Efrem Raimondi for INTERNI mag.

Interni magazine, adesso in edicola.
Il soggetto è davvero lo specchio.
O meglio, lo specchiare.

Altre volte l’ho affrontato ‘sto specchio… e per un redazionale ha problematiche diverse dal semplice andare in giro per campi, o dovunque sia.
Perché è duplice: c’è un’azione, lo specchiare, e c’è l’oggetto formalmente composto e in sé finito.

Le sedute…
Le sedute assistono mute. Tutto sommato composte.

Fotografare design… ci tornerò. Con precisione.
Perché è un ambito complesso fotograficamente educativo.
A partire dalla specificità dei materiali, dal rapporto con la luce, dalla relazione con lo spazio qualunque esso sia.
E poi c’è il rapporto con le aziende, coi designer, con la produzione industriale. Una certa concretezza che disciplina e mi affascina.
Un percorso che mi ha insegnato molto.
Insomma ne riparleremo.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.

Efrem Raimondi for INTERNI mag.

Efrem Raimondi for INTERNI mag.

Efrem Raimondi for INTERNI mag.Stylist Nadia Lionello
Assistente Nicole Marnati

Efrem Raimondi for INTERNI magazine

Specchi:
Galileo by Mario Ferrarini per Living Divani,
Shimmer by Patricia Urquiola per Glas Italia,
Christine by H.Xhixha & D.O. Benini – Luca Gonzo per Fiam,
New Perspective Mirror by Alain Gilles per Bonaldo,
Archipelago by Fredrikson Stallard per Driade,
Stone by Sante Cantori per Cantori.

Sedute:
Mammamia by Marcello Ziliani per Opinion Ciatti,
Winston by Rodolfo Dordoni per Minotti,
Rapa by Studio Mentsen per Zillo Aldo & C,
Lido Out by This Weber per Very Wood,
Odette by Carlo Trevisani per Al Da Frè,
Clipperton by Marc Sadler per Gaber.

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Fuorisalone 2016 – Openborders

Philippe Daverio by Efrem Raimondi - All Rights Reserved

        Philippe Daverio

Fuorisalone 2016: 20 – 6 – 171.
Dove… 20 le ore lavorative giornaliere; 6 i giorni in questione; 171 le immagini prodotte più un piccolo video, per social, sito, e cartaceo prossimo venturo. Tutto taggato INTERNI magazine.

È il quarto anno che seguo il Fuorisalone con questo percorso e non credo di essere in grado il prossimo. Almeno nella formula che attualmente mi riguarda.
Perché garantisco essere un lavoro davvero tosto. Dove occorre un fisico d’acciaio e un cranio al titanio.
E io non posseggo né uno né l’altro.
Insomma vedremo.

Due sedi: la Statale, alias Università degli Studi, quartier generale della redazione di Interni e la Torre Velasca rosso Ingo Maurer, che è stata indubbiamente il segno di questa Milan Design Week, dove Audi ha organizzato una serie di conferenze davvero notevoli.

© Efrem Raimondi - All Rights Reserved

Principalmente con l’ìPhone, quindi Nikon per il ritratto.
Ma poi le carte si sono mischiate.
Non ricordo perché ma francamente non importa.

A differenza dell’anno scorso, luce ambiente.
Tranne per qualche ritratto in condizioni impraticabili.
A volte ho esagerato con l’iPhone, proprio a stracciare il file.

Quella che segue è una sintesi estrema di tutto il lavoro.
Cominciando dai ritratti

Ingo Maurer by Efrem Raimondi - All Rights Reserved         Ingo Maurer

Noriko Tsuiki by Efrem Raimondi - AllRights Reserved         Noriko Tsuiki

Paola Antonelli by Efrem Raimondi - AllRights Reserved         Paola Antonelli

Azzurra Muzzonigro by Efrem Raimondi - AllRights Reserved         Azzurra Muzzonigro

Franca Sozzani by Efrem Raimondi - AllRights Reserved         Franca Sozzani

Wang Pen by Efrem Raimondi - AllRights Reserved

         Wang Pen

Enzo Mari by Efrem Raimondi - AllRights Reserved

         Enzo Mari

Enzo Mari by Efrem Raimondi - AllRights Reserved

Gianluigi Ricuperati by Efrem Raimondi - AllRights Reserved

         Gianluigi Ricuperati

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         Università degli Studi – Cortile della Farmacia
         down, left:
         Gaia Cambiaggi, Maurizio Montagna, Armando Perna, Antonio Ottomanelli
         up, left:
         Filippo Romano, Daniele Testi, Rossella Ferorelli, Francesco Stelitano, Marco Introini

E queste le conferenze. Che anticipo con una domanda: perché snobbarle?
Se l’assignment che hai accettato le prevede, falle.
Se hai un linguaggio puoi fare qualcosa di decoroso e metterci la faccia.
Se poi c’è la curatrice – in genere di seconda e anche terza fila – che ritiene la fotografia di documentazione espressione commerciale, e di conseguenza tu un magütt, io non me ne preoccuperei. E le sorriderei.
Tanto la tua opera, quella appesa alla parete prestigiosa, non scappa.
Né si suicida.
Ma oh artista! ce l’hai almeno un’opera appesa da qualche parte?

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         Torre Velasca – Audi City Lab – Paola Antonelli

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         Torre Velasca – Audi City Lab – Massimo Coppola

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         Torre Velasca – Audi City Lab

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         Torre Velasca – Audi City Lab

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         Università degli Studi – Cortile della Farmacia – Gillo Dorfles in visita

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         Torre Velasca – Audi City Lab

© Efrem Raimondi - All Rights Reserved         Torre Velasca – Audi City Lab
         Marco Balich, Cesar Muntada, Axel Schmid, Francesco Bonami

© Efrem Raimondi - All Rights Reserved

         Torre Velasca – Audi City Lab 

Le immagini non sono postprodotte se non limitatamente alle questioni tecniche legate all’esportazione. Più alcuni elementi cromatici. Roba da poter gestire in fretta, ma al meglio, nella sala stampa di Interni. Col sottofondo di interviste a designer. In loop a farci compagnia. Quando ho pensato che sarei entrato volentieri in almeno  uno dei due grandi monitor, l’ho fatto. Deformando arbitrariamente.

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         Stefano Boeri

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         Noriko Tsuiki

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         Ingo Maurer

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         Ma Yansong

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         Chen Ngjiang

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         Marco Ferreri

Per chiudere, questo video che definirei utile allo scopo di rendere chiaro, almeno a me, il concetto di voliera. Solo che io fuori.

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Questa  la parte iconografica. Per quella redazionale Danilo Signorello, della redazione di INTERNI.
Perché non dobbiamo dimenticare che tutto ciò è finalizzato a una rivista. Che anche quando è social, ha un percorso diverso. Più articolato e complesso. Che insegna molto.
Almeno a me.

Michelangelo Giombini ha con me condiviso gli esordi di questo percorso. Quattro anni fa.
Ne è il coordinatore. Ed è un impegno non facile. Lo capisco bene…

E poi una fotografia di backstage fatta da Laura, mia moglie.
Si deduce bene il doppio percorso Nikon – iPhone.
Poi per una questione di mera praticità ho scelto iPhone per la definitiva bn del gruppo.
Ringrazio la mano di chi mi ha sostenuto.

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 Sono stato assistito in tutto ciò da Martina Dalla Bona,  che ringrazio per la cortesia.

Chiudo questa maratona con due lavori sul numero in edicola di INTERNI: una fotografia di gruppo e un redazionale di design… chi dice che non si può fare entrambi?
Mi vengono in mente le parole di Ghirri, che mi spiace scomodare per così poco, però ci vogliono: mi sembrava assurdo che un fotografo potesse fare solo fotoreportage e non riuscisse a fotografare una cattedrale o l’interno di una casa, o elaborare un rapporto minimamente più approfondito con il visibile (visibile vuol dire quello che io sto guardando), con la rappresentazione in generale. da Lezioni di fotografia.
Ecco, vale per tutto.

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da sinistra: Gabriele Chiave, Nika Zupanc, Stefano Giovannoni, Richard Hutten, Andrea Branzi, Sofia Lagerkvist, Anna Lindgren. Testo di Cristina Morozzi. Coordinamento Nadia Lionello, Maddalena Padovani.

Sotto: readazione Nadia Lionello.
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Botero per Zanotta – Drum per Cappellini

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Asterias per Molteni&C – Lloyd per Poltrona Frau

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Zero per Alias – Tang per Driade

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Notte

 

Efrem Raimondi Polaroid 1998

 

La notte è un luogo.
Non un tempo…
Uno spazio nero céliniano che spazza via tutta ‘sta massa di orpelli e fastidi diurni: ‘st’accozzaglia accumulata nei secoli e che ogni mattina si ripresenta puntuale… il fatto che qualcuno riesca a sublimarla, finendo anche per essere appeso in un museo, non lenisce lo strazio di chi appeso non ci finisce.
Après.

La notte costringe a una scala visiva diversa. Ed è una manna se fai fotografia.
Perché pulisce, sottrae.
E il suo buio avvolge anche te.
Ma per quanto possa essere pesto il buio nel quale ti trovi, c’è sempre una luce da qualche parte. E la vedi distintamente.
Così un cerino diventa Sole.
Ci si misura con un altro ordine, quello dettato dalla sproporzione tra ciò che vedi e ciò che vorresti vedere. Ma la notte ti nega.
E ne devi prendere atto: è inutile andare a rovistare nei cespugli o dietro gli angoli dei marciapiedi nel tentativo ultimo di strappare alla notte una vista che non vuole darti.
Ciò che non vedi è soggetto al pari di ciò che vedi!
Perciò ficca entrambi nel tuo rettangolo.

Alla pellicola è subito chiaro. Perché è un supporto tendenzialmente neutro che non ha alcun mandato se non quello di coaudiuvare le intenzioni di chi la maneggia.
Entro il limite chimico, e fisico, della condizione che deve registrare.
Non ha alcuno scopo messianico e non intende salvarti dalle tenebre nelle quali ti trovi.
Anzi ti implora di assecondarle. Se no dà un immediato forfait.
E tu, rimani muto.
Il digitale invece no. E ha un ego che, diciamolo, ci guarda – proprio noi – con profondo disprezzo.
Il suo mandato è congenito: dimostrarci che ci vede meglio.
E non perde occasione per sottolinearlo.
Dobbiamo rimetterlo al suo posto! Cioè quello di mero supporto.
Altrimenti, se è nella notte che pirliamo, lui tenderà a pirlare per fatti propri. A rovistare tra cespugli e angoli di marciapiedi al solo scopo di dimostrarci per l’ennesima volta che lui può arrivare ovunque.
Perché è inutile: di cosa sia la percezione, se ne fotte.
Non è una colpa, è la sua natura. Mentre la colpa, e grave, è nostra se lo lasciamo fare.
Ma noi abbiamo una percezione? O ci appiattiamo al dettato del registratore di turno?

Più la notte è avvolgente, più la luce che trovi è squarciante.
Se non la trovi, portacela tu.
Fossero anche i fari della tua auto.
Che la trovi o che la porti, la luce è soggetto più che in qualsiasi altra condizione.
Più miri la luce che c’è, più è notte.
Io me ne occupo fin dove arriva. Non un millimetro oltre.
E da lì espongo senza tentennamenti dritto in faccia.
Qualsiasi faccia la luce abbia, è solo attraverso la sua esposizione che puoi restituire la notte che stai attraversando.
E non c’è alcuna delega, alcun automatismo che possa restituire la tua percezione.
Una questione di simbiosi…
La notte ha i tuoi occhi. Chiudili.

© Efrem Raimondi. All rights reserved

Efrem Raimondi - Polaroid 1998

From the series Appunti per un viaggio che non ricordo, Polaroid 1998. Available light.

Efrem Raimondi - Polaroid 1998

From the series Appunti per un viaggio che non ricordo, Polaroid 1998. Available light

Efrem Raimondi - Work, 2014

From the series Landscape2014. Full frame digital camera. Flash light

Efrem Raimondi - Work, 2013

From the series Landscape2013. Full frame digital camera. Flash light

VASCO ROSSI by Efrem Raimondi

Vasco Rossi, 2009. V-ide Eyewear adv. Medium format digital camera. Flash light
From the book TABULARASA, Mondadori 2012

Efrem Raimondi for INTERNI magazine

Rossella Rasulo, 2014. INTERNI magazine. Full frame digital camera. Flash light

Baustelle by Efrem Raimondi

Baustelle, 2010. Gioia magazine. Compact digital camera. Flash + available light

Efrem Raimondi for Playboy magazine

Laura Maggi, 2012. Playboy magazine. Medium format digital camera. Flash + available light

Efrem Raimondi iPhone Photography.

From the series InstaRanda, 2015. iPhone 4s. Available light

Efrem Raimondi iPhonephotography.

From the series InstaRanda, 2014. iPhone 4s. Available light

Efrem Raimondi iPhone Photography. 2013

From the series InstaRanda, 2013. iPhone 4s. Available light

Efrem Raimondi iPhone Photography.

From the series InstaRanda, 2015. iPhone 4s. Car lights

Efrem Raimondi-Work, 2015

From the series Landscape2015. Full frame digital camera. Available light

Efrem Raimondi iPhonephotography.

From the series InstaRanda, 2015. iPhone 4s. Available light

Efrem Raimondi iPhone Photography.

From the series InstaRanda, 2014. iPhone 4s. Available light

Efrem Raimondi- Work, 2015

From the series Landscape2015. Full frame digital camera. Available light

Randa Nero by Efrem Raimondi

From the series Gattini, 2002. 35 mm color negative film. Flash light

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David Chipperfield in Galicia. Report

David Chipperfield - Stefano Core by Efrem Raimondi

34 ore per un solo ritratto.
34 ore leggere.
Senza trambusto… come mi piace adesso, che un po’ di cose sono cambiate.
E io con loro.
34 ore in luce piena. Anche di notte. Perché la luce si sceglie.
Corrubedo, Galizia, Oceano mare – qualsiasi riferimento a Baricco è inopportuno.
David Chipperfield e Stefano Core, amministratore delegato di Driade.
Questo l’assignment di Grazia Casa, magazine Mondadori.
Ma già che c’ero…

Già che c’ero mi sono guardato attorno, e mentre guardavo scattavo. Un po’ con l’iPhone e un po’ con la Nikon… e questi sono gli unici due strumenti che avevo, estremamente accondiscendenti e rapidi. No computer, no generatori e flash. No assistenti: per come avevo pensato di lavorare ero di troppo anch’io.
Se si potesse ridurre tutto alla minima presenza si brucerebbero meno energie. Cioè meno ossigeno.
Questo è l’unico vantaggio immediato del digitale.
E col ritratto che da un po’ rifletto, è un vantaggio vero.
Non sempre possibile. Ma questa volta sì.
Per me è quasi come tornare all’origine, che mettevo dei rulli in un sacchetto di plastica e in tasca una compatta.
L’inconveniente era che non sembravo molto credibile quando arrivavo a destinazione… certe facce!
Forse anche adesso. Ma io non me ne accorgo e mi godo le facce che trovo.

Questo sembra un report… ma è più simile all’idea che ho di redazionale, sponda iconografica.
Un racconto breve di 34 ore impegnate per un solo ritratto.
Ma già che c’ero…

Madrid airport by Efrem Raimondi

Santiago de Compostela airport by Efrem RaimondiVigo airport by Efrem Raimondi

Santiago de Compostela - sky by Efrem RaimondiTre aereoporti: Madrid, Santiago de Compostela, Vigo… non quelli di Milano Malpensa e Milano Linate al ritorno, che non ci ho neanche pensato.
E un solo cielo, quello sopra Santiago mentre si atterrava nel giallo serale.
Non ero mai stato in Galizia… un verde totale. Ma proprio tanto.
Poi un’ora di macchina per arrivare a Corrubedo, in faccia all’Atlantico.
Ma se il mondo finiva alle Colonne d’Ercole, qui dov’era?
Mentre girovagavo per casa Chipperfield alla ricerca di un punto fotografico per il giorno dopo, me lo chiedevo… qui dov’era? E cos’era?
Una luce lunga, di quelle che sembrano non spegnersi mai…
In mezzo una snap a Stefano Core mentre David Chipperfield cucina una pasta alle sarde.

Corrubedo. Galicia. View from David Chipperfield's house, by Efrem Raimondi

Stefano Core by Efrem RaimondiCorrubedo. Galicia. View from David Chipperfield's house, by Efrem Raimondi

Il mattino dopo comincio con un’istantanea a Elisa Astori, direttore marketing Driade, e poi il motivo per cui sono qui, David Chipperfield e Stefano Core. Insieme. E una no.

Elisa Astori by Efrem Raimondi

David Chipperfield and Stefano Core by Efrem RaimondiDavid Chipperfield and Stefano Core by Efrem RaimondiDavid Chipperfield and Stefano Core by Efrem Raimondi

David Chipperfield by Efrem RaimondiAppena fatto questo ritratto singolo ho pensato che avevo finito.
34 ore. All-inclusive.

© Efrem Raimondi. All rights reserved.